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Sacroileite

Sacroileite 01La sacro liete è un’infiammazione localizzata all’articolazione sacro-iliaca.

Negli anni precedenti tale segmento, non veniva considerato come una vera e propria articolazione, perché considerata semplicemente un punto di giunzione tra l’osso impari del sacro e le due porzioni iliache.

Sacroileite 02Ad oggi invece studi accurati, supportati anche da esami strumentali quali rx con un angolo di 30°, rm e tc, hanno constatato il reale apporto biomeccanico, che tale giunzione articolare crea, per un adattamento sia statico che dinamico nel trasferimento di carichi nelle linee discendenti tra la colonna vertebrale e il bacino e nelle linee ascendenti tra l’arto inferiore ed il bacino.

Si può pertanto definire l’articolazione sacro-iliaca, un vero e proprio punto di passaggio tra la colonna e l’arto inferiore, dove il bacino diventa un punto di snodo fondamentale per il corretto funzionamento del cingolo pelvico.

Nella sacro-ileite il paziente riferisce dolore nella zona sacro-ilica, indicandola in maniera puntiforme o irradiata, monolateralmente o bilateralmente.

Sacroileite 03Vediamo insieme qual’è la topografia del dolore:

  • zona di giunzione tra sacro e iliaco e quindi nell’area postero superiore del bacino, ad un palmo di mano dalla linea mediana
  • regione lombare inferiore, puntiforme nella porzione postero laterale
  • regione glutea
  • regione posteriore della coscia.

La sacro-ileite, può avere un andamento sintomatico ad intermittenza, oppure costante, con dei picchi di dolore che rendono la persona inabile ad effettuare i movimenti minimi nelle attività di vita quotidiana.

Le cause che portano alla manifestazione infiammatoria articolare sono molte:

  • traumi
  • artrite (tra le principali troviamo la pelvi-spondilite anchilosante, l’artrite reumatoide, l’artrite psoriasica, l’artrite reattiva, il lupus eritematoso, la gotta)
  • infezioni di tipo batterico sia locali, che a distanza, per interessamento di organi o strutture terze
  • elongazioni e stiramento dei legamenti sacro-iliaci sia nella porzione anteriore che posteriore
  • gravidanza.

Negli eventi traumatici, nei disturbi legamentosi o di tipo infettivo, il dolore si manifesta in maniera monolaterale, mentre in tutte le altre situazioni, il sintomo doloroso tende ad essere bilaterale, indipendentemente dal fatto che possa essere simmetrico o meno.

Va assolutamente ricordato che nello sviluppo della patologia, ci possono essere delle concause capaci di accelerare l’instaurarsi della sacro-ileite, come lo stare molto tempo fermo in piedi, correre, saltare, camminare con una falcata eccessivamente lunga, avere delle posture scorrette, che influenzano il bacino nelle sue interrelazioni con la colonna vertebrale e con le anche.

La diagnosi di sacro-ileite, necessita di un’anamnesi in grado di raccogliere i segni e i sintomi del paziente, riferiti sia nello sviluppo della patologia, sia nella sua evoluzione e valutare se vi è associata una storia di infezione batterica o di familiarità nello sviluppo di patologie autoimmunitarie e artritiche.

A seguire sarà necessario un attento esame obiettivo, per valutare la topografia del dolore, l’esacerbazione del dolore alla palpazione e nella richiesta di movimenti attivi e indotti, in concomitanza alla valutazione delle funzioni residue in ambito biomeccanico e muscolare.

Sacroileite 04Nella diagnosi sarà quasi sempre necessario associare lo studio tramite indagini diagnostiche, valide sia nell’utilizzo di rx che in quello di rm e tc.

L’rx e ancor meglio la tc, saranno in grado di valutare l’alterazione anatomica della zona articolare con un cambiamento di morfologia, mentre la rm potrà valutare in maniera dettagliata, il quadro anatomo-patologico dei tessuti molli periarticolari.

Anche gli esami di laboratorio hanno un peso rilevante, nel momento in cui è necessario studiare la presenza di alterazioni infettive, metaboliche, o di tipo autoimmunitario.

Il trattamento della sacro-ileite ha sempre una partenza conservativa, mirata alla riduzione del dolore e alla ripresa della funzionalità dell’apparato locomotore locale e di relazione.

La terapia farmacologica sarà modulata sul paziente a seconda delle cause che hanno innescato la patologia.

Pertanto si potrà procedere con la somministrazione di:

  • antinfiammatori FANS
  • cortisonici
  • farmaci inibitori del TNF alfa
  • miorilassanti.

Sacroileite 05Il riposo e l’applicazioni del ghiaccio, sono sempre utili nella gestione del dolore della sacro-ileite, anche se in maniera aspecifica.

La fisioterapia è fondamentale per poter recuperare la funzione muscolo articolare e propriocettiva persa, in una condizione tanto acuta quanto cronica, così com’è importante nella gestione del dolore stesso.

Sacroileite 06Nel caso in cui la sacro-ileite non risponda a nessuna terapia sopra indicata, si può pensare all’utilizzo di una strada chirurgica, dove vengono presi in considerazioni vari percorsi, tra cui l’artrodesi dell’articolazione stessa, ovvero la fusione delle due giunzioni articolari, così come può essere valutata la denervazione, tramite radiofrequenza, dei rami neurologici periferici che raccolgono le informazioni nocicettive della zona articolare, così come si può optare per l’innesto di stimolatori elettrici per modulare l’afferenza sensoriale articolare e periarticolare.

