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Stipsi o stitichezza

Stipsi o stitichezzaCon il termine stipsi o stitichezza, si definisce una difficoltà nell’evacuazione delle feci, sottolineandone la frequenza in un numero inferiore a 3 nell’arco della settimana.

Classificazione

Va subito detto che esistono 2 tipi di stipsi, la più comune è quella data dal rallentamento del transito intestinale, mentre l’altra è causata dall’incapacità parziale o totale di evacuare.

La prima è chiamata stipsi da propulsione, mentre la seconda è detta stipsi da espulsione.

Parlando di stitichezza non possiamo relegare questa definizione solamente al numero degli svuotamenti intestinali e quindi dell’ampolla rettale nell’arco della settimana, ma dobbiamo porre l’attenzione anche allo sforzo necessario per ottenere lo svuotamento, alla sensazione di incompleta liberazione e alla consistenza delle feci, generalmente dure e frammentate (caprine).

Non dobbiamo farci ingannare dalle alterazioni occasionali della frequenza intestinale, può succedere infatti che il cambiamento delle proprie abitudini, del luogo (ad esempio in un posto di vacanza), dell’alimentazione o della salute psico-fisica, possa causare una modificazione della regolarità intestinale.

Non dobbiamo neanche farci ingannare dalle avvisaglie di blandi dolori nella pre-evacuazione e/o nel post-evacuazione, così come dalla necessità di compiere piccoli sforzi per svuotare l’ampolla rettale…….queste situazioni rientrano in un quadro di normalità, finché non eccedono in maniera esponenziale nei loro segni e nei loro sintomi.

Stipsi o stitichezzaIl paziente stitico è tale nel momento in cui la sua difficolta nell’evacuazione è costante, sia nella prassi della vita quotidiana, sia nei cambiamenti saltuari.

I sintomi della stipsi o stitichezza

I sintomi della stipsi aggiunti all’incapacità nell’evacuazione e alla netta riduzione della sua frequenza, si caratterizzano per una digestione lenta e difficoltosa, per una sensazione di gonfiore addominale e di pesantezza, che può sfogare addirittura in crampi e dolori addominali.

Il paziente può lamentare dolori da sforzo e dolori anali durante l’evacuazione, con una difficoltà nello svuotare completamente l’ampolla rettale.

La stipsi può generalizzare il quadro sintomatologico, fino ad arrivare ad una condizione di malessere generale.

Le cause

Le cause della stipsi sono veramente molte pertanto è necessario inquadrare  gli aspetti che generano il problema a tutto tondo…….vediamoli insieme.

Nelle prime congetture eziologiche, si può pensare alla diminuzione del transito intestinale, sia per aspetti meccanici, come la riduzione del lume intestinale, o per la presenza di un dolicocolon, o per dei cattivi rapporti anatomici come in un addome ptosico, dove addirittura può cambiare il corretto assetto delle valvole intestinali, tra cui la primaria in questo caso è la valvola ileocecale.

Stipsi o stitichezzaAltra causa importante da considerare è l’alterazione dell’equilibrio orto e parasimpatico del sistema nervoso autonomo e il tilt del sistema nervoso enterico, il quale può deficitare della sinergia dei neurotrasmettitori, in particolar modo della serotonina, deputata anche al funzionamento della muscolatura del colon.

Il sistema di drenaggio addominale, sia vascolare che linfatico, può mettere il paziente nella condizione di sviluppare una stipsi, perché è deputato al riassorbimento dei liquidi del bolo fecale nel colon e quindi compartecipante alla consistenza delle feci stesse.

Non va dimenticato l’importanza dell’alimentazione che deve essere equilibrata nell’assunzione di fibre e di liquidi, rispetto alla proporzione nell’ingerenza del resto dell’approvvigionamento di carboidrati e proteine, così come dev’essere in equilibrio nell’assunzione dei pasti durante la giornata, evitando di alternare grosse pause di digiuno a pasti regolari.

Il fattore emotivo e il ciclo sonno-veglia, possono essere delle concause nell’alterazione della funzionalità intestinale, per cui uno stato di stress, o una riduzione del fisiologico riposo, possono causare un’alterazione dell’equilibrio neurovegetativo, andando a causarne una stipsi.

