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Epicondilite e epitrocleite

La bella stagione e la ripresa dell’attività sportiva porta spesso con se il riaffacciarsi di fastidi e patologie legate al movimento. Tra queste, per tutti gli amanti del tennis, golf e sempre di più del padel, troviamo l’epicondilite e l’epitrocleite.

Definizione di epicondilite e epitrocleite

L’epicondilite e l’epitrocleite sono patologie ortopediche di tipo infiammatorio, a carico di due gruppi muscolari importanti dell’avambraccio impegnati nel triplice rapporto tra il segmento mano, avambraccio, braccio.

Epicondilite e epitrocleite06Le epicondiliti sono notoriamente conosciute come gomito del tennista e le epitrocleiti come gomito del golfista.

Le patologie infiammatorie sono a carico della struttura tendinea o in relazione alla giunzione muscolare o in relazione alla giunzione ossea, nei casi più gravi addirittura ad entrambe.

Il dolore si manifesta lateralmente al gomito nell’epicondilite e medialmente al gomito nell’ epitrocleite.

Epicondilite e epitrocleite 05Non di rado questi dolori si irradiano distalmente andando verso il polso, nei casi più seri si può associare l’ interessamento di una o più dita della mano ed alterazione della sensibilità e della dolorabilità.

Le cause

Le cause che sviluppano epicondiliti ed epitrocleiti sono molte ma le più frequenti sono dovute ad alterazione della postura dell’arto superiore.

Per postura dell’arto superiore si intende la relazione tra la spalla il gomito il polso e la mano nei tre pani dello spazio, spesso con conflitto dorso-cervicale associato.

La spalla e la scapola devono orientare l’arto superiore, il gomito deve adattare il movimento e il polso e la mano sono effettrici del movimento fine e calibrato.

Il braccio e l’avambraccio devono essere in equilibrio rispetto a un piano di rotazione interno ed esterno.

La postura diventa importante per poter far si che l’equilibrio dei muscoli intrarotatori ed extrarotatori del braccio e pronatori e supinatori dell’avambraccio possano fare un lavoro in sincrono.

Epicondilite e epitrocleite 04Anche la flessione e l’estensione del polso diventa fondamentale per poter utilizzare al meglio la muscolatura e l’articolarità dell’avambraccio e quindi del gomito, senza dimenticare che anche la mano gioca su un equilibrio di archi come fosse il piede con la volta plantare, per poter creare un accomodamento nella presa degli oggetti e nell’adattare la mano e le dita alla presa.

Epicondilite e epitrocleite 03Se solo pensiamo e notiamo la postura mantenuta nel stare seduti ad una scrivania, lavorando con il mouse e la tastiera del computer, noteremo che la posizione del soggetto sarà squilibrata verso la rotazione interna e la flessione.

I muscoli ad inserzione epitrocleidea sono flessori e pronatori, i muscoli ad inserzione epicondiloidea sono estensori e supinatori.

È altresì vero che insieme agli squilibri muscolari statici e dinamici, queste patologie infiammatorie possono essere innescate anche da traumi e microtraumi ripetuti manifesti anche sotto forma di vibrazioni profonde e continue, errori di impugnatura (per grandezza e peso) con associata prensione prolungata.

Non è raro trovare associati segni neurologici periferici sia di tipo parestetico, con alterazione della sensibilità, sia di tipo motorio con riduzione della forza e della resistenza muscolare.

Questo può avvenire dopo tempo dall’insorgenza della patologia ortopedica a causa del condizionamento del tessuto neurologico implicato per rapporto di vicinanza.

La diagnosi dell’ epicondilite e epitrocleite

La diagnosi principale viene fatta con esame ecografico, ma non di rado vengono effettuate radiografie per esaminare eventuali calcificazioni insorte o di risonanze magnetiche per lo studio dei tessuti molli, capsule articolari, legamenti, tendini e muscoli nel dettaglio.

