Esercizi per il bacino e le anche

Esercizi bacino e anche 01In molti degli articoli pubblicati sul mio sito ho parlato di patologie a sviluppo locale, che si manifestano per concause diverse, molte delle quali derivanti dal cattivo funzionamento e dalla cattiva postura del bacino e delle anche.

Le patologie che hanno una stretta interrelazione con l’argomento che oggi andremo a trattare sono:

alterazioni posturali

lombalgia

lombosciatalgia

protusioni ed ernie discali lombari

pubalgia

borsite pertrocanterica

artrosi dell’anca

sindrome da conflitto della testa del femore.

La necessità di mantenere in stato di buona salute il nostro bacino e le nostre anche, gioverà tanto ad esse, tanto a gestire le patologie sopra citate e altre ancora non affrontate.

In questo articolo metterò una serie di esercizi che mirano ad aumentare le capacità articolari, a migliorare lo stato di allungamento del muscolo e a dare un miglior trofismo delle fibre muscolari.

ESERCIZI DI STRETCHING, DI RECUPERO ARTICOLARE E MUSCOLARI

Esercizi bacino e anche 021) dalla posizione supina afferro con entrambe le mani il ginocchio destro e lo porto verso il petto

5 volte con il ginocchio destro mantenendo la posizione massima raggiunta per 30 secondi.

5 volte con il ginocchio sinistro mantenendo la posizione massima raggiunta per 30 secondi.

Questo esercizio mobilizza l’anca nel parametro di flessione e aiuta ad allungare i legamenti del bacino nel compartimento inferiore.


Esercizi bacino e anche 032) dalla posizione 1 sdraiato supino, fletto l’anca e il ginocchio destro per poi estenderlo come in figura 2, tenendo la coscia con entrambe le mani e portando il tallone verso l’alto, mentre schiaccio il ginocchio sinistro a terra.

5 volte con la coscia destra mantenendo la posizione massima raggiunta per 30 secondi.

5 volte on la coscia sinistra mantenendo la posizione massima raggiunta per 30 secondi.

Questo esercizio mobilizza l’anca in flessione, svincolando la sinfisi pubica in torsione e mettendo in allungamento la catena muscolare posteriore dell’arto inferiore.


Esercizi bacino e anche 043) dalla posizione supina fletto l’anca destra fin dove posso, aiutandomi con entrambe le mani, per poi deviare il ginocchio flesso dalla parte opposta, ovvero verso sinistra.

5 volte con la coscia destra mantenendo la posizione massima raggiunta per 30 secondi.

5 volte con la coscia sinistra mantenendo la massima posizione raggiunta per 30 secondi.

Questo esercizio mobilizza l’anca in flessione, strecciando la muscolatura estensoria e rotatoria laterale dell’anca, allungando contemporaneamente i legamenti laterali del bacino.


Esercizi bacino e anche 054) sdraiato in posizione supina, accavallo la gamba destra sulla sinistra.

Porto il ginocchio sinistro al petto aiutandomi con entrambe le mani e trascinando la gamba sinistra anch’essa verso il torace, ma associandoci un movimento coordinato e sincrono in apertura del ginocchio, proprio come mostrato dalle frecce nel disegno.

5 volte con la coscia sinistra mantenendo la posizione massima raggiunta per 30 secondi.

5 volte con la coscia destra mantenendo la posizione massima raggiunta per 30 secondi.

Questo esercizio mobilizza le anche in flessione ed apertura esterna, creando un movimento sfalsato dei due emibacini.


Esercizi bacino e anche 065) sdraiato in posizione supina fletto entrambe le anche poggiando i piedi a terra, per poi aprire le ginocchia verso il basso, come mostrato dalle frecce.

1 volta mantenendo la massima posizione raggiunta per 45 secondi.

Questo esercizio mobilizza entrambe le anche in apertura, allungando la muscolatura adduttoria, dando la possibilità al bacino di compattare le giunzioni articolari posteriori e di aprire lo spazio della sinfisi pubica.


Esercizi bacino e anche 076) dalla posizione seduta fletto l’anca sinistra e posiziono il piede sul piano d’appoggio, scavallando la gamba opposta che rimane ben distesa.

Allo stesso tempo faccio una torsione del busto come mostrato nella figura e mentre la mano sinistra prende appoggio a terra, il gomito e l’avambraccio destro spingeranno la coscia per esasperare la posizione di medializzazione raggiunta.

4 volte con la gamba sinistra mantenendo la massima posizione raggiunta per 45 secondi.

4 volte con la gamba destra mantenendo la massima posizione raggiunta per 45 secondi.

