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Il dolore

Il dolore è sinonimo di sofferenza ed ha lo scopo di segnalare un danno del tessuto in atto o potenziale.

Cos’è il dolore?

Il dolore è un meccanismo fisiologico fondamentale per salvaguardare la persona dalla potenzialità lesiva che si sta manifestando in un momento specifico, proveniente sia dall’ambiente esterno che da quello interno, rispetto ad un evento fuori dal comune per il normale stato di salute.

Se il dolore si mantiene nel tempo, invece di essere un sistema di difesa per il corpo umano, si tramuta in una patologia definita sindrome dolorosa, che scatena delle reazioni multisistemiche di circostanza.

Gli stimoli del dolore possibili che attivano i nocicettori, possono essere di varia natura:

  • meccanici
  • chimici
  • termici.

Il sistema nocicettivo è un insieme di terminazioni neurologiche sensoriali, presenti in quasi tutti tessuti corporei:

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  • cute
  • muscoli
  • articolazioni
  • mucose
  • tendini
  • legamenti
  • tessuto connettivo di giunzione
  • visceri.

I nocicettori hanno delle caratteristiche diverse tra di loro per specializzarsi nella conduzione di stimoli diversi:

  • dolore acuto ben localizzabile
  • dolore rapido (compare entro un decimo di secondo dallo stimolo dolorifico), generalmente non percepito dai tessuti profondi
  • dolore cronico mal definito e più diffuso (meno localizzabile)
  • dolore lento (compare entro e oltre un secondo dallo stimolo del dolore), perdura a lungo.

La classificazione

Il dolore viene classificato in maniera specifica, ovvero somatico, neuropatico, viscerale, idiopatico (senza causa apparente) ed ha delle caratteristiche di identificazione diverse:

  • transitorio
  • prolungato
  • recidivo
  • superficiale
  • profondo
  • crampiforme
  • pungente
  • urente
  • sordo
  • compressivo
  • pulsante
  • pruriginoso
  • tirante

il dolore 02Il dolore vede un’intreccio di componenti percettive ed esperenziali.

La componente percettiva è innescata dal sistema nocicettivo che mette in moto la componente sensoriale, per il trasporto del messaggio dolorifico verso il sistema nervoso centrale.

La componente esperenziale, è innescata dalla psiche che associa uno o più eventi, ad una sensazione spiacevole che viene legata all’esperienza del dolore e alla condizione psichica.

Pertanto possiamo affermare che il dolore è un’esperienza totalmente personale, soggettiva, difficilmente quantizzabile in maniera standard, ciò sta a dire che anche le scale di valutazione del dolore rimangono misurabili in maniera del tutto personale.

Le persone che hanno una percezione alterata del dolore tendente all’assenza, ovvero che non avvertono il dolore se non nelle soglie più alte, corrono il rischio di incappare in situazioni lesive pericolose per lo stato di salute.

L’elaborazione del cervello

Il dolore viene recepito dalla periferia ed è elaborato dal cervello; il messaggio del dolore viene quindi captato dai nocicettori, condotto nel midollo spinale e da qui trasportato fino al sistema nervoso centrale, dove verrà elaborato ed immagazzinato come esperienza vissuta nell’immediato e come ricordo nel tempo che verrà, modulandolo e controllandolo con delle reazioni locali e/o a distanza di tipo specifico o sistemico.

il dolore 03Pertanto avremo un un sistema afferente che conduce gli impulsi nocicettivi dalla periferia verso i centri superiori.

Un sistema di riconoscimento che elabora l’informazione, valutandone la dannosità, la pericolosità e mettendo in campo delle risposte motorie, neurovegetative, endocrine e psico-emotive.

Un sistema di modulazione e controllo, che invia impulsi inibitori al midollo spinale, per diminuire la forza dei segnali nocicettivi che ne transitano.

Le vie che conducono il messaggio dolorifico dal midollo spinale alla corteccia cerebrale sono due:

  1. la VIA NEOSPINOTALAMICA che arriva in maniera diretta al talamo e a seguire alla corteccia cerebrale.
    • E’ una via veloce che fa poche sinapsi.
    • E’ la strada che trasporta il messaggio del dolore acuto, dove il vissuto esperenziale e mnemonico hanno poca influenza.
    • Le informazioni nocicettive trasportate da questa via, saranno ben precise e ben individuate a livello anatomico.
  2. la VIA PALEOSPINOTALAMICA che arriva alla corteccia cerebrale e alla struttura limbica, facendo numerose sinapsi nella sostanza reticolata.

il dolore 04L’impulso viene notevolmente rimodulato, maturando una percezione più diffusa e mal definita.

