Le influenze adattative della postura

postura 01Ho parlato della postura già in più occasioni e in un articolo specifico precedentemente redatto, avevo descritto gli aspetti generali inerenti ( https://ambrogioperetti.it/postura/ ).

Oggi voglio riprendere l’argomento per fare un upgrade sulle influenze adattative che modificano la postura.

Come sappiamo la postura è la capacità dell’essere umano di adattarsi alla forza di gravità.

L’individuo si adatta utilizzando relazioni causa-effetto di vario genere e natura, siano esse di tipo endogeno (biomeccanici, neurofisiologici, patologici,etc.), che di tipo esogeno (adattamento agli ambienti esterni fisici, di relazione, emotivi, psicologici etc.).

postura 02Queste relazioni si sviluppano, si evolvono, si modificano, in maniera continua nell’arco della vita.

L’evoluzione della postura inizia da subito, ovvero già dalla nascita del bambino.

Nelle fasi iniziali, c’è una lotta contro la gravità, vinta con lo sviluppo di un’architettura vertebrale organizzata in due lordosi e una cifosi dorsale.

postura 03 postura 04La linea di gravità legata all’assetto vertebrale risulta stabile e posturalmente funzionale, se rispetta dei punti di passaggio ben definiti e se termina su una base di appoggio plantare neutro:

  • forame magno occipitale
  • L3
  • base di appoggio.

postura 05Lo sviluppo vertebrale deve anche tenere conto delle relazioni anatomo-funzionali, con 3 grossi contenitori e con il loro contenuto:

  • il cranio
  • il torace
  • il bacino.

postura 06

Insieme ad esse non vanno tralasciate le loro strutture di collegamento:

  • muscoli
  • tendini
  • legamenti
  • midollo spinale
  • fascia
  • visceri
  • vasi.

postura 07Ma insieme a tutto questo ci sono dei fattori condizionanti, che possono mutare la postura della persona in maniera disequilibrata, vediamo insieme quali sono.

La posizione della testa e il suo adattamento cervicale è il timone della postura.

Per avere un buon allineamento vertebrale, il mento deve essere in linea con la sinfisi pubica e le orecchie devono cadere sulle spalle.

Anche l’adattamento del piede al suolo, determina un cambiamento della postura, per una serie di compensi nei 3 piani dello spazio delle articolazioni di caviglia, ginocchio ed anca, influenzando il bacino e conseguentemente il sacro, i quali a loro volta determinano una modificazione posturale con un adattamento primario lombare.

Pertanto possiamo dire che le due estremità dell’assetto posturale, ovvero la testa e i piedi, possono ragionevolmente modificare la posizione del corpo nello spazio.

Ma tra queste due porte posturali, abbiamo un insieme di sistemi primari di enorme influenza.

postura 08La vista può determinare un cambiamento di assetto della testa per:

  • difficoltà di messa a fuoco dell’immagine tra la rifrazione del cristallino e l’impressione sulla retina (es: miopia, astigmatismo, ipermetropia)
  • alterazioni anatomo-patologiche della retina stessa (es: maculopatia)
  • danno anatomico del nervo ottico [2° n.c.] (es: glaucoma, diabete, nevriti etc.)
  • difetto di conversione degli occhi causati da un deficit muscolare o del nervo oculomotore [3° n.c.], nervo trocleare [4° n.c.], nervo abducente [6° n.c.]

postura 09Il cambiamento della qualità visiva, porta ad un compenso della posizione della testa.

Il compenso può manifestarsi nei 3 piani dello spazio, ovvero sagittale, frontale, orizzontale e può verificarsi su un piano unico o su più piani, in maniera combinata.

I condili occipitali della testa, coinvolgeranno il segmento cervicale, come curva primaria adattativa.

Altro condizionamento posturale molto rilevante è l’occlusione dentale con tutte le sue possibili disfunzioni adattative e meccaniche:

  • 2°classe
  • 3° classe
  • cross bite
  • blocco della mandibola in apertura
  • blocco della mandibola in chiusura.