Questo esercizio allunga la catena rotatoria esterna ed estensoria dell’anca, accompagnata dalla torsione dell’emibacino omolaterale.


Esercizi bacino e anche 087) dalla posizione seduta fletto ed apro l’anca destra, appoggiando la pianta del piede sull’interno della coscia sinistra.

Fletto il busto in avanti e con le mani mi avvicino alla caviglia sinistra cercando di afferrarla.

3 volte con la gamba destra mantenendo la massima posizione raggiunta per 60 secondi.

3 volte con la gamba sinistra mantenendo la massima posizione raggiunta per 60 secondi.

Questo esercizio allenta la catena muscolare posteriore mentre mobilizza l’anca opposta in apertura e ne allunga la porzione adduttoria.


Esercizi bacino e anche 098) dalla posizione seduta fletto le ginocchia e le apro spingendole verso il piano di appoggio, aiutandomi con le mani e mantenendo entrambe le piante dei piedi a contatto tra di loro, cosi come illustrato nell’immagine.

3 volte mantenendo la posizione massima raggiunta per 60 secondi.

Questo esercizio permette di aumentare l’articolarità dell’anca in apertura, allenando il bacino a mantenere un corretto assetto rispetto alla curva lombare e allo stesso tempo avremo un allungamento della muscolatura adduttoria.


Esercizi bacino e anche 109) dalla posizione quadrupedica con i gomiti poggiati a terra, faccio scivolare le ginocchia verso l’esterno, portando il busto e l’addome il più possibile verso il pavimento.

3 volte mantenendo la massima posizione raggiunta per 60 secondi.

Questo esercizio consente di aprire le anche sui parametri esterni, deprimendo la parte sacrale del bacino, diminuendo la compressione sulla sinfisi pubica e allungando la catena muscolare adduttoria.


Esercizi bacino e anche 1110) Con entrambe le ginocchia poggiate in terra e il busto ben eretto, porto il piede destro ad poggiarsi al suolo formando un angolo di 90° sia con l’anca che con il ginocchio.

Con la mano sinistra vado ad afferrare la caviglia sinistra, rimasta dietro le mie spalle e aumento la flessione del ginocchio sinistro, proprio come riportato nella foto.

4 volte con la gamba sinistra mantenendo la posizione massima raggiunta per 45 secondi.

4 volte con la gamba destra mantenendo la posizione massima raggiunta per 45 secondi.

Questo esercizio permette di aumentare l’articolarità dell’anca in estensione, migliorando l’elasticità dei muscoli flessori anteriori e contemporaneamente permette di migliorare la torsione del bacino a carico della sinfisi pubica.


Esercizi bacino e anche 1211) dalla posizione seduta con le gambe incrociate in avanti, poggio entrambe le mani a terra e porto il ginocchio sinistro dietro fino ad appoggiare la faccia interna del ginocchio stesso al suolo, come mostrato nella foto.

3 volte con la gamba sinistra mantenendo la posizione massima raggiunta per 60 secondi.

3 volte con la gamba destra mantenendo la posizione massima raggiunta per 60 secondi.

Questo esercizio serve a far lavorare in torsione il bacino per mezzo delle leve dei femori e del busto, stabilizzato dall’appoggio delle mani e allo stesso tempo di mettere in allungamento le catene muscolari rotatorie delle anche.


Esercizi bacino e anche 1312) Con entrambe le ginocchia poggiate in terra e il busto ben eretto, porto il piede sinistro ad poggiarsi al suolo formando un angolo di 90°, sia con l’anca che con il ginocchio.

Entrambe le mani si posano sul ginocchio sinistro. Porto il busto in avanti aumentando la flessione dell’anca sinistra e l’estensione dell’anca destra, come mostrato nella foto.

4 volte con la gamba sinistra mantenendo la massima posizione raggiunta per 45 secondi.

4 volte con la gamba destra mantenendo la massima posizione raggiunta per 45 secondi.

Questo esercizio serve ad aumentare la capacità di torsione del bacino impegnando la sinfisi pubica e allo stesso tempo migliora l’articolarità dell’anca in estensione.


Esercizi bacino e anche 1413) partendo dalla posizione eretta incrocio la gamba destra davanti la sinistra e scendo con il busto per andare a toccar con le mani i piedi, come mostrato nella figura.

5 volte con la gamba destra incrociata mantenendo la posizione massima raggiunta per 30 secondi.

5 volte con la gamba sinistra incrociata mantenendo la posizione massima raggiunta per 30 secondi.

Questo esercizio serve ad allungare le catene muscolari posteriori e laterali delle cosce e a migliorare la mobilità delle strutture legamentose posteriori del bacino.


