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Virus e batteri

In questo periodo post lockdown, parlando con i miei pazienti, ho constatato che c’è confusione tra cosa siano i virus e cosa siano i batteri.

Virus e batteri: le differenze.

Cercherò in maniera semplice, senza entrare troppo nei dettagli, di illustrare le differenze e di aumentare le conoscenze in merito.

I virus

Virus e batteri 02Sono dei microrganismi, più piccoli dei batteri, si misurano in nanometri e possono avere forme diverse tra di loro.

Non hanno una struttura cellulare propria e per questo necessitano di legarsi a delle cellule ospiti per potersi replicare, il che vuol dire che non possono riprodursi in un ambiente esterno, ma ci possono sopravvivere avendo un’ autonomia variabile di alcune ore.

I virus appartengono a categorie diverse tra di loro e possono infettare qualunque tipo di cellula, l’uomo, gli animali, le piante, i funghi e addirittura i batteri stessi,  ed è per questo che le possibili fonti di infezioni sono innumerevoli e di varia natura.

E’ chiaro che ogni famiglia di virus avrà la possibilità di legarsi ad alcuni tipi di cellule ma non a tutte quelle esistenti.

Ci possono essere contagi trasmissibili tra uomo e animale, oppure tra animale e piante ma c’è da dire che, in percentuale, sono minori i casi in cui ci sia una trasmissione tra specie diverse, perché i virus generalmente sono altamente specifici.

Abbiamo detto che i virus non hanno una cellula propria, ma hanno un nucleo formato da materiale genetico che può esser DNA oppure RNA, è da dire anche che queste due forme genetiche non possono coesistere nel virus.

Quali sono le differenze tra DNA ed RNA?

DNA RNASono entrambi due acidi nucleici ma…..

Il DNA è formato da due catene avvolte a doppia elica, è il custode dell’informazione genetica dell’individuo, ed è contenuto nel nucleo di tutte le cellule.

L’ RNA è composto da una singola catena, partecipa alla sintesi delle proteine, alla trasmissione delle informazioni contenute nel DNA, ed è contenuto sia nel nucleo che nel citoplasma cellulare.

Il nucleo del virus è racchiuso in una capside, ovvero un rivestimento proteico, ed è importante dire che quando il virus si trova fuori dalla cellula si chiama virione e quindi lo troviamo nell’ambiente che ci circonda.

Quando il virus invece si trova all’interno della cellula e ha la capacità di replicassi, allora si chiama virus.

Quindi il virione si può trovare ovunque attorno a noi, il virus lo possiamo trovare solo ed esclusivamente dentro la cellula ospite.

Ma il virus come infetta l’organismo umano?

Il virus entra nell’organismo ospite, può rimanere localizzato nel punto di accesso e da qui può iniziare il suo processo di replicazione .

Dalla sede iniziale può rimanere confinato, oppure può diffondersi per vicinanza alle cellule limitrofe, può diffondersi a distanza per via ematica o per via linfatica.

Il virus quindi potrà contagiare sia le cellule dei sistemi di diffusione e sia gli organi dove vanno ad imbattersi.

Trasmissione virusLa trasmissione del virus viene chiamata orizzontale se trasmesso da individuo ad individuo, oppure verticale se trasmesso da madre a feto e quindi durante la gravidanza.

La trasmissione orizzontale può avvenire attraverso la saliva, i colpi di tosse o gli starnuti se ravvicinati, attraverso il sangue, le feci, le abrasioni e le lacerazioni cutanee, le mucose genitali, tramite i rapporti sessuali, attraverso morsi o punture di animali e tramite gli alimenti.

La trasmissione per via verticale avviene attraverso la placenta, oppure durante il parto nel passaggio dello scavo pelvico, per una lesione dei tessuti che lo ricoprono (utero, collo dell’utero, vagina, vulva).

Nell’approccio al virus è subito da chiarire che gli antibiotici non hanno nessun effetto, mentre sono utili e utilizzabili i farmaci antivirali.

