Le varici venose

varici venose 01La varice venosa, o più comunemente conosciuta come vena varicosa, è una perdita di tonicità della parete vasale, che muta la sua normale conformazione, dilatandosi e assumendo un aspetto tortuoso e sacculare, provocando non solo un inestetismo, ma anche una deficit funzionale circolatorio.

Le vene che soffrono di varici, appaiono sporgenti e di un colore blu scuro, possono presentarsi in ogni distretto del corpo, ma è più facile riscontrarle negli arti inferiori e in particolare modo dal ginocchio in giù, a causa della maggiore lontananza dal cuore e dal maggiore effetto gravitario subito.

Più il distretto venoso si trova in basso e lontano dalla pompa cardiaca, maggiore dovrà essere l’attività muscolare e di spinta, capace di far defluire il sangue verso l’alto, in direzione della zona toracica. 

Il sintomo maggiormente denunciato dai pazienti, è la pesantezza delle gambe, associata ad indolenzimento e gonfiore.

In situazioni di comorbilità, si manifesta la comparsa di crampi muscolari nelle lunghe pause di immobilità, nelle ore notturne e quando il soggetto è fermo in piedi per lungo tempo.

Non è raro trovare associate sensazioni di prurito e di lievi parestesie.

varici venose 02Va detto che le varici venose creano un’insufficienza venosa distrettuale, che può rimanere segmentale nei casi sia ben compensata, oppure creare un’evoluzione patologica estesa, andando ad interessare distretti sempre maggiori, in aree territoriali che risalgono in maniera concentrica.

Quando l’insufficienza venosa distrettuale diventa grave, la cute tende a cambiare colore, imbrunendo la propria pigmentazione, fino alla comparsa, nei casi più gravi, di ulcerazioni. 

varici venose 03Il sistema venoso è un sistema di ritorno e di deflusso del sangue venoso dalla periferia verso il cuore.

Il cuore è la pompa che serve a spingere il sangue arterioso nel corpo e a richiamare il sangue venoso verso di se, mettendo in relazione sia la grande circolazione corporea che la piccola circolazione polmonare.

È da subito intuitivo che per il ritorno del sangue venoso dalla periferia verso il cuore, per tutti quei distretti che si trovano al di sotto della linea del cuore stesso, in una posizione eretta o seduta, la componente della forza di gravità è sfavorevole al deflusso stesso.

Pertanto per far si che la circolazione venosa riesca ad essere funzionale, c’è bisogno di una buona tonicità muscolare, che permetta tramite la contrazione, un effetto di pompaggio sulle pareti venose.

varici venose 04Le pareti venose devono avere un trofismo tale che evitino lo sfiancamento del segmento vasale e un ottimale contenimento delle valvole venose (a forma di coda di rondine), evitando in questo modo il deflusso inverso del sangue.

Nelle varici venose c’è da sottolineare l’esistenza dei fattori di rischio che influenzano l’evoluzione della patologia vascolare quali:

  • la familiarità
  • l’età
  • la vita sedentaria
  • la riduzione del tono muscolare
  • le attività lavorative che prevedono il mantenimento della stazione eretta per molte ore
  • il sovrappeso
  • l’aumento delle pressioni addominali
  • gli ultimi mesi della gravidanza
  • gli squilibri ormonali
  • l’alterazione dei rapporti tra collagene ed elastina
  • il cattivo funzionamento della meccanica diaframmatica
  • i disequilibri posturali con atteggiamenti di chiusura anteriore
  • la maggior predisposizione nel sesso femminile

Per diagnosticare la presenza delle vene varicose, il paziente viene sottoposto ad un esame obiettivo, dove sia in posizione eretta che sdraiata, viene ricercata la presenza di circoli tortuosi venosi in rilievo, il cambiamento del trofismo e del colore cutaneo, la presenza di gonfiore dell’arto dalla zona delle varici a scendere.

Sono molto utili anche l’utilizzo di test appropriati che valutino lo svuotamento dell’arto dalla circolazione venosa di massima, per poi monitorare se il nuovo riempimento del sistema venoso sia graduale e continente o patologico, oppure il test che studia se all’aumento della pressione toraco-addominale, le varici venose subiscano un aumento di volume segmentale ad andamento inverso.

varici venose 05I test più utilizzati sono:

  • test di Trendelenbur
  • test di Perthes
  • manovra di Valsalva

Per la certezza della diagnosi è fondamentale eseguire un ecocolordoppler, tramite il quale monitorare il flusso venoso, la pervietà delle vie ematiche e la presenza di eventuali incontinenze valvolari associate a rigurgiti venosi.

