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La sindrome di Hoffa

La sindrome di Hoffa è un’infiammazione del cuscinetto adiposo posto dietro la rotula, occupando lo spazio tra la porzione postero-inferiore della rotula stessa, i condili femorali e la zona anteriore del piatto tibiale.

Anatomia

sindrome di hoffa 01Il cuscinetto adiposo di Hoffa è una struttura intracapsulare ma extrasinoviale, dove la sinovia articolare risale sulla parte posteriore del corpo di Hoffa ricoprendolo, prendendo rapporti con la plica infrapatellare che si estende fino alla gola intercondiloidea.

Il corpo di Hoffa è ben vascolarizzato e innervato da fibre nocicettive; queste due caratteristiche mettono il tessuto nella condizione di poter sviluppare un processo infiammatorio in piena regola.

La struttura di Hoffa può cambiare posizione, forma e volume assumendo un ruolo biomeccanico nel movimento articolare del ginocchio, mitigando la flessione, l’estensione, la traslazione e le forze compressive.

Durante i gradi di flessione dell’articolazione, arretra nella sua posizione , mentre nei gradi di estensione trasla anteriormente.

Da molti ricercatori viene anche identificato come riserva naturale di cellule staminali, per questo motivo può essere utilizzato per i trattamenti conservativi della cartilagine.

Il dolore nella sindrome di Hoffa

La sindrome di Hoffa si presenta con un dolore nella zona anteriore del ginocchio, specificatamente localizzato nella porzione retro e peri-rotulea, che si esaspera durante gli sforzi articolari di flessione ed estensione del ginocchio, ove sia richiesto un carico muscolare di rilievo, come salire e scendere le scale, fare attività sportiva che preveda corsa, salti e resistenza attiva allo sforzo.

Spesso al dolore si associano degli scrosci articolari o crepitii che possono sommarsi ad una riduzione della capacità articolare per compiere i movimenti negli ultimi gradi di flessione e un’incapacità di completare l’estensione massima.

Le cause

sindrome di hoffa 02Tra le cause, l’ipertrofia e la fibrosi del corpo adiposo, dovute all’eccesso di utilizzo e ai microtraumi ripetuti, creano un’alterazione della mobilità del tendine rotuleo, con una conseguente resistenza nella traslazione della rotula ed un cambiamento nella meccanica di movimento della tibia rispetto all’appoggio dei condili femorali, ponendo le basi per un’infiammazione del cuscinetto adiposo di Hoffa da irritazioni, compressioni eccessive e ripetute.

La diagnosi della sindrome di Hoffa

esame obiettivoNella diagnosi la raccolta dei dati anamnestici è importante, consente di capire quali siano i sintomi riferiti dal paziente, quali siano gli eventi associabili e avere un primo canale di classificazione della patologia in essere.

Nel proseguo della denominazione della patologia, l’esame obiettivo si rende assolutamente necessario per valutare la localizzazione del dolore, la funzionalità e la completezza dell’escursione articolare, soprattutto negli ultimi 10° di estensione, associandola alla comparsa del dolore e la presenza di rigidità della rotula nei movimenti di ballottamento, in presenza o meno a scrosci o crepitii.

Importante sarà anche percepire un aumento della temperatura locale del ginocchio, associato a segni di gonfiore, così come va tenuto conto delle presenza di contratture muscolari antalgiche riflesse e l’instaurarsi di atteggiamenti compensatori funzionali o posturali.

esame obiettivoDi grande aiuto sarà supportare la diagnosi clinica, tramite l’utilizzo della RM, capace sia di individuare lo stato in essere del corpo adiposo di Hoffa, sia dei sui rapporti con la capsula articolare, con le pliche sinoviali, con il tendine rotuleo e con la rotula stessa.

Il trattamento

E’ fondamentale ridurre l’infiammazione, utilizzando farmaci antinfiammatori non steroidei, associandoci l’utilizzo di ghiaccio più volte al giorno.

Nei casi in cui sia presente un edema importante, potrà essere utilizzato il cortisone come farmaco di attacco.

Di grande aiuto sarà la fisioterapia che gestirà il paziente nel ridurre i carichi di lavoro, decomprimendo il compartimento articolare anteriore del ginocchio e migliorando il tonotrofismo muscolare soprattutto del gruppo estensorio.

esercizi propiocettiviSarà molto utile utilizzare gli esercizi propriocettivi per aumentare il controllo e quindi la stabilità del ginocchio rispetto allo scarico a terra e all’appoggio de bacino sulle anche.