Come sempre l’attività chirurgica può essere una strada praticabile, ma va attentamente valutato il bilancio tra rischi e benefici di un’intervento che modifica in maniera definitiva, lo stato in essere delle strutture anatomo-funzionali in discussione.

In conclusione la sacro-ileite è una patologia invalidante, sia nella situazione acuta quanto in quella cronica, ma le conoscenze scientifiche e quelle anatomopatologiche, ci mettono nella condizione di poterla gestire in maniera efficace, senza dover ricorrere in prima battuta, ad interventi invasivi.

È ovvio che in una situazione del genere, anche una volta spenta la patologia, si dovrà istruire il paziente ad adoperare quelle accortezze, che possano evitare il ripresentarsi della sacro-ileite, delimitando i fattori di commorbilità nella loro attivazione.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.

Spondilolisi – Spondilolistesi

La spondilolistesi è una patologia vertebrale caratterizzata dallo scivolamento di una vertebra rispetto ad un’altra.

Spondilolisi_08Le due vertebre interessate sono inquadrate all’interno di un sistema chiamato unità vertebrale.

L’ unità vertebrale è costituita da una vertebra, un disco intervertebrale e una vertebra di appoggio.

Nella spondilolistesi viene considerato lo spostamento della vertebra disassiata rispetto alla vertebra sottostante di appoggio.

Le listesi possono essere di diverso posizionamento e in base a questo avranno una denominazione e una casistica differente:

  • Anterolistesi, la vertebra scivola in avanti rispetto alla vertebra sottostante
  • Retrolistesi, la vertebra scivola indietro rispetto alla sottostante
  • Laterolistesi, la vertebra scivola lateralmente rispetto alla sottostante

Spondilolisi_07Lo scivolamento vertebrale viene catalogato oltre che per la posizione, anche per il grado di spostamento che ha e se è stabile o instabile rispetto al movimento del segmento vertebrale di cui fa parte.

Generalmente le vertebre interessate sono le ultime due del gruppo lombare, ovvero L4 oppure L5, ma non è escluso che possano trovarsi ovunque in caso di forti degenerazioni anatomiche, traumi od eventi fratturativi.

La spondilolistesi per essere presente deve associarsi ad una spondilolisi, ovvero la perdita di rapporto anatomico (rottura) dell’istmo.

L’istmo è la zona di giunzione tra le superfici articolari superiori e inferiori di una vertebra, le articolazioni servono a guidare una parte consistente del movimento vertebrale.

I casi in cui non c’è rottura dell’istmo sono legati al cambiamento del piano articolare delle articolazioni e della loro massa ossea che sarà, in questo caso, aumentata rispetto al normale dimensionamento.

Spondilolisi_06La spondilolisi esiste quando c’è una lesione totale dell’istmo, situazione che si manifesta generalmente per un’ alterazione dei nuclei di ossificazione durante il periodo di crescita e sviluppo, pertanto la vertebra risulta integra ma più debole e soggetta a distacco nel momento in cui sia sottoposta a un’ ipersollecitazione ripetuta.

Non è da escludere che l’istmo possa distaccarsi anche per fratture da trauma o da stress.

Al momento del distacco le vertebre possono continuare a mantenere il loro corretto rapporto anatomico, ma se verranno concentrati carichi dinamici o posturali, le vertebre potranno scivolare tra di loro in maniera più o meno evidente creando la spondilolistesi.

Generalmente la spondilolisi è asintomatica e se manifesta dolore non è per la perdita di rapporto dell’istmo ma per le comuni cause rappresentate in una lombalgia oppure, se di interesse radicolare, a carico del disco e/ o della radice nervosa.

Le cause della spondilolistesi sono molteplici, vediamole insieme:

  • congenita
  • traumatica diretta
  • traumatica ripetuta
  • ipersollecitazioni
  • frattura cruenta
  • frattura da stress
  • alterazioni del massiccio articolare
  • alterazione dei piani articolari

Spondilolisi_05La sintomatologia varia per tipologia, intensità e perdita delle funzioni basilari.

  • dolore discale per compressione disidratazione e trazione del disco stesso, rispetto a i due piatti vertebrali disallineati tra di loro.
    I corpi vertebrali, a causa del loro spostamento e della perdita di asse, non sono più in grado di ridistribuire correttamente i carichi sul disco intervertebrale, andando a creare una discopatia
  • Spondilolisi_04si può generare una protusione per la lacerazione dell’anulus fibroso, che se evolverà in ernia discale con compressione della radice nervosa, scatenerà una lombosciatalgia.
  • il restringimento del forame di coniugazione porterà la comparsa di radicolite di tipo irritativa o vascolare
  • la riduzione del canale midollare per ghigliottinamento, spesso associata ad ispessimento dei legamenti gialli, è causa di stenosi con una sintomatologia manifesta ad entrambi gli arti inferiori che associano parestesie, perdita di forza e riduzione dell’autonomia maggiormente durante la deambulazione.
  • lombalgia a carico delle faccette articolari per compressione e/o trazione delle componenti legamentose e capsulari.

La diagnosi in questa patologia vede come protagonista l’ indagine radiografica.

