Bruxismo

Bruxismo 01Per bruxismo si intende un chiusura serrata dell’arcata dentale superiore con quella inferiore, dovuta alla contrazione involontaria e non controllata dei muscoli masticatori, associata al digrignamento, che crea un’attrito da sfregamento dei denti.

Il bruxismo si manifesta prevalentemente di notte (bruxismo del sonno) ma non è raro il verificarsi anche durante le ore diurne (bruxismo della veglia), nelle circostanze di tensione emotiva subdola non controllata.

Generalmente compare nella fase 2 del sonno, con dei periodi di attivazione di pochi secondi (5-10 secondi), che si ripetono più volte e con intensità variabili.

I sintomi sono facilmente riconoscibili perché il paziente riferisce un affaticamento dei muscoli della masticazione, soprattutto la mattina al risveglio, associato molte volte ad un dolore da compressione dell’articolazione temporo-mandibolare, che può irradiarsi nella zona dell’orecchio, associato in molte circostanze ad un mal di testa nell’area temporo-parieto-frontale.

Se il bruxismo perdura a lungo e non viene affrontato a dovere, si può andare incontro all’insorgere di vere e proprie patologie a carico dell’ATM.

Bruxismo 02Il bruxismo e lo sfregamento dei denti, genera un rumore più o meno intenso, riferito come uno scricchiolio o un crepitio ripetuto e protratto, tanto da essere rilevato dal partner di letto, durante il sonno.

Se il bruxismo è in essere da molto tempo il soggetto mostrerà un’usura dei denti stessi, soprattutto tra gli incisivi, caratterizzata da un cambio di altezza ed un’allineamento anomalo di tipo orizzontale, con un danneggiamento dello smalto, che si associa ad un aumento della sensibilità dentaria.

Nei casi più gravi si può arrivare ad intaccare la dentina, se non addirittura alla scheggiatura e/o alla frattura dei denti.

Il bruxismo in origine non veniva ricondotto ad una causa specifica, pertanto la sua eziologia era indicata come una parafunzione.

Per parafunzioni vengono definite quelle attività muscolari che alla base hanno dei meccanismi fisiologici normali, ma che si attivano senza obiettivi funzionali specifici, diventando potenzialmente dannosi.

Bruxismo 03Nel tempo però è stato studiato che il contatto tra i denti, attiva il nucleo del trigemino mesencefalico e di conseguenza i nuclei del sistema attivante reticolare ascendente, dando potenzialmente il via al bruxismo.

Non sono però assolutamente da sottovalutare i fattori associati all’attivazione del bruxismo quali:

  • disturbi del sonno
  • malocclusione
  • abuso di sostanze eccitanti come la caffeina, la teina, gli zuccheri
  • l’abuso di alcol
  • l’utilizzo di sostanze stupefacenti
  • stress
  • ansia
  • problemi emotivi
  • problemi psicologici
  • problemi psichiatrici

Il bruxismo può comparire come effetto secondario di otiti o infezioni dentali, ma in questo caso diventa un meccanismo di causa effetto, condizionato dal dolore.

Bruxismo 04La figura sanitaria indicata per la diagnosi del bruxismo è il dentista, ma la sintomatologia associata al disturbo del paziente, è alle volte talmente palese, che può esser facilmente valutata anche da altri specialisti.

Il dentista ha il compito di valutare lo stato di salute dei denti, l’occlusione dentale e lo stato atomo-funzionale dell’articolazione temporo-mandibolare.

E’ auspicabile che in un’esame obiettivo, venga anche fatto un bilanciamento muscolare dei muscoli della masticazione e di quelli cooperanti nella zona sottonucale e nella loggia anteriore del collo.

Non è da sottovalutare l’integrità biomeccanica dell’adattamento cervicale, soprattutto nella zona superiore e la capacità del segmento di accomodare il passaggio tra lordosi e cifosi.