La chirurgia offre il suo contributo, soprattutto nei casi ove l’infiammazione abbia cronicizzato, rimanendo costantemente presente.

Gli approcci chirurgici seguono varie strade:

  • resezione totale o parziale del corpo d Hoffa
  • sinoviectomia
  • resezione di disimbrigliamento della plica infrapatellare.

Ognuna di queste tecniche porta a risultati soddisfacenti, che necessitano di un periodo di riabilitazione per recuperare l’equilibrio articolare.

La sindrome di Hoffa non è una patologia grave ma se mal curata può arrecare danni all’intera struttura del ginocchio e alla catena cinetica dell’arto inferiore.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi, abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.

Algodistrofia

algodistrofiaCos’è l’algodistrofia?

L’algodistrofia è una patologia a carico dell’arto superiore o inferiore.

Si manifesta con forte dolore di tipo profondo, urente, costante, con delle curve di intensità importanti.

L’arto può gonfiarsi, cambiare il trofismo cutaneo, alterare la vascolarizzazione, con la parte che diventa rossa e calda oppure cianotica e fredda.

La maggior parte delle volte si ha una perdita di funzionalità, con una riduzione del movimento articolare che diventerà difficoltoso e molto dolente.


algodistrofiaSarà presente uno stato di contrattura antalgica e una riduzione del trofismo di muscoli, tendini, legamenti e capsule articolari.

Nella zona colpita da algodistrofia, si possono manifestare segni di osteoporosi in maniera non uniforme.

Il paziente può segnalare attivazioni muscolari spontanee (fascicolazioni) e riferire un’ alterazione della sensibilità e della propriocezione.

La condizione patologica è talmente importante che può modificare, in maniera evidente, sia lo stato umorale del paziente, sia il ciclo sogno veglia.

algodistrofia 03Le cause dell’algodistrofia

Le cause sono di diverso tipo e ad oggi non sono ancora accertate; tra queste troviamo il tilt di vari sistemi e il danno dei tessuti:

  • sistema nervoso centrale, periferico e autonomo
  • sistema vascolare arterio-venoso
  • sistema immunitario
  • traumi dell’arto
  • ustioni profonde
  • lesioni lacerative o da taglio

algodistrofia_04Sembra che la patologia si possa sviluppare e manifestare per l’alterata elaborazione dei segnali sensitivi che il cervello riceve, o per l’alterazione dei segnali sensitivi che vengono trasmessi tramite il sistema nervoso periferico, o ancora per un cattivo funzionamento del sistema nervoso autonomo ortosimpatico, che utilizza una via ascendente per coadiuvare il messaggio sensitivo nella trasmissione e che gestisce anche per buona parte il tono arterioso, influenzandone il flusso sanguigno.

Anche la comparsa di un’infezione, un danno della parete venosa o la circostanza di una tromboflebite profonda, potrebbe dare inizio ad una perturbazione del tessuto locale, ad un’alterazione delle fibre nervose sensitive, gettando le basi per un’ipotetica manifestazione algodistrofica.

I traumi, le ustioni profonde, le lesioni cutanee, sono tutte condizioni che possono starare il funzionamento neurologico (centrale, periferico, autonomo) e vascolare, alterando l’equilibrio necessario per l’autoregolazione del corpo umano ed eventualmente favorirne l’algodistrofia.

La diagnosi

La diagnosi è difficile perché non essendoci fattori eziologici chiari, non è possibile affidarsi ad un’esame specifico per individuare la presenza della malattia.

Sarà necessario fare un’attenta analisi dei sintomi raccontati dal paziente, fare uno scrupoloso esame obiettivo valutando le condizioni di salute neurologiche, vascolari, articolari, muscolari.

L’ispezione della cute e del suo trofismo è un’altro degli indici di valutazione da annotare.


algodistrofia_05Nell’utilizzo di esami strumentali, verrano richiesti quelli utili a capire lo stato di salute dei sistemi anatomo-fisiologici sopra citati, pertanto potrà essere utile fare:

  • analisi del sangue per vedere l’eventuale presenza di infezioni
  • rm ed rx per valutare lo stato anatomico articolare e dei tessuti molli annessi
  • ecocolordoppler ed angiografia per lo studio dei vasi e del loro flusso sanguigno
  • elettromiografia ed elettroneurografia per lo studio dello stato di salute della conduzione nervosa periferica.

