Ernia intraspongiosa di Schmorl

L’ernia intraspongiosa di SCHMORL è una particolare ernia discale che si sviluppa verticalmente, andando ad intaccare i piatti discali vertebrali, tra i quali si interpone, rovinandoli.

Anatomia

La porzione del nucleo discale erniato, può coinvolgere entrambi i piatti discali o solamente uno dei due.

Questa particolare ernia del disco, non sviluppandosi sul piano orizzontale e non migrando posteriormente, non può creare conflitti con le radici nervose o con il canale midollare, pertanto non causa una sintomatologia neurologica periferica.

L’ernia di SCHMORL può presentarsi su qualsiasi segmento vertebrale, ma generalmente compare con più frequenza negli ultimi metameri vertebrali dorsali e su quelli lombari, ovvero, dove i carichi compresivi patologici sono maggiori.

Ernia intraspongiosa di Schmorl anatomia

I sintomi dell’ ernia intraspongiosa di Schmorl

Ernia intraspongiosa di Schmorl 01I sintomi legati all’ernia intraspongiosa sono generalmente di poca rilevanza o totalmente assenti.

Solamente nel caso in cui sia particolarmente voluminosa e si estenda nella parte profonda del corpo vertebrale, può attivare una sintomatologia algica con contrattura riflessa locale, dovuta all’attivazione del ramo meningeo del nervo di riferimento segmentale.

In questo caso il dolore può essere profondo, intenso e di lunga durata, con una limitazione associata della mobilità articolare vertebrale del segmento stesso e di riflesso, dei fulcri vertebrali associati nel meccanismo di adattammo posturale e dinamico.

Nei casi dove l’ernia di SCHMORL sia particolarmente voluminosa, la casistica di frattura del corpo vertebrale può aumentare in una percentuale del 10% circa.

Le cause

Ernia intraspongiosa di Schmorl causeLe cause possono essere molteplici e di varia natura:

  • traumi compressivi (accidentali o da attività sportive che prevedano salti e cadute)
  • microtraumi ripetuti a linee verticali
  • il sollevamento protratto nello sforzo e nel tempo di carichi pesanti (attività lavorative o sport con sollevamento pesi)
  • alterazione delle posture (ipercifosi e/o verticalizzazione del segmento lombare)
  • osteoporosi
  • invecchiamento senile
  • patologie vertebrali degenerative (idiopatiche, metaboliche, infiammatorie, infettive, autoimmunitarie)
  •  patologie vascolari localizzate o sistemiche, che attivino un decadimento degenerativo, infiammatorio o addirittura necrotico della vertebra
  • fibrosità dei legamenti longitudinali vertebrali anteriori e posteriori.

Come possiamo valutare, le cause possono essere molteplici, di varia natura e possono essere predisponenti in maniera specifica o sommarsi tra di loro.

La diagnosi dell’ ernia intraspongiosa di Schmorl

rm erniaNella diagnosi la raccolta dei dati anamnestici è importante, consente di capire quali siano i sintomi riferiti dal paziente, quali siano gli eventi associabili e avere un primo canale di classificazione della patologia in essere.

Nel proseguo della denominazione della patologia, l’esame obiettivo è importante per valutare la postura del paziente, per accertarsi della presenza del dolore, della sua localizzazione, della corretta mobilità vertebrale e della presenza di contratture antalgiche riflesse.

Di fondamentale importanza è l’utilizzo di immagini diagnostiche vertebrali, fornite in varie modalità:

  • RX
  • RM
  • TC

L’immagine di ernia di SCHMORL, con la migrazione del nucleo polposo e l’avvallamento delle limitanti somatiche vertebrali, non lascia dubbii sulla denominazione della patologia.

Il trattamento

fisioterapia erniaGeneralmente l’ernia intraspongiosa è asintomatica e pertanto non necessita di cure specifiche.

Nel caso in cui sia sintomatica, allora sarà necessario procedere alla riduzione del dolore, della rigidità vertebrale, delle contratture antalgiche riflesse e al recupero delle naturali e corrette posture.

Nella fase acuta sarà utile assumere antinfiammatori, generalmente fans, antidolorifici e miorilassanti.

La fisioterapia è fondamentale per ridurre lo stato sintomatico del paziente e per correggere le posture, migliorando i carichi delle linee di forza gravitarie e dinamiche.

Sempre per merito della fisioterapia sarà possibile recuperare il corretto movimento articolare segmentale e ricondizionare la biomeccanica rispetto al coordinamento dei fulcri vertebrali e dei cingoli scapolo/pelvici.

Di grande importanza sarà il rinforzo muscolare mirato ad irrobustire la muscolatura della colonna, ottimizzandone la sinergia tra le componenti agoniste e antagoniste.

Anche la chirurgia può essere chiamata in causa, nel momento in cui si renda necessario agire con una vertebroplastica, per irrobustire e modellare il metamero eroso dall’ernia intraspongiosa.

Rari sono i casi in cui la fragilità segmentale vertebrale, richieda la stabilizzazione chirurgica mediante mezzi di sintesi.

L’ernia di SCHMORL anche se perlopiù asintomatica, non va trascurata perché è il sentore di una condizione morbosa associata che va indagata e risolta, per evitare l’instaurarsi di gravi patologie nel proseguo del tempo.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi, abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.

Condropatia Femoro Rotulea

La condropatia femoro rotulea è una patologia a carico della cartilagine di rivestimento della rotula.

Condropatia Femoro Rotulea 01Anatomia

La cartilagine rotulea si riduce per eventi degenerativi o traumatici, spesso le due condizioni si associano come conseguenza nel tempo, di un rapporto causa effetto tra un trauma e una degenerazione o viceversa.