Epicondilite e epitrocleite 02È fondamentale condurre un buon test biomeccanico-clinico per capire dove le strutture siamo squilibrate nel trasferimento del movimento tridimensionale tra la spalla il gomito e la mano.

Il trattamento

La terapia deve mirare a ridurre in tempi rapidi l’infiammazione utilizzando le varianti possibili a disposizione, ghiaccio, riposo, farmaci, infiltrazioni, terapie fisiche.

Epicondilite e epitrocleite 01Passata la fase acuta è importante rimuovere la causa, posture errate, sollecitazioni meccaniche, effetti vibratori esterni, sovraccarichi, costrizioni, cattive impugnature etc.

Nei casi più estremi si può arrivare alla chirurgia con intenti diversi a seconda del tipo di intervento pensato e attuato sul paziente.

Sarà cura dello specialista poi ristabilire il giusto equilibrio delle aree articolari e dei tessuti muscolo-tendinei nella loro corretto rapporto di movimento, elasticità e tonicita.

Non ultimo va indicata la giusta strada per poter prevenire il ripetersi di situazioni simili, mediante esercizi e attenzioni mirate alla giusta gestione del proprio fisico rispetto all’ ambiente di vita quotidiano.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.

Salute, Cura, Sport, Prevenzione

Salute Cura Sport Prevenzione 01Come si mantiene un corpo in salute? La patologia che ci colpisce in che modo può essere curata?

Lo sport può curare una malattia? Curare è meglio di prevenire o la prevenzione è la miglior cura?

Lo sport può avere un ruolo nella multidisciplinarieta della prevenzione?

Salute Cura Sport Prevenzione 02Iniziamo con il dire che il corpo umano è una macchina perfetta che nasce e sviluppa la sua struttura e le sue funzioni in maniera coordinata e continua.

Nel momento in cui la persona conclude la fase di sviluppo, parte il rafforzamento in ogni suo aspetto: scheletrico, muscolare, cardiaco, polmonare, cognitivo, intestinale, immunitario etc etc.

Quando anche la fase di rinforzo termina si ha un periodo di stabilità dove si gode dello stato di efficienza guadagnato, questo periodo durerà per anni e sarà più o meno lungo a seconda della condizione in cui ci si arriva.

Salute Cura Sport Prevenzione 03Come in tutte le cose belle purtroppo c’è anche qui un risvolto meno piacevole, il corpo incomincia a perdere capacità, resistenza e inizia il lento decadimento.

La macchina umana è progettata per avere un inizio così come una fine, è il naturale corso delle cose e non può essere cambiato.

La patologia quindi è l’altra faccia della salute, ma non per questo dobbiamo farci scoraggiare.

Salute Cura Sport Prevenzione 04Proprio perché siamo coscienti di questo dualismo dobbiamo sfruttare la conoscenza e il sapere in nostro possesso per aumentare il ciclo della vita nella sua durata e soprattutto nella sua qualità.

La patologia è una perdita della normale anatomia e del suo funzionamento al punto tale da creare delle disarmonie complesse che rompono l’equilibrio dello schema di funzionamento e del mantenimento del miglior stato di salute.

La patologia la possiamo affrontare in vari modi:

  • cercare di recuperare l’anatomia originaria, confidando nella capacità di rigenerazione (li ove sia possibile) o di cambiamento autonomo rispetto a stimoli costanti e prolungati
  • modificando l’anatomia in maniera da eliminare il fattore patologico ma lasciando la capacità di avere una funzione consona alla struttura che era in origine
  • sostituendo l’anatomia malandata con un artificio studiato dalla scienza, simile ma mai del tutto uguale, il tutto per mezzo della chirurgia e nei casi estremi della protesizzazione
  • recuperare la funzione di ciò che sta lavorando male o ha smesso di funzionare del tutto, tramite macchinari, farmaci, terapie manuali di tipo fisioterapiche o osteopatiche.