Di questa serie di esami verranno selezionati quelli in grado di sciogliere i dubbi generati nella diagnosi differenziale e permettere di capire quale sistema sia asincrono rispetto agli altri.


La cura

La cura non ha una strada ben definita da seguire, ma prevede approcci multidisciplinari.

A livello farmacologico vengono utilizzati farmacia antinfiammatori prevalentemente non steroidei, che possano limitare gli effetti infiammatori locali causati dai cataboliti.

antidolorificiMolto utili gli antidolorifici per cercare di abbassare la soglia del dolore ed evitare il circolo vizioso ad esso collegato, che vede l’aumento dello stato di contrattura muscolare, la riduzione del movimento e la perturbazione del circolo sanguigno.

Utilizzati anche gli anestetici locali per limitare la trasmissione del dolore alla fonte.

In vari casi vengono proposti farmaci che agiscono sul sistema nervoso centrale (antidepressivi, oppioidi, anticonvulsivanti), per calmare le risposte di rimbalzo al dolore profondo e continuo.

Anche a livello neurologico autonomo ortosimpatico si può agire con farmaci, alle volte anche chirurgicamente, per limitare le trasmissioni gangliari (le stazioni che captano e rilanciano i messaggi in entrata ed uscita, infarcendoli con comandi autonomi per la gestione della macchina umana).


FisioterapiaLa terapia

La fisioterapia e l’osteopatia sono le strade sempre utilizzate per recuperare il movimento articolare, il trofismo muscolare, per ridurre le contratture muscolari, per migliorare la circolazione venosa e ridare slancio alla circolazione linfatica.

Inoltre, per abbassare la soglia del dolore, per riequilibrare il sistema nervoso periferico ed autonomo, per evitare la riduzione netta delle attività fisiche.

E’ importante riuscire ad approcciare la patologia algodistrofica il prima possibile, perché il recupero e il reintegro delle proprie capacità è proporzionale al rapporto acuzia / cronicità.


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Ginocchio valgo, ginocchio varo

Ginocchio_valgo_varo_01Il valgismo ed il verismo del ginocchio sono due alterazioni di posizione dei capi di giunzione articolare, ovvero femore e tibia, che perdono la loro ottimale angolazione di incontro, andando a portare il ginocchio più vicino alla linea centrale del corpo nel caso del valgismo, oppure più lontano alla linea centrale del corpo nel caso del varismo.

Il ginocchio é un’articolazione dove i capi articolari sono appoggiati tra di loro, contenuti da capsule e legamenti, pertanto godono di un equilibrio sempre condizionato da fattori contigui, diverso invece sarebbe se fosse stata un’articolazione ad incastro come ad esempio quella dell’articolazione dell’anca dove la stabilità è molto maggiore.

Ginocchio_valgo_varo_02Il valgismo e il varismo possono essere anche notati per l’allontanamento delle caviglie tra di loro nel valgismo, mentre nel varismo avremo l’ allontanamento delle ginocchia tra di loro.

Il valgismo e il varismo generalmente si manifestano bilateralmente, ma non sono pochi i casi dove la deformazione sia a carico di un solo emilato.

Il ginocchio ha un asse leggermente diverso tra il maschio e la femmina e ciò è la risultante della diversa conformazione del bacino, più stretto nell’uomo e più largo nella donna.

La forma del ginocchio stesso é data dalla dalla risultante delle conformazioni del bacino, della testa del femore, della dialisi femorale, della tibia, della pinza malleolare rispetto all’astragalo e del calcagno.

Ginocchio_valgo_varo_03Adesso diventa chiaro quanto sia delicato l’equilibrio tra le strutture anatomiche della persona e le linee di gravità che comandano la nostra quotidianità biomeccanica statica e dinamica.

Insieme al valgismo e al varismo va considerato che ci sono modificazioni di accomodamento dell’articolazione nei 3 piani delle spazio, quindi insieme alla deviazione sul piano frontale, avremmo degli accomodamenti anche in rotazione (piano orizzontale) e in flesso-estensione (piano sagittale).