Una RX lombare in proiezione laterale e obliqua è in grado di evidenziare sia la presenza di sopoindilolistesi, con il suo grado di manifestazione e sia la lesione dell’istmo con il famoso segno del collare canino.

Spondilolisi_03Nel caso di presenza della patologia, un’ulteriore step diagnostico è dato dall’ esecuzione delle RX dinamiche lombari in massima flessione e in massima estensione per valutare se la spondilolistesi tenda ad essere stabile o mobile nei suoi movimenti limite.

Molto utile è anche la RM che studia la vita della patologia vertebrale in relazione al disco intervertebrale, al canale midollare e agli spazi ospitanti le radici nervose.

Può essere inclusa anche la TC nel pacchetto degli esami diagnostici, ma non è un esame di prima scelta a meno che il paziente non si presenti in ospedale per un pronto soccorso da trauma importante o incidente subito e serva un esame urgente.

Spondilolisi_02Lo studio della postura e della sintomatologia legata agli esami clinico diagnostici sono molto importanti, perché possono accendere la spia della presenza di spondilolistesi e consigliare la strada diagnostica per immagini di controllo.

La cura che approccia la patologia si sceglie in base al grado con sui si presenta lo scivolamento vertebrale.

Tendenzialmente è conservativa e mira alla gestione della vertebra nel contesto della postura e della sua funzione nella dinamica quotidiana, ma se il grado di slittamento è eccessivamente importante e si associano segni neurologici periferici pericolosi, si prospetta la stabilizzazione vertebrale chirurgica, dove si impianteranno nella colonna dei mezzi di sintesi di contenimento e spaziatura.

Spondilolisi_01Tornando alla terapia conservativa è importante far capire e insegnare al paziente come gestire la propria colonna, quali sono i movimenti da evitare e quali quelli da favorire, far mantenere un buon tono muscolare di base con uno slancio maggiore verso i gruppi antagonisti allo scivolamento vertebrale stesso.

La spondilolistesi va recuperata nella sua funzione rispetto a tutta la colonna vertebrale ma anche rispetto al bacino e alle anche, per sopperire all’interno del gruppo osteoarticolare, la mancanza di stabilità e di controllo del movimento della singola vertebra patologica.

Chiaramente diventa fondamentale cercare di prevenire le complicanze future che la spondilolistesi predispone per le sue caratteristiche, bisogna controllare ed evitare i danni discali, radicolari e morfologici sia dei piani articolari, soprattutto delle vertebre di appoggio, che dei corpi vertebrali.

La spondilolistesi equivale ad avere una frattura vertebrale che non si ripara, ma se ben gestita e curata permette di avere una vita comune senza eccessive rinunce fisiche.

Il busto per il mal di schiena lombare si o no

Il busto per il mal di schiena lombare si o no 01 Ho parlato molte volte del mal di schiena lombare, diverso per eziologia: artrosi, discopatie degenerative, sciatalgie, cruralgie, spondilolistesi, blocchi articolari acuti, instabilità vertebrale.

Ho più volte analizzato come queste diverse condizioni scatenano un percorso patologico con dolori di intensità variabili e in alcuni casi gravemente invalidanti anche nelle più banali attività di vita quotidiana, come camminare, stare in piedi, allacciarsi le scarpe, piegarsi in avanti, fare una torsione.

Non è raro che il dolore sulla zona lombare possa irradiarsi sul gluteo, sulla coscia, alle volte scendendo fino al piede.

Non ho mai argomentato però sull’utilizzo del busto per aiutare la risoluzione di una lombalgia e visto che molti dei miei pazienti ne hanno fatto uso, o me ne chiedono indicazioni, ho deciso di parlarvene cercando di dare dei consigli di massima sulle indicazioni di utilizzo nelle varie circostanze, a seconda delle caratteristiche dei vari modelli.

Affrontiamo l’argomento per ogni singola eziopatogenesi.

artrosiARTROSI

L’artrosi è una patologia degenerativa che riduce la mobilità e la funzionalità di uno o più segmenti vertebrali lombari.

Il dolore peggiora dopo una lunga pausa di riposo e migliora con la ripresa del movimento già dopo alcune decine di minuti.

Questa condizione non riesce ad essere aiutata dall’utilizzo di un busto lombare, perché ne ridurrebbe ulteriormente il movimento, ma ha bisogno di trattamenti fisioterapici mirati ad ottimizzare i metameri vertebrali, in una sinergia di movimento rispetto all’intero compartimento vertebrale e a quello sacro-iliaco.

DISCOPATIE DEGENERATIVE

Le discopatie degenerative si manifestano in varie misure.

Nei casi dove il disco si disidrati, facendo perdere la normale altezza di distanziamento tra una vertebra e l’altra, l’utilizzo di un busto di scarico può essere molto utile.

Il busto in questione dovrà estendersi su tutta la colonna con un doppio scarico che vedrà nelle sue estremità un appoggio sulle creste iliache del bacino e uno sulle spalle a livello del cingolo scapolare, con un supporto semirigido dato dalla presenza di stecche metalliche, per rendere il busto capace di non perdere la forma di scarico ed essere allo stesso sufficientemente malleabile per non bloccare del tutto i movimenti.

Il busto per il mal di schiena lombare si o no 05Questo tipo di busto avrà degli ancoraggi elastici e regolabili, con un stretch capace di aumentarne la rigidità.

