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Cisti artrogene del polso e della mano

Le cisti artrogene del polso, definite anche “cisti gangliari o gangli”, sono delle tumefazioni tondeggianti contenenti liquido, che si manifestano nella zona dorsale del polso, più raramente nelle aree interfalangee e/o sul palmo della mano.

Le cisti artrogene si formano nella rima articolare, tra due capi ossei, dov’è presente la capsula articolare, la quale, per merito del liquido sinoviale secreto, protegge, nutre l’articolazione e la preserva dagli attriti che si formano durante il movimento.

Il tessuto della capsula articolare può cedere e creare una lassità tessutale, formando un’erniazione su un’area più o meno estesa.

cisti artrogene 02Nel punto di erniazione, il liquido sinoviale può trovare una strada dove infiltrarsi, tanto da creare la cisti artogena nel momento in cui venga prodotto una quantità maggiore di liquido.

Il volume delle cisti può cambiare nel tempo, a seconda delle condizioni di utilizzo articolare del paziente e dell’eventuale stato infiammatorio associato, pertanto la tumefazione può rimanere stabile, così come può aumentare o diminuire.

C’è da dire che difficilmente le cisti artogene diminuiranno nel tempo, perchè  il loro volume aumentato e mantenuto tale, crea una lassità della capsula articolare sempre maggiore, predisponendole sempre di più ad un aumento di volume.

Le donne sono maggiormente colpite, e l’insorgere della patologia può presentarsi sin dall’età adolescenziale, cosi come non ne è esclusa l’età adulta.

I fattori predisponenti sono simili nelle diverse fasce di età anche se da anziani, l’artrosi può essere una causa aggiunta.

Le cisti artrogene, non sono sempre sintomatiche.

Il paziente può notare un rigonfiamento nella zona del polso, o della mano, ma senza avvertire ne dolore, ne limitazione funzionale durante il movimento, ne una riduzione di forza nella muscolatura della mano e dell’avambraccio.

cisti artrogene 03Nei casi sintomatici, la persona interessata alla patologia, riferirà dolore sia alla palpazione, sia al movimento libero della mano, soprattutto durante la flessione e l’estensione massima, per esacerbarsi nei movimenti di forza, di presa e di controresistenza.

Il dolore per effetto riflesso, può ridurre la forza del segmento, creando un disequilibrio delle catene muscolari e una discinesia compensatoria del poso, dell’avambraccio, fino ad arrivare alla spalla nei casi più gravi.

Nei casi dove la cisti abbia un volume particolarmente importante e a seconda della zona dove si sviluppa, si potranno manifestare delle tendiniti da sfregamento e delle neuropatie da compressione.

Le cause che sviluppano i gangli, sono corrisposte maggiorente in una predisposizione di lassità capsulare, ma non solo, perché alcuni tipi di traumi, soprattutto distrattivi, possono portare ad un’alterazione della capsula articolare, che causano un’elongazione delle sue fibre fino a manifestare un’erniazione, nel momento in cui si associ ad un’infiammazione ed un aumento consistente di produzione del liquido sinoviale.

tennisI microtraumi ripetuti, gli sforzi prolungati, sempre nei soggetti predisposti, o già affetti dalla patologia, portano alla manifestazione della tumefazione o ad un aumento di volume della cisti.

Le patologie artritiche maggiormente e in minor misura quelle artrosiche, sono compartecipanti allo sviluppo dei gangli articolari.

Nella diagnosi la raccolta dei dati anamnestici è importante, consente di capire quali siano i sintomi riferiti dal paziente, quali siano gli eventi associabili e avere un primo canale di classificazione della malattia.

palpazioneNel proseguo della denominazione della patologia, l’esame visivo ci permette di rilevare delle tumefazioni tondeggianti che aumentano durante il movimento articolare massimo.

La palpazione ci permetterà di valutarne la consistenza, l’aumento di temperatura e la mobilità del tessuto.

