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Epicondilite e epitrocleite

La bella stagione e la ripresa dell’attività sportiva porta spesso con se il riaffacciarsi di fastidi e patologie legate al movimento. Tra queste, per tutti gli amanti del tennis, golf e sempre di più del padel, troviamo l’epicondilite e l’epitrocleite.

Definizione di epicondilite e epitrocleite

L’epicondilite e l’epitrocleite sono patologie ortopediche di tipo infiammatorio, a carico di due gruppi muscolari importanti dell’avambraccio impegnati nel triplice rapporto tra il segmento mano, avambraccio, braccio.

Epicondilite e epitrocleite06Le epicondiliti sono notoriamente conosciute come gomito del tennista e le epitrocleiti come gomito del golfista.

Le patologie infiammatorie sono a carico della struttura tendinea o in relazione alla giunzione muscolare o in relazione alla giunzione ossea, nei casi più gravi addirittura ad entrambe.

Il dolore si manifesta lateralmente al gomito nell’epicondilite e medialmente al gomito nell’ epitrocleite.

Epicondilite e epitrocleite 05Non di rado questi dolori si irradiano distalmente andando verso il polso, nei casi più seri si può associare l’ interessamento di una o più dita della mano ed alterazione della sensibilità e della dolorabilità.

Le cause

Le cause che sviluppano epicondiliti ed epitrocleiti sono molte ma le più frequenti sono dovute ad alterazione della postura dell’arto superiore.

Per postura dell’arto superiore si intende la relazione tra la spalla il gomito il polso e la mano nei tre pani dello spazio, spesso con conflitto dorso-cervicale associato.

La spalla e la scapola devono orientare l’arto superiore, il gomito deve adattare il movimento e il polso e la mano sono effettrici del movimento fine e calibrato.

Il braccio e l’avambraccio devono essere in equilibrio rispetto a un piano di rotazione interno ed esterno.

La postura diventa importante per poter far si che l’equilibrio dei muscoli intrarotatori ed extrarotatori del braccio e pronatori e supinatori dell’avambraccio possano fare un lavoro in sincrono.

Epicondilite e epitrocleite 04Anche la flessione e l’estensione del polso diventa fondamentale per poter utilizzare al meglio la muscolatura e l’articolarità dell’avambraccio e quindi del gomito, senza dimenticare che anche la mano gioca su un equilibrio di archi come fosse il piede con la volta plantare, per poter creare un accomodamento nella presa degli oggetti e nell’adattare la mano e le dita alla presa.

Epicondilite e epitrocleite 03Se solo pensiamo e notiamo la postura mantenuta nel stare seduti ad una scrivania, lavorando con il mouse e la tastiera del computer, noteremo che la posizione del soggetto sarà squilibrata verso la rotazione interna e la flessione.

I muscoli ad inserzione epitrocleidea sono flessori e pronatori, i muscoli ad inserzione epicondiloidea sono estensori e supinatori.

È altresì vero che insieme agli squilibri muscolari statici e dinamici, queste patologie infiammatorie possono essere innescate anche da traumi e microtraumi ripetuti manifesti anche sotto forma di vibrazioni profonde e continue, errori di impugnatura (per grandezza e peso) con associata prensione prolungata.

Non è raro trovare associati segni neurologici periferici sia di tipo parestetico, con alterazione della sensibilità, sia di tipo motorio con riduzione della forza e della resistenza muscolare.

Questo può avvenire dopo tempo dall’insorgenza della patologia ortopedica a causa del condizionamento del tessuto neurologico implicato per rapporto di vicinanza.

La diagnosi dell’ epicondilite e epitrocleite

La diagnosi principale viene fatta con esame ecografico, ma non di rado vengono effettuate radiografie per esaminare eventuali calcificazioni insorte o di risonanze magnetiche per lo studio dei tessuti molli, capsule articolari, legamenti, tendini e muscoli nel dettaglio.

Epicondilite e epitrocleite 02È fondamentale condurre un buon test biomeccanico-clinico per capire dove le strutture siamo squilibrate nel trasferimento del movimento tridimensionale tra la spalla il gomito e la mano.

Il trattamento

La terapia deve mirare a ridurre in tempi rapidi l’infiammazione utilizzando le varianti possibili a disposizione, ghiaccio, riposo, farmaci, infiltrazioni, terapie fisiche.

