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Distorsione di caviglia

Distorsione_caviglia_01La distorsione di caviglia è comunemente indicata per identificare una perdita di congruenza articolare tra la porzione del collo del piede e i malleoli.

Tipi di distorsione di caviglia

Vengono identificate due tipologie distorsive di massima:

  • esterna (la più frequente)
  • interna (più rara)

In realtà per distorsione di caviglia si intende qualunque tipo di movimento che possa alterare i rapporti articolari nei 3 piani dello spazio, a scapito delle componenti legamentose, capsulari e muscolo-tendinee.

Chiaramente alcune tipologie di distorsioni saranno a carico esclusivo di eventi traumatici importanti, alle volte addirittura di tipo fratturativo, ed è per questo che la categoria di massima viene suddivisa in STORTA ESTERNA e STORTA INTERNA di caviglia.

Il Piede

Cerchiamo prima di capire a grandi linee come è composto il piede, la sua articolarità rispetto alla gamba e che funzione svolge.

Il piede è diviso in 3 grandi porzioni:

  • Retropiede (zona posteriore del piede)
  • Mesopiede (zona centrale del piede)
  • Avampiede (zona anteriore del piede)

Distorsione_caviglia_02Queste 3 zone servono a scaricare il peso del corpo a terra, ad ammortizzare il carico statico e dinamico per via degli archi plantari, a trasferire la meccanica deambulatoria consentendo la massima spinta durante il passo.

Il piede si deve articolare rispetto alla gamba per merito della giunzione articolare tra l’astragalo e la pinza malleolare.

L’astragalo è l’osso più alto della zona del retropiede.

La pinza malleolare è la porzione articolare formata dalla parte terminale distale dell’osso peroneale e da quella dell’osso tibiale.

Come ogni articolazione, anche quella tra l’astragalo e la pinza malleolare è protetta, contenuta e guidata da legamenti, capsula articolare e muscoli, soprattutto quelli brevi (corti), sia quelli lunghi con una relazione tendinea importante.

Le distorsioni di caviglia possono avvenire per vari motivi e sono molti i fattori che la predispongono.

I traumi hanno un ruolo determinante e infatti spesso l’attività sportiva diventa una causa primaria.

E’ vero però che anche la predisposizione genetica ad una lassità dei tessuti molli e ad una formazione di tessuto connettivo meno resistente, predispone la caviglia and un cedimento strutturale nei movimenti di lateralità e rotazione associati.

Fattore importante per la salvaguardia dell’articolazione è il tono muscolare capace di tenere salde ma mobili, le articolazioni della caviglia stessa e del mesopiede.

Distorsione_caviglia_03Fondamentale diventa il sistema propriocettivo articolare che comunica con il cervello la posizione e le accelerazioni delle articolazioni rispetto ai fattori spazio-tempo;

il messaggio si trasmette per via midollare e ha un doppio feedback, ovvero dà una relazione immediata riflessa muscolare e una di adattamento volontario.

Nella distorsione di caviglia, l’astragalo (osso del retropiede incastonato nella pinza malleolare) fa un movimento esagerato rispetto alla sua normale capacità, tanto da creare un’ allargamento dello spazio intermalleolare, creando quella che si chiama diastasi della pinza malleolare.

Distorsione_caviglia_04A seconda di quanto sia stato esagerato il movimento distorsivo, si possono creare dei danni alle strutture legamentose, andando da un semplice stiramento (elongazione), ad una lesione parziale o totale delle fibre che li costituiscono.

La capsula articolare va incontro a stiramento creando un’infiammazione intrarticolare che genera gonfiore.

La comparsa di tumefazione si ha nel momento in cui lo stiramento causa una lacerazione dei tessuti, favorendo la fuoriuscita di sangue, che si espande nei tessuti contigui, fino a quando il gonfiore stesso ne blocca la fuoriuscita per aumento della pressione.

La muscolatura inerente andrà in spasmo di contrattura per difesa dell’articolazione e per riflesso condizionato dal dolore.

Le articolazioni perdono congruità nei rapporti articolari diretti con le strutture perimetriche e indiretti con le articolazioni con cui condividono fulcri di movimento.