L’esame obiettivo darà la possibilità di testare la mobilità articolare, la forza muscolare segmentale e distrettuale, la resistenza allo sforzo e soprattutto la comparsa del dolore durante le prove a cui il paziente viene sottoposto.

ecografiaQuasi sempre si rende necessario eseguire un esame ecografico, per avere un’immagine precisa della cisti e del suo contenuto, per capirne l’effettiva dimensione e il coinvolgimento articolare.

Nei casi in cui l’ecografia non sia sufficiente, per dissipare i dubbi diagnostici, si ricorrerà ad una risonanza magnetica, che stabilirà con maggior precisone lo stato in essere del ganglio.

Il trattamento prevede la gestione nella fase acuta e nella fase cronica.


cisti artrogene 07Nella fase acuta, quando si evidenzia per la prima volta la presenza della cisti artrogena, dovuta ad un trauma distrattivo o da sforzo, bisogna intervenire il prima possibile, applicando un bendaggio elastico compressivo, che riesca a mantenere l’articolazione limitata nei movimenti e in posizione neutra di riposo, per dare la possibilità di recuperare biologicamente al danno capsulare subito, limitando un aggravamento lassivo dei tessuti.

Nei primi giorni sarà necessario anche l’assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei, per limitare l’infiammazione accesa durante il trauma.

L’utilizzo del ghiaccio sarà molto utile come supporto naturale alla riduzione dell’infiammazione.

cisti artrogene 08Nella fase cronica invece, è necessario prevenire il rigonfiamento della ciste in seguito a sforzi massimali o ripetuti di breve intensità, utilizzando un tutore che stabilizzi l’articolazione e ne riesca a limitare gli sforzi durante le attività richieste.

E’ utile applicare del ghiaccio alla fine dello sforzo massimale richiesto al polso o alla mano, soprattutto nei casi in cui si faccia attività fisica sportiva, o lavori manuali, che ne prevedano un uso intenso e ripetuto.

Sempre per i casi cronici si rende necessario fare della buona fisioterapia per ottenere il massimo dell’articolarità consentita nella mano, nel polso e nel gomito, guadagnando la miglior funzionalità delle catene muscolari sia flessorie che estensorie, cosi come di quelle pronatorie e supinatorie.

Dare degli esercizi specifici al paziente per mantenere al meglio l’elasticità dei tessuti articolari, legamentosi, tendinei e muscolari, sarà molto utile nella gestione della patologia e del dolore.

chirurgiaNei casi in cui non si riesca a far fronte in nessun modo alla ciste artrogena, e li dove il paziente riferisca dolore intenso e limitazione nelle attività di vita quotidiana, si può intervenire chirurgicamente, asportando il ganglio in maniera radicale.

Nei pazienti che subiscono l’intervento chirurgico di rimozione della cisti, va sempre suggerito un periodo di riabilitazione mirata, per recuperare l’articolarità e ricondizionare i tessuti molli nell’esecuzione sia dei gesti quotidiani, che dei movimenti estremi richiesti durante gli sforzi.

E’ da dire che le cisti asportate chirurgicamente, nel tempo possono ripresentarsi, manifestando sintomi simili se non addirittura uguali.

Le cisti artrogene sono patologie sicuramente non gravi, ma se trascurate possono condizionare la nostra quotidianità, per questo vanno affrontate prima che il loro sviluppo diventi eccessivo e mal tollerato.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi, abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.

Acido ialuronico: caratteristiche e terapia infiltrativa

Non vi spaventate per l’inizio forse complesso dell’articolo, sarà breve ma dovuto.

acido ialuronico_01Non è importante che conosciate tutte le forme chimiche della
vita biologica di cui andiamo a parlare, ma che capiate cos’è, a cosa serve e come poterla usare integrandola.

acido ialuronico_02L’acido ialuronico è un polisaccaride, dove il disaccaride ripetuto più volte, è costituito da N acetiliglucosamina + acido glicuronico con elevato peso molecolare ed alta viscosità.