Questi compensi verranno mediati in primo luogo dalle strutture articolari mobili quali il perone, la pinza malleolare e la sottoastagalica, il calcagno, ovvero quelle strutture osteo-articolari che hanno una grossa capacità di accomodamento nella distribuzione dei carichi per favorire la mobilità e l’appoggio.

Fatto un quadro generale sul valgismo e sul varismo cerchiamo di capire quali possono essere le cause di queste alterazioni articolari.

Le cause

Le cause sono molte e di natura diversa, legate all’età in cui si manifestano ed evolvono.

  • Ginocchio_valgo_varo_04L’allineamento della testa del femore, della dialisi femorale e della tibia, crea il passaggio dei carichi delle linee di forza fino allo scarico a terra. Un alterazione di questi allineamenti creerà la predisposizione allo sviluppo e al consolidamento del ginocchio in valgismo o in varismo, a seconda se le deviazioni siano spostate verso l’interno o verso l’esterno della linea mediana.
  • Infezioni o traumi che possano aver pregiudicato la normale biologia delle cartilagini di accrescimento (zone ossee predisposte a dare lo starter di crescita all’osso in tutto l’arco di sviluppo), arrecandone un danno che porti ad una calcificazione o ad un’ossificazione prematura sconvolgendone l’equilibrio di sviluppo locale osseo.
  • Debolezza muscolare di una o più muscoli che portino a favorire la deviazione per trazione dei capi articolari rispetto ad un asse di equilibrio naturale. Può essere causato non solo dai gruppi muscolari mediali o laterali, tipici del valgismo o del varismo, ma anche di quei gruppi che, come avevo accennato precedentemente, portano a dei compensi in uno dei tre piani dello spazio e che contribuiscono a favorire il valgismo o il varismo stesso.
  • Traumi fratturativi che si risolvano con un cattivo allineamento dei monconi ossei, tanto da creare una deviazione e un cambiamento di asse permanente con ripercussioni inevitabili sulla normale posizione del ginocchio
  • Traumi distorsivi del ginocchio che comportino un danno parziale o totale delle strutture capsulolegamentose, tanto da non riuscire più a Ginocchio_valgo_varo_05contenere in maniera congrua l’articolazione e da sostenerla e guidarla negli appoggi e/o nella dinamica del movimento, con la conseguenza di una deviazione assiale del ginocchio.
  • Artrosi del ginocchio che porti ad una riduzione delle cartilagini articolari, un assottigliamento dei menischi per meniscosi, con una conseguente riduzione degli spazi articolari che raramente si manifestano in maniera uguale ed equilibrata tra il compartimento articolare esterno ed interno, creando così una deviazione del ginocchio, in diretta relazioni rispetto al compartimento del ginocchio che abbia perso altezza.
  • Non sono da sottovalutare le disfunzioni metaboliche che possano portare a rachitismo o comunque ad un cambiamento, per insufficiente nutrizione delle cellule predisposte all’accrescimento e al mantenimento della salute delle strutture ossee, cartilaginee, muscolari, connettivali.
  • L’ obesità è una delle cause che portano con facilità ad una deviazione del ginocchio, che costretto a sopportare un aumento di peso eccessivo, non oppone sufficiente resistenza alle forze che si concentrano sull’articolazione.

Ma cosa comporta aver un ginocchio valgo o un ginocchio varo?

I problemi si posizionano su livelli posturali, biomeccanici, sintomatologici e patologici.

La postura si altera cercando un adattamento sia sullo scarico a terra e quindi tramite il piede, modificando l’adattamento degli archi plantari e delle testa metatarsali, portando ad alterazioni sulla spinta durante il passo e al trasferimento del movimento dalla zona del retropiede alla zona dell’avampiede.

Il calcagno soffrirà nel cercare un equilibrio posticcio per scaricare il peso del corpo a terra (ricordo che il calcagno scarica da solo l’ 80% del peso corporeo che si presenta al piede).

Ginocchio_valgo_varo_06Le ginocchia stesse e le anche troveranno un adattamento in flesso estensione e in rotazione, tanto da ricreare una sinergia compensatoria tra le catene muscolari.

La postura dell’arto inferiore cercherà di scaricare il più possibile il ruolo adattativo anche sulla cerniera lombo sacrale e sul bacino.

