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Prevenzione e terapia

PREVENZIONE E TERAPIA_01La prevenzione e la terapia sono due facce della stessa medaglia che mirano alla gestione della salute del cittadino, in forme diverse ma complementari, che se unite tra di loro danno il massimo del risultato nel breve, medio e lungo periodo, in rapporto alla degenerazione biologica del corpo umano, inevitabile per il tempo che passa, per le attività di vita quotidiana e gli ambienti in cui viviamo.

C’è un’enorme differenza tra lasciare a se, o peggio trascurare il proprio corpo nel suo decadimento, affrontando le patologie nel momento in cui si manifestano e monitorare lo stato di salute con costanza ma senza eccessi, accorgendosi per tempo dei cambiamenti patologici che insorgono nell’organismo.

Cerchiamo di capire insieme questo importante argomento.

PREVENZIONE E TERAPIA_02La prevenzione ha il compito di ridurre la forza distruttiva della patologia agendo sul principio che prima la si riesce a diagnosticare e meglio la si può affrontare, tale concetto si basa su molteplici fattori quali:

  • diagnosi precoce che permette di mettere in campo una terapia mirata da subito
  • riduzione e contenimento dei danni biologici legati al tipo di patologia
  • gestione degli effetti collaterali
  • riduzione del rischio di morbilità con organi di relazione diretta e indiretta.

La prevenzione si costituisce di 3 stadi fondamentali e di 1 aggiuntivo.

Prevenzione primaria

Si promuove la salute al cittadino mediante regole di buon comportamento su ogni fronte:

  • alimentazione
  • norme igieniche
  • posture lavorative corrette
  • attività fisica
  • riposo
  • fattori di rischio batterico virali
  • fattori di rischio biologici
  • emotività e aspetti psicologici

Prevenzione secondaria

Si basa sulla diagnosi precoce, concetto per il quale non si evita l’insorgenza della patologia, ma si cerca si individuarla nei suoi stadi primari, tanto da poterla aggredire e gestire con tutta la capacità terapeutica a nostra disposizione.

Dobbiamo riflettere sul fatto che le malattie hanno un loro sviluppo, queste stesse possono convivere con la biologia della persona fino ad un certo punto, individuale per ogni tipo di patologia rispetto alla persona nella quale si sviluppa, oltre il quale la patologia prende il sopravvento arrecando danni in molti casi irreparabili.

Prevenzione terziaria

Si occupa di evitare la comparsa di complicanze e recidive rispetto alla patologia insorta e già riscontrata.

È facile intuire che la malattia può essere aggredita e in molti casi sconfitta, ma senza prevenzione terziaria non si può evitare che si ripresenti o che sviluppi delle complicanze legate all’organo stesso o a quelli contigui, così come non si potrebbe evitare che si sviluppi la stessa patologia recidivando.

La prevenzione quaternaria

Sviluppa il concetto di ipermedicalizzazione, ovvero l’eccesso di utilizzo di accortezze, di farmaci e di cure in generale, possono essere anche loro una fonte di sviluppo di patologie, perché il corpo va aiutato nel momento del bisogno e va tutelato da quelli che sono i fattori di rischio, ma non va sostituita l’autonomia biologica nella gestione della malattia oltre misura.

Ben diverso è il concetto di terapia, che vede varie forme di applicazione.

PREVENZIONE E TERAPIA_03La terapia mira ad affrontare una patologia nella sua genesi e nella relazione che essa ha all’interno dell’organismo e della struttura dove si é sviluppata.

Il trattamento terapeutico non si limita a curare solamente la patologia ma anche le complicanze che essa stessa può causare.

In alcuni casi la cura è riparativa o sostitutiva dei danni manifesti, che non sono reversibili in maniera spontanea.

È d’obbligo ricordare che non tutti i tessuti umani rigenerano, pertanto sarà il tessuto stesso che accoglie la patologia a determinare uno dei fattori di gravità.

Le terapie si dividono in varie forme:

  • farmacologiche
  • fisioterapiche / riabilitative
  • chirurgiche

Queste prime 3 categorie sono legate alla cura fisica del paziente, tanto per far regredire una patologia, tanto per debellarla definitivamente, tanto per circoscriverla.

  • psicologiche

PREVENZIONE E TERAPIA_04Servono a gestire la salute mentale ed emotiva della persona che il più delle volte riporta delle interazioni spiacevoli con la fisicità del corpo.

  • palliative

Sono terapie che alleviano i sintomi ma non sono curative, ovvero riducono gli effetti che la patologia provoca sul corpo del paziente, ma non sono in grado di curarne la forma per ridurla o debellarla.

  • preventive

Sono tutte quelle cure al servizio della prevenzione di malattie che, senza il supporto farmacologico, potrebbero manifestarsi nella loro massima espressione.