Salute Cura Sport Prevenzione 05

Lo specialista sanitario, per curare un paziente, deve essere competente e capace di fare una raccolta dati (anamnesi) con la quale idealizzare la causa del problema, attuare un insieme di test clinici e dove sia necessario affiancarli con indagini diagnostiche e di laboratorio in modo da dare un nome e cognome (diagnosi) alla patologia che affligge il soggetto, scartando le varie ed eventuali diagnosi secondarie.

Salute Cura Sport Prevenzione 06

Una volta individuata la patologia in essere, bisogna applicare una cura che sia mirata al recupero dell’anatomia ove sia possibile e della funzione in maniera totale o almeno parziale, in modo da ritrovare lo stato di salute.

La prognosi, ovvero la previsione sull’evoluzione della condizione in essere, sarà proporzionale al grado di danno con cui il paziente si presenta, in base al tipo di patologia diagnosticata, se acuta, cronica o degenerativa e in base ai mezzi che si hanno a disposizione, terapie farmacologiche, terapie manuali, terapie chirurgiche.

Lo sport che ruolo ha?

Sicuramente non può essere una cura, perché come abbiamo capito, per guarire una persona bisogna lavorare con accortezza e attenzione alle condizioni modificate che si avventano sull’equilibrio dell’individuo.

Salute Cura Sport Prevenzione 07Lo sport ha però il compito di mantenere attivo una macchina umana su vari distretti, cardiaco, polmonare, metabolico, muscolare, articolare, psicologico, etc.

Lo sport è quella attività che è necessaria per non far decadere il corpo e per mantenere attivo lo stato di benessere.

Lo sport è fondamentale nel periodo della crescita e nel periodo dell’anzianità, ancor di più che nei decenni intermedi, perché nelle prima e ultima fase della vita il corpo ha una necessità di svilupparsi con vigore per poi mantenersi nelle sue molteplici funzioni.

Attenzione però a non esagerare.

Salute Cura Sport Prevenzione 08Lo sport così com’ è fruttuoso e nobile può essere logorante se portato al limite, classico è vederne la differenza tra uno di tipo ludico e uno agonistico, dove l’estremizzazione porta ad usura e alla predisposizioni a danni immediati e/o futuri.

Nel caso in cui lo sport sia estremizzato diventa lui stesso una causa di patologie soprattutto di tipo ortopedico, ma può coinvolgere anche campi ben diversi come quello cardiaco, vascolare, polmonare, etc.

Lo sport deve essere il nostro compagno di vita ma tenendo presente che non può in nessun caso sostituirsi alla cura sanitaria; deve essere di supporto allo stato di mantenimento e miglioramento della vita quotidiana, senza esasperarla, altrimenti esso stesso diverrà un fattore scatenante per alcune patologie.

Lo sport se fatto con costanza e moderazione può essere fruttuoso e virtuoso anche come partner della prevenzione.

Salute Cura Sport Prevenzione 09

La prevenzione è un canale che comprende il campo sanitario,

il quale programma una serie di controlli generali in condizione di normalità e specifici nel caso non cui il soggetto sia stato colpito da patologia o li dove ci sia una predisposizione a sviluppare o evolvere una malattia.

La prevenzione è fatta anche di buone abitudini quotidiane, come l’alimentazione, il riposo, la gestione dello stress, etc. etc.

Lo sport rientra nel concetto di prevenzione perché proprio per il movimento che fa compiere alla macchina umana, riduce i fattori di rischio legati all’alimentazione, mantiene più reattiva la muscolatura dando sostegno allo scheletro umano, migliora le capacita cardio polmonari, interagisce con il processo digestivo, stimola il sistema vascolare e linfatico, aiuta il ciclo sonno veglia e in alcune situazioni alza la soglia del dolore percepito.

Per concludere, le patologie meritano l’attenzione dello specialista sanitario, per diagnosticare, per curare e per indicare la strada della salute.

Lo sport fatto con regolarità e non esasperato ha un ruolo attivo nel mantenimento della salute e nella prevenzione e pertanto…….

buono sport a tutti!!!