Il movimento che si creerà sarà quindi funzionale ma non armonico portando in stress sia la muscolatura, che andrà incontro a contratture o a predisposizioni allo stiramento e agli strappi, sia le porzioni legamentose contenitive, che saranno soggette a tensione aumentata e quindi predisposte ad eventi distorsivi e ad elongazioni con perdita di stabilità della struttura.

I menischi del ginocchio subiranno un cambiamento di appoggio, di sostegno e di movimento che li porterà a subire una degenerazione precoce, fino alla rottura parziale o totale della zona meniscale che risentirà maggiormente dei cambiamenti descritti fin qui.

Ginocchio_valgo_varo_07Si potrà sviluppare con maggior precocità un’artrosi femoro tibiale e femoro rotulea con un consumo cartilagineo che minerà lo stato di salute articolare e la sua funzione, con un’ instaurarsi di dolori e impotenza muscolare.

La diagnosi

La diagnosi sarà basta su un esame clinico visivo in posizione eretta o supina, dove si valuterà la posizione delle ginocchia e delle caviglie rispetto alla linea mediana.

Nei casi particolarmente evidenti è consigliabile anche un esame radiografico degli arti inferiori e del bacino, per poter valutare la rima articolare delle ginocchia, rispetto all’ angolo coxo-femorale e alla conformazione del bacino, in maniera da avere un quadro sufficientemente preciso sullo stato in essere dei punti chiavi da indagare.

L’esame clinico sarà necessario per indagare se il ginocchio abbia perso di stabilità capsulo legamentosa e per capire se ci sono dei sintomi nascosti, muscolari, tendinei, meniscali, posturali che possano creare delle condizioni di predisposizione patologica immediata o futura.

La terapia

La terapia sarà differente se considerata in età evolutiva o in età adulta.

In età evolutiva sarà mirata a ricondizionare l’assetto del ginocchio in modo da recuperare il giusto posizionamento dei capi articolari.

Sarà fatto monitorizzando le cartilagini di accrescimento e il loro stato di salute, riducendo il peso, nel caso in cui ci sia una tendenza all’obesità oppure un’ obesità conclamata.

Sarà importante studiare anche l’alimentazione e lo stato ormonale in caso ci sia una forma di rachitismo o di riduzione dello sviluppo evolutivo.

Sempre rimanendo sui bambini si cercherà di corregge la postura del ginocchio rispetto al bacino alla zona di passaggio vertebrale tra le curve di cifosi e lordosi, rispetto al l’appoggio dei piedi e agli archi plantari.

Sarà necessario correggere il bilanciamento muscolare tra i gruppi antagonisti ed agonisti in modo da portare in sinergia le forze agenti sull’assetto dell’articolazione del ginocchio.

Ginocchio_valgo_varo_08Negli adulti la situazione diventa più preventiva nei riguardi dello sviluppo di patologie secondarie future, piuttosto che correttiva come nei bambini; gli adulti avendo ormai strutturato la loro deformazione in valgismo o varismo che sia, vanno indirizzati nell’evitare che questa condizione possa creare alterazioni anatomiche di tipo artrosico, meniscali, legamentose e capsulari, con la comparsa di dolori di tipo infiammatori o compressivi-distrattivi, tipici di queste situazioni.

Gli interventi saranno guidati dalla fisioterapia o dal l’osteopatia che correggeranno le disfunzioni articolari, muscolari, dei tessuti connettivi di giunzione e di rinforzo, la postura vertebrale, in maniera da bilanciare l’organismo e di tenero in equilibrio il più possibile.

Non è da sottovalutare l’utilizzo di plantari di sostegno e di tutori articolati contenitivi del ginocchio, per evitare lo stress nei lunghi periodi di attività fisica delle articolazioni protagoniste.

Nei casi dove sarà evidente un’ infiammazione o una sofferenza cartilaginea sarà possibile intervenire farmacologicamente con l’utilizzo di antinfiammatori e acido ialuronico.

Ginocchio_valgo_varo_09La chirurgia ha un suo peso specifico con l’osteotomia devalgizzante o devarizzante, capace di recuperare i gradi necessari a riportare in equilibrio l’articolazione del ginocchio.