Per la regolarità intestinale è fondamentale l’attività fisica e il movimento in generale, perché sono in grado di favorire il transito intestinale anche in maniera indiretta; non sono pochi i casi in cui il paziente allettato, si ritrova a dover far fronte a periodi associati di stitichezza.

Il coordinamento sinergico della muscolatura diaframmatica, addominale e del pavimento pelvico, è importante per garantire una mobilità del transito intestinale indotto e un corretto svuotamento dell’ampolla rettale.

Anche la presenza di virus e batteri intestinali, possono alterare la regolarità del transito intestinale, alternando periodi di diarrea a periodi di stipsi.

Spesso i pazienti che soffrono di stitichezza ricorrono all’utilizzo di farmaci o di composti naturali, che stimolano lo svuotamento intestinale, ma nel lungo periodo, l’utilizzo costante di questi rimedi, può creare una dipendenza sia organica che psicologica, portando il paziente all’incapacità di assolvere autonomamente a questa necessità.

Non va assolutamente dimenticato che alcuni tipi di farmaci, assunti per altri motivi di salute, possono avere come controindicazione la riduzione della motilità intestinale e favorire la stipsi.

Gli antidepressivi, i neurolettici, i farmaci a base di morfina ed altri ancora, concorrono a determinare un rallentamento della funzionalità intestinale.

La diagnosi della stipsi o stitichezza

anamnesiPer effettuare una diagnosi di stipsi è necessario eseguire un’attenta anamnesi, dove verranno indagate la frequenza della defecazione, la dolorabilità nell’evacuazione, la presenza di gonfiore addominale, lo studio dell’alimentazione e le abitudini del paziente nel perseguire un’attività fisica giornaliera, cosi come la regolarità del ciclo sonno-veglia.

Bisogna indagare lo stato psico-emotivo, lo stato di benessere generale e l’eventuale presenza di affezioni batterico-virali.

L’esame obiettivo sarà mirato in primis alla palpazione dell’addome, monitorandone un’eventuale stato di rigidità e di dolenzia, per poi sincerarsi della capacità del soggetto alla corretta funzionalità della muscolatura diaframmatica, addominale e del pavimento pelvico.

Gli accertamenti strumentali possono aiutare nella diagnosi, attraverso molteplici esami:

  • studio radiografico della motilità intestinale attraverso l’assunzione di marcatori radiopachi
  • manometria ano-rettale (un catetere sonda che stimola la parete del retto, valutandone la contrazione delle pareti)
  • cinedefecografia (studio radiografico con mezzo di contrasto dell’ampolla rettale durante la defecazione)
  • colonscopia ed esame bioptico, per valutare sia il lume intestinale, che lo stato di salute delle sue pareti.

Nella biopsia può essere anche prelevato e studiato un campione delle fibre neurologiche che trasmettono l’impulso di motilità e contrazione del colon-retto.

  • analisi delle feci mirate a valutare l’eventuale presenza di sangue, di virus o di batteri.

Come trattare la stipsi o stitichezza

Stipsi o stitichezzaIl trattamento della stipsi diventa un’attività terapeutica vera e propria solamente nel caso in cui la stitichezza sia cronica e conclamata.

Il primo approccio alla problematica è quello di modificare le abitudini alimentari, aumentando l’apporto di liquidi fino a 2/3 litri al giorno e l’apporto di fibre naturali, che possono essere aumentate con integratori di fibre idrosolubili e probiotici.

Va assolutamente ricordato e raccomandato di non aumentare la quantità di fibre, se non viene integrata l’assunzione di liquidi, altrimenti si può ottenere l’effetto contrario a quello desiderato.

Insieme alla correzione della dieta alimentare è assolutamente necessario incrementare l’attività fisica, volta ad aumentare il metabolismo e a rafforzare la tonicità, almeno della parete addominale e della zona pelvica.

Non sono rare le indicazioni di ginnastiche propriocettive del pavimento pelvico, per allenare il paziente nella spinta necessaria allo svuotamento dell’ampolla rettale.

