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Caldo e freddo nelle patologie ortopediche

Ovvero tutto quello che avreste voluto sapere ma non avete mai osato chiedere su come usare il caldo e il freddo nelle patologie ortopediche.

caldo e freddo nelle patologie ortopediche

Terapia del caldo e del freddo

Spesso si sente parlare di terapia del caldo e del freddo, ovvero la tipica borsa dell’acqua calda o del ghiaccio, utilizzate come termoterapie esogene, ma non sempre si conoscono bene quali siano le condizioni che portano alla scelta di una o dell’altra, in base alla problematica che il paziente ha e i sintomi che se ne associano.

La scelta tra la terapia del caldo e del freddo può non essere così scontata.

Cerchiamo allora di fare chiarezza e dare dei consigli semplici ed utili.

CuteLa prima cosa che dobbiamo imparare è che queste due terapie, agiscono sui vasi sanguigni, vasocostringendoli nel caso del freddo e vasodilatandoli nel caso del caldo.

In entrambi i casi il microcircolo subisce un cambiamento.

Il freddo ha anche il merito di ridurre la sensibilità locale e quindi di desensibilizzare la zona dove viene applicato.

Già questa prima indicazione ci porta a fare dei ragionamenti sulla scelta applicativa.

Come dicevamo le patologie a carattere ortopedico/traumatologico, sono differenti tra di loro e alcune di esse beneficiano del caldo e altre del freddo.

Quando usare il caldo

caldo e freddo nelle patologie ortopedicheIl caldo con la sua reazione vasodilatatrice, ha un effetto metabolico, migliorando l’afflusso di sangue e con esso di ossigeno e di nutrimenti, rendendosi utile nelle patologie di origine artrosica, dove la rigidità articolare soprattutto dopo le ore notturne, ovvero al risveglio mattutino, o dopo molte ore passate ferme nella stessa posizione, come ad esempio nello stare seduti in auto per un lungo viaggio, riscontra una rigidità articolare associata ad un dolore localizzato, per la riduzione della produzione di liquido sinoviale all’interno dell’articolazione.

La terapia del caldo ha moti vantaggi anche nel ridurre lo stato di tensione muscolare ed attenuare le contratture muscolari o le retrazioni.

Anche per quello che riguarda i tessuti molli capsulo-legamentosi, il calore aiuta a ridurre lo stato di fibrosità e di retrazione.

Un esempio tipico è la rigidità articolare, dove le capsule articolari ed i legamenti, che spesso hanno rapporto di contiguità con la membrana articolare, fibrotizzano, riducendo la capacità biologica tessutale e creando retrazioni che limitano il movimento articolare.

Il calore aumentando la capacità vascolare, può essere di supporto anche alle lesioni dei tessuti, dov’è necessario un apporto di sostanze nutritive ematiche e di ossigeno, per avviare e consolidare il processo di guarigione.

Quando usare il freddo.

freddo nelle patologie ortopedicheIl freddo ha un effetto di vasocostrizione ed è fortemente indicato nelle infiammazioni attive, dove vanno limitate il prima possibile le tumefazioni e gli stravasi edematosi per un’iperemia locale, che comporta l’aumento di calore locale e un arrossamento della parte.

Il ghiaccio ha anche la capacità di ridurre il dolore, desensibilizzando la zona di applicazione del freddo, diminuendo l’effetto del circolo vizioso che si crea tra dolore ed effetto vascolare neurovegetativo.

Sempre per effetto vasocostrittivo, il freddo diventa un terapia di attacco fondamentale nelle situazioni di edema per lesione dei vasi venosi periferici.

La terapia del freddo è pertanto indicata negli eventi traumatici da impatto o distorsivi, dove il paziente riporta gonfiore, edema, comparsa di ematomi, dolore acuto al movimento e alla palpazione.

Per cercare di essere semplici nelle indicazioni sull’utilizzo del caldo e del freddo, andrò a fare un elenco delle indicazioni e controindicazioni di entrambe le applicazioni.

