Gotta

La gotta è una patologia dovuta ad un’alterazione del sistema metabolico, provocando l’accumulo di acido urico nel sangue e conseguentemente nei tessuti.

L’uricemia

Tramite l’uricemia si studia la misurazione della concentrazione di acido urico nel sangue.

L’uricemia può avere dei picchi di innalzamento fisiologici a seconda della tipologia e delle quantità di cibo ingerito, ma se il suo aumento cronicizza, si creano dei cristalli di urato che si possono depositare nelle articolazioni e nei tessuti molli.

I depositi di urato portano ad un processo infiammatorio presentandosi al paziente sotto forma di artrite gottosa.

La sinovite, caratteristica tipica nell’artrite gottosa, dovuta alla saturazione della membrana sinoviale e dello spazio articolare da parte dei cristalli di urato, genera oltre ad un’infiammazione, anche un’erosione delle cartilagini articolari.

Inoltre, in quasi tutti pazienti, si riscontra un accumulo di acidi urici anche nei tubuli renali.

Le classificazioni

La gotta viene classificata in:

gotta 01GOTTA PRIMARIA,

di tipo idiopatica, ovvero senza causa apparente, dove sembra ci sia un disturbo metabolico di tipo ereditario, presente sin dalla nascita.

La patologia si manifesterà alla comparsa dell’aumento dell’uricemia e ciò può avvenire già in età puberale, anche se la casistica nota che la comparsa della sintomatologia, si manifesta maggiormente tra il 3° e il 5° decennio di vita.

GOTTA SECONDARIA,

dove la comparsa è dovuta alla presenza di una o più patologie, che alterano in maniera consequenziale, il metabolismo degli acidi urici.

La gotta primaria e quella secondaria non sono molto diverse tra di loro, per tutto quello che riguarda la comparsa di segni clinici associati ai sintomi.

Possiamo pertanto stabilire un quadro unico di manifestazione che andremo a dividere in:

  • gotta acuta
  • gotta intercritica
  • gotta cronica

La sintomatologia della gotta

I sintomi possono comparire in ritardo, addirittura dopo un periodo di latenza anche di 30 anni.

gotta 02La GOTTA ACUTA, si manifesta con un’artrite acuta, preceduta da una sinovite importante, che colpisce una o più articolazioni periferiche, generalmente l’alluce e maggiormente nelle ore notturne.

L’articolazione colpita, soggetta ad infiammazione, presenterà arrossamento, calore cutaneo, ipersensibilità pressoria e un dolore importante, tanto da non riuscire addirittura a sopportare il peso del lenzuolo sul dito interessato nel caso sia coinvolto l’alluce.

Il quadro acuto dura mediamente 3-4 giorni, ma nel caso in cui il paziente sia incappato in uno grave stato infiammatorio, il tempo può prolungarsi sino a 2-3 settimane.

Alla conclusione dell’attacco acuto, ci sarà una remissione completa dei sintomi, con il recupero totale della funzione articolare e un netto miglioramento del trofismo cutaneo.

La GOTTA INTERCRITICA, é il ripetersi degli attacchi acuti in un lasso di tempo che tende ad accorciarsi rispetto allo stato silente asintomatico.

Con il passare degli anni gli attacchi artritici gottosi acuti aumenteranno nella frequenza, riducendo pertanto lo stato di quiete della patologia.

Le manifestazioni patologiche saranno volta dopo volta, sempre più forti, dureranno un maggior numero di giorni e potranno coinvolgere più articolazioni.

La GOTTA CRONICA si ha quando il paziente è soggetto ad un persistente aumento dell’uricemia ed è colpito con insistenza da attacchi di gotta.

Il paziente va incontro a depositi di cristalli di monourato sodico a livello articolare e dei tessuti limitrofi.

