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Ernia iatale e reflusso gastro esofageo

Anatomia

L’ ernia iatale è una traslazione di una porzione dello stomaco dalla cavità addominale verso la cavità toracica, il tutto attraversando un punto anatomico ben preciso, che si chiama iato esofageo.

Ernia Iatale_01Lo iato esofageo si posiziona sul diaframma e stabilisce l’unione tra l’esofago e lo stomaco.

Spesso all’ernia iatale si può associare il reflusso gastro esofageo, va sottolineato però che è una probabilità e non una costante causa effetto dell’ernia iatale stessa.

Ernia Iatale_02L’ ernia iatale è classificata principalmente in tre categorie:

  • ernia iatale da scivolamento
  • ernia iatale da rotolamento
  • ernia iatale mista.

Andiamo ad analizzarle insieme.

L’ ernia iatale da scivolamento e sicuramente la più diffusa, non è permanente, risultando in alcuni casi transitoria per posizione e volume.

C’è uno scivolamento della parte alta dello stomaco nel torace e spesso si sposta dall’alto verso il basso e dal basso verso l’alto a seconda del tipo di sforzo compiuto o di posizione che il paziente assume.

Ernia Iatale_03L’ ernia iatale da rotolamento vede la porzione superiore della grande curvatura dello stomaco fare una rotazione e un rotolamento portando la giunzione gastroesofagea, dalla zona addominale verso la cavità toracica, una porzione del fondo dello stomaco quindi passerà nel torace.

E’ un’ernia molto più stabile perché si incarcera passando il diaframma all’interno del torace stesso.

Nell’ernia iatale mista troviamo un’unione delle componenti delle due ernie viste prima, quindi avremo sia il fondo dello stomaco che rotola dalla parte addominale verso la cavità toracica e sia la giunzione gastro esofagea che migra all’interno del torace.

Fattori di rischio

Le cause primarie dell’ernia iatale sono alterazioni di pressione addominale, alterazione dell’equilibrio delle pressioni tra torace e addome, obesità, gravidanze, lassità del tessuto connettivo, scarsità del tessuto collagene , colpi di tosse, sforzi addominali intensi, prolungati o improvvisi, fumo di sigaretta, alterazione del rapporto idratativo, alimenti che aumentano i fattori ossidativi, cure farmacologiche e non che possono alterare la qualità dei tessuti.

Sintomi

L’ ernia iatale può essere asintomatica ma nel momento in cui non lo fosse, i sintomi possono includere vari campi di manifestazione.

Ernia Iatale_04Per un’ernia iatale sintomatica possiamo trovare un reflusso gastro esofageo come prima accennato, può manifestarsi una pirosi ovvero un dolore urente retrosternale, possiamo trovare delle manifestazioni di rigurgito ed eruttazione, delle forme di extrasistole quindi un un battito cardiaco prematuro e possiamo trovare una condizione di disfagia ovvero la sensazione sgradevole durante la deglutizione di passaggio difficoltoso del cibo dalla faringe, condizione definita di bolo faringeo.

Nei casi dove l’ernia iatale sia molto grande, si possono manifestare delle difficoltà respiratorie dovute al cambiamento del movimento diaframmatico nell’atto inspiratorio ed espiratorio.

In alcune casi può comparire l’asma dove la restrizione bronchiale è data dagli acidi gastrici che risalgono nella porzione alta del torace e della gola, venendo poi inalati nelle vie aeree e creando infiammazione bronchiale.

Ci può essere anche un’irritazione della gola e un’ irritazione delle corde vocali con un abbassamento e/o un cambiamento del tono della voce stessa.

Si può verificare una reazione infiammatoria della faringe e della laringe.

Si può presentare una modificazione delle cellule dell’esofago creando delle metaplasie ovvero dei cambiamenti cellulari reversibili denominati epitelio di Barret o esofago di Barret.

Ernia Iatale_05Abbiamo quindi capito che molti di questi sintomi sono causati dal passaggio di acido gastrico nell’esofago per la cattiva continenza dello iato esofageo stesso, per un rapporto anatomico alterato tra il diaframma e i suoi pilastri, lo stomaco, l’esofago e il cattivo rapporto del punto di inversione delle pressioni.