Esercizi bacino e anche 1514) partendo dalla posizione eretta, con la mano destra vado ad afferrare il piede destro, avvicinandone il tallone il più possibile al sedere, evitando che il ginocchio dello stesso lato sfugga in avanti e mantenendo il busto ben eretto.

5 volte con la gamba destra mantenendo la posizione massima raggiunta per 45 secondi.

5 volte con la gamba sinistra mantenendo la posizione massima raggiunta per 45 secondi.

Questo esercizio serve ad allungare la muscolatura anteriore della coscia


Esercizi bacino e anche 1615) partendo dalla posizione con le gambe divaricate e distese, porto il ginocchio sinistro a flettersi e a traslare lateralmente, mentre la gamba destra si mantiene in estensione e il busto ben eretto, come mostrato nella figura.

5 volte flettendo il ginocchio sinistro mantenendo la posizione massima raggiunta per 45 secondi.

5 volte flettendo il ginocchio destro mantenendo la posizione massima raggiunta per 45 secondi.

Questo esercizio serve ad allungare la muscolatura interna dell’anca e mobilizzare la sinfisi pubica in torsione, portando allo stesso tempo il bacino a trovare un bilanciamento trasverso.


Esercizi bacino e anche 1716) partendo dalla posizione supina fletto le ginocchia poggiando i bipedi al suolo e tenendo le braccia lungo i fianchi, sollevo il bacino verso l’alto come mostrato nella foto.

6 volte mantenendo la posizione massima raggiunta per 60 secondi.

Questo esercizio rinforza la muscolatura estensoria dei glutei stabilizzando le anche e il bacino, rendendoli più efficaci nella dinamica antigravitaria della postura.


Esercizi bacino e anche 1817) partendo dalla posizione supina con il sedere poggiato ad una parete e le gambe ben estese verso l’alto, apro le anche in maniera sincrona verso l’esterno per poi riportarle alla posizione iniziale di partenza, mantenendo sempre le ginocchia ben estese.

7 volte mantenendo la posizione massima raggiunta per 30 secondi.

Questo esercizio rinforza la muscolatura esterna ed interna dell’anca e del bacino, riequilibrandole tra di loro e permettendo di aumentare la stabilita laterale del cingolo pelvico.


Esercizi bacino e anche 1918) stando sdraiato su un fianco con le gambe estese ed in linea con il busto, alzo la gamba esterna all’appoggio, ovvero la gamba sinistra, mantenendo il piede a martello.

5 volte con la gamba sinistra mantenendo la massima posizione raggiunta per 60 secondi.

5 volte con la gamba destra mantenendo la massima posizione raggiunta per 60 secondi.

Questo esercizio rinforza la muscolatura laterale dell’anca e del bacino, necessaria per stabilizzare il cingolo pelvico e aiutarlo nell’attività estensoria.


Esercizi bacino e anche 2019) stando sdraiato sul fianco fletto il ginocchio e l’anca della gamba esterna all’appoggio, ovvero la gamba destra, posizionando la pianta del piede al suolo e frontalmente alla coscia in appoggio, come illustrato nella figura.

Da questa posizione alzo la gamba in appoggio verso l’alto, ovvero la gamba sinistra, mantenendo il piede a martello.

5 volte con la gamba sinistra mantenendo la massima posizione raggiunta per 30 secondi.

5 volte con la gamba destra mantenendo la massima posizione raggiunta per 30 secondi.

Questo esercizio permette di rinforzare la muscolatura interna dell’anca migliorando la funzione rotatoria della sinfisi pubica.


Esercizi bacino e anche 2120) stando sdraiato su un fianco sopra di un piano rialzato, posiziono un cuscino tra le cosce e fletto l’anca sinistra in avanti in maniera da non far sovrapporre le ginocchia tra di loro.

Da questa posizione faccio cadere il tallone del piede sinistro verso il basso, per poi riportarlo in alto aumentandone l’escursione articolare, come mostrato nella figura.

6 volte con il piede sinistro mantenendo la massima posizione raggiunta per 30 secondi.

6 volte con il piede destro mantenendo la massima posizione raggiunta per 30 secondi.

Questo esercizio serve a migliorare il coordinamento rotatorio delle anche rispetto alla stabilizzazione del bacino.


Esercizi bacino e anche 2221) partite dalla posizione quadrupedica, per arrivare a sollevare il braccio sinistro e la gamba destra (braccio e gamba opposti). Il braccio sinistro sarà ben dritto e allineato con il busto.

La gamba destra sarà ben dritta, con il piede a martello e allineata con il busto.

7 volte per incrocio dei due lati, mantenendo la posizione raggiunta per 60 secondi.