Bruxismo 05Il dentista può richiedere anche un esame radiografico ortopanoramico, per valutare lo stato in essere delle arcate dentarie e un’RX cervicale standard con, qualora ce ne fosse bisogno, una specifica per il dente dell’epistrofeo.

Alcuni specialisti sono propensi a richiedere un’esame di polisonnografia, per verificare l’andamento del riposo notturno.

Nel trattamento del bruxismo, la priorità viene data alla conservazione e alla prevenzione dei danni, che si potrebbero manifestare sia sui denti che nella zona articolare dell’ATM.

Bruxismo 06Per ottenere questo, vengono utilizzati dei distanziatori quali i bite, che hanno la capacità di mantenere socchiusa la bocca, ammortizzando la pressione tra le arcate dentarie di mascella e mandibola.

Non è raro trovare situazioni dove il paziente sia costretto a sostituire il bite, per usura o addirittura per rottura del presidio prescritto.

Insieme al bite è necessario ridurre e ove sia possibile, eliminare le concause precedentemente elencate, che possano aumentare la parafunzione tipica del bruxismo.

Pertanto sarà necessario ridurre lo stato di stress ed emotività con delle attività di vita salutari e un’attività fisica senza sovraccarichi, capaci di far scemare i carichi di tensione del paziente.

E’ sempre consigliato ridurre le assunzioni di cibi e bevande eccitanti nei pasti serali, così come l’assunzione di alcol.

Bruxismo 07Anche la digestione rallentata va gestita con attenzione, evitando di consumare pasti prima o poco prima di andare a dormire, consentendo al sistema digerente di svolgere la sua attività antecedentemente al riposo notturno.

Non è raro consigliare degli integratori che favoriscano il benessere del sonno e l’addormentamento.

Nelle situazioni conclamate di disturbi psicologici o psichiatrici, è di grande aiuto un supporto dello specialista del settore, facendo attenzione a non prescrive quei farmaci neurolettici che abbiano come controindicazioni il bruxismo stesso.

Per quanto riguarda il bruxismo secondario ad otiti o infezioni dentali, basterà risolvere il problema di tali affezioni per eliminare il problema.

Il bruxismo è una condizione che può essere facilmente diagnosticata e gestita con successo.

L’intervento precoce evita di creare al paziente danni secondari che potrebbero avere dei risvolti seri, pertanto non va’ assolutamente trascurato.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.

Il menisco discoide

Il menisco discoide 01Il menisco discoide è una malformazione del menisco che presenta una forma ispessita e più chiusa del normale, in maniera parziale o subtotale, fino a poter assumere una forma a disco (motivo per il quale viene chiamato per l’appunto menisco “discoide”).

I menischi sono delle fibrocartilagini, hanno una forma di C e sono disposti sulle superfici dei due emipiatti tibiali, per aumentare la congruenza articolare e di contatto con i condili femorali, distribuendo in maniera ottimale i carichi dinamici e compressivi, ottimizzando gli accomodamenti e gli adattamenti biomeccanici del ginocchio.

Il menisco discoide 02Il menisco interno ha una forma di C aperta

Il menisco esterno ha una forma di C chiusa.

Il menisco discoide si presenta dalla nascita o meglio, dal momento in cui i menischi si sviluppano come fibrocartilagini, coinvolgendo maggiormente il menisco esterno.

La sintomatologia ha delle manifestazioni variabili, alcuni soggetti rimangono asintomatici, mentre in quelli che presentano il disagio, i segni patologici possono comparire già nell’età fanciullesca e in casi minori nell’età adulta.

Il menisco discoide 03Il paziente può accusare impaccio nella deambulazione e nell’attività fisica, associato spesso a crepitii, sensazione di scatto articolare, compressione nei movimenti massimi di flessione del ginocchio in fuoricarico e peggio ancora in carico, come ad esempio nella posizione accovacciata.

Si avverte spesso una condizione di simil blocco nel passaggio veloce dall’estensione alla flessione e dalla flessione all’estensione, associata ad un’incapacità di raddrizzamento completo della gamba rispetto alla coscia.