 

Il menisco discoide

Il menisco discoide 01Il menisco discoide è una malformazione del menisco che presenta una forma ispessita e più chiusa del normale, in maniera parziale o subtotale, fino a poter assumere una forma a disco (motivo per il quale viene chiamato per l’appunto menisco “discoide”).

I menischi sono delle fibrocartilagini, hanno una forma di C e sono disposti sulle superfici dei due emipiatti tibiali, per aumentare la congruenza articolare e di contatto con i condili femorali, distribuendo in maniera ottimale i carichi dinamici e compressivi, ottimizzando gli accomodamenti e gli adattamenti biomeccanici del ginocchio.

Il menisco discoide 02Il menisco interno ha una forma di C aperta

Il menisco esterno ha una forma di C chiusa.

Il menisco discoide si presenta dalla nascita o meglio, dal momento in cui i menischi si sviluppano come fibrocartilagini, coinvolgendo maggiormente il menisco esterno.

La sintomatologia ha delle manifestazioni variabili, alcuni soggetti rimangono asintomatici, mentre in quelli che presentano il disagio, i segni patologici possono comparire già nell’età fanciullesca e in casi minori nell’età adulta.

Il menisco discoide 03Il paziente può accusare impaccio nella deambulazione e nell’attività fisica, associato spesso a crepitii, sensazione di scatto articolare, compressione nei movimenti massimi di flessione del ginocchio in fuoricarico e peggio ancora in carico, come ad esempio nella posizione accovacciata.

Si avverte spesso una condizione di simil blocco nel passaggio veloce dall’estensione alla flessione e dalla flessione all’estensione, associata ad un’incapacità di raddrizzamento completo della gamba rispetto alla coscia.

A tutte queste situazione generalmente si associa dolore e gonfiore articolare.

Nel tempo il menisco discoide va incontro a dano strutturale, con la formazione di una lesione parziale o di una rottura, inoltre non sono da sottovalutare le discinesie articolari che possono causare un sovraccarico sull’emirima articolare opposta, con la predisposizione alla comparsa di un’artrosi precoce.

La causa del menisco discoide ad oggi non è conosciuta, ma questa malformazione è di tipo congenita e per tanto presente dalla nascita, come precedentemente anticipato.

Il menisco discoide 04La diagnosi si esegue tramite un esame obiettivo, che tiene in considerazione l’anamnesi con la raccolta dei segni e dei sintomi riportati dal paziente.

La visita è supportata da un esame obiettivo, dove i test specifici articolari e meniscali, mostrano una sofferenza del compartimento interessato, che spingerà lo specialista a richiedere una RM.

Il menisco discoide 05L’RM è in grado di fotografare lo stato anatomico del segmento, mostrando la conformazione e l’integrità dei menischi, sia nello specifico che nei rapporti con le strutture capsulo-legamentose.

La terapia per il menisco discoide non è necessaria nei soggetti asintomatici, mentre necessita d un approccio multidisciplinare su quei pazienti che riportano una parte, o la maggior parte dei sintomi precedentemente descritti.

Il menisco discoide 06E’ necessario mettere in campo tutte quelle terapie atte a ridurre il dolore e il gonfiore articolare, focalizzando a seguire l’attenzione nel migliorare il più possibile la corretta mobilità articolare, ottimizzandone la capacità propriocettiva e migliorando il tono trofismo muscolare con l’intento di stabilizzare l’articolazione stessa.

E’ opportuno creare dei compensi articolari soprattutto a carico dell’anca, per scaricare il più possibile il lavoro dell’arto inferiore sul ginocchio.

chirurgiaNei casi in cui la fisioterapia non sia più sufficiente, si potrà perseguire la strada chirurgica, con un intervento di rimodellamento meniscale per via artroscopica, verso un ricondizionamento il più possibile congruo alla sua funzione articolare, tenendo conto dello spazio e della conformazione che si deve sposare tra il piatto tibiale e il condilo femorale.