Il busto non andrà assolutamente portato tutto il giorno, ma verrà indossato per un’ora sul finire della mattinata e per un’ora e mezza a fine pomeriggio, in maniera da supportare le vertebre, senza far perdere il tono muscolare al paziente.

Devo ricordare che la muscolatura oltre che avere il compito di guidare i movimenti, ha la funzione di sostenere la colonna vertebrale, evitando che collassi su se stessa contrastando la forza di gravità, pertanto è importantissimo non perdere il tono muscolare.


SCIALTALGIE E CRURALGIE DA ERNIE DISCALI

Che si parli di sciatalgia o di cruralgia da ernia discale, il paziente manifesta un dolore irradiato lungo il dermatomero corrispondente alla radice compressa, con un’irritazione associata del nervo.

In questo caso ci troviamo di fronte ad un’infiammazione tanto acuta quanto dolorosa con sintomi parestetici (formicolio, bruciore, etc.) e nei casi più gravi ci sarà un’associazione di segni motori quali la perdita di forza, di tono muscolare o la comparsa di crampi.

In questo caso è importantissimo ridurre l’infiammazione nel minor tempo possibile e mettere a riposo la parte, riducendo la mobilità del segmento lombare.

L’utilizzo del busto è un ottimo ausilio per aiutare la recessione del processo flogistico.

Il busto per il mal di schiena lombare si o no 06Il busto che verrà utilizzato sarà in stecche e stoffa, con un’estensione di area pari all’intero tratto lombare e alla zona alta del bacino, preferendolo con la presenza di cinghie regolabili nella compressione.

In questo caso il busto ha il merito di ridurre la mobilità nei 3 piani dello spazio, con una limitazione che sarà direttamente proporzionale alla compressione voluta dall’azione degli stretch.

Il busto verrà indossato per la metà delle ore mattutine, per la metà delle ore pomeridiane e per le ore serali antecedenti al riposo notturno.

Nelle ore in cui il busto non verrà indossato, il paziente è invitato a non compiere sforzi e movimenti esagerati, mentre le attività maggiormente faticose, potranno essere in parte concesse quando il busto verrà indossato.


BLOCCO ARTICOLARE ACUTO (“IL COLPO DELLA STREGA”)

Il blocco articolare acuto, che molti conoscono con il nome di colpo della strega, è un blocco di uno o più segmenti vertebrali in una posizione squilibrata e assolutamente non neutra, che viene mantenuta dallo stato di forte contrattura muscolare, alimentata dal riflesso del dolore stesso.

Il busto per il mal di schiena lombare si o no 07In questo caso è fondamentale ridurre la tensione muscolare e rimettere in equilibrio statico e dinamico le vertebre in blocco.

L’utilizzo del busto può essere un aiuto efficace, se utilizzato con un criterio ben specifico di supporto alla terapia.

E’ consigliato un busto in stecche e stoffa, con un’estensione di area pari all’intero tratto lombare fino alla zona alta del bacino, che non sia necessariamente dotato di stretch per la compressione graduale.

Lo scopo è di mettere a riposo la muscolatura vertebrale dallo stato di tensione eccessiva, in maniera tale che riducendo l’effetto sulla contrattura, il terapeuta possa mobilizzare con più facilità le vertebre in disfunzione.

Il busto se utilizzato per circa un’ora prima dell’intervento manipolativo e un’ora dopo l’intervento, aiuta a svincolare il paziente dallo stato di eccessivo squilibrio muscolare, tipico del blocco articolare acuto.

Al di la del capitolo manipolativo, il busto descritto può essere usato per massimo un’ora la mattina al risveglio, per poi indossarlo nuovamente a fine mattinata e nuovamente nel finale delle ore pomeridiane, sempre in un slot temporaneo di circa 1 ora, in maniera da alternare il riposo muscolare e la riduzione del dolore, con una ripresa graduale della funzionalità vertebrale.


INSTABILITA’ VERTEBRALE

L’instabilità vertebrale è una condizione articolare-legametosa che non consente una stabilità di posizione e di movimento per una perdita di solidità articolare.

Il paziente può manifestare lombalgie e/o radicoliti irritative che si vanno ad acuire proprio con l’aumento dell’attività fisica.

Il busto per il mal di schiena lombare si o no 08Il busto in questa situazione può essere molto utile se utilizzato durante le attività fisiche e nelle situazioni in cui il paziente sia costretto a mantenere la posizione eretta per lungo tempo.

Il busto che verrà utilizzato sarà in stecche e stoffa, con un’estensione di area pari all’intero tratto lombare fino alla zona medio-alta del bacino e sarà da preferire se con la regolazione della compressione per merito dello stretch sulle doppie cinghie.

Lo scopo è quello di stabilizzare il segmento lombare e sacro-iliaco, aumentando la compressione esterna tramite il busto, sostenendo in parte l’articolazione da quello che è il deficit osteo-legamentoso, evitando di creare dei movimenti eccessivi per la loro natura biomeccanica.

Abbiamo visto come e in quali casi l’utilizzo di un busto può essere di aiuto nella risoluzione di un problema vertebrale.

Non dobbiamo dimenticare che la diagnosi precisa è fondamentale e sarà proprio lei a guidare il percorso terapeutico più appropriato in ogni dettaglio.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.

Esercizi per la lombalgia

Ciao Lombalgia, è giunto il momento di lasciarci.