AntiviraliGli antivirali

Gli antivirali hanno varie modalità di interazione con il virus e la cellula ospite, adottando varie strategie per neutralizzarli:

  • blocco della replicazione del genoma virale (i più utilizzati)
  • limitazione della penetrazione del virus nella cellula
  • blocco della sintesi proteica
  • blocco dell’uscita del nuovo virus dalla cellula infettata.

Un’altra strada farmacologica contro il virus è l’utilizzo di interferone.

L’interferone è normalmente autoprodotto dal corpo umano e stimola la generazione di particolari proteine, favorendo la degradazione dell’RNA MESSAGGERO virale e allo stesso tempo inibendo la sintesi di proteine virali.

Non ultimi sono i vaccini che permettono un immunizzazione attiva, ovvero inducono una risposta immunitaria, che metterà il soggetto in pre-allerta, tanto da riuscire a difendersi nel momento in cui si dovesse manifestare un attacco virale vero e proprio.

E’ da specificare che l’uso dei vaccini, è tanto utilizzato nel campo virale, quanto batterico.

Per conoscenza c’è da dire che esistono anche i vaccini per le allergie, ma quella è un’altra storia e non è questo l’articolo per parlarne.

I batteri

BatteriI batteri sono dei microrganismi autonomi più grandi dei virus, misurabili in micrometri e sono presenti ovunque, tanto nell’ambiente esterno quanto all’interno del corpo animale e quindi nell’uomo.

Sono diffusi in tutto il pianeta, nella terra, nell’aria, nell’acqua, riuscendo ad adattarsi e sopravvivere anche negli ambienti più ostili.

I batteri hanno un senso nella catena della vita e alcuni di essi sono necessari all’uomo stesso per il benessere della salute, basti pensare alla flora batterica intestinale, importante per il corretto funzionamento chimico biologico del cibo ingerito e per il mantenimento dell’omeostasi interna.

I batteri sono utili anche nel campo alimentare per la trasformazione di alcuni cibi.

Sono degli organismi solitamente unicellulari, dalla forma diversa, a seconda del tipo di batterio e si riproducono autonomamente, scindendo la propria cellula in due parti identiche e moltiplicandosi in maniera esponenziale.

Questa moltiplicazione ha un andamento che si distingue per l’ambiente dove avviene e per la disponibilità di nutrimento, infatti i batteri aumentano il loro volume, e si dividono (quindi si moltiplicano), fino a quando non scarseggiano le sostanze nutritive che gli danno l’energia vitale.

Una caratteristica dei batteri è quella di produrre tossine, ovvero delle molecole nocive generate dal catabolismo della cellula batterica stessa, le quali sono fondamentalmente divise in tre macro gruppi:

  • le endotossine (GRAM – )
  • le esotossine (GRAM + // GRAM – )
  • le anotossine.

La distinzione tra batteri GRAM + e – è dovuta fondamentalmente alla differente costituzione della parete batterica e vengono individuati tramite la differente colorazione GRAM a cui reagiscono.

Le endotossine sono le peggiori perché sono di natura lipidica, quindi non idrosolubili, resistono alle alte temperature, non stimolano la produzione di anticorpi e quindi rimangono in circolo nell’organismo con grande facilità, arrecandone danni.

Le esotossine sono di natura proteica, vengono distrutte dal calore e stimolano il nostro organismo a produrre degli anticorpi specifici, capaci a loro volta di neutralizzarle.

Le anotossine sono delle esotossine che hanno perso la loro tossicità, ma mantengono la capacità di stimolare la produzione di anticorpi, senza però arrecare danno all’organismo.

AntibioticiGli antibiotici

Per contrastare i batteri vengono utilizzati gli antibiotici, sostanze prodotte in laboratorio da un’origine naturale e sono generalmente suddivisi in 4 categorie:

  • battericidi
  • batteriostatici
  • ad ampio spettro
  • a spettro ridotto.

Questa suddivisione ci permette di individuare gli antibiotici nella capacità di uccidere i batteri (BATTERICIDI) o di bloccarne la crescita e quindi la riproduzione (BATTERIOSTATICI), agendo su una vasta platea di batteri (AD AMPIO SPETTRO), oppure solamente su alcuni tipi di microrganismi (A SPETTRO RIDOTTO).