La storta acuta di caviglia è la più violenta, ma non di rado si rivolgono a noi pazienti che, anche senza eventi traumatici, lamentano distorsioni manifeste nella banalità dei movimenti quotidiani, come camminare o salire e scendere dei gradini.

Il problema della storta di caviglia è che la cronicizzazione della stessa, porta i tessuti a diventare lassi e a non supportare più il contenimento articolare necessario per avere il giusto sostegno e la giusta solidità nelle attività deambulatorie quotidiane.

Le distorsioni di caviglia sono classificabili in vari gradi a seconda del danno di stiramento o di lesione parziale o totale stella strutture legamentose fino a poter arrivare al danno fratturativo delle componenti ossee.

Distorsione_caviglia_05La diagnosi

La diagnosi prevede come sempre un esame clinico che si baserà sull’ispezione visiva alla ricerca di zone di gonfiore e di tumefazione, sulla ricerca dei punti di dolore nelle zone critiche a carico delle strutture legamentose, della capsula articolare, dei muscoli e dei loro relativi tendini.

Si faranno dei test clinici sulla stabilità articolare, sulla valutazione dei range di movimento e sulla presenza di lassità dei tessuti molli, fino alla stima di eventuali sublussazioni provocate.

A seguire saranno indicati esami diagnostici di tipo radiografico per vedere l’integrità delle parti ossee, scongiurando eventuali danni fratturativi.

Esame ecografico per valutare lo stato di salute dei tessuti molli, in particolare dei legamenti articolari.

La RM che studia l’integrità di tutte le strutture conviventi nell’ articolazione e per l’articolazione, in maniera da poterle valutare ad ampio raggio e in maniera minuziosa.

La cura

Distorsione_caviglia_06La cura nelle prime fasi dell’acuzia prevede l’immobilizzazione e lo scarico da terra dell’arto in questione, l’utilizzo di una benda compressiva elastica in modo da ridurre lo stravaso per aumento della pressione dall’esterno, l’applicazione di ghiaccio come antinfiammatorio.

La cura nelle fasi post acuzia pone l’ attenzione sulla diminuzione dello stato infiammatorio, sul drenaggio dell’edema e della tumefazione eventualmente presente.

Distorsione_caviglia_07Sarà necessario l’utilizzo di un tutore o di un bendaggio funzionale, la scelta cambia a seconda della gravità dell’evento distorsivo, per tenere a riposo l’articolazione e i suoi tessuti molli e favorirne l’eventuale cicatrizzazione.

Lo scarico dell’arto inferiore a terra potrà variare con l’utilizzo di una stampella o due, per un periodo mutevole a seconda dell’entità del danno.

Si comincerà da subito a lavorare sul mantenimento del tono muscolare con esercizi isometrici per non creare stress all’articolazione.

Si manterrà l’articolarità minima consentita per evitare l’irrigidimento articolare, ma prestando attenzione a non riprodurre i parametri che hanno innescato la distorsione e senza mettere in stress i tessuti molli danneggiati e precedentemente individuati per via delle indagini strumentali.

Distorsione_caviglia_08La cura nella cronicizzazione dell’instabillità, prevede il completo recupero articolare, il miglioramento massimo del tono trofismo muscolare, l’equilibrio delle catene muscolari, la ricerca di eventuali compensi articolari instauratisi nell’immediato.

Questi possono manifestarsi sia sul piede stesso e sulle volte plantari, cosi come nella zona metatarsale e sulla dinamica di spinta del primo dito del piede durante la fase del passo, fino ad arrivare a portare compensi nella zona del ginocchio, in particolare sul cavo popliteo, sulla zona meniscale, per i cambiamenti di asse e di meccanica che il ginocchio potrebbe manifestare, fino ad arrivare alla zona del bacino con la sinfisi pubica e con l’articolazione sacro iliaca, per poi trovare ulteriori possibilità di accomodamento instaurato sulla colonna vertebrale.

Recupero propriocettivo articolare mirato ad integrare lo stato di equilibrio della zona lesa insieme al potenziamento di quello dell’intero arto inferiore, del bacino e della cerniera lombo sacrale.

La chirurgia permette la riparazione del danno legamentoso nel caso in cui ci sia rottura totale e instabilità articolare severa manifesta.