Come gestire una lombalgia in maniera autonoma?

E’ Possibile applicare dei movimenti che ci aiutino a non far tornare il mal di schiena e che scarichino il peso delle posture e degli sforzi affrontati quotidianamente?

Si certamente ci sono una serie di esercizi capaci di mantenere in buona salute la nostra colonna vertebrale, migliorandone l’elasticità e rinforzandola quel tanto che basta a darle sostegno e forza.

Prima facciamo un piccolo ripasso su cosa sia una lombalgia, argomento già trattato in uno dei miei articoli precedentemente pubblicati (Leggi)

La lombalgia è un dolore della zona lombare che può manifestarsi in maniera puntiforme o a fascia, con un’ irradiazione più o meno presente.

Il dolore può estendersi anche fino al gluteo e/o ad una porzione della coscia, associandosi alla riduzione di funzione durante i movimenti quotidiani, così come nei cambi di postura, alle volte indifferentemente sia se si passi dalla posizione sdraiata a quella seduta o a quella in piedi.

Quasi sempre si riscontra una muscolatura contratta e dolente tanto alla palpazione quanto al movimento, con una riduzione della capacità contrattile e una diminuzione della forza.

Le cause che possono manifestarla sono molteplici:

  • posture sbagliate (Leggi)
  • artrosi e artrite ( Leggi)
  • discopatie, disidratazione discale, protusioni, ernie (Leggi)
  • impingement delle faccette articolari
  • riduzione del lume dei forami di coniugazione (zona di passaggio dei nervi periferici del plesso lombare e lombo sacrale)
  • spondilolistesi (Leggi)
  • stenosi del canale midollare
  • sedentarietà
  • riduzione del tono e della massa muscolare (Leggi)
  • aumento delle fibrosità
  • cattivo riposo nelle ore notturne

Vediamo adesso come procedere nell’approccio agli esercizi, passando prima da quelli volti ad aumentare l’articolarità e ad allungare la muscolatura per poi affrontare quelli mirati al rinforzo muscolare e all’aumento del suo trofismo.


ESERCIZI DI ALLUNGAMENTO E STRETCHING

Lombalgia_011) tendete le braccia distese sul pavimento e il sedere poggiato sui talloni. Il sedere in appoggio sui piedi rimane un punto fisso mentre le braccia cercheranno di allungarsi al loro massimo strusciando le mani sul pavimento.

-5 volte mantenendo l’allungamento massimo per 10 secondi.

Lombalgia_022) dalla posizione quadrupedica si alterna la fase 1, dove la schiena si curva in alto vero il soffitto e la testa si abbassa verso le braccia, per poi arrivare alla fase 2 dove la schiena si inarca portando la pancia verso il pavimento, con la testa che si posta il alto e in dietro.

-6 movimenti completi delle 2 fasi, ogni fase deve essere mantenuta per 10 secondi.

Lombalgia_033) dalla posizione quadrupedica allungate le braccia in avanti mantenendo i femori (le cosce) perpendicolari al suolo, a questo punto la spalla sinistra verrà appoggiata al pavimento e il suo braccio sarà allungato come nella figura, in questo modo otterrete una rotazione e un allungamento del busto associata a quella della scapola sul torace.

-5 volte con la spalla sinistra mantenendo la posizione per 10 secondi

-5 volte con la spalla destra mantenendo la posizione per 10 secondi

Lombalgia_044) accovacciatevi verso terra e con le braccia che avvolgono le ginocchia, posizionate la schiena contro la parete, cercando di mantenere la fascia lombare, il dorso e la nuca, ben aderenti all’appoggio contro il muro e contemporaneamente fate scivolare la testa verso il soffitto, in maniera da dare il massimo allungamento alla colonna vertebrale.

-1 volta mantenendo la posizione e il massimo dell’allungamento per 45 secondi.

Lombalgia_055) dalla posiziona seduta con entrambe le gambe estese, ruotate il busto verso destra, al massimo delle sue possibilità, accompagnandolo con la torsione della testa e del collo. Flettete l’anca e il ginocchio scavalcando la gamba sinistra che continua ad essere estesa e poggiate i palmi delle mani a terra per dare stabilità alla posizione raggiunta. Questo esercizio vi aiuterà a migliorare la rotazione della colonna vertebrale e ad allungare le catene muscolari rotatorie crociate.

-1 volta in rotazione destra, mantenendo la posizione raggiunta per 45 secondi

-1 volta in rotazione sinistra, mantenendo la posizione raggiunta per 45 secondi.

Lombalgia_066) dalla posizione di partenza sdraiati a terra, con le braccia larghe a 90°, con le ginocchia piegate, con i piedi in appoggio al pavimento, fate una rotazione di entrambe le ginocchia verso sinistra e la testa in contro torsione verso destra. In questo modo otterrete una mobilizzazione della zona lombare, armonizzata dal resto della colonna e un allungamento dei muscoli rotatori profondi delle vertebre.

-5 volte in rotazione sinistra, mantenendo la posizione raggiunta per 45 secondi

-5 volte in rotazione destra, mantenendo la posizione raggiunta per 45 secondi.

Lombalgia_077) partendo dalla posizione supina, portate un ginocchio per volta verso il petto, cercando di allungare il più possibile la muscolatura lombare, per consentire l’apertura degli spazi articolari vertebrali. Nel contempo allungate la testa e quindi la colonna cervicale, nella direzione indicata dalla freccia verde, in maniera da stabilizzare la restante parte della colonna vertebrale.

