Cervicalgia

Per cervicalgia si definisce un dolore nella zona cervicale, segmento anatomico che si estende da sotto la porzione nucale alla base delle spalle.

La definizione è molto generica e per questo, dietro un quadro di algia cervicale si possono nascondere molteplice cause e altrettante patologie.

Andiamo a capire insieme di cosa stiamo parlando.

Il tratto cervicale

Il tratto cervicale è la porzione vertebrale più alta della colonna vertebrale, è formata da 7 vertebre caratterizzate da una diversità di forma per alcune di esse.

Cervicalgia 02Le prime due vertebre cervicali non hanno un corpo vertebrale di sostegno ma hanno delle strutture articolari di movimento e un perno centrale che funge da asse contenitivo e di bilanciamento.

Dalla 3ª alla 7ª vertebra cervicale troviamo la presenza di un corpo vertebrale che tiene il carico della colonna cervicale e allo stesso tempo aiuta a guidare il movimento per merito di porzioni anatomiche chiamate UNCUS, coadiuvando il lavoro delle faccette articolari posteriori.

L’ultima vertebra cervicale, contrariamente alle altre dello stesso segmento, non ha il foro vertebrale per il passaggio intrinseco dell’arteria vertebrale.

Tutte queste diversità caratterizzano le vertebre cervicali per complessità di forma, di funzionamento e di movimento, rendendo necessario una neutralità ed un equilibrio almeno sui piani di flesso estensione e di lateralità nella mobilità quotidiana.

Cervicalgia 03Le cause della cervicalgia

Le cause che portano alla cervicalgia possono essere:

  • deviazione dell’asse posturale segmentale chiamata verticalizzazione e nei casi più estremi, inversione della curva cervicale
  • deviazione dell’assetto posturale generale con la perdita dell’equilibrio tra le curve di lordosi, cifosi e l’appoggio sul bacino e sulle anche
  • contratture muscolari
  • tensione eccessiva muscolare o muscolo-tendinea
  • blocco articolare acuto
  • problematiche di origine discale
  • riduzione degli spazi articolari e interdiscali
  • diminuzione del lume del forame di coniugazione
  • artrosi
  • problematiche derivanti dalla masticazione e dall’articolazione temporo-mandibolare
  • alterazione della vista o dell’udito che possono squilibrare l’assetto, portando ad una rotazione ed inclinazione del capo e del collo
  • difficoltà nella deglutizione
  • problematiche viscerali soprattutto a carico del sistema gastro/esofageo
  • asma e riduzioni delle capacità ventilatoria polmonare

Ovviamente molte cause possono intrecciarsi nello sviluppo della sintomatologia e del disagio cervicale, altre invece saranno individuate come primarie e dirette nella patologia vertebrale.

I sintomi

I sintomi più riscontrabili sono:

  • indolenzimento, tensione, dolore muscolare
  • accorciamento di una porzione di fibre muscolari individuate in un punto preciso, dove spesso si avverte un rigonfiamento dolente che indica in molti casi una contrattura muscolare
  • riduzione del movimento cervicale in rotazione, flesso/estensione, inclinazione laterale, con dolore manifesto nel forzare il movimento
  • alle volte è associato male di testa, per lo più nella zona sottonucale e in alcuni casi anche nausea
  • si possono manifestare leggeri gonfiori della mano la mattina al risveglio, alle volte accompagnati da formicolio del palmo e delle dita.

La diagnosi della cervicalgia

Una buona diagnosi è fondamentale non tanto per dare un nome alla patologia che affligge il paziente, che come abbiamo visto è molto generico, ma è necessaria per capirne la causa scatenante.

Una volta accertato il motivo sarà molto più semplice impostare una cura che sia efficace e stabile nel tempo.

Per la diagnosi come sempre va fatta una raccolta dati, anamnesi, per capire quando si è sviluppata la patologia, con quali modalità, se ci sono state delle cause dirette riconducibili e se possa essere confusa o sovrapponibile in alcuni tratti a patologie dai profili simili.

L’esame clinico è fondamentale per indagare le capacità residue del paziente, per capire come e cosa possa evocare il dolore e cosa aumenta o diminuisce il disagio.Cervicalgia 04

L’esame diagnostico più utilizzato è l’RX cervicale nella proiezione antero/poseriore e latero/laterale, per vedere la struttura anatomica strutturale vertebrale e l’asse della curva fisiologica di lordosi.