Questi depositi di cristalli vengono chiamati tofi.

tofiI tofi possono presentarsi anche in sede extrarticolare, in sede peritendinea e in prossimità delle borse di scorrimento, cosi come possono manifestarsi nel parenchima renale, provocando nefropatia e nefrolitiasi (calcoli renali).

I tofi provocano un danno articolare che interesserà sia le cartilagini, sia i capi articolari ossei, sia i testi molli inerenti, deformando l’articolazione stessa, mantenendo uno stato infiammatorio persistente e sviluppando un quadro di artrite cronica, con una riduzione importante della capacità funzionale.

A livello cutaneo si possono presentare delle fistole da cui fuoriesce un essudato.

I fattori scatenanti

alimentazioneI fattori scatenanti la gotta possono essere innumerevoli:

  • consumo eccessivo di bevande alcoliche
  • alimentazione ipercalorica
  • una dieta dimagrante dai cattivi rapporti alimentari
  • ipercatabolismo proteico
  • alimentazione ricca di composti azotati (esatti di carne, carne, alcuni tipi di crostacei, molluschi etc.)
  • sovrappeso
  • nefriti
  • l’utilizzo di diuretici
  • una scarsa idratazione
  • un difetto enzimatico (alterazione nella produzione dell’ipoxantina-guanin-fosforibosil-transferasi) che comporta un incremento di acido urico.

La diagnosi della gotta

Nella diagnosi la raccolta dei dati anamnestici è importante, consente di capire quali siano i sintomi riferiti dal paziente, quali siano gli eventi associabili e avere un primo canale di classificazione della patologia in essere.

Nel proseguo della denominazione della patologia, l’esame obiettivo si rende assolutamente necessario per valutare lo stato di funzione dell’articolazione, la condizione di mobilità articolare, l’evocazione del dolore al movimento, alla palpazione, alla pressione, allo sfioramento della cute, il gonfiore, la presenza di tumefazione, l’aumento del calore cutaneo, la presenza di fissurazioni con eventuale essudato, per concludere con la ricerca palpatoria di noduli o di zone fibrose.

Sarà di grande aiuto la richiesta delle analisi di laboratorio per valutare lo stato in essere dell’uricemia, l’aumento della VES e la presenza di una leucocitosi.

Anche l’esame radiografico può essere di grande supporto diagnostico, per evidenziare la presenza o meno di tofi ed un eventuale danno articolare deformante.

L’ecografia potrà avere un duplice scopo, quello di valutare i tessuti molli extrarticolari, come anche di scoprire la presenza di calcoli renali o alterazioni parenchimali dell’organo.

Il trattamento

La terapia ha lo scopo di ridurre i valori di uricemia, in parte si può contribuire con una corretta alimentazione che vada a bilanciare i rapporti proteici-calorici-idrici.

Diminuire il sovrappeso, ma senza utilizzare diete drastiche con regimi alimentari squilibrati, aumentare l’attività fisica e ridurre al minimo l’utilizzo di bevande alcoliche.

La farmacologia è di grande aiuto per ridurre la formazione di acidi urici e per combattere lo stato infiammatorio acuto e/o cornico.

Nel caso la gotta abbia riportato dei danni funzionali o peggio ancora dei danni anatomici, sarà importante ricorrere alla fisioterapia per recuperare il movimento articolare, lo stato di elasticità dei tessuti ed eliminare le tensioni muscolari che si sono venute a creare per via delle contratture antalgiche riflesse.

La gotta è una patologia di immediato approccio, ben valutabile e curabile con successo; la cosa importante è non farla sfociare nella cronicità ed evitare che si instaurino dei danni anatomici permanenti.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi, abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.

Tenosinovite

Con tenosinovite si descrive un’infiammazione della guaina sinoviale che riveste il tendine.

La sinovia tendinea

La guaina sinoviale tendinea serve a ridurre gli attriti che si sviluppano durante il movimento del tendine, rispetto alle strutture ossee e non, con le quali si trova in rapporto.