La terapia per il trattamento delle vene varicose, prevede molteplici strade, che si orientano dai trattamenti conservativi a quelli invasivi.

L’importanza della tempestività nella diagnosi della patologia, permette di approcciare le varici in maniera conservativa, andando a contrastare i fattori di causa prima discussi in maniera mirata e utilizzando degli ausili come calze e bende elastiche compressive ad adattamento graduale.

È importante ridurre il sovrappeso nel caso sia presente e migliorare l’idratazione idrica nella propria alimentazione, così com’è importante mantenere un buon tono muscolare, coordinato con una postura equilibrata e un buon funzionamento della meccanica respiratoria diaframmatica.

varici venose 06L’attività fisica moderata ma costante, aiuta a ottimizzare il ritorno della circolazione venosa, scaricando il sangue dalla periferia verso la pompa cardiaca.

Di grande aiuto è riuscire a modificare le posture durante le ore lavorative, alternando nelle attività ordinarie, la sedentarietà alla dinamicità.

Non va sottovalutato il tempo dedicato al riposo e al dormire, dove la posizione sdraiata aiuta il deflusso venoso in maniera concentrica.

Le calze a compressione graduale, sviluppano una compressione decrescente, dal piede fino alla radice della coscia, accompagnando il ritorno venoso nello scavo pelvico.

In alternativa le calze possono essere sostituite da bende elastiche, che vengono applicate sul paziente in maniera consona allo stato di gravità dell’insufficienza venosa e allo sfiancamento dei vasi venosi maggiori.

A livello farmacologico il paziente può esser aiutato utilizzando varie strategie molecolari, con l’obiettivo di aumentare il tono della parete vasale venosa, ridurre l’edema congestizio, ottimizzare la fluidità del sangue e minimizzando la possibilità della formazione di trombi, così come diminuire l’infiammazione dovuta al ristagno venoso protratto.

Il trattamento invasivo viene scelto nel momento in cui, sia il miglioramento delle norme igieniche sanitarie quotidiane, sia il supporto farmacologico non è sufficiente ne efficace.

I trattamenti endovascolari mini invasivi, vengono effettuati sotto guida ecografica in anestesia locale, eliminando la varice venosa per mezzo del calore generato dal laser o dalle radiofrequenze.

La flebectomia è un intervento chirurgico classico svolto in anestesia locale, che ha l’intento di rimuovere il segmento venoso ipotonico e varicoso.

varici venose 07Di questo genere, l’intervento maggiormente noto è lo stripping della safena (safenectomia)

L’intervento prevede un’incisione di circa 2-3 cm nella zona inguinale e una più piccola, di circa 1 cm, a livello del malleolo interno, isolando la vena safena, che verrà incannulata per mezzo di una sonda e sfilata via.

Appare chiaro anche ai non addetti ai lavori, che il trattamento chirurgico di flebectomia, viene considerato attuabile come ultimo approccio terapeutico, mentre la profilassi conservativa è prediletta nel gestire la patologia varicosa.

Le vene varicose possono essere un problema facilmente gestibile se prese in tempo, al contrario possono creare un grave deficit vascolare se trascurate e mal curate.

Non lasciamo che una patologia simile possa condizionare la nostra salute, abbiamo tutte le nozioni per affrontarla nel migliore dei modi.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.

Prevenzione e terapia

PREVENZIONE E TERAPIA_01La prevenzione e la terapia sono due facce della stessa medaglia che mirano alla gestione della salute del cittadino, in forme diverse ma complementari, che se unite tra di loro danno il massimo del risultato nel breve, medio e lungo periodo, in rapporto alla degenerazione biologica del corpo umano, inevitabile per il tempo che passa, per le attività di vita quotidiana e gli ambienti in cui viviamo.

C’è un’enorme differenza tra lasciare a se, o peggio trascurare il proprio corpo nel suo decadimento, affrontando le patologie nel momento in cui si manifestano e monitorare lo stato di salute con costanza ma senza eccessi, accorgendosi per tempo dei cambiamenti patologici che insorgono nell’organismo.

Cerchiamo di capire insieme questo importante argomento.

PREVENZIONE E TERAPIA_02La prevenzione ha il compito di ridurre la forza distruttiva della patologia agendo sul principio che prima la si riesce a diagnosticare e meglio la si può affrontare, tale concetto si basa su molteplici fattori quali:

  • diagnosi precoce che permette di mettere in campo una terapia mirata da subito
  • riduzione e contenimento dei danni biologici legati al tipo di patologia
  • gestione degli effetti collaterali
  • riduzione del rischio di morbilità con organi di relazione diretta e indiretta.