La patologia si manifesta con dolore nella zona rotula, associata a crepitio o scroscio durante il movimento del ginocchio, che il paziente stesso riferisce come una sensazione di sfregamento rumoroso durante la flessione e l’estensione.

Il ginocchio è un’articolazione formata da 3 parti ossee di cui la rotula è la porzione che ha il compito di gestire l’asse di funzionamento del quadricipite, prima che si inserisca sulla zona di aggancio tibiale denominata tuberosità tibiale.

Condropatia Femoro Rotulea 02Il femore e la tibia non sono perfettamente allineate tra di loro e per tanto non lo è neanche il quadricipite; se lo considerassimo nelle sue porzioni di giunzione osteotendinee, questo creerebbe un disassiamento e una sublussazione ogni qualvolta si facesse un movimento, facendo perdere forza ed efficacia.

Quindi possiamo affermare che la rotula crea un aggiustamento dinamico correttivo durante l’articolarità tra femore e tibia.

I carichi compressivi e di trazione sulla rotula sono eccessivi per sperare che da sola possa mantenere una corretta posizione nel movimento di scivolamento e traslazione, pertanto viene guidata e trattenuta dal bordo condiloideo femorale esterno, che è maggiormente sviluppato e dai legamenti alari che trattengono la rotula rispetto ai due condili femorali, assicurandone il corretto movimento ma anche il mantenimento della giusta posizione all’aumentare della forza di trazione del quadricipite.

Come guida al movimento della rotula rispetto al femore, troviamo una cresta sulla faccia interna della stessa, che si alloggia in uno spazio tra i condili femorali (gola intercondiloidea), direzionando il movimento della rotula quando è trazionata dal quadricipite durante la flessione del ginocchio.

La faccia interna della rotula, cosi come ogni porzione articolata, è rivestita di cartilagine, con il compito di proteggere la porzione ossea, di favorirne lo scivolamento e di ridurne gli attriti.

Condropatia Femoro Rotulea 03La condropatia femoro rotulea si sviluppa nel momento in cui si crea ripetutamente una disarmonia durante il movimento articolare di piegamento del ginocchio e del suo ritorno all’estensione, associato ai movimenti minori di accomodamento in rotazione interna ed esterna.

La cartilagine per effetto compressivo sui condili femori e sui bordi della gola intrecondiloidea, subirà una modificazione da sfregamento e da compressione che danneggerà l’integrità della cartilagine stessa, andandola a fissurare lungo la sua superficie, rovinandone l’integrità.

Da qui la comparsa del rumore durante il movimento e il dolore sulla zona rotulea.

Condropatia Femoro Rotulea 04Il dolore da cosa è dato?

Il dolore è dato dai nocicettori intrarticolari che vengono attivati dall’aumento della sensibilità ossea non più correttamente ricoperta e protetta dalla cartilagine, dal gonfiore e dall’infiammazione che si manifesta nella zona periarticolare per irritazione dei tessuti molli capsulari e sinoviali.

Anche i menischi stentano a mantenere la stessa funzionalità, perché nel momento in cui la rotula perde la sua normale funzione, i condili femorali creeranno un movimento di adattamento sulla tibia e i menischi cercheranno di compensare come possono, andando a determinare un risentimento sulla porzione della capsula articolare interna a e sul legamento collaterale interno.

La diagnosi clinica vede un test primario della rotula e del suo stato di salute, a cui sarà necessariamente associato una valutazione clinica dei menischi, della capsula articola e del legamento collaterale interno.

Condropatia Femoro Rotulea 05Diagnosi della condropatia femoro rotulea

Nella diagnostica per immagini sarà possibile valutare la situazione con una risonanza magnetica che ci mostrerà lo stato in essere della rotula nella sua posizione, nel rapporto di vicinanza rispetto alla gola intercondiloidea, lo stato in essere della cartilagine e dei tessuti periarticolari di cui abbiamo parlato prima, evidenziando o meno uno stato infiammatorio ed edematoso.

La cura prevede a livello farmacologico l’utilizzo di antinfiammatori non steroidei, eventualmente associati ad infiltrazioni di acido ialuronico, per ridurre l’infiammazione e aumentare la viscosità articolare.

Si può applicare del ghiaccio quando il gonfiore del ginocchio risulta evidente o per scopo preventivo dopo un’attività fisica prolungata.

Condropatia Femoro Rotulea 06La fisioterapia e l’osteopatia possono migliorare in maniera importante lo stato in essere del ginocchio nella condizione di condropatia, perché riescono a recuperare l’equilibrio muscolare del quadricipite rispetto alla catena posteriore dei muscoli ischiocrurali, possono far ritrovare una sinergia dell’anca rispetto al bacino e all’aspetto posturale vertebrale, in maniera da scaricare il ginocchio e la rotula da atteggiamenti di flessione accentuata.

Riescono ad equilibrare il lavoro della rotula rispetto ai legamenti interessati, rispetto alla capsula articolare e ai menischi, in maniera tale da recupera una qualità di movimento esaustivo nelle attività di vita quotidiana.

Possono ridurre il gonfiore dell’articolazione drenando la parte linfatica o vascolare venosa, che ha congestionato l’articolazione.

La condropatia femoro rotulea è un danno anatomico degenerativo che non regredisce, ma possiamo gestirla nel migliore dei modi per far sì che si stabilizzi e che non continui la sua corsa patologica oltre modo rispetto allo stato naturale di invecchiamento della persona.