Stipsi o stitichezzaLa fisioterapia e l’osteopatia, possono aiutare il paziente intervenendo con delle manovre mirate a favorire il transito addominale e ad ottimizzare le pressioni addomino-pelviche, così come possono essere favorevoli nella gestione della ptosi viscerale e di quello che ne consegue, sia sulla valvola ileocecale, che sugli angoli colici, cosi come nel tratto distale del sigma-retto.

Inutile dire che va assolutamente cercato di tenere sotto controllo l’equilibrio psico-fisico e il ciclo sonno veglia, evitando il più possibile forti periodi di stress e carenze di sonno prolungate.

E’ importante aiutare il paziente nella gestione dei farmaci, cercando di evitare l’uso costante dei lassativi, per scongiurare l’induzione del silenzio intestinale al naturale stimolo della defecazione.

Per quanto riguarda invece l’utilizzo dei farmaci che hanno come controindicazione le manifestazioni di stitichezza, va stimolato il paziente ad ottimizzare tanto l’alimentazione quanto l’introduzione di una regolare attività fisica.

Nei casi ostinati di stipsi si può ricorrere all’utilizzo di farmaci che aiutino ad aumentare la motilità intestinale, ma sempre coadiuvati dalle strategie fino a qui illustrate.

La stipsi è un problema che affligge una grossa fetta della popolazione e in una percentuale maggiore la sfera femminile, creando disagio nella vita quotidiana, fino ad arrivare ad un malessere generalizzato.

Conoscere la stitichezza nelle sue innumerevoli sfaccettature, ci consente di affrontarla meglio e con più successo.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.

Salute, Cura, Sport, Prevenzione

Salute Cura Sport Prevenzione 01Come si mantiene un corpo in salute? La patologia che ci colpisce in che modo può essere curata?

Lo sport può curare una malattia? Curare è meglio di prevenire o la prevenzione è la miglior cura?

Lo sport può avere un ruolo nella multidisciplinarieta della prevenzione?

Salute Cura Sport Prevenzione 02Iniziamo con il dire che il corpo umano è una macchina perfetta che nasce e sviluppa la sua struttura e le sue funzioni in maniera coordinata e continua.

Nel momento in cui la persona conclude la fase di sviluppo, parte il rafforzamento in ogni suo aspetto: scheletrico, muscolare, cardiaco, polmonare, cognitivo, intestinale, immunitario etc etc.

Quando anche la fase di rinforzo termina si ha un periodo di stabilità dove si gode dello stato di efficienza guadagnato, questo periodo durerà per anni e sarà più o meno lungo a seconda della condizione in cui ci si arriva.

Salute Cura Sport Prevenzione 03Come in tutte le cose belle purtroppo c’è anche qui un risvolto meno piacevole, il corpo incomincia a perdere capacità, resistenza e inizia il lento decadimento.

La macchina umana è progettata per avere un inizio così come una fine, è il naturale corso delle cose e non può essere cambiato.

La patologia quindi è l’altra faccia della salute, ma non per questo dobbiamo farci scoraggiare.

Salute Cura Sport Prevenzione 04Proprio perché siamo coscienti di questo dualismo dobbiamo sfruttare la conoscenza e il sapere in nostro possesso per aumentare il ciclo della vita nella sua durata e soprattutto nella sua qualità.

La patologia è una perdita della normale anatomia e del suo funzionamento al punto tale da creare delle disarmonie complesse che rompono l’equilibrio dello schema di funzionamento e del mantenimento del miglior stato di salute.

La patologia la possiamo affrontare in vari modi:

  • cercare di recuperare l’anatomia originaria, confidando nella capacità di rigenerazione (li ove sia possibile) o di cambiamento autonomo rispetto a stimoli costanti e prolungati
  • modificando l’anatomia in maniera da eliminare il fattore patologico ma lasciando la capacità di avere una funzione consona alla struttura che era in origine
  • sostituendo l’anatomia malandata con un artificio studiato dalla scienza, simile ma mai del tutto uguale, il tutto per mezzo della chirurgia e nei casi estremi della protesizzazione
  • recuperare la funzione di ciò che sta lavorando male o ha smesso di funzionare del tutto, tramite macchinari, farmaci, terapie manuali di tipo fisioterapiche o osteopatiche.