Questo esercizio migliorerà l’equilibrio e la coordinazione del cingolo pelvico rispetto a quello scapolare, rinforzandone allo stesso tempo la muscolatura antigravitaria.


Abbiamo visto come lavorare in autonomia sul nostro sistema bacino e sulle nostre anche.

Ne trarremo benefici immediati e duraturi, tanto per i problemi ad essi annessi, tanto per le patologie di cui avevamo accennato all’inizio dell’articolo.

Non mi rimane altro che augurarvi buon lavoro, sapendo già che sarete felici di avere un corpo sano e ben funzionante!

Anticorpi in campo contro la COVID-19

I più potenti anticorpi selezionati nei pazienti guariti potrebbero essere clonati e usati come trattamento contro la Covid-19: è la rivisitazione di una vecchi a tecnica.

donazione-di-sangue-plasma-e-covid-19

Il plasma dei convalescenti da COVID-19 si sta rivelando uno strumento prezioso nella lotta al coronavirus SARS-CoV-2

Usare, nella terapia di pazienti COVID-19, il plasma di chi è già guarito, è l’idea alla base di uno dei trattamenti sperimentali sui quali la ricerca – anche italiana – sta investendo.

Ma non tutti i pazienti convalescenti hanno sviluppato anticorpi ugualmente potenti: nel tentativo di rimodulare in chiave moderna questa terapia conosciuta dalla fine del XIX secolo, un gruppo di ricercatori del Rockefeller University Hospital di New York sta cercando di selezionare i più efficaci anticorpi neutralizzanti.

E’ la crème de la crème delle difese schierate dal sistema immunitario contro il coronavirus SARS-CoV-2.

L’obiettivo è arrivare a clonare queste proteine e utilizzarle contro la COVID-19, come cura o protezione.

L’AGO NEL PAGLIAIO.

Il progetto spiegato in un articolo su New Atlas è una sorta di caccia al tesoro a tempo: si tratta di individuare, tra i pazienti guariti da COVID-19, quelli che i medici chiamano “neutralizzatori d’élite”: una minoranza di persone che hanno combattuto l’infezione talmente bene da avere anticorpi sfruttabili come terapia.

Anche tra chi è guarito (abbiamo già affrontato il tema del post-guarigione) dalla COVID-19 è presente una grande variabilità nei livelli degli anticorpi neutralizzanti contro il SARS-CoV-2.

In alcune persone sono così bassi che il plasma (la parte liquida del sangue più ricca di proteine) è praticamente inattivo; in altri invece il plasma ha un effetto neutralizzante molto potente.

Una percentuale ancora più piccola di questa minoranza, pari forse al 5% dei donatori, presenta alti livelli di anticorpi neutralizzanti assai potenti.

E’ in questi campioni che si andrà a caccia degli anticorpi largamente neutralizzanti (bNABs), missili di precisione contro il virus che potrebbero essere clonati e somministrati sia come prevenzione per i lavoratori più a rischio, sia come terapia per i pazienti COVID.

UN APPROCCIO GIÀ NOTO.

Per isolare le cellule immunitarie che producono i bNAbs, i ricercatori introducono una proteina virale fluorescente nel campione di sangue.

Le cellule che producono i più potenti anticorpi abboccano all’amo e si mostrano.

La tecnica è stata già sfruttata per sviluppare anticorpi contro altre malattie infettive dal potenziale epidemico, come la malaria, l’influenza, l’epatite, Zika, ma soprattutto l’AIDS: sono in corso i primi trial per capire se un trattamento a base di anticorpi altamente neutralizzanti possa sopprimere il virus dell’HIV nei pazienti infetti, e i primi risultati sono incoraggianti.

A CHE PUNTO SIAMO?

Isolare e clonare gli anticorpi bNAbs contro la COVID-19 è un’operazione che si può compiere in pochi giorni.

Nel giro di un mese dovrebbe essere possibile ottenere le prime scorte dei più promettenti antibiotici da testare in trial clinici.

L’obiettivo è arrivare a un trattamento che possa contenere i danni nei mesi che ci separano da un vaccino efficace.

 

Fonte: Focus.it

Borsite trocanterica (Trocanterite)

L’articolazione dell’anca ha il compito di trasferire il movimento dell’arto inferiore al bacino e quello di scaricare le forze e le posture vertebrali all’arto inferiore.

Borsite_Trocanterica_01È un’articolazione di grande importanza che ospita masse muscolari sia minime che grandi, capaci di adattare e compensare il movimento del passo, l’equilibrio del bacino e i compensi vertebrali.

È dotata di borse sierose capaci di ridurre l’attrito delle masse muscolari su zone anatomiche con angoli accentuati, che irriterebbero le inserzioni tendine o le fibre muscolari.