Il periodo post operatorio prevede un tempo dovuto di riduzione del carico, tramite l’utilizzo di bastoni canadesi o delle stampelle, per un massimo di 3 settimane, associato ad un lavoro mirato di riduzione dell’edema infiammatorio, ad un recupero ed un’elasticizzazione articolare, ad un ricondizionamento della muscolatura agonista-antagonista dell’arto inferiore e ad un incremento propriocettivo dell’articolazione, per arrivare alla miglior cinestetica dell’arto inferiore rispetto al rapporto dinamico e di carico.

Abbiamo appreso che il menisco discoide è una patologia congenita che può rimanere silente per un periodo, fino al punto che non si adatti più alla richiesta di movimento specifico del paziente.

Nel momento in cui si dovesse manifestare, abbiamo vari approcci terapeutici che sono in grado di  ottenere un recupero completo del compartimento articolare, ottimizzando lo stato di salute del paziente.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.

 

 

 

 

 

 

Artroplastica di rivestimento dell’anca

Oggi parleremo dell’artroplastica di rivestimento dell’anca.

Cosa si intende per artroplastica

artroplastica anca 01Per artroplastica si intende un intervento chirurgico che abbia l’obiettivo di ricondizionare un’articolazione lesa e/o degenerata, rispetto alla sua normale struttura, causandone un deficit articolare, associato ad una perdita di funzione e ad una manifestazione dolorosa invalidante nelle normali attività di vita quotidiana.

L’artroplastica prevede varie strategie di applicazione, dalla pulizia articolare degli osteofiti interni, al rimodellamento dei capi articolari, al rivestimento delle superfici articolari di scorrimento, fino all’asportazione dei capi articolari con la conseguente sostituzione mediante l’inserimento di protesi.

Entriamo nello specifico: l’ artroplastica dell’anca

Questo tipo di intervento consiste nel ricoprire i due capi articolari coxo-femorali, ovvero la testa del femore e l’acetabolo, mediante l’applicazione di lamine di rivestimento, generalmente metalliche, capaci di avvolgere le superfici articolari di scorrimento, sostituendosi allo strato cartilagineo usurato.

A differenza della protesizzazione articolare, il chirurgo risparmia al paziente l’amputazione dei capi ossei, conservandone quindi l’integrità di giunzione.

L’ artroplastica di rivestimento sembra garantire una minore usura nel tempo delle superfici impiantate, una riduzione dei tempi riabilitativi e un recupero funzionale più veloce.

Con questo tipo di intervento, viene abolita la possibilità di lussazione articolare da impianto chirurgico, consentendo il ritorno alle attività fisiche sportive anche ad alto livello.

artroplastica anca 02L’artroplastica di rivestimento dell’anca può esser applicata in quei soggetti che si presentano con una testa del femore sufficientemente buona nella forma e uno stato di salute dell’osso tale da consentire l’applicazione dei film di rivestimento.

Proprio per i requisiti richiesti, solitamente le persone arruolate in questa campagna terapeutica, sono i soggetti giovani, ma non sono da escludere le fasce di età più alte, se rispondono alle caratteristiche indicate.

Quando bisogna indagare l’articolazione coxo-femorale?

Il campanello di allarme che porta il paziente a rivolgersi ad uno specialista sanitario è la comparsa del dolore, sia durante le attività dinamiche come il semplice camminare, salire o scendere le scale, rimanere in appoggio monopodalico, come anche la comparsa di sintomi algici nelle posizioni sedute e durante i passaggi posturali da seduto a in piedi e viceversa.

E’ una costante riscontrare una limitazione articolare nei gradi maggiori di flessione, estensione, rotazione interna, esterna, abduzione e adduzione, come movimenti singoli o associati tra di loro.

Il paziente riferisce una diminuzione della capacità di resistere allo sforzo e uno stato di tensione o contrattura dei muscoli della coscia.

Spesso lo stato di tensione risale anche sulla zona glutea e lombare.

La diagnosi

Nella diagnosi la raccolta dei dati anamnestici è importante, consente di capire quali siano i sintomi riferiti dal paziente, quali siano gli eventi associabili e avere un primo canale di classificazione della patologia in essere.