Indicazioni e controindicazioni

Utilizzo del caldo indicazioni:

  • contrattura muscolare
  • retrazione muscolare
  • strappo muscolare in fase riparativa
  • artrosi
  • artrite in fase silente
  • rigidità articolare
  • fibrosità dei tessuti molli capsulo-legamentosi
  • dolore di tipo muscolare.

Utilizzo del caldo controindicazioni:

  • strappo muscolare in fase acuta
  • infiammazioni
  • edema
  • ematoma
  • artrite in fase attiva.

Utilizzo del freddo indicazioni:

  • strappo muscolare in fase acuta
  • infiammazioni
  • edema
  • ematoma
  • artrite in fase attiva
  • dolore di tipo infiammatorio

Utilizzo del freddo controindicazioni:

  • contrattura muscolare
  • retrazione muscolare
  • strappo muscolare in fase riparativa
  • artrosi
  • artrite in fase silente
  • rigidità articolare
  • fibrosità dei tessuti molli capsulo-legamentosi.

Caldo e freddo nelle patologie ortopediche si possono usare insieme?

caldo e freddo nelle patologie ortopedicheNon è assolutamente raro trovarsi nella condizione di alternare le due applicazioni di termoterapia esogena, nel qual caso il paziente passi da una situazione acuta ad una cronica, dove da una situazione di infiammazione e dolore, si passa ad una necessità di migliorare il trofismo biologico tessutale, per riparare o migliorare lo stato di salute di uno o più tessuti.

Dalla lettura di questo articolo risulta facilmente intuibile che l’utilizzo del caldo o del freddo, come valida terapia di supporto, è fruibile solo dopo una diagnosi certa, perché uno sbaglio sulla valutazione del problema riportato e del suo stato in essere, può modificare completamente la scelta sull’utilizzo di applicazioni del calore o del freddo.

E’ doveroso specificare quali siano gli errori più frequenti da parte dei pazienti nell’utilizzo del freddo e del caldo.

ghiaccio ustioniIl freddo va applicato sulla parte interessata con lo scopo di rifreddare la parte e va assolutamente evitato “l’effetto congelamento”, perché il corpo come reazione di difesa a tale evento, attiverebbe una reazione contraria alla vasocostrizione, aumentando il flusso del microcircolo con effetto vasodilatatorio.

Altro errore frequente è quello di applicare il ghiaccio direttamente sulla cute, provocando geloni, ustioni da congelamento, o lacerazioni da rimozione.

Anche nell’applicazione del caldo si può cadere in alcuni errori banali, come le ustioni da eccesso di calore e lo sviluppo di edemi per il troppo perdurare delle applicazioni con calore eccessivo sulla parte.

Il caldo e il freddo sono delle ottime termoterapie esogene, ma vanno utilizzate con attenzione per renderle efficaci ed evitare effetti collaterali indesiderati.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.

Periostite tibiale

Che cosa è la periostite?

La periostite è una condizione patologica di infiammazione a carico del periostio.

Il periostio è la porzione più esterna dell’osso, che funge da astuccio dell’osso stesso, ad esclusione delle aree articolari e delle aree di inserzione tendinea.

E’ formato da tessuto connettivo, il quale nel processo patologico infiammatorio, subisce una trasformazione, creando delle isole di placche ossee dai contorni ben delineati, ad aspetto piatto oppure in rilievo, fino ad arrivare, nei casi più violenti e duraturi, a sviluppare delle esostosi.

Questa trasformazione ossea è causata dalla stimolazione degli osteblasti, deputati alla crescita della matrice ossea, i quali depositano materiale cellulare nella superficie più esterna dell’osso oltre che nella sua porzione strutturale intima.

La periostite tibiale è la patologia infiammatoria del periostio a carico di una od entrambe le ossa tibiali e può localizzarsi sia nella zona anteriore che posteriore della gamba.