Epicondilite e epitrocleite 01Passata la fase acuta è importante rimuovere la causa, posture errate, sollecitazioni meccaniche, effetti vibratori esterni, sovraccarichi, costrizioni, cattive impugnature etc.

Nei casi più estremi si può arrivare alla chirurgia con intenti diversi a seconda del tipo di intervento pensato e attuato sul paziente.

Sarà cura dello specialista poi ristabilire il giusto equilibrio delle aree articolari e dei tessuti muscolo-tendinei nella loro corretto rapporto di movimento, elasticità e tonicita.

Non ultimo va indicata la giusta strada per poter prevenire il ripetersi di situazioni simili, mediante esercizi e attenzioni mirate alla giusta gestione del proprio fisico rispetto all’ ambiente di vita quotidiano.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.

Malattia di Sever Blanke – Epifisite del calcagno

La malattia di Sever è un’infiammazione della cartilagine di accrescimento nell’apofisi posteriore del calcagno, ovvero dove si inserisce il tendine di Achille e si può presentare prima che essa si ossifichi completamente con il resto del tallone.

Anatomia

Il calcagno è l’osso posteriore del piede e da solo sopporta il carico dell’80% circa del peso corporeo.

Si manifesta nei bambini durante l’età di accrescimento, nel periodo che va tra gli 8 e i 14 anni e può verificarsi su un solo emilato o su entrambi; nel 60% circa dei casi si presenta bilateralmente, in tempi spesso diversi ma non necessariamente distanti tra di loro.

Sono maggiormente colpiti i maschietti rispetto alle femminucce e sempre rimanendo nella casistica dei grandi numeri, sono coinvolti con più frequenza, i soggetti in sovrappeso e/o chi pratica quegli sport che prevedono salti ripetuti, l’utilizzo di scarpe poco ammortizzate o attività fisiche a piedi scalzi.

La manifestazione della malattia di Sever

La malattia di Sever provoca un dolore sotto e posteriormente al calcagno, che va ad esacerbarsi nelle attività sportive.

Nei casi più importanti, può manifestarsi anche durante la semplice deambulazione o addirittura nella messa in tensione del polpaccio, come ad esempio nel rimanere sulle punte dei piedi.

malattia di sever 02In molti pazienti, la parte posteriore del tallone evidenzia un gonfiore, un aumento della dolorabilità alla palpazione pressoria, un arrossamento, un’incremento di temperatura della parte posteriore, tipico di un processo infiammatorio acuto in atto.

La patologia si sviluppa per un eccesso di sollecitazioni del tendine di Achille, che inserendosi sull’apofisi calcaneare, mina lo stato di equilibrio dei nuclei di accrescimento specifici della zona.

I muscoli del polpaccio retratti o eccessivamente forti, sono l’origine dell’eccesso di trazione che il tendine di Achille sviluppa.

postureAnche le posture alterate da un cambiamento del baricentro, possono aumentare lo stato di tensione della catena muscolare posteriore della gamba.

Non sono da sottovalutare i traumi e le sollecitazioni ripetute della zona, rientrando tra le cause che possono sviluppare la malattia di Sever.

La diagnosi

Nella diagnosi la raccolta dei dati anamnestici è importante, consente di capire quali siano i sintomi riferiti dal paziente, quali gli eventi associabili e avere un primo canale di classificazione della patologia in essere.

ecografia talloneNel proseguo della denominazione della patologia, l’esame obiettivo si rende assolutamente necessario per valutare la postura del paziente, per analizzare le capacità di movimento della caviglia in flessione dorsale, lo stato di tensione muscolare della porzione posteriore della gamba e del tendine di Achille, la reazione del paziente all’evocazione del dolore durante la palpazione, la compressione dell’apofisi calcaneare ed il mantenimento della posizione sulle punte del piede stesso.

Può essere utile supportare il processo diagnostico utilizzando esami ecografici od uno studio radiografico della zona retrocalcaneare.