È un intervento complesso che può dare dei grandi risultati, ma va effettuato solo nei casi eclatanti di gravi cambiamenti angolari e di forti ripercussioni sullo stato di salute ortopedico del paziente.

Il ginocchio valgo/varo, può esse affrontato, curato o gestito nel trascorrere del tempo, i mezzi ci sono e sono validi, ascoltiamo il nostro corpo, guardiamolo e ne trarremo grandi benefici.

Lombosciatalgia

La lombosciatalgia è un’ affezione dolorosa che prende il nervo sciatico causando una nevrite che si irradia sul territorio specifico dell’arto inferiore.

Lombosciatalgia_01Il nervo sciatico è un nervo formato da varie radici nervose del midollo spinale, più precisamente dalla cauda equina e fuoriescono dalla colonna vertebrale tramite i forami di coniugazione.

I forami di coniugazione si creano dall’unione di due vertebre creando uno spazio dove il nervo può passare per poi dislocarsi lungo il corpo umano.

Lo sciatico è formato da ben 5 radici nervose L4-5-S1-2-3, dove L ed S stanno ad indicare i segmenti lombari e sacrali, pertanto 2 radici escono dalla zona lombare e 3 dalla zona sacrale.

Ogni radice ha un territorio specifico dove porterà sensibilità e motricità, partendo dalla zona lombare o sacrale, passando per la zona glutea, scendendo sulla coscia e sulla gamba, fino ad arrivare al piede.

Un attacco acuto sciatalgico può essere molto doloroso manifestandosi con alterazioni della sensibilità, riduzione della forza specifica e alterazione dei riflessi osteo-tendinei, inoltre può causare una difesa antalgica portando la colonna e l’arto inferiore a creare degli schemi di compensi totalmente alterati, che assoceranno uno stato di contrattura resistente alla risoluzione autonoma.

Lombosciatalgia_01Come ho già accennato prima, il territorio di sviluppo patologico è esteso e ben distinto, ma spesso viene confuso nella diagnosi, con patologie di tipo vertebrale che danno una manifestazione similare ma che si estendono con un irradiazione molto più breve, colpendo ad esempio solamente il gluteo o la coscia spesso nella porzione posteriore.

In questo caso diventa sbagliato parlare di sciatalgia e le cure che verranno applicate nel piano terapeutico sciatalgico potranno risultare inefficaci.

Diventa fondamentale essere precisi nel diagnosticare la sciatalgia vera e ancora più importante capire quale sia la radice coinvolta e la causa che la innesca.

Vediamo di capire quali siano le possibili cause della lombosciatalgia.

Lombosciatalgia_03Comunemente si associa questa patologia ad un’ernia discale, nel momento in cui il nucleo erniato va a comprimere la radice nervosa inducendone un’irritazione e un’ infiammazione.

Sarebbe però riduttivo accusare l’ernia del disco come unico evento scatenante e allora vediamo di fare chiarezza su ogni possibile causa:

  • schiacciamento vertebrale con riduzione di altezza dei forami di coniugazione
  • chiusura dei forami di coniugazione dato da un’inclinazione atipica del segmento vertebrale
  • edema con aumento della pressione all’interno del forame di coniugazione
  • Lombosciatalgia_04ipossia o anossia per riduzione della portata arteriosa inerente alla radice nervosa
  • osteofita canalare, ovvero un’escrescenza ossea a livello articolare che si espande verso la radice nervosa irritandola
  • batterico o virale

Omettiamo tutte le cause traumatiche fratturative o tumorali perché meriterebbero un articolo a se spiegandone la complessità.

Le cause sopra elencate possono essere cumulabili in discali, meccaniche, vascolari e infettivobatteriche; sono tutte diverse tra di loro ma danno come risultato finale la stessa sintomatologia dolorosa e di impotenza funzionale.

Lombosciatalgia_05È chiaro che a seconda della categoria della causa scatenante, sarà diverso il piano terapeutico e il tempo di recupero per tornare ad uno stato di salute effettivo ed efficiente.

Capite da voi quanto sia importante essere precisi nella diagnosi.

Sbagliare diagnosi potrebbe mettere in ulteriore difficoltà il paziente che vive l’affezione patologica.

E allora come si fa ad essere precisi nel dare il giusto nome e cognome al fattore scatenante la lombosciatalgia?