Periostite 02Periostite acuta e cronica

La periostite può essere divisa in acuta e cronica e questa distinzione farà si che i sintomi assumeranno delle connotazioni diverse per intensità, durata e manifestazione.

Periostite acuta

La manifestazione del dolore compare in maniera rapida, alle volte violenta, con dolore che si presenta in maniera maggiore durante le attività fisiche, ma che generalmente perdurano anche a riposo.

Il dolore si attiva anche alla palpazione e alla compressione.

Vi è un aumento di calore nella zona locale della periostite, alle volte associato ad edema ed arrossamento.

Non è raro avere delle manifestazioni di aumento della temperatura corporea, soprattutto se la causa della periostite è di origine infettiva.

Periostite cronica

La sintomatologia è meno violenta, il dolore è generalmente persistente e non ha dei picchi di manifestazione.

Quando l’origine della periostite è da ricondurre ad un’aggressione patogena, il paziente può essere accompagnato da un’alterazione minima della temperatura corporea, soprattutto nelle ore serali.

Difficilmente la periostite cronica rende il soggetto inabile al movimento, ma la presenza costante del dolore in sottofondo, riduce le prestazioni fisiche per qualità, forza e resistenza, inducendo il paziente a trovare delle strategie di compenso non sempre fruttuose nel medio e lungo termine.

Periostite 03Le cause

Le cause sono molte e di vario genere.

Nella periostite tibiale i fattori scatenanti sono generalmente da ricercare nel tipo di attività sportiva che il paziente compie, nella ripetitività del gesto sportivo, nelle attrezzature utilizzate per svolgere quel tipo di sport.

E’ chiaro che non sono solamente gli sportivi a soffrire di periostite tibiale, ma anche le persone comuni e la possono sviluppare sia in ambienti di lavori predisponenti e sia nelle normali attività di vita quotidiana.

Ma vediamo insieme quali possano essere le varie cause:

  • traumi
  • microtraumi ripetuti
  • compressione prolungata o eccessiva, esempio tipico è la compressione e la pressione provocata dallo sciatore con l’appoggio della tibia sullo scarpone da sci
  • aggressioni infettive batteriche o virali
  • alterazioni della postura
  • sollecitazioni muscolari eccessive per carichi di lavoro richiesti o per alterazioni dell’equilibrio delle catene muscolari
  • alterazioni dei carichi compressivi
  • sovrappeso
  • dismetria degli arti inferiori
  • alterazione dell’appoggio e dello scarico a terra per una disfunzione di piattismo o caviamo del piede
  • calzature sbagliate durante l’attività fisica o nelle attività che prevedono delle lunghe camminate.

Diversa è la periostite causata da agenti infettivi batterici o virali.

In questo contesto l’aggressione da agente esterno può arrivare al periostio o per un evento traumatico lacerativo profondo, o per via ematica o per via linfatica.

Periostite 04Negli ultimi due casi è chiaro che ci troviamo di fronte ad un problema sistemico che vede la migrazione degli agenti patologici attraverso i sistemi circolatori e che vede il paziente coinvolto in una serie di patologie di natura diversa, che si sovrappongono tra di loro.

La diagnosi della periostite

Nella diagnosi la raccolta dei dati anamnestici è importante, consente di capire quali siano i sintomi riferiti dal paziente, quali siano gli eventi associabili e avere un primo canale di classificazione della patologia in essere.

Nel proseguo della denominazione della patologia, l’esame obiettivo si rende assolutamente necessario per valutare la localizzazione del dolore, l’eventuale presenza di edema o di arrossamenti locali, l’aumento della temperatura locale, la comparsa del dolore durante l’esecuzione di movimenti passivi, attivi e in controresistenza, la presenza di contratture muscolari antalgiche riflesse, l’instaurarsi di atteggiamenti compensatori funzionali o posturali.