Diagnosi

Per la diagnosi sono varie le strade:

  • Ernia Iatale_06RX con il mezzo di contrasto per lo studio del tratto superiore del tubo digerente.
    Il problema di questa tecnica diagnostica è che non sarà possibile analizzare il cambiamento di cellule ne il prelievo delle stesse, non sarà possibile valutare la tridimensionalità dell’ernia iatale e non ultimo, l’utilizzo del mezzo di contrasto.
  • Ernia Iatale_07Gastroscopia il cui vantaggio è quello di catalogare da subito
    il tipo di ernia iatale individuata.
    Permette di prelevare pezzetti di tessuto per analizzarli nel caso in cui si noti una conformazione atomo biologica modificata e potenzialmente patologica.
    Anche l’utilità di controllare lo stato dell’esofago ed un potenziale danno cellulare prodotto dall’ eventuale presenza di reflusso gastro esofageo.

Trattamento.

Il trattamento si svolge su più fronti:

  • Farmacologico, sono varie le categorie di farmaci che vengono utilizzati per ridurre l’effetto dell’ acidità gastrica.
    Si usano antiacidi di barriera che inibiscono la secrezione gastrica così come si possono utilizzare farmaci che favoriscono lo svuotamento gastrico quindi il passaggio dell’acido gastrico dallo stomaco verso il duodeno.
  • La cura dell’alimentazione mirerà a ridurre le calorie, i grassi, l’alcol e tutte quelle sostanze che aumentano e favoriscono l’acidità dello stomaco.
  • Ernia Iatale_08Postura. Sarà importante durante il riposo nelle ore notturne o più in generale nella posizione sdraiata, mettere un cuneo che vada a rialzare la parte della cervicale e del torace in modo da non favorire il ritorno degli acidi gastrici verso le vie toraciche superiori.
    Le posture, sia in posizione eretta che in quella seduta, devono evitare di volgere verso l’accentuazione della cifosi, perché la chiusura in avanti della colonna vertebrale, favorirà l’ernia iatale nella sua evoluzione.
  • Ernia Iatale_09Trattamenti manipolativi che mirano a migliorare e coordinare il movimento tra il diaframma, il torace e l’addome, aggiustandone tra di loro sia la cinetica che il rapporto di pressione.
    Va da sé che per fare questo bisognerà ottimizzare la postura tra le catene anteriori e le catene posteriori e il meccanismo di equilibrio delle meccaniche respiratorie.
  • Intervento chirurgico. Nei casi dove ci sia pericolo eccessivo e massivo del paziente, li dove nessun altro trattamento mostra un’efficacia nel tempo e nella cura, la chirurgia può essere l’unica alternativa.
    Gli interventi oggi utilizzati sono di vario genere:
    Riportare l’ernia nella cavità addominale, liberare il fondo dello stomaco nei rapporti di contiguità, eseguire una plastica dei pilastri diaframmatici, mettere in opera una plastica antireflusso con varie tecniche adattabili nel migliore dei modi alla conformazione dei pazienti.

 

Malattia di Scheuermann

La malattia di Scheuermann fa parte della famiglia delle osteocondrosi.

Malattia di Scheuermann 01Conosciamo meglio la malattia di Scheuermann

Nelle osteocondrosi si sviluppa un processo di degenerazione necrotica a lesione osteocartilaginea, con uno sviluppo in 4 stadi:

  1. piccolo appiattimento dell’osso nel punto di lesione
  2. il frammento diviene distinguibile cominciandone ad apprezzare una piccola rima di lesione sotto di esso
  3. la rima di lesione si fa più marcata e il frammento è quasi del tutto staccato
  4. il frammento osteocartilagineo si è staccato dal restante osso.

Il paziente sviluppa un dorso curvo non di origine posturale ma bensì strutturale, con un tipico atteggiamento di spalle chiuse in avanti e l’accentuazione della lordosi lombare.