La prevenzione si costituisce di 3 stadi fondamentali e di 1 aggiuntivo.

Prevenzione primaria

Si promuove la salute al cittadino mediante regole di buon comportamento su ogni fronte:

  • alimentazione
  • norme igieniche
  • posture lavorative corrette
  • attività fisica
  • riposo
  • fattori di rischio batterico virali
  • fattori di rischio biologici
  • emotività e aspetti psicologici

Prevenzione secondaria

Si basa sulla diagnosi precoce, concetto per il quale non si evita l’insorgenza della patologia, ma si cerca si individuarla nei suoi stadi primari, tanto da poterla aggredire e gestire con tutta la capacità terapeutica a nostra disposizione.

Dobbiamo riflettere sul fatto che le malattie hanno un loro sviluppo, queste stesse possono convivere con la biologia della persona fino ad un certo punto, individuale per ogni tipo di patologia rispetto alla persona nella quale si sviluppa, oltre il quale la patologia prende il sopravvento arrecando danni in molti casi irreparabili.

Prevenzione terziaria

Si occupa di evitare la comparsa di complicanze e recidive rispetto alla patologia insorta e già riscontrata.

È facile intuire che la malattia può essere aggredita e in molti casi sconfitta, ma senza prevenzione terziaria non si può evitare che si ripresenti o che sviluppi delle complicanze legate all’organo stesso o a quelli contigui, così come non si potrebbe evitare che si sviluppi la stessa patologia recidivando.

La prevenzione quaternaria

Sviluppa il concetto di ipermedicalizzazione, ovvero l’eccesso di utilizzo di accortezze, di farmaci e di cure in generale, possono essere anche loro una fonte di sviluppo di patologie, perché il corpo va aiutato nel momento del bisogno e va tutelato da quelli che sono i fattori di rischio, ma non va sostituita l’autonomia biologica nella gestione della malattia oltre misura.

Ben diverso è il concetto di terapia, che vede varie forme di applicazione.

PREVENZIONE E TERAPIA_03La terapia mira ad affrontare una patologia nella sua genesi e nella relazione che essa ha all’interno dell’organismo e della struttura dove si é sviluppata.

Il trattamento terapeutico non si limita a curare solamente la patologia ma anche le complicanze che essa stessa può causare.

In alcuni casi la cura è riparativa o sostitutiva dei danni manifesti, che non sono reversibili in maniera spontanea.

È d’obbligo ricordare che non tutti i tessuti umani rigenerano, pertanto sarà il tessuto stesso che accoglie la patologia a determinare uno dei fattori di gravità.

Le terapie si dividono in varie forme:

  • farmacologiche
  • fisioterapiche / riabilitative
  • chirurgiche

Queste prime 3 categorie sono legate alla cura fisica del paziente, tanto per far regredire una patologia, tanto per debellarla definitivamente, tanto per circoscriverla.

  • psicologiche

PREVENZIONE E TERAPIA_04Servono a gestire la salute mentale ed emotiva della persona che il più delle volte riporta delle interazioni spiacevoli con la fisicità del corpo.

  • palliative

Sono terapie che alleviano i sintomi ma non sono curative, ovvero riducono gli effetti che la patologia provoca sul corpo del paziente, ma non sono in grado di curarne la forma per ridurla o debellarla.

  • preventive

Sono tutte quelle cure al servizio della prevenzione di malattie che, senza il supporto farmacologico, potrebbero manifestarsi nella loro massima espressione.

Le terapie preventive possono quindi evitare che una patologia si presenti e possono ridurne gli effetti nel momento in cui venissero a manifestarsi.

Dopo questa rappresentazione della prevenzione e della terapia, diventa più nitida la necessità di farle convivere insieme ed è importante imparare che la paura della malattia e il non volerla affrontare, diventa una causa stessa dello sviluppo della malattia stessa.

PREVENZIONE E TERAPIALa prevenzione è assolutamente la nostra migliore alleata, non dobbiamo temerla perché se facendo prevenzione il nostro corpo risulterà sano ne saremo felici, ma se nel controllarci risulterà qualcosa di alterato, saremo stati fortunati nel diagnosticarla precocemente, avvantaggiati nella risposta delle cure e quindi nella guarigione.

La prevenzione e la terapia sono a nostra disposizione…..utilizziamole per avere una qualità della vita migliore è una longevità superiore.