Lo scroscio articolare

Cos’è lo scroscio articolare?

scroscio articolareO meglio, la domanda che ci poniamo in questo articolo è perché alle volte le articolazioni producono dei rumori associabili ad uno scroscio, descritti dai pazienti come un crepitio, un click, uno scrocchio o un rumore di sabbiolina, in circostanze diverse, con una manifestazione naturale o provocata.

Il capitolo dello scroscio articolare è molto vasto e può comprendere situazioni differenti, relazionate alle superfici articolari, a componenti meniscali, o ai tessuti molli di relazione.

Oltre agli scrosci riferiti dal paziente, associamo a questo argomento, anche quelli indotti nelle terapie manuali, mediante manovre specifiche praticate dai medici, dai fisioterapisti, dagli osteopati, dai chiropratici, per ottimizzare la funzione articolare, sia vertebrale che dei segmenti articolari periferici dell’arto superiore ed inferiore.

Conosciamo i rumori articolari

Facciamo una distinzione dei rumori articolari che si autogenerano durante il movimento, rispetto a quelli indotti da manovre articolari apposite.

scroscio articolare 02I rumori articolari autogenerati, si manifestano per una combinazione di fattori:

  • compressione articolare
  • instabilità articolare capsulo-legamentosa
  • lesione della superficie cartilaginea
  • artrosi
  • artrite
  • dismorfismo delle superfici articolari
  • lesioni meniscali
  • calcificazioni intra e periarticolari.

Queste condizioni possono presentarsi nel paziente solamente associando un rumore innaturale, oppure possono sovrapporre manifestazioni di dolore, di infiammazione, di rigidità articolare, di impotenza funzionale e di contratture antalgiche riflesse.

I sintomi  (e i rumori) dello scroscio articolare

Analizziamo adesso le differenze tra i diversi rumori inizialmente enunciati, per cercare di capire le varianti che possono generarli.

Il rumore di crepitio è un rumore generalmente secco, breve ed insistente, associabile a situazione di modesta artrosi delle superfici articolari di scorrimento, come ad esempio la rotula del ginocchio durante la flessione articolare, accompagnata da una traslazione della patella nella gola intercondiloidea.

La sintomatologia tende ad essere maggiormente insistente, se associata ad una compressione articolare, generata da una cattiva sinergia delle masse muscolari periarticolari funzionali.

Lo stesso crepitio può essere anche una condizione generata dalla presenza di calcificazioni legamentose e dei tessuti molli periarticolari, che producono rumore nel momento del contatto con i capi articolari allo scorrere del movimento.

Anche l’artrite può manifestare un crepitio e tale rumore può essere generato sia per l’alterazione delle superfici articolari, sia per uno stato di infiammazione e degenerazione dei tessuti molli, quali legamenti e capsule articolari.

Il click è un rumore secco, breve, spesso associato ad uno scatto articolare; si accosta generalmente ad un difetto di funzione o ad un’ alterazione anatomica delle strutture meniscali, che hanno la funzione di stabilizzare le articolazioni, aumentandone le superfici di contatto e accompagnandone il movimento.

scroscio articolare 03Tipico è il click che il paziente avverte nell’apertura e nella chiusura della bocca a causa di un difetto di funzione del menisco interposto nell’articolazione temporo-mandibolere, oppure nell’articolazione del ginocchio, per una situazione di meniscosi grave o di lesione dei menischi interposti tra il piatto tibiale e i condili femorali.

Lo scrocchio è un rumore associabile ad un piccolo scoppio che si può manifestare durante un movimento articolare, a causa dell’effetto di cavitazione, nel momento in cui una forza cinematica applicata a due superfici articolari, rivestite da una capsula articolare e contenete un liquido sinoviale, genera un allontanamento tra i loro capi articolari, provocando una riduzione della pressione intrarticolare.

Tale riduzione della pressione endoarticolare, causa una migrazione dei gas naturalmente disciolti all’interno del liquido sinoviale, i quali tendono a spostarsi al di fuori dello stesso liquido seguendo la differenza delle pressioni e generando delle vere e proprie bolle gassose pronte a collassare.