La retropulsione della mandibola causa una flessione dell’occipite e quindi del capo.

L’antepulsione della mandibola causa un’estensione dell’occipite e quindi del capo.

La deviazione laterale della mandibola (cross bite), porta ad un compenso traslativo della testa.

Il blocco della mandibola in chiusura o in apertura, porta ad un compenso dell’occipite in flessione o in estensione.

Come possiamo facilmente comprendere, la bocca e l’articolazione temporo-mandibolare, influenzano enormemente la posizione della testa e con essa il timone superiore della postura.

Il sistema dell’equilibrio è un’altra componente che ha grande rilevanza nella postura; nel momento in cui dovesse andare in tilt, metterebbe il paziente in una ricerca continua della stabilità posturale, rispetto al piano di appoggio.

postura 12Le cause della disfunzione vestibolare sono da ricercare:

  • nelle cervicali con coinvolgimento dell’arteria vertebrale e del ganglio stellato ortosimpatico
  • nel nervo vestibolo-cocleare [8° n.c.], come nervo deputato alla trasmissione dei dati
  • nel vestibolo per il contenuto dell’endolinfa e degli otoliti
  • nell’encefalo cerebellare, come sistema di elaborazione dati e risposta riflessa.

postura 13Anche la corticalizzazione delle posture, ovvero la memorizzazione del posizionamento del corpo nello spazio e del feedback propriocettivo-motorio, è importante, in quanto le posture scorrette possono essere memorizzate e corticalizzate, tanto nella statica quanto nella dinamica.

Il movimento respiratorio è un’altra chiave di forte influenza posturale, perché il cattivo equilibrio tra il motore primario diaframmatico e i muscoli accessori della respirazione, possono innescare un lavoro scompensato giustificato nella migliore ricerca ventilatoria polmonare.

Non è mai da sottovalutare lo stato di salute del tessuto fasciale di giunzione, soprattutto nel caso ci siano aderenze cicatriziali interne, attorno alle quali il corpo si organizza in maniera adattativa, per limitare gli effetti di trazione e dell’ eventuale attivazione del dolore locale.

I fattori emotivi e psicologici inquadrati nella crescita adolescenziale, nello stress, nel mobbing, nell’insicurezza, nella depressione, etc., fanno esprimere al soggetto il proprio disagio attraverso il linguaggio corporeo di chiusura e di anteriorità, tipici di un malessere personale.

Abbiamo visto che la postura nasce come un conflitto evolutivo contro la forza di gravità, il quale ci permette di stimolare la formazione di curve vertebrali capaci di mantenere un buon baricentro, sviluppando delle tonicità muscolari dedicate e sviluppando un sistema di controllo sempre attivo e pronto alla risposta, ma è anche vero che i sistemi di integrazione sono molti e se mal funzionanti possono causare delle alterazioni al sistema tonico-posturale.

Prendersi cura della postura è molto complesso, pertanto la necessità di integrare le informazioni anamnestiche e le valutazioni cliniche, ci metterà nella condizione di essere performanti con i nostri pazienti.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.

Lussazione di spalla

Per lussazione di spalla si intende una perdita della normale congruità dei rapporti articolari tra la testa dell’omero e la glena.

L’anatomia della spalla

L’articolazione geno-omerale, conosciuta anche come articolazione scapolo-omerale, consiste in una congiunzione tra la testa omerale di tipo sferica che si adatta all’alloggiamento concavo della scapola.

Il rapporto tra le due superfici articolari non è stabile perché la testa dell’omero è in proporzione più grande rispetto alla glena scapolare di alloggiamento.

I cercini glenoidei, la capsula auricolare, le strutture legamentose di sostegno ed i tendini inserzionali di giunzione muscolare, servono ad aumentare la capacità di sostegno e di stabilità per questa articolazione, che vede la necessità di avere dei gradi di mobilità molto ampi, per poter eseguire dei movimenti singoli e congiunti nei 3 piani dello spazio.

