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Il dito a martello nel piede

il dito a martello nel piede feat 01Il dito a martello nel piede è un disturbo a carico dell’articolazione interfalangea distale, la quale si deforma assumendo un atteggiamento di flessione che, rispetto all’insieme dei segmenti falangei, crea una forma a z, radiograficamente apprezzabile.

Anatomia del dito a martello nel piede

il dito a martello nel piede feat 02Generalmente tale deformazione interessa maggiormente il 2°, il 3°, il 4° dito e può manifestarsi come dimorfismo singolo o associato ad una valgizzazione dell’alluce e/o ad un piattiamo dell’arco interno del piede, che porta alla predisposizione dell’ accavallamento del dito a martello sulle falangi contigue.

Le cause

La causa che sviluppa un dito a martello è da ricercare nella perdita di funzione del tendine estensore, il quale per un evento traumatico, per una lesione, per uno stiramento o per un disallineamento rispetto all’asse articolare, smette di funzionare correttamente, favorendo il comparto dei muscoli flessori falangei nel piegare il dito e mantenendo questa posizione in maniera stabile.

il dito a martello nel piede feat 03L’eccessiva lunghezza del dito può essere un’ulteriore causa di dimorfismo, nel momento in cui il piede è costretto, per causa di forza maggiore, a vivere buona parte della giornata nella scarpa.

In questo caso la calzatura stretta porta le articolazioni interfalangee a recuperare spazio attraverso la triplice flessione, con partenza dalla metatarso-falangea.

L’artrite reumatoide è una delle patologie associate, che può creare deformità a martello, secondariamente alla degenerazione articolare e alla sua conseguente deformazione.

Il piede cavo è una condizione frequente di predisposizione allo sviluppo del dito a martello, mentre il piattiamo della volta plantare interna, può portare ad un possibile accavallamento del dito rispetto alle falangi contigue.

il dito a martello nel piede feat 04L’utilizzo di calzature dalla punta stretta, rigide e con un tacco pronunciato oltre il dovuto, non sono assolutamente comode per la corretta postura del piede e possono favorire la predisposizione alla deformità del piede.

Sono presenti anche dei pazienti dove lo sviluppo del dito a martello si manifesta senza causa apparente (forma idiopatica), ma generalmente associata ad una predisposizione alla lassista capsulo-legamentosa, che non collabora nel mantenimento dell’asse articolare, rispetto alle leve tendinee.

Nella condizione ortopedica che stiamo oggi descrivendo, l’estensione del dito risulterà impossibile in maniera attiva e con il passare del tempo si mostrerà sempre più rigido anche nel tentativo di un’estensione passiva.

Una problematica frequentemente comune nel dito a martello del piede, è lo sviluppo di dolore, callosità e nei casi più esasperati, di ulcerazione, per il conflitto e l’attrito dell’articolazione interfalangea distale con la scarpa chiusa.

Non è raro che il paziente lamenti una metatarsalgia sul segmento del dito a martello, per il cambio di angolazione che inevitabilmente si presenta nell’asse osteo-articolare del dito in questione.

il dito a martello nel piede feat 05La diagnosi del dito a martello nel piede

La diagnosi del dito a martello e semplice perché evidente nella sua manifestazione, pertanto sarà sufficiente una visita specialistica con un attento esame obiettivo, supportato da una radiografia che dia l’immagine dello stato di salute articolare interfalangea e lo stato anatomico in essere del piede nella sua globalità.

Può essere molto utile richiedere uno studio baropodometrico statico e dinamico, per valutare l’appoggio del piede nelle diverse condizioni e capire se ci possano essere delle alterazioni sugli archi plantari, che predispongano ad un’evoluzione del cattivo posizionamento del dito.

Il trattamento

Il trattamento del dito a martello parte dalla gestione del piede nella quotidianità, utilizzando delle scarpe comode, morbide nella loro struttura e dalla pianta larga.