Nel caso ci sia il dubbio di un impegno discale, foraminale o inerente ai tessuti intrinseci del canale midollare, si richiederà una RM.

Saranno poche le occasioni che richiederanno un esame TC per poter chiarire l’idea di diagnosi sul caso.

A seconda delle concause che si sviluppano la patologia potrà rendersi necessario richiedere una visita specialistica con un otorinolaringoiatra, un gastroenterologo, un pneumologo, dentista o un’oculista, in modo tale da analizzare quei casi di co-interazione precedentemente citati nell’argomentare la sintomatologia.

Cervicalgia 05

Il trattamento

La cura vedrà la possibilità di utilizzo di varie strategie molte delle quali sovrapponibili tra di loro.

A livello farmacologico potranno essere utilizzati antinfiammatori, miorilassanti, antidolorifici, a seconda se sarà necessario ridurre l’infiammazione, modificare il tono basale muscolare o diminuire la soglia del dolore.

Anche la fisioterapia ha un ruolo determinante nella gestione della cervicalgia perché potrà curare gli aspetti posturali, ridurre lo stato delle contratture, allungare le fibre muscolari, ridurre il dolore.

Cervicalgia 06L’osteopatia ha il ruolo di ripristinare una mobilità articolare ottimale, recuperando i fulcri vertebrali per riportarli ad una sinergia congrua rispetto al miglior assetto vertebrale.

Importantissimo sarà il ruolo della prevenzione cercando di lasciare la cervicale e le spalle sempre ben allineate con il busto mantenendo un asse coerente che può essere visualizzando mantenendo le orecchie all’ altezza delle spalle come se fossero su un’unica linea.

Il collo deve essere sempre libero di poter fare movimenti di flesso estensione, rotazione e lateralità, pertanto sarà necessario fare degli esercizi autonomi di allungamento e mobilizzazione, forzando il movimento nelle loro escursioni massime ma senza mai arrivare al dolore.

Sarà importante mantenere un buon equilibrio respiratorio, per non mandare in affaticamento i muscoli accessori della respirazione.

Per chi passa molte ore della propria giornata seduto è fondamentale fare delle pause ripetute alzandosi e camminando in modo da riattivare i muscoli della postura ridando un start dinamico equilibrato.Cervicalgia 07

La cervicale è il timone della nostra postura ed è il crocevia di molte importantissime finzioni, cerchiamo di prendercene cura in maniera costante e coerente

Esercizi per la lombalgia

Ciao Lombalgia, è giunto il momento di lasciarci.

Come gestire una lombalgia in maniera autonoma?

E’ Possibile applicare dei movimenti che ci aiutino a non far tornare il mal di schiena e che scarichino il peso delle posture e degli sforzi affrontati quotidianamente?

Si certamente ci sono una serie di esercizi capaci di mantenere in buona salute la nostra colonna vertebrale, migliorandone l’elasticità e rinforzandola quel tanto che basta a darle sostegno e forza.

Prima facciamo un piccolo ripasso su cosa sia una lombalgia, argomento già trattato in uno dei miei articoli precedentemente pubblicati (Leggi)

La lombalgia è un dolore della zona lombare che può manifestarsi in maniera puntiforme o a fascia, con un’ irradiazione più o meno presente.

Il dolore può estendersi anche fino al gluteo e/o ad una porzione della coscia, associandosi alla riduzione di funzione durante i movimenti quotidiani, così come nei cambi di postura, alle volte indifferentemente sia se si passi dalla posizione sdraiata a quella seduta o a quella in piedi.

Quasi sempre si riscontra una muscolatura contratta e dolente tanto alla palpazione quanto al movimento, con una riduzione della capacità contrattile e una diminuzione della forza.

Le cause che possono manifestarla sono molteplici:

  • posture sbagliate (Leggi)
  • artrosi e artrite ( Leggi)
  • discopatie, disidratazione discale, protusioni, ernie (Leggi)
  • impingement delle faccette articolari
  • riduzione del lume dei forami di coniugazione (zona di passaggio dei nervi periferici del plesso lombare e lombo sacrale)
  • spondilolistesi (Leggi)
  • stenosi del canale midollare
  • sedentarietà
  • riduzione del tono e della massa muscolare (Leggi)
  • aumento delle fibrosità
  • cattivo riposo nelle ore notturne

Vediamo adesso come procedere nell’approccio agli esercizi, passando prima da quelli volti ad aumentare l’articolarità e ad allungare la muscolatura per poi affrontare quelli mirati al rinforzo muscolare e all’aumento del suo trofismo.