Nella tenosinovite la sinovia tendinea aumenta il suo volume e la viscosità del liquidito sinoviale.

Non è affatto raro veder sviluppare, al persistere della patologia e con il passare del tempo, dei noduli tendinei, associati ad un aumento della fibrosità del tendine stesso.

La formazione di tessuto fibroso, peggio se associato a formazioni cistiche, possono causare una stenosi e quindi una compressione del tendine stesso.

Anche la conformazione del tendine tende a cambiare assumendo un aspetto frastagliato e irregolare.

GUAINA SINOVIALESpesso durante l’attivazione al movimento del tendine interessato dalla patologia, si avverte un rumore simile ad un crepitio.

Generalmente alla tenosinovite si associa una tendinite del nervo di riferimento, manifestando un’infiammazione del tessuto.

Le zone più colpite da tenosinovite sono i tendini delle articolazioni dell’arto superiore e inferiore (spalla, polso, mano, anca, caviglie etc.)

I sintomi della tenosinovite

Ma quali sono i sintomi che il paziente lamenta nella tenosinovite?

  • gonfiore
  • arrossamento
  • sensazione pulsante
  • dolore localizzato a livello tendineo
  • dolore periarticolare diffuso
  • difficoltà nei movimenti
  • blocco algico dell’articolazione
  • contrattura muscolare riflessa
  • retrazione muscolare

Tutti questi sintomi possono presentarsi associati tra di loro o in maniera singola; la differenza sarà influenzata dal tempo con cui il paziente convive con la patologia, senza bloccarne la sua evoluzione e senza trovare una strategia di regressione del meccanismo patologico.

tenosinovite 03Quali le cause?

Le cause che portano alla tenosinovite sono molteplici e si differenziano tra fattori di vita quotidiana, eventi traumatici ed infezioni.

  • traumi
  • microtraumi ripetuti
  • sollecitazioni eccessive e/o ripetute

In questo primo gruppo, le cause possono essere ricondotte ad attività lavorative, sportive, oppure ad eventi occasionali.

  • patologie autoimmunitarie di tipo infiammatorie
  • infezioni sistemiche
  • infezioni locali

In questi secondo gruppo, le cause possono essere ricondotte ad un neo adattativo del sistema immunitario.

La diagnosi della tenosinovite

Nella diagnosi la raccolta dei dati anamnestici è importante, consente di capire quali siano i sintomi riferiti dal paziente, quali siano gli eventi associabili e avere un primo canale di classificazione della patologia in essere.

Nel proseguo della denominazione della patologia, l’esame obiettivo si rende assolutamente necessario per valutare lo stato di funzione del tendine, la condizione di mobilità articolare, l’evocazione del dolore, lo stato di tensione muscolare, il gonfiore, la presenza di tumefazione, l’inefficienza segmentale, per concludere con la ricerca palpatoria di noduli o di zone fibrose.

tenosinovite 04Di grande aiuto, come supporto alla ricerca della diagnosi di tenosinovite, sarà l’utilizzo dell’esame ecografico, permettendo di vedere lo stato anatomico della guaina tendinea, di rilevare la presenza di edema, di valutare lo stato infiammatorio e di constatare lo stato di salute del tendine associato.

Nel caso in cui l’ecografia non fosse sufficientemente chiarificatrice, possiamo fare ricorso alla RM, che ci permetterà di studiare l’intero stato in essere del segmento da analizzare, nel complesso dei suoi tessuti molli.

Ricorreremo all’uso della radiografia, qualora ci sia da scongiurare la presenza di lesioni fratturative o di calcificazioni.

Il trattamento della tenosinovite

La cura della tenosinovite, viene studiata per ridurre lo stato infiammatorio riducendone l’edema associato, alleviare il dolore, recuperare la funzione tendinea e articolare, ridurre lo stato di tensione muscolare.

Per fare questo sarà necessario mettere a riposo il paziente, minimizzando tutte quelle attività che possano sovraccaricare la guaina tendinea.