Nei casi in cui le volte plantari siano alterate, sarà proficuo utilizzare dei plantari che possano compensarle, rialzandole o scaricandole, in maniera da non sovraccaricare le teste metatarsali e le falangi, sia nella loro porzione articolare, che nelle sinergie muscolo-tendinee.

il dito a martello nel piede feat 06La fisioterapia incentrata al riequilibrio del piede rispetto all’intero arto inferiore, rispetto al bacino e a alla relazione vertebrale, associata ad una mobilizzazione automa, sarà utile e necessaria, per evitare lo sviluppo di rigidità articolari e deformazioni articolari maggiori.

Nei casi in cui nessuna terapia sia in grado di alleviare il dolore del paziente e di recuperare una sufficiente autonomia deambulatoria e di appoggio, si potrà procedere con la strada dell’intervento chirurgico, volto a raddrizzare il dito a martello.

il dito a martello nel piede feat 07Ovviamente nel periodo a seguire l’intervento chirurgico, sarà necessario procedere ad un recupero riabilitativo delle funzioni, evitando che si possano sviluppare delle rigidità post operatorie.

Non ultimo nella gestione del dito a martello, sarà necessario curare e guarire eventuali lesioni cutanee, qualora si dovessero manifestare.

Il dito a martello non può essere considerato una patologia, ma il suo dimorfismo articolare e tendineo, può risultare fastidioso, se non addirittura invalidante, nelle più banali attività deambulatorie e nell’equilibrio dell’appoggio bipodalico del paziente.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.

Concentrato piastrinico PRP

Nell’articolo di oggi vediamo come l’utilizzo della metodica del concentrato piastrinico PRP possa essere un valido aiuto nella riparazione e recupero del danno anatomico.

Cos’è il concentrato piastrinico PRP?

Concentrato piastrinico PRP 01Il concentrato piastrinico PRP (plasma ricco di piastrine) è una metodica terapeutica utilizzata per larga parte in ambito ortopedico, con lo scopo di curare patologie dell’apparato muscolo scheletrico di vario genere e natura:

  • artrosi di lieve o di moderata entità
  • tendiniti
  • tendinosi
  • lesioni tendinee parziali
  • lesioni legamentose parziali
  • lesioni muscolari
  • lesioni ossee

Concentrato piastrinico PRP 02Il PRP è un concentrato di fattori di crescita di natura piastrinica, preso direttamente dal paziente, estraendone il sangue tramite prelievo ematico.

Il sangue viene centrifugato, per poterne separare le piastrine, ottenendo un gel piastranico, da riutilizzare come rigenerante // fattore di crescita.

L’applicazione

Viene applicato sulla zona della lesione da curare e ne favorisce la rigenerazione tessutale, per merito della stimolazione delle cellule a bassa differenziazione.

Le piastrine contenute nel sangue, hanno un ruolo fondamentale nel processo di coagulazione e allo stesso tempo contengono delle proteine, chiamate fattori di crescita, che sono necessarie per stimolare la guarigione delle lesioni.

Il PRP è plasma prodotto dal sangue di una persona con una concentrazione di piastrine più alta del normale.

Concentrato piastrinico PRP 03L’ aumento e l’arricchimento dei fattori di crescita nel PRP, ha la capacità di aumentare  il potenziale e la velocità di guarigione tessutale.

Il livello di concentrazione delle piastrine e di conseguenza, dei fattori di crescita, può essere 3 / 5 volte maggiore di quanto si possa trovare in natura nel sangue.

La preparazione del gel piastrinico può variare di molto, sia per la qualità ematica del paziente, sia per la preparazione tramite il tipo di macchinario utilizzato.

Vien da se intuire che la bontà del gel piastrinico ottenuto, darà l’efficacia e la qualità della riparazione del tessuto trattato.

Concentrato piastrinico PRP 04La somministrazione del concentrato piastrinico PRP

La terapia in questione può essere somministrata con una singola applicazione o con più di una, a seconda dell’entità del danno da trattare, in base al tipo di tessuto danneggiato e in relazione a come il paziente risponda alla terapia.