I gas disciolti nel liquido sinoviale, non sono altro che il risultato del catabolismo metabolico del liquido sinoviale stesso.

scroscio articolare 04Lo scrocchio articolare si può manifestare in qualunque articolazione e se spontanea, sta ad indicare una lassità capsulo-legamentosa e quindi articolare, consentendo un movimento in eccesso capace di separarne le superfici articolari quel tanto che basta, per produrre un effetto di cavitazione endoarticolare.

Il rumore di sabbiolina che viene descritto dai pazienti in maniera un po fantasiosa, ma molto efficace nel rendere l’idea, è generalmente un rumore di leggero attrito avvertito nel movimento compiuto, come nel ruotare il capo e quindi la cervicale.

Questa situazione sta comunemente ad indicare una riduzione della viscosità articolare, associata ad una rigidità protratta nel tempo del segmento interessato e delle sue sinovie, spesso accompagnata anche da una condizione di artrosi.

La riduzione della viscosità articolare, aumenta l’attrito dei due capi articolari, provocando il rumore tipico della sabbiolina, cosi come descritto dai pazienti.

Il capitolo dei rumori articolari indotti, ha una spiegazione ben più circoscritta, ed è legata allo scrocchio e all’effetto di cavitazione poc’anzi esplicato.

scroscio articolare ditaPuò essere autoindotto dal paziente stesso, come ad esempio da chi si scroscia le dita della mano o chi la colonna vertebrale, in ogni caso è il soggetto stesso a generare dei movimenti rapidi e dal range articolare massimale, producendo un allontanamento dei capi articolari dalla loro normale congruità e generando una riduzione della pressione intrarticolare, promuovendo di conseguenza la formazione di bolle gassose soggette allo scoppio.

Può essere la conseguenza di manipolazioni articolari specifiche, sempre associate all’effetto di cavitazione, indotte da una mano medica, dal fisioterapista, dall’osteopatia, dal chiropratico, nel tentativo di recuperare un movimento biomeccanico limitato, oppure l’effetto di manovre applicate con lo scopo di ridurre aderenze e fibrosità dei tessuti molli in intimo rapporto articolare.

Nel caso degli scrocchi autoindotti dai pazienti, anche se non c’è un’evidenza scientifica che possa associarli ad una degenerazione precoce delle articolazioni interessate, si cerca di sconsigliarne la pratica, per evitare che diventi un vizio fine a se stesso come nel caso dell’onicofagia (mangiare le proprie unghie delle mani).

manipolazioniNel caso invece degli scrocchi indotti tramite manipolazioni specifiche, va detto che sono una pratica di supporto alla medicina manuale nel campo osteo-articolare, andandosi ad integrare perfettamente sia al mondo della fisioterapia, della riabilitazione e della medicina tradizionale.

Concludendo, abbiamo imparato a distinguere i vari tipi di rumori articolari, attribuendone sia una manifestazione spontanea, che indotta.

Abbiamo capito che nella famiglia dei rumori spontanei, c’è spesso celata una problematica che vale la pena indagare e monitorare.

Ci siamo fatti un’idea chiara dei rumori indotti, sia in maniera autonoma, che per volontà di uno specialista.

Tutto quanto detto, ci aiuterà ad orientarci meglio nella gestione della nostra salute articolare.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.

Esercizi per la Dorsalgia

In passato ho parlato della dorsalgia (leggi l’articolo)e per approfondire l’argomento, nell’articolo di oggi, vi metto a disposizione una serie di esercizi utili per migliorare l’articolarità e il tono-trofismo muscolare.

ALCUNI SEMPLICI ESERCIZI PER LA DORSALGIA

Abbiamo capito che la salute della colonna cervicale, lombare e ovviamente dello stesso tratto dorsale, passa inevitabilmente per il buon funzionamento e il buon equilibrio del segmento vertebrale in questione, insieme alla gabbia toracica della quale ne fa parte.

Ma entriamo subito nel vivo dell’argomento dividendo gli esercizi in un capitolo articolare, un capitolo respiratorio toracico e un capitolo muscolare.