I centri di elaborazione del dolore come abbiamo accennato sono vari:

  • talamo
  • sostanza reticolare
  • sistema libico
  • corteccia cerebrale
  • ipofisi/ipotalamo
  • midollo allungato.

Tutte queste strutture lavorano in armonia tra di loro per distribuire i segnali nocicettivi alle aree cerebrali, percepire lo stimolo come doloroso, influenzarne la coscienza, stimolare  delle risposte neurovegetative (cardiache, vascolari, respiratorie, viscerali, endocrine ed ormonali), coscientizzare l’esperienza dolorifica, regolarne le reazioni emotive e la soglia del dolore stesso.

Le reazioni che il corpo umano mette in atto in risposta al dolore, creano inevitabilmente uno stato di alterazione locale o diffuso, dello stato di tensione muscolare, portando ad un’alterazione della postura segmentare e/o distrettuale e/o globale.

La valutazione del dolore

Per valutare il dolore bisogna tener conto della tipologia nocicettiva, dov’è localizzato, la sua durata, come si manifesta nel tempo, l’intensità, le interazioni nelle attività di vita quotidiane all’interno del contesto personale sociale e le eventuali terapie che riescono a modularne le caratteristiche.

Quando il paziente viene visitato, bisogna investigare il dolore cercando di capire il tipo di sintomo, per tradurlo in una maniera descrivibile e misurabile.

E’ pertanto necessario l’utilizzo di scale e di strumenti di valutazione.

Le scale di valutazione più frequentemente utilizzate e validate sono:

  • la VAS (Visual Analogue Scale)
  • la VRS (Verbal Rating Scale)
  • la NRS (Numerical Rating Scale).

Può essere affrontato in modi differenti, coprendo vari aspetti della percezione e della gestione dell’evento.

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I farmaci e la chirurgia

farmaciLa farmacologia ha un ruolo primario, utilizzando varie componenti quali:

  • antinfiammatori non steroidei
  • cortisonici
  • miorilassanti
  • antispastici
  • antidolorifici
  • terapie sostitutive ormonali.

A seconda del tipo di dolore, si può ricorrere alla fisioterapia per curare le cause delle affezioni che attivano il sistema nocicettivo.

Anche la chirurgia ha la sua importanza per ridurre la causa scatenante.

Le cure alternative

In alcune situazioni si utilizzano cure alternative, come lo yoga e l’agopuntura, con buoni risultati.

Nei casi in cui non sia possibile rimuovere la causa scatenante del dolore, si può ricorrere al supporto della psicoterapia, per gestirlo al meglio, sia nella percezione, sia nella attività individuali, che nel contesto sociale.

Il dolore é una condizione che modifica la nostra vita sotto ogni punto di vista.

Abbiamo la possibilità di individuarlo e di contestualizzarlo in maniera efficace.

Non facciamoci sopraffare, alle volte dobbiamo avere pazienza ed essere coscienti che ci sono sufficienti strategie per affrontarlo, gestirlo e in molti casi eliminarlo.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi, abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.

 

Cefalee o mal di testa

Cefalee_01E’ un dolore di multifattoriale e di varia entità che colpisce la regione della testa in tutte le sue componenti, muscoli, tendini, membrane intracraniche, tessuto fasciale di congiunzione, organi, strutture vascolari, articolazioni, ad eccezione del tessuto cerebrale in quanto tale perché privo di nocicettori, ovvero di cellule che captano e innescano la sensazione del dolore.

Il mal di testa affligge la quasi totalità della popolazione per almeno una volta l’anno, con rapporto variabile tra uomo e donna a seconda del tipo di cefalea che si manifesta.

Cefalee_02Gli studi per capire questa patologia si perdono nel tempo, ma i primi tentativi di classificazione più conformi a noi si rifanno all seconda metà del 1600, ed è anche per questo che oggi non abbiamo una classificazione unica;

la più diffusa e quella accettata dall’OMS (organizzazione mondiale della sanità) è l’ICHD (international classification of headache disorders).

 

 

Anche di questa classificazione, nel tempo, ci sono state varie revisioni ed aggiornamenti per giungere alla attuale suddivisione in 3 macro gruppi:

  • cefalee primarie
  • cefalee secondarie
  • altri

Essendo l’inquadramento molto complesso e con varie sottoclassificazioni vi rimando all’indirizzo

http://www.ihs-klassifikation.de/it/02_klassifikation/

dove sarà possibile entrare nelle singole elencazioni ed analizzarle nel dettaglio.