Nel proseguo della denominazione della patologia, l’esame obiettivo si rende assolutamente necessario per valutare la localizzazione del dolore, la funzionalità e la qualità dell’escursione articolare, associandola alla comparsa o meno del dolore.

artroplastica anca 03E’ di fondamentale aiuto l’utilizzo di indagini diagnostiche per immagini quali RX, RM, TC per valutare lo stato in essere dell’articolazione, inquadrata nella forma, nello spazio articolare, nella qualità delle cartilagini e dei tessuti molli.

Il trattamento post artroplastica dell’anca

La terapia post chirurgica prevede un periodo di riabilitazione mirata al ricondizionamento del tessuto cicatriziale, all’eliminazione di eventuali infiammazioni ed edemi, al ripristino dell’articolarità, del tono muscolare, delle sinergie tra le catene muscolari, al recupero del migliore schema del passo e dell’appoggio coerente, sia mono che bipodalico.

L’artroplastica di rivestimento dell’anca, può essere una valida alternativa alla protesizzazione, lì dove ci siano le condizioni tali per poterla eseguire, ristabilendo le condizioni fisiologiche che l’artrosi ha minato.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi, abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.

Periostite tibiale

Che cosa è la periostite?

La periostite è una condizione patologica di infiammazione a carico del periostio.

Il periostio è la porzione più esterna dell’osso, che funge da astuccio dell’osso stesso, ad esclusione delle aree articolari e delle aree di inserzione tendinea.

E’ formato da tessuto connettivo, il quale nel processo patologico infiammatorio, subisce una trasformazione, creando delle isole di placche ossee dai contorni ben delineati, ad aspetto piatto oppure in rilievo, fino ad arrivare, nei casi più violenti e duraturi, a sviluppare delle esostosi.

Questa trasformazione ossea è causata dalla stimolazione degli osteblasti, deputati alla crescita della matrice ossea, i quali depositano materiale cellulare nella superficie più esterna dell’osso oltre che nella sua porzione strutturale intima.

La periostite tibiale è la patologia infiammatoria del periostio a carico di una od entrambe le ossa tibiali e può localizzarsi sia nella zona anteriore che posteriore della gamba.

Periostite 02Periostite acuta e cronica

La periostite può essere divisa in acuta e cronica e questa distinzione farà si che i sintomi assumeranno delle connotazioni diverse per intensità, durata e manifestazione.

Periostite acuta

La manifestazione del dolore compare in maniera rapida, alle volte violenta, con dolore che si presenta in maniera maggiore durante le attività fisiche, ma che generalmente perdurano anche a riposo.

Il dolore si attiva anche alla palpazione e alla compressione.

Vi è un aumento di calore nella zona locale della periostite, alle volte associato ad edema ed arrossamento.

Non è raro avere delle manifestazioni di aumento della temperatura corporea, soprattutto se la causa della periostite è di origine infettiva.

Periostite cronica

La sintomatologia è meno violenta, il dolore è generalmente persistente e non ha dei picchi di manifestazione.

Quando l’origine della periostite è da ricondurre ad un’aggressione patogena, il paziente può essere accompagnato da un’alterazione minima della temperatura corporea, soprattutto nelle ore serali.

Difficilmente la periostite cronica rende il soggetto inabile al movimento, ma la presenza costante del dolore in sottofondo, riduce le prestazioni fisiche per qualità, forza e resistenza, inducendo il paziente a trovare delle strategie di compenso non sempre fruttuose nel medio e lungo termine.

Periostite 03Le cause

Le cause sono molte e di vario genere.

Nella periostite tibiale i fattori scatenanti sono generalmente da ricercare nel tipo di attività sportiva che il paziente compie, nella ripetitività del gesto sportivo, nelle attrezzature utilizzate per svolgere quel tipo di sport.

E’ chiaro che non sono solamente gli sportivi a soffrire di periostite tibiale, ma anche le persone comuni e la possono sviluppare sia in ambienti di lavori predisponenti e sia nelle normali attività di vita quotidiana.