CAPITOLO ARTICOLARE


Esercizi_dorsalgia_01Dalla posizione quadrupedica alterno la fase 1, dove curvo la schiena in alto verso il soffitto e abbasso la testa verso le braccia, per poi arrivare alla fase 2 dove inarco la schiena portando la pancia verso il pavimento, spostando la testa in alto e in dietro.

  • 6 movimenti completi delle 2 fasi.

In ogni fase mantengo la posizione massima raggiunta per 10 secondi.Questo esercizio migliora l’articolarità della colonna dorsale in flessione ed estensione


Esercizi_dorsalgia_02Mi posiziono in ginocchio frontalmente ad una parete,

alzo le braccia sopra la testa tenendole vicine tra di loro eposando le mani sul muro.

Il sedere sta sui talloni.

La testa scende in avanti.

Allungo le braccia verso l’alto, facendo strusciare le mani sul piano di appoggio ed estendendo contemporaneamente la schiena il più possibile, come mostrato dalla freccia, mantenendo fisso il contatto tra il sedere e i talloni

  • 5 volte mantenendo la posizione massima raggiunta per 30 secondi

Questo esercizio serve a mobilizzare la colonna dorsale in estensione, evitando il compenso delle scapole e allungando la muscolatura toraco-lombare.


Esercizi_dorsalgia_03Dopo essermi posizionato in ginocchio, in maniera cauta, vado a prendere, prima con una mano e poi con l’altra, entrambi i talloni dei piedi.

Se dovessi avere difficoltà a raggiungere i talloni, posso tenere i piedi a martello poggiando sulle dita e non sul collo del piede.

Quando con le mani mi sono agganciato ai talloni, sollevo la testa ed il mento verso il soffitto.

  • 3 volte mantenendo la posizione massima raggiunta per 25 secondi

Questo esercizio porta ad estendere la colonna dorsale e ad allungare la catena muscolare anteriore.


Esercizi_dorsalgia_04Parto dalla posizione prona con le mani in appoggio vicino al busto.

Nella fase1 prendo aria facendo un atto inspiratorio profondo.

Nella fase 2 trattengo l’aria ed inizio un’estensione del busto, del collo e della testa facendo forza sulle braccia e stando attento a non sollevare il bacino da terra.

  • 3 volte mantenendo la posizione massima raggiunta per 40 secondi

Questo esercizio aiuta a mobilizzare la colonna sui piani articolari antigravitari posteriori, estremizzando il movimento dei tessuti molli della catena anteriore.


Esercizi_dorsalgia_05Parto dalla posizione seduta con le gambe incrociate, sdraiandomi poi lungo la schiena e posizionando bene la nuca sul pavimento, che diventerà insieme ai glutei, i due punti di appoggio per inarcare la schiena verso l’alto, sollevando il mento e arretrando la testa come indicato dalle frecce

  • 3 volte mantenendo la posizione massima raggiunta per 15 secondi

Questo esercizio mi consente di migliorare la mobilità estensoria delle vertebre dorsali alte, allungando la catena fasciale e muscolare anteriore del collo e del torace.


Esercizi_dorsalgia_06Parto dalla stazione eretta con le braccia ben distese in alto, fermate da un bastone o da un asciugamano.

Dalla posizione 1 mi inclino lateralmente chiudendomi sul fianco sinistro e allungando il più possibile il lato destro, fino ad arrivare alla posizione 2.

  • 5 volte inclinandomi a sinistra, mantenendo la posizione massima raggiunta per 30 secondi
  • 5 volte inclinando a destra, mantenendo la posizione massima raggiunta per 30 secondi

Questo esercizio permette di mobilizzare in lateralità la catena vertebrale dorsale e di allungare la muscolatura del torace del lato convesso.


Esercizi_dorsalgia_07Dalla posizione quadrupedica allungo le braccia in avanti mantenendo i femori (le cosce) perpendicolari al suolo, a questo punto la spalla sinistra verrà appoggiata al pavimento e il suo braccio sarà disteso come nella figura, in questo modo otterrò una rotazione ed un allungamento del busto, associata a quella della scapola sul torace.