E’ quindi la caratteristica anatomica di questa articolazione che ne conferisce una certa suscettibilità all’instabilità articolare, a favore di una mobilità maggiore.

Nella lussazione di spalla la testa dell’omero perde il normale rapporto anatomia rispetto alla glena, creando una disgiunzione articolare.

Generalmente la lussazione avviene in percentuale maggiore per traumi diretti, ma non solo.

E’ necessario ricondizionare i rapporti articolari per merito di manovre di riduzione, che possono essere effettuate con varie tecniche.

Classificazione della lussazione di spalla

La lussazione di spalla vede una classificazione ben specifica:

  • anteriore, la più comune (oltre il 90% dei casi);
  • posteriore (2-5% dei casi)
  • inferiore, la meno comune.

Anteriore, se la testa dell’omero fuoriesce in avanti.

Posteriore se la testa dell’omero fuoriesce all’indietro.

Inferiore (se la testa dell’omero scivola verso il basso).

La lussazione di spalla oltre alla perdita della congruità articolare può causare delle lesioni secondarie alle strutture contigue:

  • lesioni del cercine glenoideo della porzione superiore (lesione SLAP)
  • lesioni del cercine glenoideo della porzione infero-anteriore (lesione BANKART)
  • lesioni del cercine glenoideo della porzione infero-posteriore (lesione BANKART INVERSA)
  • lesione della capsula articolare
  • lesione dei legamenti gleno-omerali
  • lesione della cuffia dei rotatori
  • lesione del tendine del capo lungo dl bicipite brachiale
  • stupor del plesso brachiale nella zona contigua all’articolazione
  • danni vascolari al pacchetto arterio-venoso nel segmento ascellare
  • fratture ossee a carico del terzo prossimale dell’omero, della testa dell’omero e della glena.

Caratteristica della lussazione di spalla è la possibilità che si instauri a seguire una instabilità cronica di spalla, che genera una predisposizione secondaria al ripetersi della lussazione (lussazione recidivante), oppure al manifestarsi di eventi sublussativi con una perdita parziale della congruità articolare e un rialloggiamento immediato del tutto autonomo.

L’instabilità di spalla post traumatica è chiaramente dovuta al conseguente danneggiamento delle strutture contenitive dell’articolazione primaria.

Sintomatologia

Lussazione di spalla 04I sintomi che si manifestano nella lussazione di spalla sono:

  • deformità anatomica articolare, dove risalta l’acromion, mentre la testa dell’omero non è palpabile nella sua normale posizione
  • forte dolore
  • gonfiore
  • limitazione articolare subtotale, con atteggiamento antalgico di difesa
  • scrosci articolari anomali
  • intorpidimento e parestesie dell’arto superiore che si estende spesso fino alla mano.

Le cause della lussazione di spalla, come precedentemente accennato, sono quasi sempre di natura traumatica diretta, caduta sulla spalla, oppure indiretta per caduta sul gomito o sulla mano.

Sarà la dinamica del trauma a causare la differenziazione tra una lussazione anteriore, posteriore, oppure inferiore, e l’eventuale associazione o meno di una frattura segmentale.

spalla infortunioIl trauma è sempre del tutto accidentale, ma va detto che alcune attività sono predisponenti all’evento, come ad esempio gli sport da contatto o pesistici, oppure attività lavorative che prevedono l’utilizzo di carichi ripetuti, con elevazione articolare multiplanare sopra il piano delle spalle e della testa.

Non va dimenticato che la lussazione di spalla può avere anche dei fattori predisponenti all’evento quali:

  • lassità capsulo-legamentose
  • patologie autoimmunitarie e/o infiammatorie del tessuto connettivo
  • traumi pregressi del  cercine glenoideo
  • traumi pregressi di tipo distrattivo legamentoso
  • miopatie
  • patologie neurologiche centrali o periferiche di tipo flaccido.

Diagnosi della lussazione di spalla

diagnosi lussazioneLa diagnosi di lussazione vede in prima battuta un’anamnesi con la quale si cerca di stabilire la dinamica dell’evento lesivo.