Cefalee_03

Le cefalee primarie non presentano una causa organica o strutturale, apparente e ben definita; potremmo dire che non sia ben chiaro il meccanismo di insorgenza e di manifestazione; ci sono alcune teorie su cui vari studi sono stati portati avanti dimostrando delle relazioni intreressanti, come il ruolo attivo della serotonina, ma proprio per la nebulosità eziologica (la causa della malattia) questa classificazione viene definita primaria.

Le cefalee secondarie sono legate ad eventi di varia natura e quindi con una motivazione concreta che spazia su molti fronti:

  • traumiCefalee_04
  • disfunzioni dell’articolazioni temporo-mandibolare e cervicali
  • modificazioni posturali
  • aumento della pressione sanguigna
  • aumento della pressione intracranica del liquido cerebro-spinale
  • aumento della pressione intraoculare
  • alterazione dell’accomodamento visivo e della vista in generale
  • nevralgie dei nervi cranici
  • mastoiditi
  • alterazioni dell’orecchio
  • emorragie cerebrali
  • ischemie cerebrali
  • infezioni batteriche o virali, intracraniche o sistemiche
  • patologie vascolari arteriose o venoseCefalee_05
  • infiammazioni locali e perilocali mono o multi tessutali
  • alterazioni ormonali
  • attività premestruale
  • abuso farmacologico
  • intossicazioni di varia natura e avvelenamento
  • patologie psichiatriche
  • attività fisica
  • colpo di calore
  • neoplasie.

Come inizialmente accennato il dolore associato alla testa è causato dall’attivazione dei nocicettori che sono presenti ovunque tranne nella massa cerebrale, pertanto possono essere attivati per una cattiva funzione, per una patologia inerente o per un evento traumatico.

Cefalee_06Con tale considerazione viene facile applicare un ragionamento causa-effetto-risoluzione sulle cefalee di origine secondaria e meno per le cefalee di tipo primario.

Nelle cefalee di tipo 1 (primarie) si cerca un riscontro di cattivo funzionamento, un’alterazione di tipo congestizio, di ipossia che disturbi l’equilibrio dei tessuti, ma che non sfoghi nel patologico.

Una teoria oggetto di discussione riguarda anche la predisposizione ad una ipereccitabilità dolorifica della corteccia cerebrale, il tutto spesso ritrovato anche come condizione di familiarità.

Cefalee_07Per approcciare una patologia cosi diffusa e complessa, diventa fondamentale fare una buona anamnesi (raccolta di dati clinici fisiologici e patologici sia personali che familiari, a scopo diagnostico), con la quale stabilire una diagnosi il più possibile precisa ed associare la cura migliore per avere una rapida e duratura riduzione delle manifestazioni e dei sintomi.

Come ormai è chiaro, le cefalee hanno varie sfaccettature per tanto è consigliabile, ove le manifestazioni siano frequenti e invalidanti, tenere un diario sul quale appuntare il tipo di dolore, la zona dove si manifesta, i sintomi associati e i fattori aggravanti, per facilitare il compito diagnostico e terapeutico di chi vi tiene in cura.

Cefalee_08Nelle cefalee primarie bisogna trovare il giusto equilibrio tra:

  • l’aiuto farmacologico, per bloccare l’evoluzione del mal di testa e non renderlo invalidante nelle attività di vita quotidiane
  • la terapia manuale che possa migliorare e tenere in equilibrio le funzioni che abbracciano il campo osteoarticolare, muscolare e legamentoso delle strutture che ritroviamo direttamente nella testa e in quelle che con esse convivono direttamente e indirettamente
  • il drenaggio dei liquidi inerenti, che possono influire negativamente sullo stato biologico e tensivo della zona cranica
  • la diminuzione degli stimoli dolorifici e la riduzione della sensibilità all’attivazione dei nocicettori

Cefalee_09Nei casi di cefalee secondarie invece sono spesso prescritti esami appropriati per confermare la causa scatenante, che possa influire sulla comparsa del mal di testa.

Le indagini utilizzate variano dall’emocromo a TC, RM, RX, ecografie e quant’altro sia di supporto all’ipotesi diagnostica dello specialista a cui vi affiderete.

Una volta accertata la causa che scatena la sintomatologia, sarà diretta la cura da seguire e sarà possibile stabilire la prognosi sull’andamento e sull’evoluzione della cefalea.

E’ proprio il caso di dire: MENS SANA IN CORPORE SANO