-10 volte con il ginocchio destro, mantenendo la posizione raggiunta per 5 secondi

-10 volte con il ginocchio sinistro, mantenendo la posizione raggiunta per 5 secondi.

Lombalgia_088) stando in posizione supina sul bordo di un piano rialzato (un letto dal materasso duro oppure un tavolo solido), portate il ginocchio destro al petto, mentre tutto l’arto inferiore sinistro lo lasciate penzoloni fuori dal piano di appoggio, in maniera tale che si abbassi al suolo per forza di gravità e per il peso dell’arto stesso. In questo modo potete allungare contemporaneamente la zona vertebrale lombare ed in contemporanea, stimolare l’articolazione dell’anca a recuperare il piano articolare dell’estensione, in stretto rapporto di collaborazione con il bacino e il segmento lombare, troppo spesso compromesso dalle cattive posture e dalla sedentarietà.

-3 volte per l’arto inferiore sinistro, mantenendo la posizione raggiunta per 45 secondi

-3 volte per l’arto inferiore destro, mantenendo la posizione raggiunta per 45 secondi.

Lombalgia_099) partendo dalla posizione supina, impugnate con entrambe le mani le estremità di una benda elastica e posizionate la sua parte centrale sotto la pianta del piede. Portate verso l’alto l’intero arto inferiore destro, mantenendo il ginocchio esteso, rimanendo nella posizione massima raggiunta grazie all’aiuto della stessa benda elastica. In questo modo sarete in grado di allungare la muscolatura degli ischiocrurali, svincolando il bacino e di conseguenza la zona lombare, dalle retrazioni muscolari della catena posteriore.

-7 volte per l’arto inferiore destro, mantenendo la posizione raggiunta per 30 secondi

-7 volte per l’arto inferiore sinistro, mantenendo la posizione raggiunta per 30 secondi.

Lombalgia_1010) con la schiena sdraiata a terra e il sedere appoggiato alla base del muro, portate le gambe a distendersi in alto scivolando sulla parete, cercando di estendere le ginocchia al massimo delle vostre possibilità e tenendo entrambi i piedi a martello. In questa posizione eserciterete anche un secondo allungamento della testa e quindi della cervicale in direzione della freccia verde, in maniera tale da eliminare i compensi eventuali delle zone vertebrali superiori. Questa posizione vi permetterà di scaricare la colonna lombare mentre effettuate un allungamento dell’intera catena muscolare posteriore.

-1 volta mantenendo la posizione massima raggiunta per 3 minuti.

Lombalgia_1111) dalla posizione in piedi, partite dalla fase 1 di riposo, per arrivare alla fase 2 dove portate il busto ad inclinarsi verso il lato sinistro aiutandovi con l’elevazione dell’arto superiore opposto, il quale con il proprio peso, favorirà la chiusura del fianco sinistro. Questo esercizio vi aiuterà ad aprire i forami di coniugazione del lato destro, ad allungare il muscoli laterali della colonna vertebrale e della cintura addominale.

-7 volte per il fianco sinistro, mantenendo la posizione raggiunta per 30 secondi

-7 volte per il fianco destro, mantenendo la posizione raggiunta per 30 secondi.

Lombalgia_1212) poggiate il piede sinistro su un rialzo e tenete il piede destro dietro la linea del busto, con il ginocchio esteso. Portate avanti il bacino, mantenendo il busto eretto e il piede a terra ben piantato, in maniera da stimolare l’anca in appoggio ad estendersi e i muscoli del polpaccio ad allungarsi. Questo esercizio vi permetterà di svincolare l’anca dalla predisposizione di flessione dipesa dalle posture sedentarie e ad allungare la catena antigravitaria della gamba.

-6 volte per l’ arto inferiore sinistro, mantenendo la posizione massima raggiunta per 45 secondi

-6 volte per l’ arto inferiore destro, mantenendo la posizione massima raggiunta per 45 secondi.

Passiamo adesso a 3 esercizi base di rinforzo muscolare adatti alla zona lombare

 

 


ESERCIZI BASE DI RINFORZO MUSCOLARE

Lombalgia_131) partite con la schiena a terra, le ginocchia flesse, i piedi poggiati al suolo e le braccia lungo il busto. Spingete il bacino verso l’alto fino ad inarcare la zona lombare, come indicato dalle due frecce verdi. Questo esercizio vi permetterà di rinforzare sia la zona glutea, che i muscoli profondi del segmento vertebrale dorsale basso e lombare.

-7 volte, mantenendo la massima posizione raggiunta per 1 minuto

Lombalgia_142) partite sul fianco sinistro in appoggio con il gomito a terra e il palmo della mano rivolto verso il pavimento, le gambe sono distese l’una sopra l’altra ben allineate con il resto della colonna vertebrale, i piedi a martello. Da questa posizione spingete sul braccio di appoggio e con la colonna, per mantenere un allineamento vertebrale e portare il fianco destro verso l’alto, come indicato dalla freccia verde. Questo esercizio vi permetterà di rinforzare i gruppi laterali, anteriori e posteriori, stabilizzatori del segmento vertebrale dorsale, lombare e del bacino.