Ad essa sarà associata un’esame obiettivo, dove la palpazione articolare e la valutazione della congruità articolare, i test di mobilità e l’evocazione del dolore, saranno in grado di stabilire, quasi con esattezza, la diagnosi di lussazione gleno-omerale.

spalla rxOvviamente l’anamnesi e l’esame obiettivo non sono sufficienti a stabilire la gravità della lussazione, ne se ci sono dei danni associati, pertanto può rendersi assolutamente necessario, integrare la visita con esami radiografici, capaci di stabilire il tipo di lussazione posizionale e se ci sono dei danni fratturativi associati, esami di RM in grado di valutare i danni ai tessuti molli capsulo-legamentosi e muscolo-tendine.

Nel caso il paziente riferisca sintomi neurologici e vascolari associati all’evento traumatico, sarà opportuno richiedere uno esame elettromiografco per valutare la conduzione nervosa periferica rispetto alla placca motrice di competenza e un ecocolordoppler dei vasi profondi arterio-venosi del segmento succlavio ed ascellare, per studiarne la funzione.

Il trattamento della lussazione di spalla

spalla tutoreIl trattamento prevede in prima battuta una riduzione della lussazione tramite manovre specifiche, spesso esercitata in anestesia locale, per far rientrare la testa dell’omero nel proprio alloggiamento articolare.

A questa farà seguito un periodo di immobilizzazione, adoperando un tutore apposito che verrà utilizzato per circa 30 giorni, mantenendo la spalla bloccata in posizione neutra, riducendo a zero ogni tipo di movimento volontario ed involontario e permettendo ai tessuti molli di riparare dal danno subito nella lussazione della testa omerale.

E’ da dire che non tutti i tessuti sono in grado di riparare un danno anatomico, pertanto potrebbe risultare necessario ripetere delle indagini diagnostiche di RM dopo circa 3 mesi, per valutare i danni permanenti e quelli che invece hanno portato avanti un processo di guarigione.

Lussazione di spalla rieducazioneNelle prime 2-3 settimane dall’evento traumatico è importante ridurre l’infiammazione, pertanto sarà utile fare un uso locale di ghiaccio e di antinfiammatori all’occorrenza, coadiuvati da miorilassanti e antidolorifici nei primissimi giorni post trauma.

Una volta tolto il tutore sarà necessario introdurre un periodo riabilitativo fisioterapico, volto a recuperare l’articolarità della spalla, da principio sul piano primario di elevazione, per poi procedere con il movimento laterale di abduzione, fino ad integrare in ultima battuta le rotazioni esterne ed interne.

Necessario sarà far recuperare un ottimo tono-trofismo della muscolatura della spalla, senza mai arrivare allo sforzo massimo, ne ad un’affaticabilità limite, in maniera da irrobustire la tenuta muscolare dell’articolazione stessa.

Da non sottovalutare sarà l’allenamento propriocettivo, capace di ottimizzare gli schemi di movimento, corticalizzandoli nella maniera corretta.

Appare da subito chiaro che i tempi di recupero di una lussazione di spalla sono variabili a seconda della gravità del danno subito, dell’età biologica del paziente e dell’attitudine personale a svolgere lavori di recupero funzionali.

Pertanto i tempi minimi di 3 mesi per il ritorno alla normalità, possono allungarsi anche del doppio se non oltre.

Queste tempistiche variano di molto nel caso si renda necessario effettuare un’intervento chirurgico per riparare un danno anatomico importante quale una frattura ossea, una lassità o una lacerazione della capsula articolare, una lesione della cuffia dei rotatori, o una lesione del cercine glenoideo.

Lussazione di spalla chirurgiaL’intervento chirurgico può essere effettuato nei giorni subito a seguire l’evento traumatico, o dopo terminato il periodo riabilitativo d recupero nel momento in cui i risultati ottenuti non siano stabili e/o sufficienti.

La lussazione di spalla è un infortunio grave, ma se applicati da subito i giusti interventi di assistenza, si possono ottenere degli ottimi risultati di recupero.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.