RXSono assolutamente utili, nel supporto diagnostico, l’utilizzo di esami quali:

  • rx
  • rm
  • ecografia
  • esami di laboratorio per valutare i fattori ematici inerenti alla presenza di un’eventuale infezione
  • scintigrafia ossea che permette di valutare lo stato metabolico in essere della struttura colpita da infezione accertata.

Il trattamento

Nella fase acuta il paziente va messo a riposo e nel caso di una periostite tibiale, può essere utile consigliare l’uso di una stampella, per scaricare parzialmente il peso del corpo nella fase di appoggio e nella deambulazione.

FisioterapiaLa fisioterapia si rende molto utile per ridurre lo stato infiammatorio, migliorare la circolazione locale, recuperare i compensi muscolari e posturali, recuperare la forza segmentale e della catena muscolare coinvolta, rielaborare il miglior schema cinetico e biomeccanico.

Una strada molto seguita è quella di assumere antinfiammatori non steroidei, per ridurre l’infiammazione in tempi rapidi.

Nel caso di una periostite di tipo infettiva, se di origine batterica, sarà necessario somministrare una terapia antibiotica che spenga il focolaio patogeno.

Anche la chirurgia può dare il suo contributo, effettuando un incisione locale e una tolettatura chirurgica, sia nel caso di infezioni localizzate, sia nelle condizioni in cui ci sia un’edema di vecchia data, non più in grado di essere drenato.

La periostite è una patologia fastidiosa e va assolutamente evitato che cronicizzi nel tempo.

E’ facilmente diagnosticabile, com’è altrettanto semplice ricercarne la causa scatenante, pertanto sarà possibile elaborare la miglior strategia terapeutica per efficacia e tempi di remissione.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi, abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.

Malattia di Sever Blanke – Epifisite del calcagno

La malattia di Sever è un’infiammazione della cartilagine di accrescimento nell’apofisi posteriore del calcagno, ovvero dove si inserisce il tendine di Achille e si può presentare prima che essa si ossifichi completamente con il resto del tallone.

Anatomia

Il calcagno è l’osso posteriore del piede e da solo sopporta il carico dell’80% circa del peso corporeo.

Si manifesta nei bambini durante l’età di accrescimento, nel periodo che va tra gli 8 e i 14 anni e può verificarsi su un solo emilato o su entrambi; nel 60% circa dei casi si presenta bilateralmente, in tempi spesso diversi ma non necessariamente distanti tra di loro.

Sono maggiormente colpiti i maschietti rispetto alle femminucce e sempre rimanendo nella casistica dei grandi numeri, sono coinvolti con più frequenza, i soggetti in sovrappeso e/o chi pratica quegli sport che prevedono salti ripetuti, l’utilizzo di scarpe poco ammortizzate o attività fisiche a piedi scalzi.

La manifestazione della malattia di Sever

La malattia di Sever provoca un dolore sotto e posteriormente al calcagno, che va ad esacerbarsi nelle attività sportive.

Nei casi più importanti, può manifestarsi anche durante la semplice deambulazione o addirittura nella messa in tensione del polpaccio, come ad esempio nel rimanere sulle punte dei piedi.

malattia di sever 02In molti pazienti, la parte posteriore del tallone evidenzia un gonfiore, un aumento della dolorabilità alla palpazione pressoria, un arrossamento, un’incremento di temperatura della parte posteriore, tipico di un processo infiammatorio acuto in atto.

La patologia si sviluppa per un eccesso di sollecitazioni del tendine di Achille, che inserendosi sull’apofisi calcaneare, mina lo stato di equilibrio dei nuclei di accrescimento specifici della zona.

I muscoli del polpaccio retratti o eccessivamente forti, sono l’origine dell’eccesso di trazione che il tendine di Achille sviluppa.

postureAnche le posture alterate da un cambiamento del baricentro, possono aumentare lo stato di tensione della catena muscolare posteriore della gamba.