Può procede anche all’utilizzo di mezzi di sintesi ossei nel momento in cui si presenti una frattura.

L’uso di terapie farmacologiche in fase di cronicizzazione non ha grosse indicazione perché il problema è maggiormente a carico della funzione da recuperare.

Come abbiamo potuto capire, la distorsione di caviglia è un evento traumatico molto delicato che va affrontato con cura e attenzione.

La fisioterapia e l’osteopatia la fanno da padrona per poter riportare l’articolazione coinvolta, ad uno stato di buona salute, evitando la ricaduta con recidivanti.

Recuperare e riattivare l’articolazione sarà un beneficio per la caviglia ma anche per tutto il resto del corpo!

Il dolore

Il dolore è sinonimo di sofferenza ed ha lo scopo di segnalare un danno del tessuto in atto o potenziale.

Cos’è il dolore?

Il dolore è un meccanismo fisiologico fondamentale per salvaguardare la persona dalla potenzialità lesiva che si sta manifestando in un momento specifico, proveniente sia dall’ambiente esterno che da quello interno, rispetto ad un evento fuori dal comune per il normale stato di salute.

Se il dolore si mantiene nel tempo, invece di essere un sistema di difesa per il corpo umano, si tramuta in una patologia definita sindrome dolorosa, che scatena delle reazioni multisistemiche di circostanza.

Gli stimoli del dolore possibili che attivano i nocicettori, possono essere di varia natura:

  • meccanici
  • chimici
  • termici.

Il sistema nocicettivo è un insieme di terminazioni neurologiche sensoriali, presenti in quasi tutti tessuti corporei:

Il dolore 01

  • cute
  • muscoli
  • articolazioni
  • mucose
  • tendini
  • legamenti
  • tessuto connettivo di giunzione
  • visceri.

I nocicettori hanno delle caratteristiche diverse tra di loro per specializzarsi nella conduzione di stimoli diversi:

  • dolore acuto ben localizzabile
  • dolore rapido (compare entro un decimo di secondo dallo stimolo dolorifico), generalmente non percepito dai tessuti profondi
  • dolore cronico mal definito e più diffuso (meno localizzabile)
  • dolore lento (compare entro e oltre un secondo dallo stimolo del dolore), perdura a lungo.

La classificazione

Il dolore viene classificato in maniera specifica, ovvero somatico, neuropatico, viscerale, idiopatico (senza causa apparente) ed ha delle caratteristiche di identificazione diverse:

  • transitorio
  • prolungato
  • recidivo
  • superficiale
  • profondo
  • crampiforme
  • pungente
  • urente
  • sordo
  • compressivo
  • pulsante
  • pruriginoso
  • tirante

il dolore 02Il dolore vede un’intreccio di componenti percettive ed esperenziali.

La componente percettiva è innescata dal sistema nocicettivo che mette in moto la componente sensoriale, per il trasporto del messaggio dolorifico verso il sistema nervoso centrale.

La componente esperenziale, è innescata dalla psiche che associa uno o più eventi, ad una sensazione spiacevole che viene legata all’esperienza del dolore e alla condizione psichica.

Pertanto possiamo affermare che il dolore è un’esperienza totalmente personale, soggettiva, difficilmente quantizzabile in maniera standard, ciò sta a dire che anche le scale di valutazione del dolore rimangono misurabili in maniera del tutto personale.

Le persone che hanno una percezione alterata del dolore tendente all’assenza, ovvero che non avvertono il dolore se non nelle soglie più alte, corrono il rischio di incappare in situazioni lesive pericolose per lo stato di salute.

L’elaborazione del cervello

Il dolore viene recepito dalla periferia ed è elaborato dal cervello; il messaggio del dolore viene quindi captato dai nocicettori, condotto nel midollo spinale e da qui trasportato fino al sistema nervoso centrale, dove verrà elaborato ed immagazzinato come esperienza vissuta nell’immediato e come ricordo nel tempo che verrà, modulandolo e controllandolo con delle reazioni locali e/o a distanza di tipo specifico o sistemico.

il dolore 03Pertanto avremo un un sistema afferente che conduce gli impulsi nocicettivi dalla periferia verso i centri superiori.