Di queste borse vanno distinte quelle permanentemente presenti (borse sierose), rivestite da una membrana sinoviale, contenente liquido viscoso autoprodotto, da quelle che si sviluppano per eventi infiammatori, irritativi, traumatici, creando zone di gonfiore tra delle tasche di tessuto connettivo, sprovviste di tessuto endoteliale (borse avventizie).

Borsite_Trocanterica_02Attorno all’articolazione dell’anca troveremo quindi tanto delle borse sierose, costantemente idratate, quanto delle borse avventizie, che modificheranno il loro stato di forma e consistenza a seconda delle condizioni fisiologiche o patologiche.

Alla radice dell’articolazione dell’anca troveremo una borsa sierosa chiamata borsa ileopettina, mentre nella zona esterna dell’anca, in corrispondenza del grande e del piccolo trocantere, sono presenti delle borse avventizie.

Cos’è una borsite trocanterica?

Borsite_Trocanterica_03È un’infiammazione della borsa avventizia, superficiale, profonda, in alcuni casi di entrambe, posizionata sull’area del grande trocantere, che dà dolore alla compressione, al movimento e nei casi più gravi anche in posizione di riposo.

Le cause che possono scatenarla sono traumi contusivi per caduta sul fianco con impatto sulla zona esterna dell’anca, tendiniti o tendinosi dei muscoli inerenti, che cambiando la loro struttura per effetti infiammatori o per modificazioni tessutali, creano un’attrito maggiore sulle borse di scorrimento.

Attività fisiche ripetute come la corsa, il walking, attività aerobiche caratterizzate da saltelli e iperattività della zona muscolare posteriore e laterale dell’anca, possono portare ad infiammazione o irritazione delle borse avventizie.

Patologie autoimmunitarie che coinvolgono il tessuto connettivo del corpo umano (artrite reumatoide, lupus eritematoso ed altre ancora), possono causare una trocanterite.

Non sono da sottovalutare le alterazioni posturali che squilibrano il bacino, l’appoggio sull’anca e la normale biomeccanica articolare.

L’artrosi può causare in maniera indiretta una trocanterite che sarà attivata dal cattivo e limitato movimento articolare dell’anca, esasperando le capacità muscolari di attivazione del movimento articolare.

Quali sono i sintomi che si manifestano?

Borsite_Trocanterica_04I dolori che si presentano sono ben localizzati sulla zona laterale superiore dell’anca, ovvero nella zona trocanterica.

Si avverte una sensazione di gonfiore locale, alle volte associato a calore e una sintomatologia algica che si acuisce nei movimenti dov’è richiesto una contrazione dei muscoli in rapporto con la zona trocanterica.

Sono dolenti i cambi di postura dalla posizione seduta a quella eretta, soprattutto se il piano di seduta è basso.

Borsite_Trocanterica_05Stare in appoggio monopodalico diventa fastidioso in posizione statica e dolente alla ripartenza del passo.

Salire le scale, saltellare, camminare a passo veloce, camminare con una falcata ampia, andare in bicicletta, tenere le gambe accavallate, sono attività irritative che provocano dolore.

Mettere sotto eccessivo sforzo il quadricipite, i glutei, il tensore della fascia lata, aumenta l’irritazione compressiva e di trazione.

Fare dei movimenti laterali della coscia, flettere o estendere l’anca, sono dei movimenti che aumentano il dolore e l’infiammazione della borsa trocanterica.

La posizione di riposo non è assolutamente confortevole se ci si pone sdraiati sul fianco della trocanterite, perché la compressione locale non fa altro che esasperare l’attivazione delle fibre nocicettive.

Borsite_Trocanterica_06La borsiste trocanterica spesso si associa ad una perdita di forza dei muscoli della coscia, inibiti nella loro funzione dal circolo vizioso del dolore, che ne riduce la funzione e la resistenza.

Da non dimenticare che la trocanterite porterà il paziente a sfuggire dalla posizione di appoggio dell’anca, creando dei compensi posturali, tanto nella posizione statica, quanto in quella dinamica, causando un sovraccarico dell’articolazione controlaterale.

Come si fa una diagnosi corretta?

Come sempre è importante fare una buona anamnesi, dove la raccolta dei dati e la storia di insorgenza della patologia, possono indirizzarci verso una strada diagnostica.

L’esame obiettivo clinico si baserà sull’ispezione della zona, che potrà mostrare segni di lieve gonfiore, calore, rossore della cute, caratteristiche tipiche di uno stato infiammatorio in atto.

La pressione esercitata sulla zona trocanterica può esacerbare il dolore lamentato, così come può riscontrarsi con i movimenti articolari che creano compressione sulla zona.