Spesso l’atteggiamento di iperlordosi lombare è di tipo compensativo, ma può accadere che anche questo segmento sia strutturato per malformazione vertebrale.

Il dimorfismo vertebrale può causare anche l’evoluzione di una scoliosi.

Malattia di Scheuermann 02La malattia di Scheuermann è quindi originata da una malformazione vertebrale che vede una deformazione a cuneo dei corpi vertebrali ≥  di 5° su un numero di 3 o più vertebre.

Le vertebre interessate sono generalmente appartenenti al gruppo dorsale medio basso e con meno frequenza, alle vertebre lombari superiori.

Nei casi di patologia avanzata i piatti discali vertebrali mostrano una superficie irregolare, con sclerosi del tessuto osseo e riduzione degli spazi interdiscali.

Il decorso generalmente è lento, può durare anni e alla fine del processo patologico le malformazioni possono risultare ormai stabili.

L’età colpita è l’adolescenza e quindi l’età evolutiva, con un interessamento maggiore del sesso maschile.


La sintomatologia

I sintomi che generalmente si associano alla malattia di Scheuermann sono:

  • dorsalgia acuta associata a contrattura muscolare riflessa e impotenza funzionale
  • dorsalgia cronica con limitazione ai movimenti di flesso-estensione, rotazione ed inclinazione laterale
  • lombalgie acute nel caso siano interessate le vertebre del segmento lombare alto nello sviluppo della malattia
  • lombalgie croniche nel caso di una iperlordosi di compenso posturale
  • riduzione delle capacità ventilatorie polmonari
  • favorisce la comparsa del reflusso gastroesofageo.

Le cause dello sviluppo della patologia non sono certe, si pensa che ci possano essere delle alterazioni genetiche ereditarie e che, come accennavamo all’inizio dell’articolo, l’osteocondrite sia la strada seguita nell’evoluzione della malattia, peggiorata da eventuali microtraumi ripetuti.


La diagnosi della malattia di Scheuermann

Malattia di Scheuermann 03Nella diagnosi la raccolta dei dati anamnestici è importante, consente di capire quali siano i sintomi riferiti dal paziente, quali siano gli eventi associabili e avere un primo canale di classificazione della patologia in essere.

Nel proseguo della denominazione della patologia, l’esame obiettivo si rende assolutamente necessario per valutare la postura del paziente, sia sul piano sagittale che sul piano frontale, per analizzare le capacità di movimento vertebrale, lo stato di tensione muscolare e la reazione del paziente all’evocazione del dolore.

Di fondamentale aiuto sarà l’esame radiografico che permetterà di valutare lo stato di salute vertebrale, la postura scheletrica del paziente e il numero di segmenti ossei interessanti dalla patologia.

TC colonnaL’esame tc potrebbe essere utilizzato per approfondire la valutazione vertebrale, non solo nella sua conformazione periferica, ma anche nella visione più intima del canale vertebrale.

La rm sarà consigliata se il paziente presenterà dei sintomi neurologici periferici e per valutare lo stato in essere dei dischi intervertebrali.


Il trattamento

Il trattamento prevede l’utilizzo di antinfiammatori associati ed eventuali miorilassanti per gestire la fase del dolore acuto o cronico associato ad eventuale contrattura muscolare antalgica riflessa.

Nei casi di evoluzione rapida della patologia, può essere consigliato l’utilizzo di un busto di scarico vertebrale, da indossare per un numero variabile di ore nell’arco della giornata, a seconda del tipo di attività fisica del paziente e delle posture che maggiormente è costretto a mantenere nelle sue attività di vita quotidiane.

Sarebbe utile controllare il peso corporeo per evitare inutili sovraccarichi vertebrali.

E’ importante favorire il tonotrofismo della muscolatura antigravitaria, per dare il maggior sostegno possibile alla colonna vertebrale, contrastando la tendenza all’anteriorizzazione del paziente.

E’ importate astenersi da attività fisiche intense e prolungate nel tempo.

Sarebbe consigliabile riposare su un letto duro in posizione supina, durante le ore di sonno notturne.