Non sono da sottovalutare i traumi e le sollecitazioni ripetute della zona, rientrando tra le cause che possono sviluppare la malattia di Sever.

La diagnosi

Nella diagnosi la raccolta dei dati anamnestici è importante, consente di capire quali siano i sintomi riferiti dal paziente, quali gli eventi associabili e avere un primo canale di classificazione della patologia in essere.

ecografia talloneNel proseguo della denominazione della patologia, l’esame obiettivo si rende assolutamente necessario per valutare la postura del paziente, per analizzare le capacità di movimento della caviglia in flessione dorsale, lo stato di tensione muscolare della porzione posteriore della gamba e del tendine di Achille, la reazione del paziente all’evocazione del dolore durante la palpazione, la compressione dell’apofisi calcaneare ed il mantenimento della posizione sulle punte del piede stesso.

Può essere utile supportare il processo diagnostico utilizzando esami ecografici od uno studio radiografico della zona retrocalcaneare.

La cura della malattia di Sever

La cura della malattia di Sever, può avere varie strade percorribili:

  • l’utilizzo di antinfiammatori non steroidei e di antidolorifici come ad esempio il paracetamolo
  • applicazioni di ghiaccio più volte al giorno
  • riposo dalle attività fisiche sportive coinvolte nel processo patologico
  • utilizzo di talloniere ammortizzanti o di plantari di scarico
  • esercizi di allungamento e scarico dei muscoli posteriori della gamba
  • fisioterapia per diminuire l’infiammazione e migliorare il metabolismo rigenerativo.

fisioterapia piedeLe strategie di cura non hanno tempi definiti, possiamo dire che la scomparsa della patologia può richiedere anche diversi mesi e che la ripresa delle attività fisiche deve essere graduale.

La malattia di Sever se sottovalutata e mal curata può causare la comparsa nel tempo della spina calcaneare o comunque un’alterazione del normale profilo osseo, pertanto dobbiamo essere efficaci e veloci nell’intervenire con una diagnosi precisa e una cura adeguata al caso che ci si presenta.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi, abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.

Nevrite

La nevrite è un infiammazione dei nervi che causa un alterazione della sensibilità e/o della capacità motoria.

nevrite_01I nervi possono avere dei compiti specifici per una singola funzione oppure avere delle funzioni promiscue, ad esempio i nervi del sistema nervoso periferico possono essere solo sensitivi, solo motori o misti, ovvero che sono capaci in maniera bivalente, di portare informazioni sensoriali dalla periferia al cervello e di trasmettere informazioni motorie dal cervello alla periferia.

A livello sintomatologico si può manifestare dolore che varia per intensità, frequenza e costanza, passando da un’algia continua a una intermittente, da una acuta a una profonda.

Si può avere un’ alterazione della sensibilità tipo scossa elettrica, formicolii, bruciori, sensazioni vibratorie.

Nevrite_02Nel caso il nervo abbia anche un compito motorio oltre che sensitivo, si può manifestare una perdita di forza e di resistenza della muscolatura da esso innervata.

Le cause

Abbiamo compreso che le nevriti (infiammazioni dei nervi) possono scatenare delle nevralgie (dolore dei nervi) ma su un quadro simile nel suo modo di manifestarsi, si nascondono varie cause che le possono innescare e favorire.

Cerchiamo di capirle insieme.

Un nervo può subire un’ irritazione, un attacco e un’ alterazione della sua anatomia e funzione per i motivi più diversi tra di loro:

  • Nevrite_03irritazione da contatto o da compressione per riduzione dello spazio dove il nervo alloggia e scorre. Ad esempio una discopatia vertebrale che porta ad una diminuzione di altezza tra un corpo vertebrale e l’altro, può ridurre il lume del forame di coniugazione da dove esce il nervo. La fibrotizzazione del tunnel carpale può irritare il nervo mediamo facendo perdere forza e sensibilità. La formazione di tessuto fibroso attorno ad un nervo come nel neuroma di Morton ecc. ecc.
  • traumi diretti sul nervo solitamente nei passaggi meno protetti dalle masse corporee
  • fratture, dove i monconi ossei possono danneggiare per compressione, stiramento o lacerazione il nervo con rapporto anatomico diretto
  • alterazioni vascolari arterio-venose, per diminuzione del nutrimento del nervo e per l’ intossicazione che si potrebbe verificare in un caso di cattivo drenaggio e permanenza delle sostanze di scarto
  • Nevrite_05diabete, dove l’eccesso di glicemia porta ad un danno del rivestimento del nervo, ovvero alla guaina mielinica, che protegge e favorisce la conduzione di segnale del nervo stesso
  • infezioni per lo più virali (herpes zoster), che rimangono annidiate nel corpo umano e si ripresentano nel momento di forte stanchezza-stress e di calo delle difese immunitarie
  • carenze alimentari ed in particolar modo carenze vitaminiche del gruppo B, (es. sindrome di BERI BERI)
  • aumento delle tossine, per via esterna (nel caso siano ingerite o inalate) o interna nel caso di catabolismi ad impatto sistemico
  • intossicazioni dai farmaci stessi se utilizzati in maniera impropria per quantità, nelle dosi e nel tempo di somministrazione
  • alterazioni epatiche, che comportano sia la riduzione di metabolizzazione di alcuni alimenti innescando una carenza di tipo alimentare e sia per l’aumento delle tossine circolanti
  • alcolismo
  • malattie autoimmunitarie (es. sindrome di GUILLAN BARRE’)
  • alcune condizioni specifiche oncologiche.

Tutte queste cause scatenanti ci dimostrano che le nevriti possono essere si una condizione di sofferenza ma anche una condizione di allarme per indagare sulle eziologie di partenza più disparate.

La diagnosi

Per diagnosticare la causa precisa della nevrite si ricorre ad una buona raccolta di dati anamnestici che ci aiuteranno ad avvicinarci alla diagnosi esatta.

Gli esami clinici saranno opportuni per escludere le varie possibili concause inerenti la patologia effettiva.
Nevrite_06Le indagini strumentali associate sono di vario tipo:

  • elettromiografia ed elettroneurografia che studiano la funzionalità della conduzione nervosa, ovvero la qualità con la quale il nervo trasmette il suo segnale elettrico, sia rispetto al muscolo innervato e sia rispetto al nervo stesso
  • rx, radiografie per vedere lo stato anatomico della struttura interessata e valutare se sia libera da calcificazioni, processi di riparazione, escrescenze ossee (esostosi), ovvero tutte quelle alterazioni di forma che potrebbero perturbare il passaggio e lo scorrimento del nervo infiammato
  • rm, risonanza magnetica e tc, tomografia computerizzata per poter analizzare il segmento di interesse rispetto anche ai tessuti molli, muscoli, legamenti capsule articolari, ossa, calcificazioni e neoformazioni di interesse per lo studio e la focalizzazione della causa scatenate la nevrite
  • ecografia nel qual caso si sia sufficientemente e ragionevolmente certi che la causa sia scatenata da un’alterazione dei tessuti molli negli spazi di presenza e di scorrimento del nervo coinvolto nella patologia
  • analisi del sangue che attestino lo stato di intossicazione o la carenza di alcuni elementi necessari al corretto mantenimento vitale delle strutture nervose

La cura

La terapia varia in base alla ricerca riscontrata sulla causa di attivazione della nevrite in atto.

Nevrite_07La cura per essere efficace deve eliminare o minimizzare il fattore di innesco della patologia, pertanto si potrà agire in maniera meccanica li dove la causa sia dovuta a un mal posizionamento di strutture osteoarticolari, oppure dove i tessuti molli (muscoli, tendini, legamenti, capsule articolari) per un loro mutamento morfologico, siano restringenti e costringenti il passaggio e la sede del nervo interessato.