Salute Cura Sport Prevenzione 05

Lo specialista sanitario, per curare un paziente, deve essere competente e capace di fare una raccolta dati (anamnesi) con la quale idealizzare la causa del problema, attuare un insieme di test clinici e dove sia necessario affiancarli con indagini diagnostiche e di laboratorio in modo da dare un nome e cognome (diagnosi) alla patologia che affligge il soggetto, scartando le varie ed eventuali diagnosi secondarie.

Salute Cura Sport Prevenzione 06

Una volta individuata la patologia in essere, bisogna applicare una cura che sia mirata al recupero dell’anatomia ove sia possibile e della funzione in maniera totale o almeno parziale, in modo da ritrovare lo stato di salute.

La prognosi, ovvero la previsione sull’evoluzione della condizione in essere, sarà proporzionale al grado di danno con cui il paziente si presenta, in base al tipo di patologia diagnosticata, se acuta, cronica o degenerativa e in base ai mezzi che si hanno a disposizione, terapie farmacologiche, terapie manuali, terapie chirurgiche.

Lo sport che ruolo ha?

Sicuramente non può essere una cura, perché come abbiamo capito, per guarire una persona bisogna lavorare con accortezza e attenzione alle condizioni modificate che si avventano sull’equilibrio dell’individuo.

Salute Cura Sport Prevenzione 07Lo sport ha però il compito di mantenere attivo una macchina umana su vari distretti, cardiaco, polmonare, metabolico, muscolare, articolare, psicologico, etc.

Lo sport è quella attività che è necessaria per non far decadere il corpo e per mantenere attivo lo stato di benessere.

Lo sport è fondamentale nel periodo della crescita e nel periodo dell’anzianità, ancor di più che nei decenni intermedi, perché nelle prima e ultima fase della vita il corpo ha una necessità di svilupparsi con vigore per poi mantenersi nelle sue molteplici funzioni.

Attenzione però a non esagerare.

Salute Cura Sport Prevenzione 08Lo sport così com’ è fruttuoso e nobile può essere logorante se portato al limite, classico è vederne la differenza tra uno di tipo ludico e uno agonistico, dove l’estremizzazione porta ad usura e alla predisposizioni a danni immediati e/o futuri.

Nel caso in cui lo sport sia estremizzato diventa lui stesso una causa di patologie soprattutto di tipo ortopedico, ma può coinvolgere anche campi ben diversi come quello cardiaco, vascolare, polmonare, etc.

Lo sport deve essere il nostro compagno di vita ma tenendo presente che non può in nessun caso sostituirsi alla cura sanitaria; deve essere di supporto allo stato di mantenimento e miglioramento della vita quotidiana, senza esasperarla, altrimenti esso stesso diverrà un fattore scatenante per alcune patologie.

Lo sport se fatto con costanza e moderazione può essere fruttuoso e virtuoso anche come partner della prevenzione.

Salute Cura Sport Prevenzione 09

La prevenzione è un canale che comprende il campo sanitario,

il quale programma una serie di controlli generali in condizione di normalità e specifici nel caso non cui il soggetto sia stato colpito da patologia o li dove ci sia una predisposizione a sviluppare o evolvere una malattia.

La prevenzione è fatta anche di buone abitudini quotidiane, come l’alimentazione, il riposo, la gestione dello stress, etc. etc.

Lo sport rientra nel concetto di prevenzione perché proprio per il movimento che fa compiere alla macchina umana, riduce i fattori di rischio legati all’alimentazione, mantiene più reattiva la muscolatura dando sostegno allo scheletro umano, migliora le capacita cardio polmonari, interagisce con il processo digestivo, stimola il sistema vascolare e linfatico, aiuta il ciclo sonno veglia e in alcune situazioni alza la soglia del dolore percepito.

Per concludere, le patologie meritano l’attenzione dello specialista sanitario, per diagnosticare, per curare e per indicare la strada della salute.