Potrei continuare a parlare di virus e batteri in maniera specifica e specializzata ma molti dei dettagli chimici, biologici e patogeni, diventerebbero di difficile comprensione.

Mi interessava far conoscere ai miei lettori le differenze principiali tra VIRUS e BATTERI in maniera da aiutare a migliorare la conoscenza in merito, troppe volte confusa.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi, abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.

 

Linfedema

linfedema_feature

Introduciamo questo difficile e delicato argomento con un accenno al sistema linfatico e alla linfa in esso contenuto.

Linfedema001Il sistema circolatorio linfatico drena i liquidi dallo spazio interstiziale dei tessuti verso la circolazione sanguigna, utilizzando una strada circolatoria a senso unico indirizzata verso il cuore.

La linfa è il liquido che circola nel sistema linfatico, si forma dalla parziale perdita di plasma dal letto circolatorio dei capillari sanguigni, si raccoglie nell’interstizio esistente tra un tessuto e un’altro e si arricchisce di altro materiale come proteine, lipidi, ormoni, antigeni e prodotti del metabolismo cellulare durante il suo viaggio verso la zona cardiaca.

La linfa è anche uno dei protagonisti della risposta immunitaria, sia come spazzino catabolico della lotta tra il sistema immunitario e i batteri / virus che ci minacciano quotidianamente e sia come trasportatore tra un tessuto ed un altro di elementi necessari per la lotta all’agente patogeno.

E’ altrettanto vero però che il sistema linfatico stesso, per la sua interazione con gli spazi interstiziali tessutali, può essere a sua volta un veicolo di diffusione della patologia, nel momento in cui l’agente patogeno scappi o sopravviva alla morsa del sistema immunitario.

La linfa scorre nei sui vasi spinta dal linfagione.

Linfedema002Il linfagione è un segmento del vaso linfatico innervato dal sistema nervoso autonomo, ha una capacità contrattile e si trova tra una valvola di chiusura e l’altra.

Le valvole di chiusura servono a far avanzare la linfa in un unico senso e a non creare rigurgito.

Il linfagione fa partire uno stimolo alla contrazione nel momento in cui le sue pareti si riempiono di liquido e subiscono una spinta pressoria interna ben definita. In condizioni di riposo il linfagione ha un ciclo minuti di circa 12 contrazioni.

Il sistema di spinta della linfa, oltre all’intervento del linfagione, subisce l’influenza anche della contrazione muscolare nelle attività quotidiane, della mobilità delle articolazioni, del ritmo cardiaco e di quello respiratorio, ovvero per merito di tutto ciò che attivandosi crea una modificazione di pressione che attui una spinta esterna al vaso circolatorio linfatico favorendone la dinamica dei flussi.

Linfedema003Il linfedema è un accumulo di linfa nell’ interstizio cellulare e tessutale causato da un’anomalia del sistema linfatico che porterà un edema di tipo linfatico localizzabile in vari distretti; si colloca con più facilità negli arti inferiori in primis, negli arti superiori, ma lo possiamo trovare in maniera ridotta un po in ogni distretto.

L’edema linfatico è diviso in due grosse categorie:

  • primario
  • secondario

Il linfedema primario è causato da un’alterazione congenita morfologica o funzionale del sistema linfatico, ovvero la sua anatomia e il suo stato di funzionamento non è sviluppato in maniera ottimale.
Un esempio tipico é la malattia di Milroy caratterizzata da un’alterazione patologica genetica della normale microarchitettura del sistema linfatico.

Linfedema004Raramente lo si riscontra in età infantile, ha dei picchi di comparsa in età adolescenziale, si manifesta in maniera evidente nel decennio tra i 30 e i 40 anni e tardivamente dopo i 70 anni.

Il linfedema secondario è causato da eventi traumatici, da effetti collaterali, da patologie secondarie che modificano la capacità circolatoria del sistema linfatico.