Le terapie preventive possono quindi evitare che una patologia si presenti e possono ridurne gli effetti nel momento in cui venissero a manifestarsi.

Dopo questa rappresentazione della prevenzione e della terapia, diventa più nitida la necessità di farle convivere insieme ed è importante imparare che la paura della malattia e il non volerla affrontare, diventa una causa stessa dello sviluppo della malattia stessa.

PREVENZIONE E TERAPIALa prevenzione è assolutamente la nostra migliore alleata, non dobbiamo temerla perché se facendo prevenzione il nostro corpo risulterà sano ne saremo felici, ma se nel controllarci risulterà qualcosa di alterato, saremo stati fortunati nel diagnosticarla precocemente, avvantaggiati nella risposta delle cure e quindi nella guarigione.

La prevenzione e la terapia sono a nostra disposizione…..utilizziamole per avere una qualità della vita migliore è una longevità superiore.

Quanto potrebbe vivere l’essere umano?

Una delle domande ricorrenti in ambito clinico è “Quanto potrebbe vivere l’essere umano?”

Un pò di amarcord…

Mi rimase impressa una lezione all’università nel mio percorso di studi, dove il prof. di clinica medica dell’epoca, parlò delle aspettative di vita nell’essere umano se avesse avuto una atteggiamento sano, se non ci fossero state alterazioni genetiche che predisponessero a malattie gravi e se il soggetto non avesse subito traumi che avessero alterato il suo stato di benessere fisico.

L’ipotesi che faceva e che ricordo come se fosse oggi, è che il soggetto avrebbe potuto avere un’aspettativa di vita di 120-130 anni circa.

All’epoca stavo frequentando il secondo anno di università, era il lontano 1996 e neanche mi ero posto la domanda da quale fonte scientifica avesse attinto le informazioni per fare un proclamo simile……..ero solamente affascinato da questa ipotesi, che spostava nettamente l’asticella della resistenza umana nel confine tra la vita e la morte.

…e delle interessanti letture

In questa settimana, facendo zapping tra le mie letture, un interessante articolo di FOCUS, di cui vi allego il link (https://www.focus.it/scienza/salute/quanto-puo-vivere-al-massimo-un-essere-umano) ha catturato la mia attenzione riportandomi piacevolmente indietro nel tempo.

Viene riportato un lavoro scientifico pubblicato il 25 maggio del 2021 su Nature Communications (https://www.nature.com/articles/s41467-021-23014-1), dove parlano di un limite biologico umano possibile, compreso tra i 120 e i 150 anni.

I valori presi in considerazione sono delle analisi del sangue, dove vengono monitorati i globuli bianchi e i globuli rossi su 500.000 mila casi circa, di soggetti che hanno avuto una longevità di vita diversa, valutandone la loro risposta rispetto alle malattie vissute e alla loro capacità di far fronte al processo di guarigione.

Con il passare degli anni diventa percentualmente sempre più arduo trovare un equilibrio funzionale tra l’evento patologico e il recupero dello stato di salute, arrivando ad un punto di non ritorno che processa la fine dell’esistenza biologica del soggetto.

In questo articolo si arriva alla conclusione che il corpo umano abbia quasi una data di scadenza inevitabile, ma la riflessione che ci porta a fare è che la persona ha una grande capacità di resistenza agli eventi che fanno da contorno alla nostra quotidianità.

Cosa dice la statistica?

Pertanto se pensiamo che la speranza di vita alla nascita per le donne è di 85,3 anni, mentre è di 81 anni per gli uomini, dato questo rivelato dall’Istat nel report sugli indicatori demografici del 2019, possiamo presupporre che il nostro corpo potrebbe fare ancora di meglio e che la possibilità di vivere più a lungo è anche in relazione a come noi lo sfruttiamo, lo curiamo e lo manteniamo.

QUANTO POTREBBE VIVERE L’ESSERE UMANO 03E’ assolutamente vero che non sempre la predisposizione genetica ci sorride, com’è altrettanto vero che gli eventi traumatici possono cambiare irreparabilmente il corso della nostra salute, ma se escludiamo queste due condizioni, ci rimane da pensare che dobbiamo prestare più attenzione allo stile di vita che conduciamo, migliorando la nostra alimentazione, le ore di sonno, l’attività fisica, la resistenza cardio respiratoria, la modalità con cui svolgiamo il nostro lavoro.

Poche semplici regole per cominciare

Inoltre vanno assolutamente ridotti i fattori di stress psico-fisici che intaccano la risposta delle nostre difese immunitarie e dobbiamo ragionare sull’importanza della prevenzione per ridurre al massimo lo sviluppo delle malattie oltre il limite di cure ad oggi conosciute e fruibili.

L’essere umano ha delle enormi capacità di resistenza e quindi di vita, cerchiamo di sfruttarle al massimo, volendo bene a noi stessi per amare al meglio il dono dell’esistenza.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi, abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.