  • 5 volte con la spalla sinistra mantenendo la posizione per 10 secondi
  • 5 volte con la spalla destra mantenendo la posizione per 10 secondi

Questo esercizio perdette di mobilizzare in rotazione la colonna dorsale mettendo in allungamento la catena muscolare rotatoria vertebrale e la catena muscolare scapolare.


CAPITOLO RESPIRATORIO


Esercizi_dorsalgia_08Nella fase 1 con la schiena ben eretta e la testa che mantiene un unico allineamento rispetto all’appoggio a terra del bacino, faccio un’ispirazione profonda gonfiando il più possibile il torace e soprattutto la pancia.

Nella fase 2 mantenendo la stessa posizione descritta nella fase 1, faccio un’espirazione profonda e prolungata, buttando fuori tutta l’aria che ho, accompagnando contemporaneamente le spalle verso il basso e spingendo la testa verso l’alto (come se qualcuno ci tirasse per i capelli).

Nell’espirazione forzata è importante che i muscoli dell’addome facciano venire la pancia in fuori il più possibile.

  • 10 volte (ognuna completa delle 2 fasi in sequenza).

Questo esercizio permette di svincolare il rapporto del cingolo scapolare rispetto al collo e rispetto alla zona toracica alta.


Esercizi_dorsalgia_09Nella fase 1 devo fare un atto inspiratorio, cercando di prendere più aria possibile, gonfiano oltre al torace anche la pancia.

Nella fase 2 devo fare un’espirazione forzata, andando ad eliminare quanta più aria possibile, facendo lo sforzo di sollevare l’addome verso l’alto e contemporaneamente di abbassare il costato verso le caviglie.

  • 10 volte (ognuna completa delle 2 fasi in sequenza).

Questo esercizio serve ad allungare il più possibile la muscolatura respiratoria primaria e accessoria, la quale collaborando in maniera diretta e indiretta con le spalle e con il dorso ,può essere una chiave importante per ottimizzare il funzionamento meccanico, neurologico, e fluidico (arterioso, venoso, linfatico), migliorando il benessere complessivo.


CAPITOLO MUSCOLARE


Esercizi_dorsalgia_10Sono sdraiato pancia in sotto, posizionando la fronte sul piano di appoggio e tenendo le braccia distese lungo i fianchi.

Sollevo le spalle da terra e mantenendole distaccate dal pavimento, faccio un movimento con le braccia ad arco portandole dai fianchi ad unirsi sopra la testa.

  • 30 movimenti consecutivi, ripetuti per 3 serie

Questo esercizio mi permette di rinforzare la muscolatura delle scapole, dei trapezi e dei paravertebrali, per migliorare il tono-trofismo dei gruppi muscolari antigravitari.


Esercizi_dorsalgia_11Parto dalla posizione quadrupedica, per arrivare a sollevare il braccio sinistro e la gamba destra (braccio e gamba opposti).

Il braccio sinistro sarà ben dritto e allineato con il busto. La gamba destra sarà ben dritta, con il piede a martello e allineata con il busto.

  • 7 volte per incrocio dei due lati, mantenendo la posizione raggiunta per 60 secondi.

Questo esercizio mi permetterà di rinforzare la muscolatura vertebrale crociata di tutta la colonna, in maniera armonica e sincrona.


Esercizi_dorsalgia_12Mi posiziono come nella figura rappresentata, con i gomiti fermi all’altezza delle spalle e i palmi  delle mani poggiate al pavimento.

  • 4 volte mantenendo la posizione per 30 secondi

Questo esercizio mi permette di rafforzare la muscolatura della colonna migliorandone la stabilità e la resistenza.


Esercizi_dorsalgia_13Parto dalla posizione eretta per poi flettere il busto a 90° circa come mostrato nella foto, tenero le gambe ben distese.

Impugno un elastico da esercizio fisico, fissato a terra dai miei piedi.

  • Da questa posizione traziono gli elastici verso la pancia, mantenendo i gomiti stretti al busto.

30 movimento consecutivi ripetuti per 5 serie.