Verranno utilizzati farmaci antinfiammatori non steroidei, analgesici, cortisone nel caso in cui ci sia la necessità di ridurre un’importante componente edematosa infiammatoria.

In un contesto di infezione come causa della tenosinovite, resistente alle remissione con le normali cure antinfiammatorie, si potrà rendere necessario intervenire con antibiotici.

FISIOTERAPIALa fisioterapia assume un ruolo fondamentale per la riduzione del dolore e dell’infiammazione, per il drenaggio dell’accumulo edematoso, per la riduzione delle fibrosità, per ritrovare l’equilibrio muscolare e per il recupero funzionale sia del tendine che delle articolazioni annesse al funzionamento.

La chirurgia non si rende quasi mai necessaria nelle condizioni di tenosinovite, a meno che non ci si trovi costretti ad asportare calcificazioni importanti, oppure fibrosità conclamate ed ormai irreversibili, procedendo con la sineviectomia.

La tenosinovite è una patologia molto fastidiosa, invalidante nella svolgimento delle funzioni quotidiane, può arrivare ad attivare dei compensi locali e a distanza che provocano una disarmonia dell’apparato locomotore, ma fortunatamente si hanno numerose ed efficaci strategie di risoluzione della patologia, portando il paziente al totale recupero, ricondizionando i tessuti e le articolazioni in maniera più che soddisfacente.

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Siringomielia

siringomielia 01La siringomielia è una patologia neurologica che vede la presenza di un’alterazione del midollo spinale, con la formazione di una o più cisti liquide in uno o più distretti del colonna vertebrale.

Conosciamo la siringomielia

Le cisti della siringomielia sono anche chiamate siringi o fistole, sono delle cavità dalle dimensioni variabili nel tempo, per grandezza e velocità di espansione; sono ripiene di liquido cefalorachideo.

L’aumento di volume delle siringi possono creare un’effetto compressivo sul midollo stesso, danneggiandone sia il tessuto biologico, sia la funzione di trasmissione dei segnali neurologici e di aggiustamento riflesso.

La gravità della patologia dipenderà dal distretto midollare che ne è interessato, da quanti segmenti sono coinvolti, dall’estensione della lesione cistica.

I sintomi

siringomielia 02A causa della varianti con cui la siringomielia si presenta in ogni singolo paziente, i sintomi potranno variare da soggetto a soggetto.

La siringomielia vede la sua insorgenza in un’età che va all’incirca dalla seconda alla quarta decade, il che non vuol dire che si presenti da subito in maniera sintomatica, anzi la sua evoluzione è generalmente lenta.

Come accennato in precedenza, i sintomi sono variabili da paziente a paziente, ma possono essere racchiusi in un’elenco, dove non tutti quanti devono essere per forza presenti contemporaneamente, mostrando delle variabili di intensità totalmente personali.

L’esordio della malattia vedrà una sintomatologia sfumata e contenuta per poi ampliare il quadro con l’evolversi nel tempo della siringomielia:

  • parestesie
  • ipoestesie
  • riduzione o perdita dei riflessi
  • dolori vertebrali
  • rigidità articolari
  • rigidità nel movimento
  • contratture muscolari associate
  • vertigini
  • nistagmo
  • disturbi della fonazione
  • disfagia
  • astenia
  • fascicolazioni muscolari
  • riduzione della funzionalità viscerale
  • difficoltà nel controllo degli sfinteri
  • alterazione della funzione neurovegetativa ortosimpatica
  • paraplegia
  • tetraplegia

La siringomielia può essere di tipo congenita (presente fin dalla nascita), oppure acquisita (insorta come conseguenza di un evento o di uno stato patologico associato).

siringomielia 03La forma congenita, vede spesso la compresenza di una patologia associata chiamata SINDROME di ARNOLD-CHIARI, una malformazione cerebellare che si manifesta con un’erniazione del cervelletto all’interno del foro occipitale e quindi nel canale midollare, creando una perturbazione del circolo liquorale.