Dopo la somministrazione della terapia, il soggetto può svolgere le attività di vita quotidiana, ma senza esagerare ne affaticarsi, mentre è consigliato  sospendere le attività fisico-sportive per circa 5 / 7 giorni.

Generalmente non vengono utilizzate le infiltrazioni di PRP in uno stato di infiammazione acuta o infettiva, così come non è indicato utilizzare la metodica, se il paziente è sotto copertura farmacologica antinfiammatoria o antibiotica, se non sospesa nella somministrazione da almeno una settimana.

Il trattamento PRP viene scartato in quei pazienti affetti da patologie ematiche, virali o quant’altro rovini la qualità ematica richiesta per la somministrazione di piastrine, come necessario per la riuscita della metodica.

Concentrato piastrinico PRP 05La tecnica PRP può anche essere associata ad altre terapie di supporto come l’utilizzo di acido ialuronico, lavaggi per le calcificazioni o decompressioni articolari e periarticolari.

La somministrazione della terapia gel-piastrinica, viene effettuata sotto controllo e guida ecografica, se eseguita ambulatorialmente, mentre se viene utilizzata durante intervento chirurgico, si può applicare per via artroscopica od endoscopica.

Visite preliminari e diagnosi

E’ assolutamente vero che la metodica di cura di cui parliamo oggi, serve a favorire la riparazione del danno anatomico che va a rendere inefficace la funzione muscolo scheletrica del paziente.

Non va mai però dimenticato che una lesione, almeno che non sia di origine traumatica, è sempre secondaria ad un cattivo utilizzo del segmento stesso o delle sinergie con cui si mette in relazione.

Concentrato piastrinico PRP 06Pertanto sarà necessario sottoporre il paziente a delle visite preliminari e ad accertamenti per mezzo di indagini diagnostiche, che inquadrino il problema ortopedico in essere, nei suoi molteplici aspetti e nelle sue svariate interazioni.

Non è da escludere che dopo il trattamento con metodica PRP, recuperato il danno anatomico, il paziente si debba sottoporre a sedute di riabilitazione e fisioterapia per riacquistare la funzione e l’equilibrio nel rapporto tra le catene muscolari, le posture statiche e dinamiche, la libertà articolare recuperata e consentita.

Con l’argomento di oggi abbiamo scoperto una possibilità in più di cura delle patologie osteo-articolari.

Non dobbiamo comunque perdere di vista l’unità di relazione del corpo umano, che funziona tanto nello stato di buona salute, quanto nel meccanismo di sviluppo delle patologie.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi, abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.

Onde d’urto

Iniziamo l’articolo dando una definizione fisica di cosa siano le onde d’urto.

Le onde d’urto sono delle onde acustiche ad alta energia, che generano impulsi pressori (circa 500 bar, numero con un discreto margine di variabilità), con valori tra loro diversi per picco di salita e per tempo di durata nel rimanere al loro massimo valore.

ONDE_D_URTO_02La salita e la discesa avvengono in 10 miliardiesimi di secondo.

La durata di permanenza è mediamente di 3,5 milionesimi di secondo.

I tempi di durata complessivi del ciclo d’onda sono meno di 10 millesimi di secondo.

Sviluppa una forza meccanica che viene sfruttata per trasferire energia di movimento ai tessuti corporei con l’intento di migliorare o addirittura guarire condizioni patologie ortopediche e non, soprattutto di tipo cronico.

Le onde d’urto possono trasmettere energia a lunga distanza e per questo sono in grado di penetrare in profondità.

La propagazione nei tessuti deve tener conto della trasmissione, della riflessione e dell’assorbimento, che risentono delle differenze di densità e di impedenza acustica della cute, del grasso, dei muscoli, delle ossa.

Per impedenza acustica si intende la misura dell’opposizione che un materiale presenta al flusso acustico risultante da una pressione acustica applicata al sistema.