FisioterapiaLa fisioterapia è fondamentale per evitare l’instaurasi di rigidità vertebrali, per migliorare gli equilibri muscolari posturali, per mantenere elastiche le strutture toraciche e allenata la funzione respiratoria.

Nei casi patologici più gravi, dove la malformazione vertebrale rischi di aumentare la pressione sugli organi interni, compromettendone le loro funzioni, si può pensare di ricorrere ad interventi di stabilizzazione vertebrale, per fissare i segmenti vertebrali patologici tra di loro e mantenere in correzione la curva vertebrale.


La malattia di Scheuermann è una patologia che necessita di un’attenta diagnosi precoce, per evitare danni strutturali, che se tralasciati, non saranno recuperabili.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi, abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.

Il diaframma: veramente serve solamente per respirare?

Diaframma_01Il diaframma è un muscolo complesso che interagisce con quasi ogni aspetto delle funzioni primarie ed accessorie.

È un muscolo definito impari ma in realtà lo possiamo tranquillamente dividere in un diaframma destro e sinistro, innervato dai nervi frenici dedicati, che si dipartono dalle porzioni laterali cervicali.

Sicuramente la funzione primaria è quella di attivare la meccanica respiratoria, aumentando il volume della gabbia toracica, innalzando direttamente le coste medio basse e stimolando il proseguo della respirazione.

Diaframma_02L’aumento del volume toracico associato all’estensione delle vertebre dorsali e all’elevazione dello sterno, fa si che si crei una pressione negativa che convoglia l’aria nei polmoni, aiutandosi con l’attvazione dei muscoli accessori della respirazione, quali i muscoli intercostali e i muscoli scaleni.

Il diaframma tanto è un muscolo primario inspiratorio così come lo è anche nell’espirazione forzata, coadiuvato dai muscoli intercostali.

E quindi possiamo dire che il diaframma sia un muscolo esclusivamente progettato per la respirazione?

Assolutamente no!

Il diaframma è un divisorio tra la porzione toracica e quella addominale, fornendo un appoggio agli organi toracici e un punto di ancoraggio per una parte di quelli addominali.

Diaframma_03Questo divisorio però non è cosi netto, anzi ha delle zone di passaggio per far comunicare le due porzioni consentendo il proseguo di arterie, vene, visceri, nervi, canali linfatici, inoltre è un punto fondamentale per il continuo delle catene muscolari posturali, che vedono nel diaframma un centro nevralgico delle forze in gioco, nonché può essere considerato un moderatore delle meccaniche vertebrali tra le curve di cifosi e lordosi e un equilibratore nei confronti del diaframma pelvico e toracico superiore.

Cerchiamo di entrare nello specifico.

A livello arterioso c’è il passaggio dell’aorta che vede la giunzione di due porzioni: aorta toracica e aorta addominale.

Sicuramente l’ aorta ha un calibro così importante e una potenza pressoria talmente forte, che il diaframma non può perturbare in maniera eclatante la sua meccanica fluidica, però tra i pilastri del diaframma abbiamo una serie di arterie minori che possono subire un’influenza nel caso questi punti di ristrettezza riducano il loro lume.

Lo stesso avviene a livello venoso ma in maniera più sensibile, perché ritroviamo una porta per il passaggio dalla cavità addominale a quella toracica della vena cava, vaso di deflusso importantissimo per la sua relazione diretta con molti degli organi dell’addome.

A differenza dell’aorta prima nominata, la vena cava risente maggiormente delle influenze anatomiche che possono perturbare la sua struttura e quindi il deflusso del suo contenuto fluidico venoso.

Diaframma_04Nel diaframma abbiamo anche una serie di vasi minori, di cui mi piace ricordare il passaggio delle vene lombari, le quali si continuano nel torace come vene azigos ed emiazigos, che con il loro calibro minore risentono in maniera profonda delle zone di rigidità diaframmatica e non solo.

Possiamo affermare che le strutture drenati linfatiche, delicatissime e molto influenzabili dall’aumento stabile delle pressioni, riscontrano un rapporto diretto di afisiologia, di cattivo drenaggio e deflusso rispetto alle zone di passaggio diaframmatico, tra l’altro contigue alla colonna vertebrale, tanto da ritenere il diaframma un punto cardine per il passaggio di linfa degli arti inferiori e dell’addome nel ritorno in zona cardiaca.