Vediamo nello specifico quali siano le cause secondarie:

  • adenopatie, ovvero ingrossamento dei linfonodi per aumento delle cellule costituenti o per la locazione di cellule normalmente non presenti
  • condizioni post flebitiche che creando patologie infiammatorie del circuito venoso comportano un conseguente stallo circolatorio linfatico
  • post chirurgico per eventuale danno tessutale o per la formazione di aderenze o di di grossolane cicatrizzazioni
  • effetti collaterali di terapie massive come radioterapia o chemioterapia che possono danneggiare il delicato sistema linfatico
  • linfagiti, vale a dire infezioni dei vasi linfatici per via batterica o virale

Linfedema005La manifestazione di un linfedema é divisa in 4 stadi:

  1. Vasi danneggiati ma senza gonfiori visibili
  2. Gonfiore nella giornata che si riduce parzialmente o totalmente dopo aver tenuto gli arti sollevati. Alla pressione della zona con un dito si forma una depressione che si riallinea e scompare dopo alcuni secondi e mai immediatamente
  3. Gonfiore persistente anche dopo riposo prolungato, la pelle è rigida ed è difficoltoso creare una depressione sulla cute dopo spinta pressoria del dito, così come è difficile pinzare la pelle tra le dita
  4. Il gonfiore cambia la morfologia dell’arto, compaiono delle vescicole contenente linfa e si può riscontrare quella che viene definita elefantiasi

Il linfedema comporta nelle zone interessate vari effetti patologici:

  • affaticamento
  • riduzione di mobilità articolare
  • dolore generato a seconda della pressione che esercita in maniera costante o intermittente su muscoli, nervi, legamenti, articolazioni, arterie, vene, fasce di connessione etc.
  • alterazione del tessuto coinvolto andando verso una modificazione cellulare che porterà rigidità e fibrosità
  • acidifacione dei tessuti per il ristagno dei cataboliti in loco, aumentando l’acidità del ph locale e creando le basi per un’infiammazione cronica basale

Linfedema006Per diagnosticare un linfedema si possono utilizzare varie strade:

  • raccolta di dati anamnestici
  • test e segni clinici come il segno pressorio cutaneo, la valutazione della cute, il segno di Stimmer, la misurazione e valutazione centimetrica o volumetrica rispetto la zona controlaterale, li ove sia possibile
  • esami strumentali per mezzo di somministrazione di liquido di contrasto

 

Linfedema007Le terapie mirano a migliorare e favorire il drenaggio linfatico con tecniche manuali di Linfedema008svuotamento e convogliamento verso le stazioni linfonodali primarie per poi favorirne il ritorno in zona cardiaca.

Vengono utilizzate bende compressive graduali per bendaggi che favoriscano il movimento circolatorio dalla periferia al centro.

Per ovviare ai bendaggi che devono essere fatti da uno specialista, nei casi meno severi, si possono utilizzare dei cilindri compressivi progressivi come ad esempio le calze a compressione graduata.

 

Linfedema009Un’altra metodica utilizzabile è la pressoterapia, un macchinario con dei manicotti a pressione variabile che vengono gonfiati e sgonfiati ripetutamente in maniera ritmica favorendo il flusso direzionale dei liquidi.
Vengono utilizzati anche dei farmaci come stimolatori della mobilita dei linfagioni e ad azione proteolitica.
Il movimento è fondamentale perchè sia il ritmo cardiaco, sia quello respiratorio e il meccanismo di contrazione rilasciamento muscolare, favoriscono in maniera autonoma la circolazione linfatica.
Le abitudini quotidiane sono importanti ed evitare stasi posturali protratte per parecchie ore diventa importante nella gestione quotidiana
Le pause e il riposo con posizioni favorevoli al drenaggio linfatico sono da preferire.

Linfedema10L’alimentazione che non dia un sovraccarico di proteine e di sali è fondamentale per non aumentare il circolo vizioso patologico del linfedema.
Il peso è un nemico della circolazione linfatica pertanto bisogna cercare di mantenere una linea congrua con la statura e la stazza del paziente.

Anche la temperatura a cui il paziente è sottoposto non dovrebbe mai passare le soglie limite dei 22-41 gradi, perché oltre questi limiti la circolazione linfatica subisce una diminuzione della sua funzione.
In conclusione il linfedema è una patologia invalidante a vari livelli ma che se ben gestita può mantenere una qualità di vita buona, lasciando la persona libera di svolgere una vita normale ma senza eccessi.