ESERCIZI DI ALLUNGAMENTO E STRETCHING

Lombalgia_011) tendete le braccia distese sul pavimento e il sedere poggiato sui talloni. Il sedere in appoggio sui piedi rimane un punto fisso mentre le braccia cercheranno di allungarsi al loro massimo strusciando le mani sul pavimento.

-5 volte mantenendo l’allungamento massimo per 10 secondi.

Lombalgia_022) dalla posizione quadrupedica si alterna la fase 1, dove la schiena si curva in alto vero il soffitto e la testa si abbassa verso le braccia, per poi arrivare alla fase 2 dove la schiena si inarca portando la pancia verso il pavimento, con la testa che si posta il alto e in dietro.

-6 movimenti completi delle 2 fasi, ogni fase deve essere mantenuta per 10 secondi.

Lombalgia_033) dalla posizione quadrupedica allungate le braccia in avanti mantenendo i femori (le cosce) perpendicolari al suolo, a questo punto la spalla sinistra verrà appoggiata al pavimento e il suo braccio sarà allungato come nella figura, in questo modo otterrete una rotazione e un allungamento del busto associata a quella della scapola sul torace.

-5 volte con la spalla sinistra mantenendo la posizione per 10 secondi

-5 volte con la spalla destra mantenendo la posizione per 10 secondi

Lombalgia_044) accovacciatevi verso terra e con le braccia che avvolgono le ginocchia, posizionate la schiena contro la parete, cercando di mantenere la fascia lombare, il dorso e la nuca, ben aderenti all’appoggio contro il muro e contemporaneamente fate scivolare la testa verso il soffitto, in maniera da dare il massimo allungamento alla colonna vertebrale.

-1 volta mantenendo la posizione e il massimo dell’allungamento per 45 secondi.

Lombalgia_055) dalla posiziona seduta con entrambe le gambe estese, ruotate il busto verso destra, al massimo delle sue possibilità, accompagnandolo con la torsione della testa e del collo. Flettete l’anca e il ginocchio scavalcando la gamba sinistra che continua ad essere estesa e poggiate i palmi delle mani a terra per dare stabilità alla posizione raggiunta. Questo esercizio vi aiuterà a migliorare la rotazione della colonna vertebrale e ad allungare le catene muscolari rotatorie crociate.

-1 volta in rotazione destra, mantenendo la posizione raggiunta per 45 secondi

-1 volta in rotazione sinistra, mantenendo la posizione raggiunta per 45 secondi.

Lombalgia_066) dalla posizione di partenza sdraiati a terra, con le braccia larghe a 90°, con le ginocchia piegate, con i piedi in appoggio al pavimento, fate una rotazione di entrambe le ginocchia verso sinistra e la testa in contro torsione verso destra. In questo modo otterrete una mobilizzazione della zona lombare, armonizzata dal resto della colonna e un allungamento dei muscoli rotatori profondi delle vertebre.

-5 volte in rotazione sinistra, mantenendo la posizione raggiunta per 45 secondi

-5 volte in rotazione destra, mantenendo la posizione raggiunta per 45 secondi.

Lombalgia_077) partendo dalla posizione supina, portate un ginocchio per volta verso il petto, cercando di allungare il più possibile la muscolatura lombare, per consentire l’apertura degli spazi articolari vertebrali. Nel contempo allungate la testa e quindi la colonna cervicale, nella direzione indicata dalla freccia verde, in maniera da stabilizzare la restante parte della colonna vertebrale.

-10 volte con il ginocchio destro, mantenendo la posizione raggiunta per 5 secondi

-10 volte con il ginocchio sinistro, mantenendo la posizione raggiunta per 5 secondi.

Lombalgia_088) stando in posizione supina sul bordo di un piano rialzato (un letto dal materasso duro oppure un tavolo solido), portate il ginocchio destro al petto, mentre tutto l’arto inferiore sinistro lo lasciate penzoloni fuori dal piano di appoggio, in maniera tale che si abbassi al suolo per forza di gravità e per il peso dell’arto stesso. In questo modo potete allungare contemporaneamente la zona vertebrale lombare ed in contemporanea, stimolare l’articolazione dell’anca a recuperare il piano articolare dell’estensione, in stretto rapporto di collaborazione con il bacino e il segmento lombare, troppo spesso compromesso dalle cattive posture e dalla sedentarietà.