L’acido ialuronico è prodotto dalle cellule della membrana sinoviale (sinoviociti di tipo B) ed è una componente fondamentale del liquido sinoviale; ha varie funzioni tutte molto importanti:

  • lubrifica l’articolazione
  • attenua gli stress meccanici
  • ammortizza i carichi articolari
  • protegge le cartilagini.

acido ialuronico_03La membrana sinoviale riveste la capsula articolare nel suo interno, e possiamo affermare che è un tessuto connettivo altamente specializzato sia per la co-funzione di difesa rispetto al proprio ambiente, che di produzione del prezioso liquido sinoviale, come precedentemente accennavamo.

All’interno di un’articolazione artrosica, le proprietà viscoelastiche dell’acido ialuronico diminuiscono, se ne riduce la produzione e il peso molecolare si abbassa.

acido ialuronico_04Le infiltrazioni di acido ialuronico, dette anche viscosupplementazioni, vengono utilizzate per creare un trattamento conservativo dell’artrosi; viene infiltrato il sodio ialuronato generalmente nei casi di artrosi delle grandi articolazioni come l’anca, il ginocchio e la spalla.

Il sodio ialuronato ha delle proprietà viscoelastiche e i benefici sono molti:

  • attenuazione del dolore
  • miglioramento della mobilità articolare
  • prevenzione del degrado articolare cartilagineo
  • effetto antinfiammatorio
  • riduzione del versamento intra articolare di tipo flogistico
  • aumento della densità dei condrociti (cellule della cartilagine)
  • sviluppo di una pellicola protettiva sovra cartilaginea
  • efficacia prolungata fino ad un anno dopo il ciclo effettuato.

Non tutta la comunità scientifica considera le infiltrazioni di acido ialuronico come un toccasana per le patologie artrosiche, infatti alcuni studi sono esattamente contrastanti nei loro risultati.

La stessa comunità scientifica è però concorde che se utilizzato insieme ad antinfiammatori, analgesici, fisioterapia, osteopatia, condroprotettori alternativi all’acido ialuronico come: glucosamina, condroitina solfato, collagene idrolizzato, metilsulfonilmetano (MSM), e ovviamente supportato da uno stile di vita adeguato, può dare una mano nella gestione per causa-effetto-tempo all’avanzare dell’artrosi.

Posologia

acido ialuronico_05Il trattamento infiltrativo non ha uno schema ben preciso, varia in base al diverso peso molecolare del farmaco e allo stato di degrado articolare/artrosico del paziente.

Generalmente si fa una terapia abbastanza ravvicinata e ripetuta, un ciclo di 3-5 applicazioni, eseguite a distanza di 7-15 giorni fino a 1 mese, da replicare per 2-3 volte l’anno circa.

Come potete immaginare la scelta è interpretata dal medico che valuta lo stato anatomico-funzionale del paziente affetto da patologia artrosica, il tipo di farmaco utilizzato, lo stile di vita del paziente e non ultimo l’aspettativa rispetto alla terapia somministrata.

È importante seguire delle norme igieniche di attenzione nella preparazione e nell’applicazione dell’infiltrazione intrarticolare, per evitare la possibilità di infezioni causate da agenti patogeni esterni.

acido ialuronico_06E’ consigliabile quindi una serie di passaggi preliminari:

  • depilazione
  • pulizia e disinfezione della cute nell’area limitrofa al punto di accesso dell’ ago
  • sostituzione dell’ ago dopo aver aspirato il farmaco
  • pulizia e igiene dell’ambiente sanitario dove si opera.

Dopo l’infiltrazione si può manifestare gonfiore articolare, arrossamento e sensazione di calore.

Generalmente dopo la terapia intrarticolare il paziente è libero di riprendere la propria attività di vita quotidiana, stando attento nelle prime ore ad evitare sforzi massimali articolari e muscolari.

Sono rari ma possono svilupparsi casi di intolleranze al farmaco che arrivano a scatenare sintomi al livello sistemico.

acido ialuronico_07Le infiltrazioni di acido ialuronico sono un grande aiuto nella gestione della patologia artrosica, ma non dimentichiamo di integrarle con un quadro di cura più ampio e completo che miri a regolare e controllare le concause della patologia.