Lo sport fatto con regolarità e non esasperato ha un ruolo attivo nel mantenimento della salute e nella prevenzione e pertanto…….

buono sport a tutti!!!

 

Fibromialgia

Il termine “fibromialgia” trae origine da dolore (algos) proveniente dai muscoli (myo) e dai tessuti fibrosi (fibro), come tendini e legamenti.

Cos’è la Fibromialgia e come si presenta?

Si presenta con un insieme di più sintomi indipendenti ma in relazione tra di loro:

  • Fibromialgia-1maggiore tensione muscolare di base, che aumenta in maniera esponenziale nel momento della sua attivazione contrattile
  • riduzione o perdita di forza
  • dolore cronico muscolare, tendinineo e legamentoso che si manifesta in maniera diffusa e migrante
  • crampi notturni e fascicolazioni
  • disturbi dell’articolazione temporo mandibolare (ATM)
  • acufeni
  • alterazione della sensibilità recettiva e percettiva
  • disturbi dell’equilibrio
  • parestesie con alterazioni della sensibilità cutanea, formicolio, prurito, bruciore, fitte
  • percezione alterata del caldo, freddo, umido (si può diventare sensibili al cambiamento metereologico)
  • ipersensibilità visiva, olfattiva, acustica
  • rigidità, soprattutto mattutina
  • cefalea
  • stanchezza
  • disturbi del sonno, insonnia
  • disturbi cognitivi
  • stato confusionale con difficoltà di concentrazione
  • disturbi di ansia
  • disturbi depressivi
  • attacchi di panico
  • disfunzioni gastrointestinali
  • cistite interstiziale

Fibromialgia-2aIl dolore di tipo cronico, migrante in varie zone del corpo, ha la caratteristica di esser resistente agli antinfiammatori, ovvero la sintomatologia può anche sensibilmente diminuire ma non sparire, ne al momento, ne in maniera definitiva.

Può variare da leggero indolenzimento a forte dolore acuto.

E’ localizzato nei nei tender points (una mappa di punti specifica, attivata dalla digitopressione)

La fibromialgia va individuata con grande maestria.

Le indagini diagnostiche e di laboratorio non sono sufficientemente utili perché in realtà le alterazione che possono mostrare non sono ricollegabili alla fibromialgia stessa.

La raccolta di dati anamnestici, la palpazione di punti sensibili, l’esame obiettivo e la diagnosi differenziale su una rosa di patologia associate, sono la chiave per poter stabilire la presenza della sindrome fibromialgica.

La causa della fibromialgia non è stata riconosciuta come certa ne è stata ben definita, ma sono stati evidenziati diversi fattori, di varia natura, che possono innescarla:

  • modificazione di tipo ipossico, causa diretta di un cambiamento anatomico
  • un alterato funzionamento del sistema nervoso autonomo (S.N.A.) in particolar modo della componente ortosimpatica
  • alterazione dei neurotrasmettitori (serotonina e noradrenalina sono i principali coinvolti) dove anche qui il S.N.A. gioca un ruolo dominante nel controllo della contrazione muscolare, sudorazione, vasodilatazione / vasocostrizione, deficit di irrorazione sanguigna a livello muscolare, insorgenza del dolore, rinforzo del dolore, tensione, astenia, aumento della percezione agli stimoli
  • eventi traumatici sia organici che psichici
  • presenza di neuropatie e più in generale di patologie organiche sistemiche
  • attivazione del sistema autoimmunitario dopo infezioni batteriche
  • spasmofilia (stanchezza con spasmi)
  • le neuropatie che portano ad un’alterazione della membrana assonale dei nervi periferici
  • alterazioni dei canali ionici, con il coinvolgimento disfunzionale dei canali sodio-potassio-calcio, che causano problemi di cattiva attivazione sia della parte neurologica che di quella muscolare
  •  familiarità nello sviluppo della fibromialgia

Le cause scatenanti

Fibromialgia-3Tra le cause scatenati della fibromialgia ci sono i sintomi stessi, ovvero, avendo una schiera di concause cosi vasta, potranno essere le stesse situazioni a portare l’attivazione della sindrome con il presentarsi dello stesso sintomo scatenante, correlato in aggiunta a molti degli altri indicati precedentemente.