Il diaframma è anche un crocevia delle strutture neurologiche del sistema nervoso autonomo sia ortosimpatico che parasimpatico, di questo secondo parliamo del n. Vago, osservandone sia la relazione diretta con i rami nervosi che con le stazioni gangliari di scambio e derivazione di messaggi neurologici.

Il sistema nervoso autonomo é quel sistema che regola le attività spontanee del nostro corpo a livello viscerale, vascolare, muscolare, metabolico e molto altro ancora.

Diaframma_05Non é per nulla da sottovalutare il diaframma per il rapporto di passaggio, divisione e sostegno degli organi viscerali.

Una di queste relazioni molto conosciute è tra l’esofago e lo stomaco, noto per le problematiche di reflusso gastroesofageo ed ernia iatale.

Altra relazione importante e anche essa nota è il rapporto di divisone tra cuore diaframma e stomaco che in condizioni di aumento di pressione possono dare delle alterazioni del ritmo cardiaco, spesso messe in diagnosi differenziale con problemi cardiaci stessi.

Possiamo mettere in relazione il movimento diaframmatico con il movimento viscerale o con la spinta che si applica nel parto o nelle funzioni fisiologiche della defecazione, della tosse e molto altro ancora.

Diaframma_06Ricordiamo che il diaframma gioca un ruolo fondamentale nella postura, sia per il rapporto diretto che ha con parte delle vertebre dorsali e lombari di relazione, influenzandone sia il movimento che le curve posturali, sia per il rapporto con le catene muscolari anteriori e posteriori, che vedono nel diaframma un punto di snodo nevralgico e in continuo adattamento.

Importante è ricordare che il diaframma ha un rapporto

indiretto con altri due diaframmi, quello urogenitale ovvero del pavimento pelvico e quello apicale polmonare, ovvero dello stretto toracico superiore.

Questo rapporto influenza sia le strutture fasciali e legamentose di giunzione e raccordo con i sistemi organici citati, sia il loro stesso movimento per via indiretta.

Il diaframma è importante per la fonazione, il canto e la capacità di modulare la voce dando potenza e mantenendo o alternando i toni, in base all’esigenza di chi usa la voce in maniera spontanea, ma soprattutto per i professionisti che devono essere capaci di utilizzarla adattandola all’esigenza del momento, ma controllandola per non rovinare l’apparato fonatorio.

Diaframma_07Non va dimenticato ne sottovalutato il diaframma come punto nevralgico che raccoglie e bilancia l’ emotività, la sensibilità, il sentimento della persona, adattando il motore respiratorio in base anche allo stato psicologico che l’individuo vive al momento.

Come abbiamo letto fin qui possiamo giungere alla conclusione che si, il diaframma è il più grande motore della respirazione, ma è anche il mediatore, il coordinatore, l’esecutore, del bilanciamento anatomico, fisiologico, psicologico, emotivo che ogni uno di noi si trova a fronteggiare giorno per giorno.

Il diaframma può essere valutato e in caso ci fosse bisogno, curato o semplicemente migliorato nelle sue funzioni?

Il diaframma può andare in contro a dei cambiamenti che lo portano a lavorare in maniera asincrona e meno funzionale di quello che potrebbe fare.

Il centro frenico può cambiare stato di tensione e causare molte delle situazioni di cui abbiamo precedentemente parlato.

Diaframma_08Il diaframma va valutato nella forma che mantiene l’ innalzamento o la depressione del costato, al tipo di respiro se corto, lungo, potente o interrotto, in base alla resistenza che offre nella palpazione della porzione toracica di competenza.

Si valutano anche i rapporti che i visceri contigui sviluppano con il diaframma, influenzandolo.

In base alla valutazione si fa un lavoro manuale specific0 diretto sul diaframma e di ricondizionamento rispetto a quella che dovrebbe essere la sua naturale capacità funzionale di equilibrio in rapporto alle strutture vertebrali, lombari e dorsali in maniera diretta, ma anche rispetto alle cervicali per il rapporto con i muscoli accessori della respirazione.