Questo esercizio mi permette di rinforzare i muscoli stabilizzatori della colonna dorso-lombare, di tonificare e allenare i muscoli delle scapole e del tratto medio-superiore vertebro-dorsale.


Esercizi_dorsalgia_14Dalla posizione eretta porto i palmi delle mani a congiungersi dietro la schiena, come mostrato nella foto, esercitando una spinta costante per forza e intensità.

  • 5 volte mantenendo la massima spinta raggiunta per 20 secondi.

Questo esercizio mi permette di stabilizzare la muscolatura delle scapole e favorire l’estensione della colonna vertebrale dorsale.


Oggi abbiamo visto come poter affrontare i problemi di dorsalgia con esercizi specifici e mirati.

Sicuramente ne troverete beneficio, diminuirete di molto i vostri dolori, recuperando forza e migliorando la postura.

Ricordate che l’impegno personale nell’affrontare un percorso di cura è fondamentale e ha bisogno della costanza a lungo termine.

La medicina rigenerativa

La medicina rigenerativaLa domanda dei miei pazienti è sempre più frequente………..”ma possibile che nel 2023 non ci sia modo di recuperare un danno patologico?”

Diciamo che il quesito non è proprio posto in questi termini, ma è il succo di un confronto con i miei assistiti su patologie manifeste, createsi nel tempo e che causano segni e sintomi di cui è difficile trovare una risoluzione definitiva.

Cerchiamo allora di affrontare un tema sempre più attuale sulla medicina rigenerativa, in maniera comprensibile e semplice.

L’obiettivo della medicina rigenerativa

La medicina rigenerativa ha l’obiettivo e l’ambizione di riparare, rigenerare o addirittura sostituire, quei tessuti che sono stati gravemente danneggiati e pertanto resi inefficaci nell’assolvere al loro compito, in un’ottica di un funzionamento isolato o di co-working, rispetto a strutture e organi con cui interagiscono in maniera sinergica.

La medicina rigenerativaIl cambiamento anatomo-patologico, comporta lo sviluppo di malattie, causando delle inefficienze alle volte talmente gravi, da peggiorare la qualità di vita del paziente, fino a poterne causare un’involuzione su larga scala.

I tessuti e gli organi danneggiati possono essere il risultato dell’invecchiamento, di traumi, di malattie e di alterazioni genetiche presenti dalla nascita o sviluppatesi con il passare degli anni.

Un gioco di squadra

La medicina rigenerativa può esistere solo ed esclusivamente in un rapporto di collaborazione con la biologia, la chimica, l’ingegneria, le nanotecnologie, la statistica, oltre che con la medicina stessa, cavalcando di pari passo il progresso scientifico, con l’ambizione di fronteggiare tutte quelle malattie, ove la medicina tradizionale si è dimostrata inefficace nel medio e lungo periodo.

I campi di applicazione sono molteplici, come sono molteplici le strategie utilizzate nelle diverse condizioni.

Le terapie cellulari e le terapie geniche, utilizzano le cellule umane proprie o di donatori, per sostituire le cellule danneggiate e rigenerare porzioni di tessuti, facendo regredire la patologia sviluppatasi dalla modificazione anatomica.

Le terapie cellulari sono studiate ad personam, personalizzando la cura in base alla superficie del danno da riparare, alla via di accesso per raggiungere il tessuto danneggiato e in base al rapporto di vascolarizzazione del segmento bersaglio.

La medicina rigenerativaNella maggior parte dei casi le cellule vengono prelevate dal paziente stesso, oppure da un donatore compatibile e manipolate secondo procedure ad hoc, per poter essere riutilizzate, sia nell’immediato che in periodi successivi, come ad esempio nel trapianto di midollo osseo, nei casi di gravi patologie del sangue quali le leucemie o i linfomi.

Medicina rigenerativa … e non solo

Altri esempi associabili alla medicina rigenerativa, possono essere le staminali muscolari o le cellule staminali cutanee, in grado di colmare e rigenerare i tessuti danneggiati, lacerati o necrotizzati.