ONDE_D_URTO_03In fisica la riflessione è il fenomeno per cui un’onda che si propaga lungo l’interfaccia tra differenti mezzi, cambia direzione a causa di un impatto con un materiale riflettente.

Assorbimento, riflessione, trasmissione, sono i fenomeni che avvengono quando l’energia radiante incide su un corpo; una parte viene assorbita, una parte viene riflessa, una parte viene trasmessa.

Va ricordato che la somma della quantità di energia assorbita, riflessa e trasmessa è uguale alla quantità di energia incidente.

ONDE_D_URTO_04Gli apparecchi che generano onde d’urto sono diversi tra di loro, ma devono avere tutte le stesse caratteristiche minime di emissione dell’onda.

Come agiscano le onde d’urto sullo stato di salute del corpo umano non è del tutto chiaro, si sfrutta la loro potenza per colpire e bersagliare un tessuto, riducendo le fibrosità, le calcificazioni e interferendo anche con i segnali nocicettivi trasmessi dal corpo.

Si ritiene che sia in grado di avere effetti biologici riparativi e rigenerativi, probabilmente per lo stimolo che il tessuto riceve, subendo queste forti pressioni sonore dirette e mirate.

ONDE_D_URTO_05E’ chiaro che le onde d’urto agiscono in maniera diversa a seconda del tessuto bersaglio con cui devono interagire (ossa, muscoli, tendini, legamenti etc etc), a seconda di come vengono emesse, ovvero se a bassa, media ed alta energia e a seconda se il fascio dell’onda d’urto sia focalizzata su una piccola area, o se sia radiale, diffondendosi in modo sferico su una porzione di tessuto più ampia.

Proprio perché non ci sono linee guida ben precise, ci possono essere delle variazioni da terapeuta a terapeuta, nell’approcciare la stessa patologia e queste differenze si basano sostanzialmente sulle caratteristiche del macchinario (elettroidrauliche, piezoelettriche, elettromagnetiche), variando il numero di onde d’urto emesse nella seduta terapeutica e sul numero di trattamenti da eseguire.

ONDE_D_URTO_06Le onde d’urto trovano applicazione in ortopedia nelle tendiniti, nelle fasciti, nelle rigidità articolari con perdita macroscopica di movimento sui piani articolari, calcificazioni, miositi ossificanti, ossificazioni, edemi organizzati, calcificazione di legamenti e capsule articolari, fratture da stress, neuroalgodistrofia, ritardi ci consolidamento delle fratture e pseudoartrosi.

Il campo applicativo si estende dall’ortopedia anche ad altre branche come l’urologia, per l’eliminazione tramite disgregazione dei calcoli, cosi come in campo chirurgico per i calcoli biliari e in altre branche dove ci sia la necessità di avere uno stimolo sul metabolismo tessutale.

Vanno anche indicate le situazioni e i tessuti anatomici dov’è controindicato applicare le onde d’urto, per la presenza di patologie refrattarie al trattamento e per la delicatezza dei tessuti anatomici esistenti.

Le onde d’urto vanno evitate nelle infezioni acute dei tessuti ossei e di quelli molli, patologie a carico della coagulazione sanguigna, epifisiolisi, portatori di pacemaker.

I tessuti biologici che vanno evitati di essere bersagliati in un trattamento diretto sono:

  • strutture neurologiche centrali e periferiche
  • cranio
  • midollo spinale
  • plessi e tronchi nervosi

Vanno evitate le costole per la loro delicatezza strutturale, va evitato il tessuto polmonare.

Le onde d’urto possono essere un’arma in più nella cura delle patologie, risultano altamente integranti con terapie associate di tipo farmacologico, con protocolli fisioterapici per il recupero delle patologie ortopediche di cui sopra abbiamo accennato, o con tecniche osteopatiche mirate.

La differenza nel curare una paziente e la sua patologia è nel mettere insieme tutte le conoscenze e le metodiche per ottenere il miglio risultato in maniera veloce e stabile nel tempo.