Ma vediamo insieme quali possano essere le varie cause:

  • traumi
  • microtraumi ripetuti
  • compressione prolungata o eccessiva, esempio tipico è la compressione e la pressione provocata dallo sciatore con l’appoggio della tibia sullo scarpone da sci
  • aggressioni infettive batteriche o virali
  • alterazioni della postura
  • sollecitazioni muscolari eccessive per carichi di lavoro richiesti o per alterazioni dell’equilibrio delle catene muscolari
  • alterazioni dei carichi compressivi
  • sovrappeso
  • dismetria degli arti inferiori
  • alterazione dell’appoggio e dello scarico a terra per una disfunzione di piattismo o caviamo del piede
  • calzature sbagliate durante l’attività fisica o nelle attività che prevedono delle lunghe camminate.

Diversa è la periostite causata da agenti infettivi batterici o virali.

In questo contesto l’aggressione da agente esterno può arrivare al periostio o per un evento traumatico lacerativo profondo, o per via ematica o per via linfatica.

Periostite 04Negli ultimi due casi è chiaro che ci troviamo di fronte ad un problema sistemico che vede la migrazione degli agenti patologici attraverso i sistemi circolatori e che vede il paziente coinvolto in una serie di patologie di natura diversa, che si sovrappongono tra di loro.

La diagnosi della periostite

Nella diagnosi la raccolta dei dati anamnestici è importante, consente di capire quali siano i sintomi riferiti dal paziente, quali siano gli eventi associabili e avere un primo canale di classificazione della patologia in essere.

Nel proseguo della denominazione della patologia, l’esame obiettivo si rende assolutamente necessario per valutare la localizzazione del dolore, l’eventuale presenza di edema o di arrossamenti locali, l’aumento della temperatura locale, la comparsa del dolore durante l’esecuzione di movimenti passivi, attivi e in controresistenza, la presenza di contratture muscolari antalgiche riflesse, l’instaurarsi di atteggiamenti compensatori funzionali o posturali.

RXSono assolutamente utili, nel supporto diagnostico, l’utilizzo di esami quali:

  • rx
  • rm
  • ecografia
  • esami di laboratorio per valutare i fattori ematici inerenti alla presenza di un’eventuale infezione
  • scintigrafia ossea che permette di valutare lo stato metabolico in essere della struttura colpita da infezione accertata.

Il trattamento

Nella fase acuta il paziente va messo a riposo e nel caso di una periostite tibiale, può essere utile consigliare l’uso di una stampella, per scaricare parzialmente il peso del corpo nella fase di appoggio e nella deambulazione.

FisioterapiaLa fisioterapia si rende molto utile per ridurre lo stato infiammatorio, migliorare la circolazione locale, recuperare i compensi muscolari e posturali, recuperare la forza segmentale e della catena muscolare coinvolta, rielaborare il miglior schema cinetico e biomeccanico.

Una strada molto seguita è quella di assumere antinfiammatori non steroidei, per ridurre l’infiammazione in tempi rapidi.

Nel caso di una periostite di tipo infettiva, se di origine batterica, sarà necessario somministrare una terapia antibiotica che spenga il focolaio patogeno.

Anche la chirurgia può dare il suo contributo, effettuando un incisione locale e una tolettatura chirurgica, sia nel caso di infezioni localizzate, sia nelle condizioni in cui ci sia un’edema di vecchia data, non più in grado di essere drenato.

La periostite è una patologia fastidiosa e va assolutamente evitato che cronicizzi nel tempo.

E’ facilmente diagnosticabile, com’è altrettanto semplice ricercarne la causa scatenante, pertanto sarà possibile elaborare la miglior strategia terapeutica per efficacia e tempi di remissione.

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Malattia di Sever Blanke – Epifisite del calcagno

La malattia di Sever è un’infiammazione della cartilagine di accrescimento nell’apofisi posteriore del calcagno, ovvero dove si inserisce il tendine di Achille e si può presentare prima che essa si ossifichi completamente con il resto del tallone.