Fibromialgia-4Individuiamo come possibili micce di innesco fibromialgico tutte quelle condizioni come: stress, alimentazione, stanchezza e affaticamento, dolore ti tipo neuropatico, contratture e spasmi associati a rigidità, perdita del normale ritmo sonno veglia, disturbi cognitivi momentanei.

La fatica peggiora sicuramente i sintomi.

In definitiva tutte quelle situazioni che fanno perdere o diminuire un delicato equilibrio multi fattoriale, possono essere lo starter della fibromialgia che trova la scusa per liberarsi nelle sue molteplici manifestazioni.

Fibromialgia-5La fibromialgia pertanto può essere facilmente associata a molte altre patologie che abbracciano diversi campi: reumatologico, immunitario, neurologico, ortopedico, dismetabolico.

Per meglio inquadrarla viene divisa in 4 macro categorie:

  1. non associata a condizioni psichiatriche
  2. associata a condizioni psichiatriche
  3. associata a depressione maggiore
  4. somatizzazione

Fibromialgia-6Ricordo che le problematiche psichiatriche o psicologiche non sono i fattori scatenati della fibromialgia ma possono essere delle condizioni che influenzano l’evoluzione della sindrome stessa e il suo perdurare.
Pertanto si fa attenzione alle manifestazioni parallele nel campo PSICONEUROENDOCRINOIMMUNOLOGICO (PNEI) e i loro effetti sul comportamento

I pazienti fibromialgici possono sviluppare disturbi d’ansia più facilmente.

Per fare diagnosi, la raccolta dei dati anamnestici è fondamentale.

Riuscire a fare un quadro informativo capace di trovare i vari punti comuni con la sindrome, vuol dire mettersi sulla strada giusta per definire il problema.

L’esame obiettivo mira alla palpazione di una mappa ben organizzata e strutturata di 18 punti chiave (TENDER POINTS), ognuno di essi considera sia l’ emilato destro che sinistro.

Fibromialgia-7

Mappa tender points fibromialgia

Di questi 18 punti almeno 11 devono risultare positivi alla dolorabilità nella palpazione e devono anche essere in rapporto con il resto delle concomitanze di comorbilità (coesistenza di più patologie diverse nello stesso individuo ma indipendenti una dall’altra, oppure riferirsi a a patologie che compaiono secondariamente all’insorgenza di una patologia di fondo).

Nella valutazione dei tender points va considerato il parametro miologico, lo stato di spasmo e di tensione provocato e il parametro dolorometrico, l’intensità del dolore provocato.

Il parametro miologico può essere considerato nella sua positività anche per una ischemia transitoria compressiva o per una iperpnea ottenuta modificando la respirazione profonda polmonare.

Nella valutazione vanno escluse la presenza di patologie di diverso ambito, con sintomi uguali o simili, che possano far confondere la fibromialgia con un’altra patologia (diagnosi differenziale).

Nella diagnosi differenziale la sintomatologia multifattoriale va distinta da una serie di patologie diverse per natura: ortopediche, neurologiche, reumatologiche, autoimmunitarie, ormonali, psichiche, psichiatriche, infettive.

Per arrivare ad una diagnosi concreta di fibromialgia l’esame obbiettivo diventa fondamentale, così come può essere di grande aiuto anche lo studio delle indagini di laboratorio che escluderanno in parte i ceppi delle patologie sopra indicate.

Le analisi di laboratorio spesso trovano un riscontro alterato di più fattori: diminuzione della serotonina, diminuzione di un amminoacido della famiglia del tripofano e diminuzione della melatonina, così come si riscontra un aumento della sostanza P.

Fibromialgia-8Nella gestione dei pazienti fibromialgici si è visto che l’attività fisica ha comunque la sua importanza, va assolutamente evitata la rigidità e i disequilibri posturali, per non sovraccaricare le articolazioni e le catene muscolari inerenti.

Allo stesso tempo va scongiurato l’affaticamento e l’attività prolungata, ovvero sono necessarie pause di recupero ad personam.