La terapia genica imposta la sua cura basandosi sul presupposto di correggere difetti genetici che causano lo sviluppo di malattie, molte delle quali considerate rare.

Nelle cellule del paziente viene inserito una copia del gene sano, andando a stimolare la modificazione riproduttiva genetica congrua e corretta.

Questo processo permette di sviluppare cellule dal corredo genetico sano, che vanno a ridurre e in alcuni casi a bloccare, l’evoluzione della malattia.

L’ingegneria tessutale è un’altro campo in forte sviluppo nel mondo della medicina rigenerativa.

I prodotti dell’ingegneria tessutale sono formati da cellule vitali, associate a matrici sintetiche costituite da materiali biocompatibili.

La medicina rigenerativaLo studio dei materiali biocompatibili è sempre più performante e avanza negli studi dei campi applicativi, con prospettive di impiego sempre maggiori, ciò permette di spaziare dalla riparazione cutanea, alla rigenerazione del tessuto cardiaco, alla ricostruzione di legamenti, fino ad arrivare alla ricostruzione di organi, come ad esempio la vescica e molto altro ancora.

protesiAltro capitolo che non fa parte della medicina rigenerativa, ma lavora in parallelo, è la medicina del trapianto, dove nei casi in cui un organo sia gravemente danneggiato e senza margine di riparazione, può dare una chance di salute, attraverso la sostituzione dell’organo o del segmento malato.

I limiti associati al campo del trapianto, sono la compatibilità del donatore e il rischio di rigetto da parte del soggetto ricevente, pertanto l’ingegneria medica sta sviluppando con sempre maggiori risorse ed impegno, organi totalmente artificiali come ad esempio le valvole cardiache, le protesi come ad esempio quelle articolari e dispositivi medici come ad esempio il pacemaker, in grado di fornire una nuova funzionalità e sconfiggere la malattia del caso.

Cosa ci riserva il prossimo futuro?

Concludendo……..la medicina rigenerativa è sicuramente un futuro importante e dalle larghe prospettive, fondamentale da associare alla medicina tradizionale.

Il suo percorso è interessante, avrà un lungo cammino da perseguire e i suoi sforzi ci consentiranno di combattere delle malattie ad oggi senza grandi prospettive di guarigione o di gestione.

La medicina rigenerativaNel frattempo noi facciamo il nostro dovere, cercando di ottimizzare l’attività della prevenzione, cercando di rispettare il nostro organismo, prestando attenzione ai segni e ai sintomi con cui ci si manifestano le avvisaglie di una possibile malattia e puntando alla gestione della patologia nella sua cura e/o nel suo controllo.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.

Sacralizzazione ed emisacralizzazione lombare

La sacralizzazione e l’emisacralizzazione lombare sono  malformazioni vertebrali congenite.

Sacralizzazione 01Si sviluppano per la fusione con la base sacrale di entrambe le apofisi traverse di L5 (SACRALIZZAZIONE), o di una delle due apofisi traverse di L5 (EMISACRALIZZAZIONE), rendendo l’ultima vertebra lombare strutturalmente saldata al segmento sottostante.

L’origine

Entrambe vedono l’origine nella vita intrauterina del bambino, come predisposizione allo sviluppo nella fase della crescita.

La condizione di mutazione può essere attivata da alterazioni genetiche, da intossicazione per abuso di farmaci, droghe, alcool o da infezioni sistemiche soprattutto di tipo virali.


Sacralizzazione 02La vertebra di L5 risulta normo formata nel corpo vertebrale e nel disco intervertebrale, ma con la presenza di megapofisi trasverse che si salderanno al sacro nel periodo dello sviluppo e dell’ossificazione dei nuclei di accrescimento.

La mobilità di L5 si riduce alla sola plasticità dell’osso, il che vuol dire perdere la totalità del movimento fisiologico della singola vertebra in questione.

Come malformazione vertebrale non sembra essere particolarmente invalidante per il paziente nel breve termine, ma nei periodi di vita a seguire porterà a delle patologie secondarie indirette, dovute alla mancanza di mobilità di uno dei più importanti fulcri biomeccanici tra la zona lombare inferiore e il bacino.