-3 volte per l’arto inferiore sinistro, mantenendo la posizione raggiunta per 45 secondi

-3 volte per l’arto inferiore destro, mantenendo la posizione raggiunta per 45 secondi.

Lombalgia_099) partendo dalla posizione supina, impugnate con entrambe le mani le estremità di una benda elastica e posizionate la sua parte centrale sotto la pianta del piede. Portate verso l’alto l’intero arto inferiore destro, mantenendo il ginocchio esteso, rimanendo nella posizione massima raggiunta grazie all’aiuto della stessa benda elastica. In questo modo sarete in grado di allungare la muscolatura degli ischiocrurali, svincolando il bacino e di conseguenza la zona lombare, dalle retrazioni muscolari della catena posteriore.

-7 volte per l’arto inferiore destro, mantenendo la posizione raggiunta per 30 secondi

-7 volte per l’arto inferiore sinistro, mantenendo la posizione raggiunta per 30 secondi.

Lombalgia_1010) con la schiena sdraiata a terra e il sedere appoggiato alla base del muro, portate le gambe a distendersi in alto scivolando sulla parete, cercando di estendere le ginocchia al massimo delle vostre possibilità e tenendo entrambi i piedi a martello. In questa posizione eserciterete anche un secondo allungamento della testa e quindi della cervicale in direzione della freccia verde, in maniera tale da eliminare i compensi eventuali delle zone vertebrali superiori. Questa posizione vi permetterà di scaricare la colonna lombare mentre effettuate un allungamento dell’intera catena muscolare posteriore.

-1 volta mantenendo la posizione massima raggiunta per 3 minuti.

Lombalgia_1111) dalla posizione in piedi, partite dalla fase 1 di riposo, per arrivare alla fase 2 dove portate il busto ad inclinarsi verso il lato sinistro aiutandovi con l’elevazione dell’arto superiore opposto, il quale con il proprio peso, favorirà la chiusura del fianco sinistro. Questo esercizio vi aiuterà ad aprire i forami di coniugazione del lato destro, ad allungare il muscoli laterali della colonna vertebrale e della cintura addominale.

-7 volte per il fianco sinistro, mantenendo la posizione raggiunta per 30 secondi

-7 volte per il fianco destro, mantenendo la posizione raggiunta per 30 secondi.

Lombalgia_1212) poggiate il piede sinistro su un rialzo e tenete il piede destro dietro la linea del busto, con il ginocchio esteso. Portate avanti il bacino, mantenendo il busto eretto e il piede a terra ben piantato, in maniera da stimolare l’anca in appoggio ad estendersi e i muscoli del polpaccio ad allungarsi. Questo esercizio vi permetterà di svincolare l’anca dalla predisposizione di flessione dipesa dalle posture sedentarie e ad allungare la catena antigravitaria della gamba.

-6 volte per l’ arto inferiore sinistro, mantenendo la posizione massima raggiunta per 45 secondi

-6 volte per l’ arto inferiore destro, mantenendo la posizione massima raggiunta per 45 secondi.

Passiamo adesso a 3 esercizi base di rinforzo muscolare adatti alla zona lombare

 

 


ESERCIZI BASE DI RINFORZO MUSCOLARE

Lombalgia_131) partite con la schiena a terra, le ginocchia flesse, i piedi poggiati al suolo e le braccia lungo il busto. Spingete il bacino verso l’alto fino ad inarcare la zona lombare, come indicato dalle due frecce verdi. Questo esercizio vi permetterà di rinforzare sia la zona glutea, che i muscoli profondi del segmento vertebrale dorsale basso e lombare.

-7 volte, mantenendo la massima posizione raggiunta per 1 minuto

Lombalgia_142) partite sul fianco sinistro in appoggio con il gomito a terra e il palmo della mano rivolto verso il pavimento, le gambe sono distese l’una sopra l’altra ben allineate con il resto della colonna vertebrale, i piedi a martello. Da questa posizione spingete sul braccio di appoggio e con la colonna, per mantenere un allineamento vertebrale e portare il fianco destro verso l’alto, come indicato dalla freccia verde. Questo esercizio vi permetterà di rinforzare i gruppi laterali, anteriori e posteriori, stabilizzatori del segmento vertebrale dorsale, lombare e del bacino.