-5 volte sul lato sinistro, mantenendo la posizione raggiunta per 30 secondi

-5 volte sul lato destro, mantenendo la posizione raggiunta per 30 secondi.

Lombalgia_153) partite dalla fase 1 in posizione di riposo con gambe e braccia adagiate a terra. Nella fase 2, contemporaneamente, sollevate entrambe le braccia ed entrambe le gambe verso l’alto, inarcando la zona lombare. Questo esercizio, rinforzerà la muscolatura glutea, lombare, dorsale e cervicale, in maniera sincrona e con una tensione bilanciata, migliorando la stabilizzazione e il sostegno delle vertebre e del bacino.

-6 volte, mantenendo la posizione massima raggiunta per 45 secondi.

Lombalgia_164) partite dalla posizione quadrupedica, per arrivare a sollevare il braccio sinistro e la gamba destra (braccio e gamba opposti). Il braccio sinistro sarà ben dritto e allineato con il busto. La gamba destra sarà ben dritta, con il piede a martello e allineata con il busto. Questo esercizio vi permetterà di rinforzare la muscolatura vertebrale crociata di tutta la colonna, in maniera armonica e sincrona.

-7 volte per incrocio dei due lati, mantenendo la posizione raggiunta per 60 secondi.

Lombalgia_17Infine concludete la serie di esercizi, in maniera tale da non alzarvi repentinamente da terra, ma di farlo gradualmente, distendendo e rilassando la colonna lombare in primis, con questa posizione seduta, che vede la colonna allungarsi sulle cosce e la testa abbassarsi tra le ginocchia, con le braccia che afferrando le caviglie, aiutano a eseguire il movimento. Mantenete la posizione per 30 secondi e poi potrete alzarvi in piedi lentamente.

Tutti gli esercizi che vi ho spiegato, sono in grado di gestire la lombalgia che vi sta accompagnando, sia per quanto riguarda il dolore e sia per il recupero della funzionalità.

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Da non dimenticare che è allo stesso modo importante, riuscire a riposare su un materasso che vi sostiene, senza deviare l’asse vertebrale: passare 5-6-7-8 ore notturne in posizioni sbagliate, vi arrecherebbe un peggioramento.

Se state vivendo una lombalgia acuta o cronica, potrà giovarvi dormire supino con un cuscino alto sotto le ginocchia, oppure su un fianco con un cuscino medio tra le ginocchia.


Tutto quello di cui vi ho parlato oggi sicuramente vi aiuterà nell’affrontare e combattere i vostri dolori lombari, ma se ciò non dovesse bastare, non esitate a rivolgervi al vostro professionista sanitario di fiducia, il quale farà una corretta diagnosi e vi indicherà il percorso terapeutico migliore (fisioterapia, osteopatia, ausili ortopedici, farmaci etc. etc.) da seguire, per risolvere con efficacia il problema che vi affligge.

Malattia di Scheuermann

La malattia di Scheuermann fa parte della famiglia delle osteocondrosi.

Malattia di Scheuermann 01Conosciamo meglio la malattia di Scheuermann

Nelle osteocondrosi si sviluppa un processo di degenerazione necrotica a lesione osteocartilaginea, con uno sviluppo in 4 stadi:

  1. piccolo appiattimento dell’osso nel punto di lesione
  2. il frammento diviene distinguibile cominciandone ad apprezzare una piccola rima di lesione sotto di esso
  3. la rima di lesione si fa più marcata e il frammento è quasi del tutto staccato
  4. il frammento osteocartilagineo si è staccato dal restante osso.

Il paziente sviluppa un dorso curvo non di origine posturale ma bensì strutturale, con un tipico atteggiamento di spalle chiuse in avanti e l’accentuazione della lordosi lombare.

Spesso l’atteggiamento di iperlordosi lombare è di tipo compensativo, ma può accadere che anche questo segmento sia strutturato per malformazione vertebrale.

Il dimorfismo vertebrale può causare anche l’evoluzione di una scoliosi.

Malattia di Scheuermann 02La malattia di Scheuermann è quindi originata da una malformazione vertebrale che vede una deformazione a cuneo dei corpi vertebrali ≥  di 5° su un numero di 3 o più vertebre.

Le vertebre interessate sono generalmente appartenenti al gruppo dorsale medio basso e con meno frequenza, alle vertebre lombari superiori.

Nei casi di patologia avanzata i piatti discali vertebrali mostrano una superficie irregolare, con sclerosi del tessuto osseo e riduzione degli spazi interdiscali.

Il decorso generalmente è lento, può durare anni e alla fine del processo patologico le malformazioni possono risultare ormai stabili.

L’età colpita è l’adolescenza e quindi l’età evolutiva, con un interessamento maggiore del sesso maschile.


La sintomatologia

I sintomi che generalmente si associano alla malattia di Scheuermann sono:

  • dorsalgia acuta associata a contrattura muscolare riflessa e impotenza funzionale
  • dorsalgia cronica con limitazione ai movimenti di flesso-estensione, rotazione ed inclinazione laterale
  • lombalgie acute nel caso siano interessate le vertebre del segmento lombare alto nello sviluppo della malattia
  • lombalgie croniche nel caso di una iperlordosi di compenso posturale
  • riduzione delle capacità ventilatorie polmonari
  • favorisce la comparsa del reflusso gastroesofageo.