A tutte queste situazione generalmente si associa dolore e gonfiore articolare.

Nel tempo il menisco discoide va incontro a dano strutturale, con la formazione di una lesione parziale o di una rottura, inoltre non sono da sottovalutare le discinesie articolari che possono causare un sovraccarico sull’emirima articolare opposta, con la predisposizione alla comparsa di un’artrosi precoce.

La causa del menisco discoide ad oggi non è conosciuta, ma questa malformazione è di tipo congenita e per tanto presente dalla nascita, come precedentemente anticipato.

Il menisco discoide 04La diagnosi si esegue tramite un esame obiettivo, che tiene in considerazione l’anamnesi con la raccolta dei segni e dei sintomi riportati dal paziente.

La visita è supportata da un esame obiettivo, dove i test specifici articolari e meniscali, mostrano una sofferenza del compartimento interessato, che spingerà lo specialista a richiedere una RM.

Il menisco discoide 05L’RM è in grado di fotografare lo stato anatomico del segmento, mostrando la conformazione e l’integrità dei menischi, sia nello specifico che nei rapporti con le strutture capsulo-legamentose.

La terapia per il menisco discoide non è necessaria nei soggetti asintomatici, mentre necessita d un approccio multidisciplinare su quei pazienti che riportano una parte, o la maggior parte dei sintomi precedentemente descritti.

Il menisco discoide 06E’ necessario mettere in campo tutte quelle terapie atte a ridurre il dolore e il gonfiore articolare, focalizzando a seguire l’attenzione nel migliorare il più possibile la corretta mobilità articolare, ottimizzandone la capacità propriocettiva e migliorando il tono trofismo muscolare con l’intento di stabilizzare l’articolazione stessa.

E’ opportuno creare dei compensi articolari soprattutto a carico dell’anca, per scaricare il più possibile il lavoro dell’arto inferiore sul ginocchio.

chirurgiaNei casi in cui la fisioterapia non sia più sufficiente, si potrà perseguire la strada chirurgica, con un intervento di rimodellamento meniscale per via artroscopica, verso un ricondizionamento il più possibile congruo alla sua funzione articolare, tenendo conto dello spazio e della conformazione che si deve sposare tra il piatto tibiale e il condilo femorale.

Il periodo post operatorio prevede un tempo dovuto di riduzione del carico, tramite l’utilizzo di bastoni canadesi o delle stampelle, per un massimo di 3 settimane, associato ad un lavoro mirato di riduzione dell’edema infiammatorio, ad un recupero ed un’elasticizzazione articolare, ad un ricondizionamento della muscolatura agonista-antagonista dell’arto inferiore e ad un incremento propriocettivo dell’articolazione, per arrivare alla miglior cinestetica dell’arto inferiore rispetto al rapporto dinamico e di carico.

Abbiamo appreso che il menisco discoide è una patologia congenita che può rimanere silente per un periodo, fino al punto che non si adatti più alla richiesta di movimento specifico del paziente.

Nel momento in cui si dovesse manifestare, abbiamo vari approcci terapeutici che sono in grado di  ottenere un recupero completo del compartimento articolare, ottimizzando lo stato di salute del paziente.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.

 

 

 

 

 

 

Angioma vertebrale

L’angioma vertebrale viene anche definito emangioma di tipo cavernoso.

Angioma vertebraleL’origine dell’ angioma vertebrale

Origina dalla proliferazione rapida e incontrollata di cellule epiteliali di uno o più vasi sanguigni, destinati ad irrorare la vertebra, portando ad una neoformazione di capillari e vasi di maggior calibro, che ammassandosi tra di loro formano l’angioma.

L’angioma vertebrale è per tanto un tumore BENIGNO, che può svilupparsi su qualsiasi segmento della colonna vertebrale, anche se generalmente, le sedi più interessate sono la zona dorsale e lombare.