-5 volte sul lato sinistro, mantenendo la posizione raggiunta per 30 secondi

-5 volte sul lato destro, mantenendo la posizione raggiunta per 30 secondi.

Lombalgia_153) partite dalla fase 1 in posizione di riposo con gambe e braccia adagiate a terra. Nella fase 2, contemporaneamente, sollevate entrambe le braccia ed entrambe le gambe verso l’alto, inarcando la zona lombare. Questo esercizio, rinforzerà la muscolatura glutea, lombare, dorsale e cervicale, in maniera sincrona e con una tensione bilanciata, migliorando la stabilizzazione e il sostegno delle vertebre e del bacino.

-6 volte, mantenendo la posizione massima raggiunta per 45 secondi.

Lombalgia_164) partite dalla posizione quadrupedica, per arrivare a sollevare il braccio sinistro e la gamba destra (braccio e gamba opposti). Il braccio sinistro sarà ben dritto e allineato con il busto. La gamba destra sarà ben dritta, con il piede a martello e allineata con il busto. Questo esercizio vi permetterà di rinforzare la muscolatura vertebrale crociata di tutta la colonna, in maniera armonica e sincrona.

-7 volte per incrocio dei due lati, mantenendo la posizione raggiunta per 60 secondi.

Lombalgia_17Infine concludete la serie di esercizi, in maniera tale da non alzarvi repentinamente da terra, ma di farlo gradualmente, distendendo e rilassando la colonna lombare in primis, con questa posizione seduta, che vede la colonna allungarsi sulle cosce e la testa abbassarsi tra le ginocchia, con le braccia che afferrando le caviglie, aiutano a eseguire il movimento. Mantenete la posizione per 30 secondi e poi potrete alzarvi in piedi lentamente.

Tutti gli esercizi che vi ho spiegato, sono in grado di gestire la lombalgia che vi sta accompagnando, sia per quanto riguarda il dolore e sia per il recupero della funzionalità.

Lombalgia_18

Da non dimenticare che è allo stesso modo importante, riuscire a riposare su un materasso che vi sostiene, senza deviare l’asse vertebrale: passare 5-6-7-8 ore notturne in posizioni sbagliate, vi arrecherebbe un peggioramento.

Se state vivendo una lombalgia acuta o cronica, potrà giovarvi dormire supino con un cuscino alto sotto le ginocchia, oppure su un fianco con un cuscino medio tra le ginocchia.


Tutto quello di cui vi ho parlato oggi sicuramente vi aiuterà nell’affrontare e combattere i vostri dolori lombari, ma se ciò non dovesse bastare, non esitate a rivolgervi al vostro professionista sanitario di fiducia, il quale farà una corretta diagnosi e vi indicherà il percorso terapeutico migliore (fisioterapia, osteopatia, ausili ortopedici, farmaci etc. etc.) da seguire, per risolvere con efficacia il problema che vi affligge.

Il piede diabetico

piede diabetico 01Oggi parleremo del piede diabetico

Cos’è il piede diabetico?

Il piede diabetico è una complicanza del diabete, il quale se mal gestito o poco reattivo alle cure mediche e al regime alimentare appropriato, può creare dei danni di natura neurologica periferica (neuropatia) e arteriosa (arteriopatia) all’arto inferiore e in primis al piede.

L’arteriopatia è una condizione pericolosa per lo stato di salute del tessuto biologico interessato, perché si riduce in maniera più o meno importante, l’afflusso di sangue arterioso e con esso l’ossigenazione e il nutrimento cellulare.

La neuropatia comporta un’alterazione della sensibilità, causando parestesie, se non peggio anestesie, delle zone colpite, alterando la soglia del dolore e rendendo il paziente pericolosamente esposto a traumi di cui non ne avvisa in maniera corretta il danno.

Inoltre la neuropatia porta ad un’inefficienza di attivazione della contrazione muscolare, riducendone il tono, la forza e la reattività muscolare, scaturendo una serie di cattivi compensi sia nell’appoggio plantare del piede, che nella fase deambulatoria, con una perturbazione dello schema del passo e dell’adattamento posturale della colonna vertebrale.

piede diabetico 02Ma le conseguenze arteriopatiche e neuropatiche che esiti possono portare ad un paziente?