La muscolatura, le capsule articolari e i compartimenti legamentosi di sostegno devono essere sempre elastici e la postura ben corretta, per non predisporre i tessuti molli ad un eccesso di tensione al momento dell’ attacco acuto.

Fibromialgia-9Deve diventare una sana abitudine quella di dormire le giuste ore di sonno senza mai andarne in debito.

Alle volte la melatonina può essere un buon rimedio lì dove il fisico ne risulti meno provvisto e dove ci sia un alterazione del ciclo sonno veglia.

Anche le tecniche di rilassamento hanno il loro vantaggio e possono diminuire la situazione di burnout a cui il fisico va incontro.

Fibromialgia-10La gestione del lavoro quotidiano deve prevedere la possibilità di avere delle pause o di cambiare i compiti, passando da più pesanti a più leggeri, per non stressare eccessivamente le risorse della persona.

Fibromialgia-11L’alimentazione dovrebbe evitare quei cibi corresponsabili di un’infiammazione basale, fattore di stress che benché minimo potrebbe innescare la scintilla della fibromialgia.

Gli integratori alimentari possono essere un supporto ma non una cura.

A livello farmacologico gli antinfiammatori non steroidei non hanno mostrato grossa efficacia mentre sicuramente meglio vanno i miorilassanti.

Gli antidepressivi hanno il loro effetto li dove si evidenziano carenze di serotonina alle analisi di laboratorio.

L’utilizzo medico della cannabis ha portato giovamenti nella gestione della fibromialgia per merito dei molti fattori su cui agisce.

In conclusione posso dire che la fibromialgia non è una patologia degenerativa, i suoi sintomi variano per zona e per interesse di organo, il paziente può arrivare alla rigidità e al dolore cronico.

I fattori di comorbilità sono tanti e se da un lato rendono difficile fare una diagnosi certa, d all’altro permettono il vantaggio di impostare un approccio multidisciplinare.

La fibromialgia si può affrontare e gestire in maniera efficace ed efficiente per evitare che i suoi sintomi diventino deleteri per le autonomie quotidiane della persona.

Pubalgia

La pubalgia è un’affezione dolorosa che si estende nella zona pubica, con irradiazioni differenti per posizione ed estensione del territorio coinvolto.

Pubalgia_01La differente posizione della sintomatologia è ricollegabile in parte alla causa e in parte alla modalità con cui si instaura la pubalgia.

Cause

Della manifestazione sintomatologica ne parlerò a breve, prima cerchiamo di capire quali sono le cause scatenanti:

  • microtraumi ripetuti
  • sforzi eccessivi
  • alterazione dei piani articolari della sinfisi pubica e del bacino rispetto agli assi di movimento delle articolazioni coxo-femorali e delle vertebre dorso-lombari
  • cambiamento di tensione dei muscoli adduttori per l’arto inferiore e dei muscoli della parete addominale per il busto
  • alterazione degli equilibri tra catene muscolari agoniste e antagoniste
  • cambio di tensione del tessuto fasciale di contenimento, di giunzione e di contiguità
  • dismetabolismi
  • nevriti
  • ptosi viscerale
  • modificazione della meccanica respiratoria
  • alterazione tensiva del pavimento pelvico.

Pubalgia_02Tutti questi cambiamenti, che come potete intuire, possono essere di natura e di relazione differente, daranno uno sviluppo potenziale della pubalgia.

La mappa del dolore si presenterà maggiormente nella zona inguinale e nel punto di giunzione pubico, mentre l’irradiazione potrà estendersi dalla porzione mediale del femore, all’angolo interno della radice della coscia, fino ad interessare la porzione del pavimento pelvico nella zona anteriore dell’emilato colpito dalla pubalgia, oppure la parta bassa dell’addome nella zona sovra pubica dove si inseriscono i retti addominali.

Pubalgia_03La manifestazione della sintomatologia può assumere delle sfumature differenti a seconda della causa riscontrata in acuto o nel cronico.

Il dolore può manifestarsi la mattina al risveglio, oppure riprendendo il movimento dopo aver mantenuto la stessa postura per parecchie ore, generalmente passa nel giro di pochi minuti per poi rimanere soffuso ma costante.