L’età adulta, sopra la terza decade, è favorita nello sviluppo dell’emangioma di cui oggi stiamo parlando.

La sintomatologia

Quasi sempre l’angioma vertebrale è asintomatico, ma in una percentuale minima, può avere dei riscontri patologici clinici, legati soprattutto alla grandezza e alla sede dove la proliferazione del groviglio di capillari e vasi si sviluppa.

Nel caso in cui il volume della neoformazione sia eccessivo e risulti adiacente a strutture importanti, tanto da causarne compressione, si potranno sviluppare patologie associate di importanza variabile.

La variabile sintomatica, sarà dovuta ad un’eventuale compressione-irritazione del midollo spinale o delle sue radici nervose, oppure ad un’infiltrazione dell’angioma all’interno del corpo vertebrale stesso, favorendone il collasso; vediamo insieme cosa potrà avvertire il paziente:

  • Angioma vertebraledolori muscolari
  • contratture
  • parestesie degli arti inferiori (raramente degli arti superiori)
  • riduzione della forza e della resistenza
  • cedimento vertebrale con perdita della normale conformazione.

Le cause dell’ angioma vertebrale

Le cause dell’angioma vertebrale non sono note, si pensa che i fattori genetici siano lo starter della modificazione e che la sua trasmissibilità ereditaria sia il proseguo della manifestazione patologica tra le varie generazioni.

Quasi sempre la diagnosi di angioma vertebrale è del tutto casuale, (proprio perché asintomatico nella stragrande maggioranza dei casi), il che vuol dire che viene riscontrato  tramite indagini diagnostiche effettuate per altri motivi.

La diagnosi

Gli esami più appropriati per analizzare un’emangioma osseo sono:

  • RX
  • RM
  • TC
  • angioTC
  • angiografia

Spesso parliamo di anamnesi ed esame obiettivo, ma nel caso in cui un angioma vertebrale sia asintomatico, l’unico campanello di allarme che potrebbe accendersi, sarebbe il racconto di casi in famiglia nella raccolta dati anamnestica.

L’angioma vertebrale viene messo sotto cura solamente se sintomatico, nel caso sia asintomatico va monitorato nel tempo per capirne la sua eventuale evoluzione.

Il trattamento

L’approccio farmacologico sarà utilizzato nei casi sintomatici, per ridurne gli attacchi acuti o la cronicità delle manifestazioni.

I trattamenti sono mirati a diminuirne il volume, il flusso sanguigno irrorativo, ad aumentare lo spazio circostante per annullare l’effetto compressivo, a recuperare le deformazioni vertebrali per danni da cedimento strutturale.

chirurgiaVediamo insieme quai sono le possibili strategie di cura adottate:

  • embolizzazione (impedisce al sangue di affluire nel letto circolatorio dell’angioma)
  • radioterapia (arresta la crescita dell’angioma e ne favorisce la parziale regressione)
  • vertebroplastica (per il recupero parziale o totale, del collasso vertebrale da cedimento strutturale)
  • laminectomia (per ridurre la compressione del midollo spinale)

Nei casi in cui sia necessario asportare del tutto l’angioma vertebrale, si può ricorrere all’intervento di vertebrectomia, dove viene tolta la sede dell’angioma (generalmente il corpo vertebrale) e sostituita tramite innesto di elementi compatibili.

Essendo questo un intervento delicato, lo si prende in considerazione nei casi estremi, in cui sia l’unica soluzione ad una patologia sintomatica dagli effetti importanti.

Angioma vertebraleLa fisioterapia si renderà necessaria la dove la patologia abbia portato uno stato di indebolimento muscolare e una riduzione della funzionalità neurologica, così come sarà importante nel recupero dello stato di salute post intervento chirurgico, che abbia modificato lo stato anatomico vertebrale.

L’angioma vertebrale non è una patologia grave; sono solamente pochi i casi in cui possa generare complicanze per la salute del paziente, pertanto è bene tenerlo sotto controllo, monitorandolo nel tempo.

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