Il paziente è pericolosamente esposto a traumi, lacerazioni, ustioni, ferite e vesciche, che avranno un tempo di guarigione abnormemente lento, con una maggiore esposizione ad infezioni locali.

La riduzione del tono-trofismo muscolare e la cattiva attivazione della contrazione muscolare, comporta un cattivo appoggio del piede a terra e conseguentemente dello schema del passo, con lo sviluppo di una serie di patologie compressive e deformanti a carico dei metatarsi, delle dita del piede e delle volte plantari.

Sarà quasi una diretta conseguenza, veder evolvere retrazioni delle strutture tendinee e capsulo legamentose, così come della fascia plantare stessa.

Il cattivo apporto vascolare arterioso, rinforzato dalla neuropatia segmentaria, può portare alla comparsa di una claudicatio intermittentis, che il paziente gestirà con il riposo e con la riduzione dello sforzo, sia nel mantenere la postura eretta che nella deambulazione.

La cattiva circolazione sanguigna arteriosa, creerà delle alterazioni cellulari e del sistema linfatico che causeranno delle desquamazioni cutanee, con lesioni ulcerative, andando incontro ad infezioni e ad una cattiva e inefficace cicatrizzazione.

Nei casi più gravi si assisterà alla comparsa di gangrena di una o più porzioni periferiche, che possono causare, se non curate a dovere, un rischio di setticemia, costringendo il paziente a subire un’amputazione del segmento come atto terapeutico estremo.

Qual’è la causa del piede diabetico?

La causa del piede diabetico è il diabete stesso, in qualunque forma si possa manifestare, se mal gestito dal punto di vista farmacologico e se non tutelato da un corretto regime alimentare e da un’attività fisica che riesca a contenere l’accumulo di glucosio nel sangue.

Ci sono dei casi in cui la terapia farmacologica perde di effetto nel tempo e pertanto va costantemente monitorata la relazione farmaco-malattia, andando a limare e ottimizzare l’uso dei diversi famaci e del dosaggio necessario.

piede diabetico 03La diagnosi

La diagnosi di base è quella per ricercare valori alterati di glucosio nel sangue tramite esami ematochimici, valutando la curva glicemica con il carico orale di glucosio e con lo studio dell’emoglobina glicata.

Insieme a questo sarà necessario fare un doppler dei vasi profondi e superficiali dell’arto inferiore e un’elettromiografia periferica per lo studio della conduzione nervosa rispetto alle placche motrici muscolari di riferimento.

L’esame clinico con ispezione della cute, cercando desquamazioni, lesioni, ulcerazioni, alterazioni del colore, della temperatura e la valutazione della sensibilità cutanea e della capacità contrattile muscolare, aiuterà a fare una diagnosi di piede diabetico.

alimentazione farmaciIl trattamento del piede diabetico

Il trattamento vede come terapia primaria, l’assunzione farmacologica, mirata a ridurre i valori glicemici nel sangue, ma come accennavamo in precedenza, sarà importante condurre una vita sana con attività fisica costante e un regime alimentare ad hoc.

Nella prevenzione delle complicanze del piede diabetico, sarà importantissimo evitare la comparsa di infezioni, cercando di correre subito ai ripari nel caso di lacerazioni, e ulcerazioni cutanee.

Sarà utile evitare l’instaurarsi di compensi abnormi e non funzionali nell’appoggio plantare e durante la fase del passo, cosi come risulterà importante lavorare per mantenere un bon tono trofismo dell’arto ed evitare un’irrigidimento dei tessuti molli capsulo-legamentosi-tendinei, scongiurandone l’anchilosi articolare.

terapiaNel caso in cui il paziente dovesse subire un’ amputazione segmentale o totale del piede, risulterà fondamentale curare con la massima attenzione la ferita chirurgica, controllandone la guarigione ed evitando che si possa infettare.

A seguire sarà necessario preparare il paziente all’utilizzo di ortesi di vario genere (a seconda del tipo di amputazione subita), in grado di ricondizionare la funzione del piede nonostante la perdita di un un suo segmento

Il diabete è una patologia subdola che si evolve in maniera spesso silente, pertanto estremamente pericolosa.

Il piede diabetico può essere una conseguenza del diabete, pertanto non va assolutamente sottovalutata la comparsa dei primi sintomi.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.

 

 

 

 

 

 

 

Miastenia gravis – Grave debolezza

Oggi parliamo di Miastenia gravis (Debolezza grave). Vediamo cos’è, come si manifesta e come si gestisce.