Test muscolari sono in grado si sottolineare maggiormente la presenza di borsiste trocanterica, perché con l’attivazione di alcuni muscoli di relazione, può manifestarsi il dolore.

Borsite_Trocanterica_07Importante è il supporto della diagnostica per immagini. Un esame molto utilizzato è l’ecografia, che permette di studiare con facilità i tessuti superficiali di relazione.

L’esame di RM è lesame più completo ed affidabile, nel caso ci siano dei dubbi sulla presenza o meno della borsite.

Che terapie si possono fare?

Borsite_Trocanterica_08La cura prevede varie strade. Nei casi iniziali, si può ricorrere all’uso di antinfiammatori per uso topico.

A livello farmacologico si assumono antinfiammatori non steroidei, e nel caso di grosso edema infiammatorio si può ricorrere, in maniera oculata, ai cortisonici.

Se la patologia si è cronicizzata nel tempo, sono utilizzabili in prima battuta terapie farmacologiche antinfiammatorie infitrative, per poi proseguire con applicazioni di ozono terapia, recuperando il trofismo biologico dei tessuti. E’ Sempre consigliato il ghiaccio come antinfiammatorio naturale da ripetere più volte durante la giornata.

Borsite_Trocanterica_09La fisioterapia e l’osteopatia sono importanti per curare le cause che hanno dato il via alla trocanterite e che ne mantengono il suo stato patologico.

Hanno la capacità di recuperare gli equilibri muscolari e articolari in maniera segmentale, ricontestualizzando l’articolazione dell’anca all’interno della miglior postura del paziente.

La fisioterapia come l’osteopatia possono ridurre lo stato di edema locale, quindi danno un grande contributo allo spegnimento dell’infiammazione e alla riduzione del dolore.

La chirurgia non è un approccio frequente ne facilmente indirizzabile, ma nei casi in cui fosse necessaria si procede con una bursectomia, un’asportazione completa della borsa avventizia, ormai irreparabilmente degenerata dallo stato infiammatorio cronico e recidivante.

In questo articolo abbiamo visto che la borsiste trocanterica è un patologia che può variare per importanza e dolore, con una relazione direttamente proporzionale alla perdita di funzionalità dell’arto inferiore.

Adesso la conosciamo, ne capiamo i segni e i sintomi…….non facciamoci sorprendere e soprattutto curiamola in tempo.

 

Impingement della spalla subacromiale

Cos’è la sindrome da impingement subacromiale?

Impingement_spalla_01E’ un’affezione dolorosa della spalla molto comune, che si manifesta per una riduzione dello spazio tra due capi articolari, la testa dell’omero e l’acromion.

Questo spazio è fondamentale per il passaggio del muscolo sovraspinoso, nella porzione di giunzione miotendinea e per la presenza della borsa sottodeltoidea.

Entrambe le strutture sono molto ben innervate dalle fibre nocicettive e possono subire compressione e irritazione nel caso lo spazio di scorrimento diminuisca come vedremo più avanti.

Come è composta l’articolazione della spalla?

La spalla è composta da 5 articolazioni, 3 propriamente dette e 2 fisiologiche (o di scorrimento).

Nel campo delle professioni sanitarie vengono in gergo rinominate come 3 articolazioni vere e 2 articolazioni false.

Impingement_spalla_02Le 3 articolazioni propriamente dette sono:

  • l’articolazione gleno omerale (tra la testa dell’omero e la scapola – porzione della glena)
  • l’articolazione acromion clavicolare (tra la clavicola e la scapola – porzione dell’acromion)
  • l’articolazione sterno clavicolare (tra lo sterno e la clavicola)

Le 2 articolazioni fisiologiche sono:

  • l’articolazione sottodeltoidea
  • l’articolazione scapolo toracica.

L’insieme delle 5 articolazioni che compongono la spalla, permettono di relazionare il braccio rispetto al torace, di compiere i movimenti in ogni piano dello spazio e di sommare gli stessi movimenti tra di loro.

Le 3 articolazioni vere sono la congiunzione fra 2 porzioni ossee diverse tra di loro, con lo scopo di creare un movimento specifico a seconda delle diverse conformazioni articolari.

Le 2 articolazioni false servono a creare una superficie di scorrimento tra tessuti molli, per migliorare l’efficacia del movimento stesso, diminuendone gli attriti.

Quali movimenti può fare la spalla?