Diaframma_09Si lavorano le catene muscolari che fanno fulcro sul diaframma, in modo da riequilibrarne lo stato di tensione e rilasciamento.
Si riducono le tensioni di pressione e di trazione che i visceri possono creare sul diaframma per rapporto di contiguità.

Il diaframma è uno dei nostri motori, non si ferma mai, lavora sia se sta bene, sia se sta male, cerchiamo di dedicargli le nostre attenzioni e saremo noi stessi a beneficiarne.

 

Asma

asma_01L’asma è una patologia cronica ostruttiva reversibile delle vie aeree.

I bronchi sono soggetti ad una infiammazione cronica e parallelamente la loro muscolatura liscia (governata dal sistema nervoso autonomo) va in contrazione.

asma_02Queste due condizioni provocano:

  • una iperattività bronchiale
  • un aumento di liquido interstiziale (edema)
  • una produzione eccessiva di muco
  • una riduzione del passaggio del flusso d’aria.

L’asma mantiene un’attività patologica di base ma con un’alternanza di fasi che la vede in alcuni momenti asintomatica e in altri acuta.

asma_03Le via aeree sono simili ai rami di un albero, dove il tronco è la trachea e la chioma sono i polmoni.

Trachea – bronchi principali – bronchi lobari – bronchioli – alveoli polmonari.

Tutto il sistema respiratorio che va dai bronchi agli alveoli è contenuto all’interno dei polmoni.

Gli alveoli sono il punto di interscambio tra il sangue e l’aria, qui il sangue viene liberato dall’anidride carbonica e ricaricato di ossigeno.

asma_04Il paziente asmatico sintomatico ha queste caratteristiche:

  • difficoltà nel respirare, può passare da una condizione di fame d’aria all’incapacità di respirare
  • il respiro è sibilante, si avverte un fischio sia in fase inspiratoria quanto in fase espiratoria
  • senso di affanno e di oppressione toracica
  • tosse stizzosa persistente

asma_05La sintomatologia ha varie sfumature di intensità e di aggressività, pertanto nelle fasi iniziali di insorgenza della malattia, non sempre ci si rende conto di quanto stia accadendo e non sempre il soggetto si preoccupa al punto da farsi visitare.

Il campanello d’allarme va ascoltato quando i sintomi si manifestano anche in maniera lieve, sia che si scatenino in gruppo e sia che si presentino singolarmente, con frequenza multipla mensile e soprattutto deve far riflettere il caso ove rispondano ai farmaci antiasmatici.

La patologia in questione è subdola perché rischia di creare un danno sommatorio ogniqualvolta si acutizza e non si riesce a sopirla in tempi rapidi, in quanto la diminuzione di ossigenazione crea problemi ai tessuti e in più rischia di danneggiare gli alveoli in maniera diretta.

Le cause della patologia sono molte e varie tra di loro:

  • familiarità e predisposizione genetica, la presenza nelle parentela diretta ci deve tenere in allerta sulla possibilità percentuale di sviluppo della malattia
  • allergie, il sistema immunitario si attiva in maniera forte e aggressiva nei confronti di uno o più agenti che rendono patologicamente sensibile il nostro organismo.

Nel caso dell’asma generalmente si associa anche ad altre sintomatologie come rinite, congiuntivite, ma non sarebbe per nulla strano trovare una crisi asmatica isolata rispetto ad una attivazione allergica.

asma_06Le allergie possono essere riferite a qualunque cosa come:

  • pollini, polveri, peli di animali, alimenti, tessuti etc etc etc.
  • ipersensibilità a fattori irritativi che non scatenano nessun tipo di allergia ma mettono in difficoltà il sistema respiratorio creandogli un forte disagio. Il fumo, lo smog, i pollini stessi cosi come gli acari, possono dare il via ad una acuzie asmatica pur non essendo il soggetto allergico
  • virus e batteri, nel momento in cui attaccano il sistema respiratorio causando una patologia diretta, possiamo trovare associata una forma asmatica che in questo caso diventa secondaria ad una infiammazione batterico/virale bronchiale, pertanto le bronchiti e peggio le polmoniti potranno manifestare in maniera secondaria una forma asmatica legata alla durata critica della patologia di innesco
  • esercizio fisico intenso e grosse emozioni come una forte risata, possono affaticare la muscolatura bronchiale e mandarla in spasmo con la riduzione di passaggio d’aria e ipersecrezione di muco
  • gravidanza, nelle donne asmatiche si può avere una incremento delle manifestazioni acute e un aumento dei sintomi manifesti. Tendenzialmente la situazione si ristabilirà nel periodo post partum.

Possiamo riassumere che le cause scatenanti dell’asma possono essere divise in due grosse categorie:

  • AMBIENTALI, ovvero tutto quello che circonda la persona e che accende la manifestazione clinico-sintomatica
  • INDIVIDUALI, vale a dire tutte quelle caratteristiche personali di incompatibilità con lo stato di buona salute del sistema respiratorio e che lo squilibra predisponendolo a una patologia asmatica, manifestandola.

asma_07Una nota a se merita l’asma provocata dal reflusso gastro-esofageo; il passaggio a ritroso di cibo e di succhi gastrici dallo stomaco all’esofago, mette il soggetto nella condizione di respirare una parziale quantità di molecole aeree degli acidi dello stomaco, che irritando i bronchi di un soggetto sensibile, può causare un attacco acuto di asma.

In questo caso la tosse si confonde tra quella causata dal reflusso gastro-esofageo e quella bronchiale per cercare di mobilizzare ed eliminare l’eccesso di muco che si produce.

Anche in questo caso come in ogni approccio diagnostico la raccolta dei dati (anamnesi) è fondamentale, bisogna cercare di capire e di catalogare i sintomi che il paziente racconta, vanno cercate delle relazioni parentali li ove siano presenti, va rappresentato il quadro di sofferenza nel tempo e nelle relazioni personali – ambientali.

Nel momento in cui si riesce ad inquadrare il campo di appartenenza della malattia, va sottoscritta scartando le possibili patologie similari ma non combacianti, tramite la diagnosi differenziale.

asma_08Per la diagnosi di asma un esame diretto di facile utilizzo e di poco impegno è la spirometria, esame per merito del quale si può misurare il cambiamento di volume del sistema respiratorio, utilizzando una inspirazione ed una espirazione massimale lenta.

I volumi polmonari variano in base all’età, al sesso e in rapporto alla stazza del paziente.

L’approccio terapeutico ha una primarietà farmacologica per poter tenere a bada l’evoluzione della malattia e limitare i danni nel tempo.

Dal momento in cui la diagnosi è conclamata, la cura va continuata anche in assenza di sintomi, perché ad ogni nuovo attacco acuto si rischia di arrecare dei danni sempre maggiori.

asma_09Vengono usati dei farmaci di fondo che si assumono in maniera continuativa per tenere sotto controllo la patologia e dei farmaci al bisogno da utilizzare per una reale necessità al momento dell’acutizzazione sintomatica.

Le categorie farmacologiche vanno divise a seconda che agiscano sull’infiammazione o se interagiscano con la muscolatura liscia bronchiale.

Vanno anche divisi e catalogati a seconda che si utilizzino per via inalatoria o per via sistemica.

asma_10Insieme alla cura farmacologica non va dimenticata una terapia manuale adatta, applicata dallo specialista, ad azione diretta e indiretta che possa aumentare la capacità polmonare, che riesca ad aumentare l’elasticità della gabbia toracica, del diaframma e dello stretto toracico superiore.

Il meccanismo respiratorio deve anche tener conto della miglior attività se in coordinamento con la mobilità vertebrale in toto e una buona spinta di ammortizzamento e rilancio del pavimento pelvico.

Inoltre non va dimenticato che la postura alterata può influire negativamente sulla capacità ventilatoria mandando in affaticamento i muscoli accessori della respirazione.

IL RESPIRO DELLA VITA VA PROTETTO E COCCOLATO