Può esacerbarsi dopo attività fisica prolungata.

Si fa sentire dopo sforzi repentini e violenti.

La pubalgia si manifesta oltre che con il dolore anche con la perdita di funzionalità, pertanto il paziente avrà una riduzione della mobilità d’anca soprattutto nell’apertura, ovvero nel movimento laterale, nell’estensione e nelle rotazioni.

Nei casi più gravi anche il camminare può creare fastidio, tanto da costringere il soggetto ad accorciare la falcata e a trasferire il peso maggiormente sull’arto controlaterale.

Potrebbe diventare fastidioso persino tossire o defecare con sforzo.

Diagnosi

Non è difficile fare una diagnosi di pubalgia per mezzo dell’esame clinico, quello che risulta complesso è capire il tipo di pubalgia e la causa primaria che la innesca.

Nella diagnosi quindi diventa fondamentale la raccolta dati nell’intervista al paziente, in modo da carpirne il momento e la modalità di insorgenza del dolore pubico, la manifestazione nella quotidianità e negli eccessi, per poi riscontrare con l’esame clinico, il parallellismo dei dolori evocati e delle limitazioni articolari, tramite l’utilizzo di test specifici.

Pubalgia_04Le indagini diagnostiche sono fondamentali e particolarmente utili risultano la radiografie del bacino e l’ecografia del pacchetto muscolare nella zona di inserzione pubica.

È molto utile anche la RM che indaga la porzione dell’anca e del bacino, ma se utilizzata come esame unico di diagnosi, si rischia di perdere la qualità visiva della struttura ossea pubica.

Nella diagnostica per immagini è importante visualizzare l’eventuale presenza di alterazioni anatomiche inerenti la sinfisi pubica, la muscolatura adduttoria, le porzioni tendinee, le articolazioni sacro iliache, la testa del femore e le strutture vertebrali lombari.

A livello muscolare va indagato se ci sia infiammazione, fibrosità, lesioni parcellari e fissurazioni, nel punto di aggancio osteo-tendineo o muscolo-tendineo o sul profilo tessutale non di giunzione.

Cura

Stabilita la causa e l’entità della pubalgia si potrà mettere in atto il piano terapeutico.

Pubalgia_05Sia in fase acuta che cronica, è necessario un periodo di riposo sufficiente a supportare le cure per il ripristino della guarigione.

Farmacologicamente si utilizzeranno prevalentemente antinfiammatori non sterioidei per spegnere l’infiammazione.

Non sono pochi i casi dove ci si aiuta con le infiltrazioni perilocali di ozono terapia, supportando il meccanismo chimico antinfiammatorio.

Pubalgia_06Fondamentale è l’utilizzo di fisioterapia con terapie strumentali mirate a scemare l’infiammazione e a migliorare il trofismo cellulare.

A seconda delle cause associate alla pubalgia, si potrà impostare il lavoro su:

  • mobilizzazione articolare per recuperare i gradi di movimento persi
  • allungamento delle catene muscolari
  • ottimizzazione del trofismo muscolare
  • inibizione muscolare con aumento del tono basale.

L’osteopatia ha un ruolo diretto nel recupero articolare inerente a:

  • sinfisi pubica e il suo centraggio in relazione all’anca
  • articolazioni sacro iliache
  • vertebre lombari
  • segmento vertebrale dorsale
  • sterno

Ha il compito migliorare la mobilità viscerale con rapporto diretto rispetto al grande e piccolo bacino, di riequilibrare la tensione del pavimento pelvico, di migliorare il tessuto fasciale di collegamento e di sostegno.

Inoltre, quello di dinamicizzare il circolo vascolare / linfatico della zona inerente alla pubalgia e di togliere le perturbazioni neurologiche periferiche che possano alterare le vie sensitive e motorie della muscolatura coinvolta nella patologia.

La pubalgia è una patologia che altera la nostra attività quotidiana e la vita sportiva.

Può risultare lunga nel suo percorso di guarigione, ma se capita e diagnosticata nella maniera corretta, guarirà con risultati eccellenti e certi.