Impingement_spalla_03Nello specifico, i movimenti che la spalla può compiere sono:

  • elevazione anteriore (flessione)
  • elevazione posteriore (estensione)
  • abduzione (elevazione laterale)
  • adduzione (depressione mediale)
  • rotazione esterna
  • rotazione interna
  • circonduzione

La scala dei movimenti elencati è complessa, soprattutto perché vede la necessità di armonizzare e rendere corale la sincronizzazione delle 5 articolazioni che entrano in gioco e della colonna vertebrale, la quale deve coadiuvare i movimenti nei sui valori più elevati.

La complessità biomeccanica della spalla, risiede negli accomodamenti e nel gioco muscolare che deve fare, in modo che l’ articolazione venga comunque sostenuta e ancorata, associandone la mobilità legamentosa e capsulare.

Chi ne guida i movimenti?

Impingement_spalla_04I movimenti sono guidati da serie muscolari che agiscono quasi mai in maniera isolata, ma sempre in modo corale per creare nel movimento maggiore, una serie di accomodamenti minori capaci di stabilizzare la spalla e di adattarla sia ai gradi di movimento, che ai piani di sviluppo articolare interagenti.

La testa dell’omero deve essere richiamata ad una coaptazione rispetto alla glena della scapola, ma sufficientemente distanziata nei rapporti con il tetto acromiale, sotto il quale ci passa la porzione miotendinea e il tendine stesso del m.sovraspinso.

La cuffia dei rotatori, formata dall’unione di relazione rotatoria minore ma equilibratrice della testa dell’omero, è di ben 4 muscoli:

  • m.sovraspinoso
  • m.sottospinoso (m.infraspinato)
  • m.picco rotondo
  • m.sottoscapolare

Questi 4 muscoli adattano le rotazioni e la coaptazione della testa dell’omero nei confronti della glena, mantenendola sufficientemente distante dall’acromion e permettendo l’adattamento dell’articolazione gleno omerale per proseguire nell’aumento dei gradi articolari, soprattutto in abduzione e in elevazione anteriore.

Da non dimenticare che fondamentali sono le articolazioni di scorrimento, sottodeltoidea e scapolo-toracica, per far si che il movimento subisca meno attriti possibili.

Quali sono i sintomi di una sindrome da impingment della spalla?

I sintomi si manifestano con un dolore alla spalla che può variare di posizione, manifestandosi sulla zona sopra acromiale, nella zona deltoidea, anteriormente al capo lungo del bicipite.

Queste zone di dolore non devono per forza essere isolate, ma possono anche sommarsi tra di loro.

Impingement_spalla_05Il dolore si associa frequentemente ad una riduzione di mobilità articolare, ad una diminuzione della forza e della resistenza, dando un senso di astenia al braccio.

Il riposo non sempre porta un giovamento, anzi il dormire sulla spalla, o il poggiarcisi su di una poltrona o sul divano, possono notevolmente peggiorare la sintomatologia in maniera repentina.

La necessità di scaricare il peso del braccio e quindi di dargli sostegno, diventa quasi un automatismo nelle attività di vita quotidiane.

I movimenti articolari maggiormente limitati sono la flessione e quindi l’incapacità o lo sforzo eccessivo per alzare il braccio sopra la testa su di un piano sagittale; l’abduzione e quindi la resistenza ad alzare il braccio sopra la testa su di un piano frontale; i movimenti di rotazione esterna ed interna, tanto ti tipo grossolano, quanto nei movimenti fini, quindi la difficoltà nel pettinarsi (movimento mano testa) o nell’allacciarsi il reggiseno (movimento mano schiena).

Il dolore di spalla porta spesso anche un compenso della zona cervicale e dorsale, instaurando dolori spesso di origine muscolare per contrattura, nell’area del trapezio e della parte interna della scapola.

Non è raro ritrovare una zona di dolenzia sul gomito, qualora la problematica della spalla dovesse perdurare nel tempo.

Quali sono i fattori scatenanti?

Impingement_spalla_06La sindrome da impingement viene attivata dalla risalita della testa dell’omero che si avvicina alla parte inferiore dell’acromion, creando un problema sia per quanto riguarda il movimento filologico articolare, sia per lo schiacciamento e l’irritazione della borsa sottodeltoidea nella sua porzione acromiale, sia per la compressione del tendine del m.sovraspinoso.

La condizione di riduzione dello spazio periarticolare e quella della compressione dei tessuti molli, portano a sfuggire dal movimento fisiologico perché risulterebbe dolente all’esecuzione, causando l’instaurarsi di attività compensatorie, come ad esempio l’ abduzione della spalla con il braccio in atteggiamento di intrarotazione, attivando dei muscoli non predisposti a compiere quel tipo di gesto, causandone uno stato di tensione spesso dolente.

Impingement_spalla_07 Impingement_spalla_08La causa si può ritrovare anche in una perdita di idratazione della borsa deltoidea, che perde il suo trofismo e volume, diminuendo nettamente la capacità si attutire le compressioni del movimento articolare.