Anatomia

Il calcagno è l’osso posteriore del piede e da solo sopporta il carico dell’80% circa del peso corporeo.

Si manifesta nei bambini durante l’età di accrescimento, nel periodo che va tra gli 8 e i 14 anni e può verificarsi su un solo emilato o su entrambi; nel 60% circa dei casi si presenta bilateralmente, in tempi spesso diversi ma non necessariamente distanti tra di loro.

Sono maggiormente colpiti i maschietti rispetto alle femminucce e sempre rimanendo nella casistica dei grandi numeri, sono coinvolti con più frequenza, i soggetti in sovrappeso e/o chi pratica quegli sport che prevedono salti ripetuti, l’utilizzo di scarpe poco ammortizzate o attività fisiche a piedi scalzi.

La manifestazione della malattia di Sever

La malattia di Sever provoca un dolore sotto e posteriormente al calcagno, che va ad esacerbarsi nelle attività sportive.

Nei casi più importanti, può manifestarsi anche durante la semplice deambulazione o addirittura nella messa in tensione del polpaccio, come ad esempio nel rimanere sulle punte dei piedi.

malattia di sever 02In molti pazienti, la parte posteriore del tallone evidenzia un gonfiore, un aumento della dolorabilità alla palpazione pressoria, un arrossamento, un’incremento di temperatura della parte posteriore, tipico di un processo infiammatorio acuto in atto.

La patologia si sviluppa per un eccesso di sollecitazioni del tendine di Achille, che inserendosi sull’apofisi calcaneare, mina lo stato di equilibrio dei nuclei di accrescimento specifici della zona.

I muscoli del polpaccio retratti o eccessivamente forti, sono l’origine dell’eccesso di trazione che il tendine di Achille sviluppa.

postureAnche le posture alterate da un cambiamento del baricentro, possono aumentare lo stato di tensione della catena muscolare posteriore della gamba.

Non sono da sottovalutare i traumi e le sollecitazioni ripetute della zona, rientrando tra le cause che possono sviluppare la malattia di Sever.

La diagnosi

Nella diagnosi la raccolta dei dati anamnestici è importante, consente di capire quali siano i sintomi riferiti dal paziente, quali gli eventi associabili e avere un primo canale di classificazione della patologia in essere.

ecografia talloneNel proseguo della denominazione della patologia, l’esame obiettivo si rende assolutamente necessario per valutare la postura del paziente, per analizzare le capacità di movimento della caviglia in flessione dorsale, lo stato di tensione muscolare della porzione posteriore della gamba e del tendine di Achille, la reazione del paziente all’evocazione del dolore durante la palpazione, la compressione dell’apofisi calcaneare ed il mantenimento della posizione sulle punte del piede stesso.

Può essere utile supportare il processo diagnostico utilizzando esami ecografici od uno studio radiografico della zona retrocalcaneare.

La cura della malattia di Sever

La cura della malattia di Sever, può avere varie strade percorribili:

  • l’utilizzo di antinfiammatori non steroidei e di antidolorifici come ad esempio il paracetamolo
  • applicazioni di ghiaccio più volte al giorno
  • riposo dalle attività fisiche sportive coinvolte nel processo patologico
  • utilizzo di talloniere ammortizzanti o di plantari di scarico
  • esercizi di allungamento e scarico dei muscoli posteriori della gamba
  • fisioterapia per diminuire l’infiammazione e migliorare il metabolismo rigenerativo.

fisioterapia piedeLe strategie di cura non hanno tempi definiti, possiamo dire che la scomparsa della patologia può richiedere anche diversi mesi e che la ripresa delle attività fisiche deve essere graduale.

La malattia di Sever se sottovalutata e mal curata può causare la comparsa nel tempo della spina calcaneare o comunque un’alterazione del normale profilo osseo, pertanto dobbiamo essere efficaci e veloci nell’intervenire con una diagnosi precisa e una cura adeguata al caso che ci si presenta.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi, abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.