La 5° vertebra lombare ha la funzione di scaricare il movimento vertebrale nel cuneo sacrale, il quale deve trasformare la dinamica e la statica della colonna in maniera congrua, per favorire l’appoggio delle anche e il loro moto, passando attraverso il bacino.

I movimenti globali del paziente affetto da sacralizzazione od emi, hanno una capacità complessivamente buona ed il soggetto ha una completa autosufficienza nelle attività di vita quotidiana.

Le conseguenze si manifestano nel tempo sui segmenti contigui, soprattutto vertebrali e sacro iliaci, che si troveranno a supportare il movimento perso della 5° vertebra lombare.


Ma quale movimento si perde con la fusione sacrale di L5?

MovimentiL5 può fare movimenti di inclinazione laterale, di flesso – estensione, è la vertebra con maggior rotazione di tutto il segmento lombare, ed inoltre funge da fulcro di accomodamento e trasmissione delle torsioni sacrali alle vertebre inferiori della colonna.

Adesso è più semplice immaginare che iperlavoro aspetterà alla vertebra di L4, alle articolazioni sacro iliache, alla sinfisi pubica ed alle anche.

Tutti questi singoli segmenti sono deputati a sovraccaricarsi del mancato lavoro di L5

Le patologie associate

Ma quali sono le patologie che si possono manifestare con il tempo?

  • Lombalgia, causata da discopatia degenerativa, da un artrosi precoce delle faccette articolari, da impingment delle articolazioni, da Sacralizzazione 04riduzione del lume del forame di coniugazione con irritazione del ramo meningeo del nervo di competenza.
  • Lombosciatalgia di tipo discale per la formazione di una protusione o di un’ernia da sfaldamento dell’anulus fibroso.
  • Sacroileite irritativa, con infiammazione dei legamenti dell’articolazione, causata da un’esacerbazione biomeccanica
  • Pubalgia, causata da un eccesso di carico rotatorio sulla sinfisi pubica, associata ad un’alterazione muscolare prima e tendinea dopo, per un cambiamento della tensione muscolare.
  • Artrosi precoce dell’anca, dovuto al recupero maggiore dei parametri di flessione ed estensione del busto, che si manifesterà monolateralmente o bilateralmente a seconda del tipo di postura che il soggetto adotta, o per il tipo di attività che svolge.

Cosa si può fare per prevenire queste patologie?

Sacralizzazione 05Non potendo recuperare in nessun modo il movimento della 5° vertebra lombare, si dovrà assolutamente puntare sulla prevenzione, favorendo il compenso delle strutture precedentemente indicate.

Senza mai portarle in sovraccarico, scaricandone il lavoro muscolare, quello legamentoso, bilanciando l’equilibrio tra il loro normale lavoro e quello del compenso a cui sono chiamate ad assolvere.

Sarà importante affidarsi alla cura di fisioterapisti ed osteopati, che siano in grado di fare un attento esame valutativo per capire lo stato di funzionamento delle articolazioni contigue al punto di sacralizzazione, riconoscendone l’affaticamento e le modificazioni.


La diagnosi e la cura farmacologica per la sacralizzazione e l’emisacralizzazione

Sarà necessario far utilizzo di immagini diagnostiche, in particolare modo rx, rm ed ecografie, per esaminare lo stato di avanzamento biologico delle strutture di compenso, apprezzandone immediatamente le alterazioni morfologiche ed avendo la possibilità di un riferimento preciso per le indagini di controllo ripetute nel tempo a venire.

Potrà rendersi necessario utilizzare il supporto farmacologico nei momenti di dolore acuto, soprattutto se associato alla riduzione delle funzioni.

I farmaci maggiormente usati per la sacralizzazione e l’emisacralizzazione saranno antinfiammatori ed analgesici.

Nel momento in cui sarà presente una contrattura antalgica riflessa, potrà rendersi utile il supporto dei miorilassanti.

Come abbiamo visto la sacralizzazione non è un’ affezione grave, ma ha bisogno di attenzioni per evitare che nascano, con il passare degli anni, delle patologie secondarie associate.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi, abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.