Le posture in cifosi con una chiusura delle spalle in avanti, possono dare la predisposizione ad una sindrome da impingement per il cambiamento di angolazione tra la clavicola e la scapola, cosi come il basculamento anomalo della scapola sul torace stesso.

 

Quest’anomalia posturale porterà a far attivare maggiormente la catena muscolare intrarotatoria della spalla, diminuendo l’efficacia delle componenti extrarotatorie, costrette a lavorare in maniera eccentrica.

Il tutto si tradurrà in una perdita di efficacia nella sinergia della cuffia dei rotatori, che lascerà spazio al muscolo deltoide e al capo lungo del bicipite di lavorare con maggior vigore, traslando la testa dell’omero verso l’alto.

Impingement_spalla_09La lesione parziale, o molto peggio totale, di una o più porzioni dei tendini della cuffia dei rotatori, causerà una perdita di funzione, creando uno squilibrio a favore del deltoide e del capo lungo del bicipite, che favoriranno la risalita della testa dell’omero verso l’alto.

Ovviamente non mancano le nozioni di trauma che possono danneggiare l’anatomia di una delle strutture fino ad esso discusse, o limitarne il funzionamento, per creare l’instaurarsi della sindrome da impingement subacromiale.

Come si fa diagnosi?

La diagnosi si basa su un’anamnesi accurata raccogliendo informazioni tali per capire quando il problema si sia manifestato, come abbia avuto inizio e quali possano essere state le cause esterne valutabili (lavori fisici, attività sportiva, traumi, posture alterate e prolungate nel tempo).

Seguirà un’esame valutativo clinico che si farà forte di una serie di test, in grado di studiare:

  • le escursioni articolari nella loro completezza o nella loro limitazione
  • le capacità di attivazione muscolare, valutabili nella forza e nella resistenza
  • l’individuazione dello stato di salute di legamenti e capsule articolari
  • il dolore evocato valutandolo in riferimento ai punti critici della patologia.

Impingement_spalla_10Diventa fondamentale l’aiuto della RM di spalla per poter studiare lo stato anatomico dei tessuti muscolo tendinei, capsulo legamentosi e sierosi.

Può risultare utile lo studio radiografico della spalla per individuare la posizione della testa dell’omero rispetto al tetto acetabolare e l’eventuale presenza di segni artrosici articolari; sarebbe ancora più utile se la radiografa fosse accompagnata da una ecografia dei tessuti molli, in maniera da avere un quadro esaustivo, anche se non preciso nella sua espressione massima.

Gli esami clinici e quelli diagnostici per immagini, ci rendono certi della presenza della patologia e capaci a questo punto di indirizzare il paziente verso la cura appropriata, dando una prognosi coerente con lo stato di salute.

Quali sono le cure?

La cura per la sindrome da impingement subacromiale, vede varie strade percorribili, concepite a seconda dell’integrità anatomica in cui si presenta la spalla.

Possono essere usati antinfiammatori non steroidei, spesso associati a miorilassanti e in alcune occasioni, si può fare ricorso ai cortisonici e agli antidolorifici.

Non sono pochi i casi in cui vengano utilizzate terapie farmacologiche infiltrative con un mix di farmaci ai quali non di rado viene aggiunto anche un anestetico locale.

Impingement_spalla_11La fisioterapia e l’osteopatia sono fondamentali per recuperare la funzione persa della spalla, migliorandone il posizionamento anatomico dei capi articolari, riequilibrando le catene muscolari per forza e capacità di attivazione.

Sono entrambe molto utili per abbassare la soglia del dolore, mitigandone gli effetti a cascata su tutte le strutture di relazione.

La chirurgia è la soluzione ultima a cui si arriva nel caso di un danno anatomico importante e non compensabile dal resto delle terapie sopracitate.

Impingement_spalla_12I tipi di intervento sono molti e saranno scelti in base al quadro di danno anatomico presente e in base alle abitudini di preferenza del chirurgo.

La maggior parte degli interventi vengono fatti in artroscopia e sono di tipo ricostruttivo-riparativo.

Certo è che dopo un intervento chirurgico ci sia bisogno di un periodo di riposo e di recupero riabilitativo, per poter ritrovare la miglior condizione fisica possibile.

 

Abbiamo esaminato a fondo la sindrome da impingement subacromiale, ci è ormai chiaro quali sono le problematiche che manifestano e il tipo di inabilità riscontrata nella quotidianità, non facciamoci sorprendere, abbiamo tutte le possibilità per affrontarla nel migliore dei modi, salvaguardando la qualità della nostra vita quotidiana.