Nevrite_08Dove invece l’alterazione anatomica non sia manipolabile con terapie conservative, si può intervenire con la chirurgia ricreando un ambiente favorevole all’alloggiamento del nervo stesso.

Possono essere usate cure farmacologiche che mirano a ridurre l’infiammazione e a regolare la soglia del dolore per via di antinfiammatori e antidolorifici.
Nelle patologie ad innesco virale, nello stadio precoce, possono essere utilizzati farmaci antivirali con buoni risultati, consentendo il decorso decrescente della sintomatologia in maniera più efficace.

Quando la nevrite è data da un tilt del sistema immunitario, il cortisone e in alcuni casi eclatanti, gli immunosoppressori, possono essere considerati efficaci per tenere a bada la patologia.

Nel caso di alcolismo e di intossicazione sistemico dell’organismo, la causa va rimossa in maniera diretta eliminando i fattori di intossicazione, liberando il fisico dalle tossine dannose per caratteristiche e quantità.

Nevrite_09Per carenze alimentari con sottolivellamento vitaminico del gruppo B è buona norma controllare lo stato di attività epatica e integrare con l’alimentazione i fattori mancanti, dove ne sia necessario si può intervenire con integratori ad assunzione diretta.

Nel caso in cui le varie cure siano inefficaci, si può ricorrere all’uso della terapia del dolore utilizzando cocktail farmacologici sotto stretto controllo medico, in grado da minimizzare la sintomatologia di cui il paziente soffre, ma tenendo conto che in questo modo il corpo umano riduce la capacità di allerta attivata proprio dal messaggio nocicettivo.

In conclusione la nevrite è una patologia delicata e invalidante ma che fortunatamente ha talmente tante variabili di causa-effetto, che vede varie soluzioni nella cassetta degli attrezzi dello specialista, tanto da poter permettere, con buona percentuale, una cura efficace e stabile.

Sindrome di De Quervain

Questa patologia comporta la formazione di una tenonsinovite stenosante, ovvero un’infiammazione della guaina sinoviale dei tendini con un restringimento della stessa.

Sindrome di De Quervain_01La guaina sinoviale tendinea è un tessuto di protezione e scorrimento che avvolge il tendine, con funzioni trofiche e meccaniche.

I tendini in questione sono l’abduttore lungo del pollice, l’estensore breve del pollice e le loro relative guaine tendinee.

Sindrome di De Quervain_02Questi due tendini vivono il loro passaggio critico nel punto anatomico sopraosseo all’altezza dello stiloide del radio.

Lo stiloide del radio si trova tra la fine dell’avambraccio e il polso, sulla stessa linea del pollice.

In questo spazio i tendini e la guaina che li ricopre possono andare incontro a un’irritazione nello spazio di scorrimento che si crea tra la porzione ossea e la porzione legamentosa che li ricopre.

Sindrome di De Quervain_03La sindrome di DE QUERVAIN Si può manifestare per sforzi ripetuti di tipo concentrico ed eccentrico a carico dei tendini sopra citati.

Il pollice essendo l’unico dito opponente della mano, ha un ruolo importante e ripetitivo nelle azioni di vita quotidiana, tanto per quello che riguarda la chiusura della mano e la presa, tanto per l’apertura della stessa.

È facilmente intuibile che lo stress a carico del pollice e delle sue strutture tendine sono una costanza che si ripete nel tempo.

E quindi da dire che alcuni tipi di lavoro portano ad una predisposizione dello sviluppo di questa tendinosi.

Tra le cause però troviamo anche traumi acuti in stiramento, in compressione e di taglio, oltre a questo dobbiamo ricordare che ci sono patologie reumatologiche tali da poter sviluppare la patologia infiammatoria di cui stiamo parlando.

Il dolore si sviluppa sul bordo esterno della zona compresa tra l’avambraccio e il polso, approssimativamente sulla linea di continuazione del pollice.