La cura della malattia di Sever

La cura della malattia di Sever, può avere varie strade percorribili:

  • l’utilizzo di antinfiammatori non steroidei e di antidolorifici come ad esempio il paracetamolo
  • applicazioni di ghiaccio più volte al giorno
  • riposo dalle attività fisiche sportive coinvolte nel processo patologico
  • utilizzo di talloniere ammortizzanti o di plantari di scarico
  • esercizi di allungamento e scarico dei muscoli posteriori della gamba
  • fisioterapia per diminuire l’infiammazione e migliorare il metabolismo rigenerativo.

fisioterapia piedeLe strategie di cura non hanno tempi definiti, possiamo dire che la scomparsa della patologia può richiedere anche diversi mesi e che la ripresa delle attività fisiche deve essere graduale.

La malattia di Sever se sottovalutata e mal curata può causare la comparsa nel tempo della spina calcaneare o comunque un’alterazione del normale profilo osseo, pertanto dobbiamo essere efficaci e veloci nell’intervenire con una diagnosi precisa e una cura adeguata al caso che ci si presenta.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi, abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.

Fratture da stress

La frattura da stress è una lesione parziale o totale della struttura ossea, che subisce la perdita di contiguità prima dell’astuccio periostale esterno per poi avanzare nello stato profondo.

Fratture_stress_01Come potrete intuire le fratture non sono tutte uguali, si distinguono per essere parziali o totali, per il tipo di andamento della rima fratturativa e per le posizioni dei loro monconi.

Riassumendo, possiamo avere fratture di tipo:

  • compressivo
  • obliquo
  • a spirale
  • trasversale
  • longitudinale
  • ingranate
  • composte
  • scomposte

Esistono anche le fratture da scoppio ma sono solamente di origine traumatico.

La frattura da stress non si manifesta per traumi diretti violenti, ma compare in maniera subdola nel tempo, dando avvisaglie che inizialmente potrebbero essere ignorate o poco considerate.

Fratture_stress_02Nonostante la causa scatenante sia ben diversa da quello di un evento traumatico diretto, alla comparsa della frattura si avrà un andamento patologico parallelo alla frattura classica.

Cause

Le cause sono dovute a sollecitazioni ripetute sulla stessa area di tessuto osseo, che vedrà da prima la modificazione della consistenza della porzione periostale, la quale si addenserà creando un orletto sclerotico, per poi degenerare e perdere di resistenza ed elasticità fino all’evoluzione fratturativa.

La sclerotizzazione ossea è una reazione del tessuto che vede l’aumento di densità della porzione esterna, la possiamo considerare come un tentativo naturale del corpo di resistere alle maggiori sollecitazioni, ma all’aumentare della densità si manifesta una conseguente diminuzione di elasticità.

L’elasticità dell’osso è fondamentale per poter resistere alle forze di trazione, compressione e torsione, per cui la sua riduzione, predispone alla frattura dell’osso stesso.

Fratture_stress_03Altra causa da non sottovalutare è l’osteoporosi, che al contrario della modificazione dell’astuccio esterno, vede la diradazione delle strutture architettoniche ossee interne per la perdita di materiale cellulare.

I microtraumi sono un’altro capitolo eziologico delle fratture da stress, per cui una ripetizione di shock sulla stessa porzione ossea, causate da vibrazioni, compressioni, torsioni, trazioni, subite in maniera costante o esponenziale, arrivano a danneggiare la struttura fino a causarne la frattura.

Quindi la patologia che vi sto illustrando può essere causata da attività sportive, lavorative, attività di vita quotidiane, indumenti obbligati come ad esempio calzature, imbraghi e quant’altro di costrittivo che solleciti il tessuto osseo e osteo-articolare in maniera continuata e ripetuta nel tempo e nell’intensità.

Fratture_stress_04Sintomi

La sintomatologia ha varie fasi evolutive, cambiano a seconda dello stato di coinvolgimento dell’osso; inizialmente il dolore compare come un grido di disagio quando le sollecitazioni a cui è sottoposto arrivano a stimolare la nocicezione, la quale però sparisce nei momenti seguenti allo stop degli impulsi.

Nell’evolvere della patologia, il dolore si manifesta sia prima che dopo le attività sollecitative, si esacerba nel subire gli imput patologici, ma ancora beneficia del riposo e dello scarico del peso e delle forze compressive, con una diminuzione della sintomatologia.

Nella fase più avanzata il dolore compare sempre, si esaspera nel momento dell’attivazione sollecitativa, a riposo diminuisce ma non sparisce mai del tutto, qualunque cosa entri in contatto o in contrasto con la struttura ossea è causa di un acuto nocicettivo.