Cos’è la Miastenia gravis?

La miastenia gravis è una malattia autoimmunitaria cronica, caratterizzata dalla manifestazione di debolezza ed eccessiva affaticabilità muscolare.

La fatica e la debolezza muscolare si presentano repentinamente in seguito a sforzi muscolari alle volte anche di minima entità.

La debolezza si esacerba in maniera esponenziale nel momento in cui si utilizzano ripetutamente uno o più gruppi muscolari.

Insieme all’affaticabilità e alla debolezza muscolare, il paziente riscontra anche la perdita del tono muscolare in maniera vistosa e con una certa rapidità.

Miastenia gravisQuesta malattia può presentarsi in una forma localizzata oppure generalizzata.

Nel primo caso si ha l’interessamento di pochi muscoli specifici di un determinato distretto, mentre nel secondo caso vengono coinvolti più catene muscolari, di distretti diversi, come l’arto superiore, l’arto inferiore, la colonna vertebrale, i cingoli pelvici e scapolari, fino ad arrivare alla muscolatura toracica respiratoria.

Come dicevamo inizialmente è una malattia autoimmunitaria, dove il tilt del sistema immunitario, compromette la normale trasmissione dei segnali contrattili, nel passaggio che va dal nervo alla placca motrice del muscolo, rendendone inefficace il segnale neurologico di attivazione contrattile.

Come si manifesta?

La miastenia gravis può insorgere in maniera spontanea o associarsi all’eventuale presenza di patologie in essere quali:

  • malattie demielinizzanti del sistema nervoso
  • diabete di tipo 1
  • artrite reumatoide
  • lupus eritematoso
  • disfunzioni tiroidee
  • tiroidite di Hashimoto
  • malattia di Graves

La miastenia gravis generalmente ha un decorso intermittente, dove si hanno dei momenti di manifestazione e peggioramento dei sintomi, alternati con periodi silenti e di remissione momentanea.

La malattia può insorgere in maniera improvvisa.

Sono rari i casi in cui la patologia guarisce spontaneamente, pertanto tende ad accompagnare il paziente per tutta la vita, ma le cure ad oggi presenti ed un adeguato stile di vita, permette di gestire la miastenia in maniera soddisfacente.

I sintomi della Miastenia gravis

Miastenia gravisLa sintomatologia ha dei livelli di partenza differenti che possono presentarsi su uno o più fronti.

Generalmente si manifesta una ptosi palpebrale, quindi un abbassamento della palpebra, spesso associata ad una diplopia (una visione doppia dell’immagine).

Non è raro accusare dei malfunzionamenti nella fonazione e nella deglutizione.

A seguire il paziente manifesta disturbi su uno o più distretti muscolari dei segmenti periferici, per arrivare, come accennavamo già in precedenza, all’interessamento dei muscoli della colonna, della gabbia toracica e dei muscoli respiratori di relazione, causandone delle disfunzioni più o meno gravi nella meccanica respiratoria, inficiandone la funzione.

I sintomi peggiorano dopo uno sforzo ripetuto e nei casi più gravi anche dopo l’utilizzo ripetuto dei muscoli interessati dalla malattia.

Spesso i sintomi si manifestano in maniera intermittente con un andamento irregolare che varia da uno stato di malessere ad uno di remissione parziale.

Ma quali sono le cause che sviluppano questa malattia?

Miastenia gravisCome accennavamo all’inizio dell’articolo, viene innescata da un disturbo del sistema immunitario, dove la sua iperattività produce anticorpi anomali, che erroneamente attaccano i recettori dell’acetilcolina, inattivandoli e diminuendone quindi il numero degli stessi recettori liberi nel tessuto muscolare.

Il tutto si traduce in una riduzione della sensibilità muscolare alla stimolazione neurologica attivatoria.

Più si innalzano i livelli di anticorpi specifici di questa malattia e più si ridurrà l’efficienza della trasmissione tra il nervo, la placca motrice e il muscolo, diminuendone sia la funzione che il tono muscolare stesso.

Il tutto chiaramente peggiora quanto più sarà l’impegno muscolare richiesto in rapporto ai recettori che servirebbero per soddisfare tale necessità.