Le cause dello sviluppo della patologia non sono certe, si pensa che ci possano essere delle alterazioni genetiche ereditarie e che, come accennavamo all’inizio dell’articolo, l’osteocondrite sia la strada seguita nell’evoluzione della malattia, peggiorata da eventuali microtraumi ripetuti.


La diagnosi della malattia di Scheuermann

Malattia di Scheuermann 03Nella diagnosi la raccolta dei dati anamnestici è importante, consente di capire quali siano i sintomi riferiti dal paziente, quali siano gli eventi associabili e avere un primo canale di classificazione della patologia in essere.

Nel proseguo della denominazione della patologia, l’esame obiettivo si rende assolutamente necessario per valutare la postura del paziente, sia sul piano sagittale che sul piano frontale, per analizzare le capacità di movimento vertebrale, lo stato di tensione muscolare e la reazione del paziente all’evocazione del dolore.

Di fondamentale aiuto sarà l’esame radiografico che permetterà di valutare lo stato di salute vertebrale, la postura scheletrica del paziente e il numero di segmenti ossei interessanti dalla patologia.

TC colonnaL’esame tc potrebbe essere utilizzato per approfondire la valutazione vertebrale, non solo nella sua conformazione periferica, ma anche nella visione più intima del canale vertebrale.

La rm sarà consigliata se il paziente presenterà dei sintomi neurologici periferici e per valutare lo stato in essere dei dischi intervertebrali.


Il trattamento

Il trattamento prevede l’utilizzo di antinfiammatori associati ed eventuali miorilassanti per gestire la fase del dolore acuto o cronico associato ad eventuale contrattura muscolare antalgica riflessa.

Nei casi di evoluzione rapida della patologia, può essere consigliato l’utilizzo di un busto di scarico vertebrale, da indossare per un numero variabile di ore nell’arco della giornata, a seconda del tipo di attività fisica del paziente e delle posture che maggiormente è costretto a mantenere nelle sue attività di vita quotidiane.

Sarebbe utile controllare il peso corporeo per evitare inutili sovraccarichi vertebrali.

E’ importante favorire il tonotrofismo della muscolatura antigravitaria, per dare il maggior sostegno possibile alla colonna vertebrale, contrastando la tendenza all’anteriorizzazione del paziente.

E’ importate astenersi da attività fisiche intense e prolungate nel tempo.

Sarebbe consigliabile riposare su un letto duro in posizione supina, durante le ore di sonno notturne.

FisioterapiaLa fisioterapia è fondamentale per evitare l’instaurasi di rigidità vertebrali, per migliorare gli equilibri muscolari posturali, per mantenere elastiche le strutture toraciche e allenata la funzione respiratoria.

Nei casi patologici più gravi, dove la malformazione vertebrale rischi di aumentare la pressione sugli organi interni, compromettendone le loro funzioni, si può pensare di ricorrere ad interventi di stabilizzazione vertebrale, per fissare i segmenti vertebrali patologici tra di loro e mantenere in correzione la curva vertebrale.


La malattia di Scheuermann è una patologia che necessita di un’attenta diagnosi precoce, per evitare danni strutturali, che se tralasciati, non saranno recuperabili.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi, abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.

Lombalgia

Quante volte abbiamo avuto a che fare con la lombalgia? Conosciamola mglio

È un dolore della zona lombare che genera un cattivo funzionamento della persona nelle attività quotidiane e nel riposo stesso.

image2Si manifesta per l’ alterazioni della normale anatomia vertebrale, per un cambiamento posturale, per la
modificazione del corretto funzionamento della zona interessata, per una degenerazione naturale o patologica dei tessuti inerenti, per traumi minimi ma ripetuti o singoli ma importanti.

Il funzionamento del movimento articolare vertebrale è così importante che alle volte la sua semplice modificazione, anche senza traumi o degenerazioni associate ed apparenti, possono dare vita a un dolore lombare e quindi ad una lombalgia.

image1La sintomatologia si presenta in maniera puntiforme o a fascia nel territorio lombare ma può anche irradiarsi sul gluteo, sulla coscia, sulla regione addominale bassa.

La mappa del dolore è dovuta a una o più strutture neurologiche periferiche che vivono a stretto contatto con le vertebre e con il canale midollare.

Oltre allo stimolo doloroso, che il nostro cervello recepisce ed elabora, si possono manifestare anche alterazione della sensibilità, della forza e della resistenza muscolare.

La centralina che gestisce l’equilibrio tra dolore, motricità e tono muscolare si trova nei recettori muscolari, tendinei e capsulo-articolari, capaci di influenzarsi tra di loro, per poi scambiarsi informazioni e relazioni con una parte del nostro cervello.

image3Si ha difficoltà a fare i movimenti più semplici, c’è sensazione di rigidità, di impotenza funzionale e di perdita dell’asse corporeo.

Fortunatamente nella maggior parte dei casi, le alterazioni anatomiche che si creano per il trascorrere del tempo, per attitudini lavorative, per microtraumi ripetuti o per predisposizione, concedono ancora un recupero, almeno parziale, di funzione capace di spegnere il problema della lombalgia.

Il recupero della corretta movimento ci permetterà lo svolgimento di una vita normale con l’accortezza di prestare attenzione a come utilizzare le nostra colonna e come mantenerla sempre perfettamente funzionante sia nelle posture statiche che in quelle dinamiche.