Un sistema di riconoscimento che elabora l’informazione, valutandone la dannosità, la pericolosità e mettendo in campo delle risposte motorie, neurovegetative, endocrine e psico-emotive.

Un sistema di modulazione e controllo, che invia impulsi inibitori al midollo spinale, per diminuire la forza dei segnali nocicettivi che ne transitano.

Le vie che conducono il messaggio dolorifico dal midollo spinale alla corteccia cerebrale sono due:

  1. la VIA NEOSPINOTALAMICA che arriva in maniera diretta al talamo e a seguire alla corteccia cerebrale.
    • E’ una via veloce che fa poche sinapsi.
    • E’ la strada che trasporta il messaggio del dolore acuto, dove il vissuto esperenziale e mnemonico hanno poca influenza.
    • Le informazioni nocicettive trasportate da questa via, saranno ben precise e ben individuate a livello anatomico.
  2. la VIA PALEOSPINOTALAMICA che arriva alla corteccia cerebrale e alla struttura limbica, facendo numerose sinapsi nella sostanza reticolata.

il dolore 04L’impulso viene notevolmente rimodulato, maturando una percezione più diffusa e mal definita.

I centri di elaborazione del dolore come abbiamo accennato sono vari:

  • talamo
  • sostanza reticolare
  • sistema libico
  • corteccia cerebrale
  • ipofisi/ipotalamo
  • midollo allungato.

Tutte queste strutture lavorano in armonia tra di loro per distribuire i segnali nocicettivi alle aree cerebrali, percepire lo stimolo come doloroso, influenzarne la coscienza, stimolare  delle risposte neurovegetative (cardiache, vascolari, respiratorie, viscerali, endocrine ed ormonali), coscientizzare l’esperienza dolorifica, regolarne le reazioni emotive e la soglia del dolore stesso.

Le reazioni che il corpo umano mette in atto in risposta al dolore, creano inevitabilmente uno stato di alterazione locale o diffuso, dello stato di tensione muscolare, portando ad un’alterazione della postura segmentare e/o distrettuale e/o globale.

La valutazione del dolore

Per valutare il dolore bisogna tener conto della tipologia nocicettiva, dov’è localizzato, la sua durata, come si manifesta nel tempo, l’intensità, le interazioni nelle attività di vita quotidiane all’interno del contesto personale sociale e le eventuali terapie che riescono a modularne le caratteristiche.

Quando il paziente viene visitato, bisogna investigare il dolore cercando di capire il tipo di sintomo, per tradurlo in una maniera descrivibile e misurabile.

E’ pertanto necessario l’utilizzo di scale e di strumenti di valutazione.

Le scale di valutazione più frequentemente utilizzate e validate sono:

  • la VAS (Visual Analogue Scale)
  • la VRS (Verbal Rating Scale)
  • la NRS (Numerical Rating Scale).

Può essere affrontato in modi differenti, coprendo vari aspetti della percezione e della gestione dell’evento.

il dolore 05

I farmaci e la chirurgia

farmaciLa farmacologia ha un ruolo primario, utilizzando varie componenti quali:

  • antinfiammatori non steroidei
  • cortisonici
  • miorilassanti
  • antispastici
  • antidolorifici
  • terapie sostitutive ormonali.

A seconda del tipo di dolore, si può ricorrere alla fisioterapia per curare le cause delle affezioni che attivano il sistema nocicettivo.

Anche la chirurgia ha la sua importanza per ridurre la causa scatenante.

Le cure alternative

In alcune situazioni si utilizzano cure alternative, come lo yoga e l’agopuntura, con buoni risultati.

Nei casi in cui non sia possibile rimuovere la causa scatenante del dolore, si può ricorrere al supporto della psicoterapia, per gestirlo al meglio, sia nella percezione, sia nella attività individuali, che nel contesto sociale.

Il dolore é una condizione che modifica la nostra vita sotto ogni punto di vista.

Abbiamo la possibilità di individuarlo e di contestualizzarlo in maniera efficace.

Non facciamoci sopraffare, alle volte dobbiamo avere pazienza ed essere coscienti che ci sono sufficienti strategie per affrontarlo, gestirlo e in molti casi eliminarlo.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi, abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.