Le cause della siringomielia

Nella forma acquisita le cause sono molte e di natura diversa tra di loro…..vediamole insieme:

  • infiammazione di tipo batterico o virale delle meningi encefalo-spinali
  • ematomielia (sanguinamento all’interno del midollo spinale)
  • traumi midollari, associati o meno a fratture vertebrali
  • sindrome della colonna rigida (si possono creare aderenze tra la colonna vertebrale e il midollo spinale diminuendone la capacità di scorrimento tra il contenuto e il contenente).

Quando non si riesce ad associare una forma congenita, oppure una forma acquisita, alla siringomielia, si classifica la presenza patologica come forma idiopatica, ovvero senza causa apparente.

Va sottolineato che in tutte queste condizioni, benché ci sia una differenza eziologica, la compressione midollare esercitata dalla presenza delle cisti, sia la causa del danno neurologico tessutale e che la cattiva circolazione liquorale, sia uno starter importante per la formazione delle siringi.

La diagnosi

siringomielia 04Nella diagnosi la raccolta dei dati anamnestici è importante, consente di capire quali siano i sintomi riferiti dal paziente, quali siano gli eventi associabili e avere un primo canale di classificazione della patologia in essere.

Nel proseguo della denominazione della patologia, l’esame obiettivo si rende assolutamente necessario per valutare lo stato di funzione neurologico (sensibilità, motricità, riflessi evocati, equilibrio), la condizione di mobilità vertebrale, la ricerca

del dolore, lo stato di tensione muscolare, la resistenza allo sforzo.

Saranno fondamentali gli esami strumentali, quali:

  • RM
  • TC

che potranno essere richiesti in maniera semplice o associati a mezzo di contrasto, per valutare lo stato anatomico della corda midollare all’interno del canale vertebrale.

Non è assolutamente da escludere la necessità di effettuare un prelievo liquorale per mezzo di una puntura lombare, in maniera da analizzare lo stato biologico del liquido cefalo-rachideo, in rapporto alla presenza o meno di agenti patogeni.

Il trattamento della siringomielia

Il trattamento prevede l’utilizzo congiunto di farmaci, soprattutto antidolorifici, capaci di tenere a bada il dolore neuropatico, osteoarticolare, muscolare.

fisioterapiaDi enorme aiuto sarà la fisioterapia per migliorare lo stato di tensione muscolare, per ridurre la rigidità articolre, per mantenere la mobilità vertebrale, per recuperare o stabilizzare i danni da compressione midollare causati dalla pressione delle siringi.

La chirurgia sarà necessaria nel momento in cui la patologia siringomielica, porterà ad una perdita dello stato di salute non più controllabile.

L’intervento diretto prevede una decompressione vertebrale degli spazi in rapporto alla cisti liquorale compressiva, oppure un’incisione sulla dura madre spinale, in entrambi i casi l’intento è quello di aumentare lo spazio, per limitare la pressione e i suoi effetti dannosi, migliorando la circolazione liquorale e favorendo lo svuotamento delle siringi.

chirurgiaLa chirurgia prevede come possibilità di intervento, anche l’applicazione di uno shunt siringo-peritoneale, applicando un tubicino di drenaggio che svuoti la cisti midollare direttamente nella cavita addominale.

Nel caso la siringomielia sia causata da aderenze tra la colonna vertebrale e il midollo spinale, il chirurgo si concentrerà ad eliminare i punti di trazione intracanalari, disimbrigliando il midollo spinale stesso.

La siringomielia è una patologia grave che va curata sempre cercando di anticipare i danni nell’evoluzione clinica.

E’ una malattia che condiziona la vita nelle attività quotidiane, ma non per questo deve demoralizzare il paziente nella ricerca del miglior stato di salute possibile.

In questo caso la prevenzione gioca un ruolo fondamentale.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi, abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.