Il perché la malattia abbia un rapporto patologico primario con il proprio sistema immunitario ancora non è ben chiaro, ma in alcuni casi si è notato il coinvolgimento del timo (ghiandola che svolge un ruolo importante nello sviluppo del sistema immunitario), il quale mostra un ingrossamento o un alterazione patologica, che viene associata alla produzione anomala di anticorpi contro i recettori dell’acetilcolina.

La diagnosi

EsamiPer procedere con la diagnosi, come sempre la raccolta dei dati anamnestici ed un attento esame obiettivo, permetteranno di avere una prima indicazione sulla presenza della miastenia gravis, ma la diagnosi effettiva non è sempre semplice da effettuare, perché può essere confusa con altri disturbi neurologici appartenenti ad altre categorie patologiche, pertanto sarà necessario avvalersi di indagini di laboratorio ematochimici generici e specifici, per valutare i valori glicemici, i fattori ormonali, lo stato di funzionamento immunitario e capaci di individuare la presenza di anticorpi specifici anti recettori dell’acetilcolina e anticorpi specifici contro i recettori chinassi muscolo-specifici.

Può essere molto utile supportare le indagini di laboratorio con esami eletromiografici ed elettroneurografici, per valutare la conduzione nervosa rispetto alla placca motrice e la conduzione del segnale neurologico del nero stesso.

Potrebbe essere buona norma fare uno studio anatomico anche del timo e della tiroide per escludere danni anatomo-funzionali di queste ghiandole, le quali possono interferire con il corretto funzionamento del sistema immunitario.

Quasi sempre viene eseguita una RM encefalo e vertebrale per escludere la presenza di patologie del sistema nervoso cerebrale e midollare, aiutando nella ricerca di eventuali diagnosi secondarie di relazione.

Sempre a scopo diagnostico, non è raro utilizzare la somministrazione di cloruro edofronio, il quale bloccando l’enzima che scompone l’aceticolina a livello della giunzione neuromuscolare, dà al paziente un improvviso e temporaneo miglioramento dei sintomi, confermando la diagnosi di miastenia gravis.

Il trattamento della Miastenia gravis

Trattamento farmacologioNell’approccio terapeutico va detto che non esiste una cura specifica e mirata per la miastenia gravis, ma la strada utilizzata per la gestione della patologia è ben delineata, puntando ad attenuare la risposta del sistema immunitario, con lo scopo di diminuire la presenza di anticorpi specifici anti recettori dell’acetilcolina, utilizzando degli immunosoppressori.

Anche l’utilizzo del cortisone, per merito del suo effetto immunodepressivo, riesce a dare un aiuto per diminuire gli autoanticorpi incriminati.

Gli inibitori dell’acetilcolinesterasi, hanno un buon effetto per ristabilire il funzionamento tra il nervo, l’impulso elettrochimico sulla placca motrice e il muscolo interessato.

Sarà anche importante gestire le patologie secondarie che possono essere la concausa della manifestazione della miastenia gravis, curandole a seconda del caso.

Un’altra strada utilizzata nella gestione della sintomatologia è la plasmaferesi, metodica dove il plasma viene separato dal sangue, ripulito degli autoanticorpi incriminati e rinfuso nel paziente.

L’effetto benefico ha una risposta più duratura, che può essere valida per alcune settimane, fino a quando i livelli di anticorpi specifici anti recettori dell’acetilcolina, risalgono ad una soglia non più tollerata.

Si è constatato che in una parte dei pazienti, l’asportazione chirurgica del timo, riduce la produzione degli anticorpi responsabili della malattia, pertanto nei pazienti che possono affrontare questo intervento, può essere una strategia terapeutica.

StanchezzaOltre alle terapie di cui abbiamo parlato, sarà importante modificare lo stile di vita, riducendo lo sforzo fisico e stabilendo delle pause di riposo adeguate al recupero dello sforzo muscolare, nelle attività di vita quotidiane.

La fisioterapia può essere utile per mantenere attive le articolazioni ed evitare le anchilosi, così come può dare un contributo nello scarico delle compressioni vertebrali e dei cingoli, non più sostenuti da un tono muscolare adeguato.

La miastenia gravis è una patologia importante, che mina in maniera profonda lo stato di salute del paziente, ma fortunatamente la corretta diagnosi ed un piano terapeutico adeguato, può aiutare il paziente a gestire la malattia in maniera efficiente e soddisfacente, mantenendo una qualità adeguata, nell’affrontare le attività di vita quotidiane e con essa un’autosufficienza.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.