Nel momento in cui l’osso arriva alla frattura, abbiamo un dolore persistente sempre, un’impotenza funzionale anche nei movimenti banali e minimi, un gonfiore associato ma senza edema, il riposo non genera benefici se non minimi e momentanei.

Diagnosi

La diagnosi preventiva si fa con l’esame clinico dove già la raccolta dei dati sull’instaurasi della patologia e sulla sua evoluzione, ci può indirizzare verso la condizione di predisposizione alla frattura da stress.

Chiaramente andrà valutata la storia di traumi diretti contusivi mal curati.

Fratture_stress_05L’esame palpatorio è fondamentale perchè la pressione sulla zona interessata può attivare un dolore acuto che si ripropone ai test clinici biomeccanici o alle sollecitazione richieste al paziente in situazione di carico a catena cinetica chiusa.

L’esame radiografico mostra un rimaneggiamento osseo e una sclerotizzazione periostale.

Nel diagnosticare un’effettiva frattura da stress il dolore alla palpazione sarà acuto e più facile da ricercare, ci sarà la presenza di un gonfiore perilocale ma senza segni di edema vascolare associato, si potranno avvertire dei crepitii e una deformazione del profilo osseo, i movimenti saranno limitati e dolenti anche con l’arto in scarico e decompresso.

Fratture_stress_06L’ RX la fa da padrona e individua un’interruzione parziale del periostio quando è presente una frattura subtotale, mentre si vedrà un’ interruzione a tutto spessore nel caso la sezione ossea sia coinvolta nella sua interezza.

L’esame TC, capace di studiare minuziosamente l’osso, può essere richiesto nel momento ci sia una diagnosi dubbia e il paziente abbia un’impotenza funzionale importante per dolore e movimento.

Cura e prevenzione

La cura della frattura da stress è relativamente semplice, bisogna immobilizzare il segmento osseo fratturato in relazione ai monconi liberi e alle strutture articolari che potrebbero farli muovere.

L’immobilità va mantenuta in base al tipo di osso, alla sua vascolarizzazione, all’età del paziente, e allo stato biologico del tessuto.

In alcuni casi il paziente potrà necessitare di intervento chirurgico per tenere uniti i segmenti fratturati che subiscono una deviazione di asse per le interazioni con le masse muscolari o per i carichi di linee di forza.

La guarigione verrà stabilità dal controllo radiografico che deve mostrare un processo di riparazione e di unione delle linee di frattura; quando sarà avvenuta si procederà a recuperare il movimento articolare e a togliere i compensi formatisi antecedentemente per sfuggire al dolore.

Fratture_stress_07Ovviamente il trattamento è previsto e consigliato anche negli step pre-frattura dove è possibile far regredire la patologia:

  • riducendo al minimo gli imput patologici locali
  • aumentando il tono-trofismo muscolare
  • creando delle dinamiche meccaniche di compenso e fuga dalle sollecitazioni quotidiane quasi obbligate
  • migliorando il metabolismo cellulare
  • gestendo il riposo e l’attività
  • diversificando nella giornata i carichi e le sollecitazioni a cui siamo obbligati.

Prevenire le fratture da stress si può se si individuano e si eliminano, o almeno riducono, le cause estrinseche delle sollecitazioni e delle tensioni che possono scaricarsi sulle porzioni ossee.

Ci si può aiutare con ausili che attenuano i sovraccarichi come plantari, tutori, protesi esterne in silicone.

Fratture_stress_08Vanno contrastate le forze di tensione e di carico, rinforzando parametri preventivi come:

  • l’allungamento delle masse muscolari e delle loro inserzioni tendinee
  • la decompressioni delle zone articolari e quindi delle porzioni ossee prearticolari ed articolari
  • la ricerca delle ottimali linee posturali per migliorare lo scarico delle linee di forza.

Può essere utile integrare nell’alimentazioni minerali e vitamine capaci di rinforzare il metabolismo osseo.

Lo studio radiografico diventa fondamentale per valutare la formazione di orletti sclerotici periostali e la rarefazione ossea trabecolare, tutti segni che predispongono ad un step fratturativo seguente.

Le fratture da stress possono essere previste e prevenute, basta solo ascoltare il nostro corpo, prestargli attenzione e farsi aiutare da uno specialista.