Il dolore aumenta con il movimento e nella presa di oggetti utilizzando il pollice come dito di serraggio della presa.

Sindrome di De Quervain_04Si ha un’ impennata sintomatologia anche nel movimento di lateralità del polso in direzione del mignolo, con il pollice flesso verso il centro del palmo della mano.

Se il dolore si dovesse manifestare anche da fermo è segno della presenza di una tumefazione infiammatoria importante e acuta.

La zona anatomica precedentemente indicata come punto di sviluppo del dolore, sviluppa un’ ipersensibilità alla pressione e alla compressione, inoltre alle volte si può palpare una sporgenza per l’ispessimento nel tempo del canale di scorrimento e del suo legamento a ponte.

Nella cronicizzazione della patologia il dolore può irradiarsi anche al pollice e all’ avambraccio.

Per diagnosticare la sindrome di DE QUERVAIN si procede da subito con un esame clinico dove un test specifico (TEST DI FINKELSTEIN), ci mostra la presenza della patologia.
Il test si fa chiudendo la mano a pugno con le dita serrate attorno il pollice, mentre il polso compie un movimento di inclinazione latrale in direzione del mignolo.

Il test sarà positivo nel momento in cui comparirà il dolore durante la sua esecuzione .

Sempre in tema diagnosi è importante rilevare se ci sia la comparsa di sintomi alla palpazione e alla compressione nel punto di passaggio sulla zona dei tendini dell’abduttore lungo del pollice e dell’estensore breve del pollice.

Sindrome di De Quervain_05La presenza di edema, calore e tumefazione sono tutti segni che sottolineano l’importanza della patologia e del suo stato di infiammazione.

Nel pacchetto di esami diagnostici risulta fondamentale eseguire un’ecografia dei tessuti molli ed una radiografia di polso e mano per visualizzare la presenza di eventuali alterazioni strutturali articolari.

Sindrome di De Quervain_06Il trattamento della sindrome di DE QUERVAIN prevede come prima battuta il riposo dell’articolazione del primo dito, con l’aggiunta di ghiaccio come antinfiammatorio naturale, applicato all’altezza del punto di passaggio dei tendini, ormai a noi noti, nella zona dello stiloide radiale.

Vengono usate terapie farmacologiche antinfiammatorie in modalità e scelta diversa, che possono andare da un uso topico, ad un’assunzione orale o iniettiva fino ad arrivare a terapie infiltrative o a trattamenti di ozonoterapia.

E’ possibile utilizzare dei tutori che tengano bloccato in posizione di riposo il pollice rispetto al polso.

Sindrome di De Quervain_07Nella sindrome di DE QUERVAIN non sono pochi i casi dove si ricorre alla chirurgia, aprendo il canale formato dalla guaina del retinacolo che sovrasta i tendini in questione, ricreando immediatamente una libertà di scorrimento che leva la causa primaria della patologia stessa.

Come terapia per affrontare questa sindrome infiammatoria, ha un ruolo importantissimo la fisioterapia e l’osteopatia, applicate separatamente o in contemporanea, volte a ridurre l’infiammazione e le fibrosità sviluppatesi con la presenza prolungata della patologia.

Sindrome di De Quervain_08Si ha necessità di recuperare il trofismo dei tendini, scaricare con il drenaggio le tossine infiammatorie, recuperare l’asse articolare e di scorrimento dei tessuti molli secondo le meccaniche più appropriate e le sinergie tra mano, polso, gomito, spalla.

Diventa necessario recuperare gli assi trasversi e longitudinali degli archi funzionali del polso e della mano, in maniera da far lavorare al meglio il pollice nella chiusura e nel serraggio della mano e nei suoi movimenti di apertura senza così forzare i tendini che vi passano a ponte.

Sindrome di De Quervain_09Se come dicono l’unica cosa che ci distingue dagli animali è il pollice opponente, allora trattiamolo bene!