Si inizia come sempre con una raccolta dati e quindi un’anamnesi, che vada a centrare i sintomi del paziente rispetto a quello che potrebbero causarli, si indaga ogni possibile perturbazione presente e passata che possano aver influenzato lo stato di salute del soggetto e non per ultimo si cercano di escludere le possibili diagnosi differenziali che per similitudine sintomatologica ci potrebbero portare fuori strada.

Lombosciatalgia_06Nell’utilizzo della diagnostica per immagini o di quella strumentale, è fondamentale l’utilizzo di RM lombo-sacrale, per studiare lo stato anatomico delle strutture discali e radicolari, sia nel passaggio del canale midollare e sia in quello del forame di coniugazione.

Nel caso di alterazioni osteoarticolari, che possano essere di tipo osteofitico, da alterazione morfologica della vertebra, oppure da stenosi dura, l’esame più appropriato risulta essere la TC che ha la capacità di studiare in maniera eccellente il tessuto osseo e calcifico nei sui più intimi particolari.

In caso di infezioni come fonte della sciatalgia, può essere necessario ricorrere ad esami di laboratorio per studiarne la presenza nel sangue.

In circostanze sciatalgiche tanto acute quanto croniche, con importanti manifestazioni motorie, può essere necessario lo studio della conduzione nervosa rispetto alla placca motrice e quindi lo stato di salute del nervo stesso e la sua efficienza, utilizzando l’esame elettromiografico; non è raro riscontrarne una sofferenza o addirittura una denervazione.

La sciatalgia può regredire in maniera totale e le strade da percorrere sono molteplici:

La farmacologia vede l’impegno di antinfiammatori non steroidei o cortisonici, sia in maniera singola e sia associati a miorilassanti, in maniera da ottenere tanto la riduzione dell’infiammazione quanto del tono muscolare e delle contratture antalgiche.

Si possono utilizzare anche farmaci antidolorifici nel caso il dolore sia talmente acuto da non riuscire a rompere il ciclo di rinforzo dell’ipertono locale muscolare.

L’ozono terapia applicata localmente, può ridurre la componete infiammatoria in maniera naturale, andando a riequilibrare il PH perturbato dal processo infiammatorio e attenuando la sintomatologia.

La fisioterapia gioca un ruolo fondamentale nella riduzione del dolore e nella mobilizzazione del nervo nei suoi punti critici di passaggio, mobilizzandolo e ricercando lo spazio di scorrimento adeguato per alleviarne l’ irritazione .

Ha la capacità di drenare il tessuto vascolare venoso, nel caso sia lui il responsabile dell’aumento della pressione nella zona del passaggio del forame di coniugazione.

Riduce lo stato di tensione muscolare e risolve le contratture muscolari.

Riequilibra le catene muscolari cercando la migliore sinergia tra gruppi anteriori e posteriori riportandole ad un rapporto di sinergia.

Lombosciatalgia_08L’osteopatia mette in libertà le strutture articolari bloccate, liberando i forami di coniugazione da restrizioni che, se mantenute, avrebbero solamente rinforzato lo stato patologico.

Toglie trazione alla radice nervosa agendo sulla mobilizzazione del tubo neurale.

Diminuisce le zone di tensione addominale agendo sulle pressioni e sulle aree muscolari inerenti.

Influenza il tessuto connettivo di sostegno del nervo sciatico lungo tutto il suo percorso, disimbrigliandolo e dandogli modo di poter lavorare senza resistenze.

Migliora il drenaggio dei cataboliti infiammatori, agendo sul sistema viscerale, in particolar modo sugli organi emuntori per espellerne le tossine.

Lombosciatalgia_09Nel caso la sciatalgia di natura discale erniaria, resistente ad ogni tipo di trattamento per grandezza o posizione, si può intervenire con la chirurgia eliminando il tessuto che comprime la radice nervosa, ripulendo la zona da eventuali aderenze create dal nucleo discale espulso, decongestionando la radice nervosa.

Va ricordato che un intervento chirurgico di ernia del disco, elimina la causa ma non modifica lo stato degenerativo in essere del segmento vertebrale, pertanto sarà necessario prendersi cura della propria colonna in maniera costante con esercizi mirati, fisioterapia e osteopatia preventiva.

Vogliamoci bene, prendiamoci cura della nostra schiena!