L’artrite reattiva, in passato conosciuta anche come sindrome di Reiter, è una patologia autoimmunitaria, che coinvolge molteplici tessuti e apparati, quali quelli:
- osteo-articolari
- urologico
- ginecologico
- dermatologico
causando artriti, uretriti e congiuntiviti in maniera maggiore, ma non sono pochi i casi dove i pazienti riferiscono la comparsa di ulcere buccali, rash e piaghe cutanee, coliti, perdita di peso, malessere generale e febbre.
Per questo l’approccio alla patologia può divenire multifattoriale, coinvolgendo vari specialisti.
Come accennavo poc’anzi l’artrite reattiva genera un’infiammazione che può manifestarsi su un singolo tessuto o coinvolgere più apparati contemporaneamente.
Generalmente i sintomi si manifestano in un periodo che varia dai 15 ai 30, giorni dopo l’innesco dei fattori scatenanti la patologia, mantenendo poi l’acuzia per diversi mesi, oltre i quali il paziente cronicizza la sua situazione con un’andamento intermittente, durante il quale alterna stati di sintomatologia manifesta, a periodi di silenzio sintomatologico.
Ma vediamo quali sono le caratteristiche delle diverse manifestazioni divise per apparati.
Nel campo osteo-articolare, le articolazioni maggiormente interessate sono:
- la sacro-iliaca
- spalla
- gomito
- anca
- ginocchio
- le articolazioni medio distali di mani e piedi.
L’artrite reattiva può portare anche allo sviluppo di entesiti.
Una delle caratteristiche di questa patologia è che l’infiammazione osteo-articolare ha carattere asimmetrico, ovvero le articolazioni coinvolte sono differenti tra di loro da un’emilato all’altro, presentandosi però con le stesse caratteristiche, ovvero gonfiore, dolore, rigidità articolare e contratture antalgiche associate, sia al segmento che al distretto coinvolto.
Nel momento in cui l’attacco acuto artritico si risolve, il paziente non riporta danno alcuno, ma in alcuni soggetti, soprattutto quelli che soffrono in maniera cronica di artrite articolare e con una ripetitività delle stesse articolazioni, potranno lamentarsi di quelli che sono i danni provocati dall’evento infiammatorio, ovvero sviluppo di fibrosità, sviluppo di cavità geodiche, lesioni cartilaginee, deviazioni dell’asse articolare.
Nel campo urologico l’infiammazione colpisce maggiormente l’uretra, provocando bruciore nella minzione, pollachiuria (stimolo frequente alla minzione), perdita di secrezioni e in rari casi tracce di sangue nelle urine.
Nelle donne l’infiammazione può coinvolgere oltre che l’uretra, anche la vescica provocando delle cistiti.
Va ricordato che sia nell’uomo che nelle donne, le infezioni delle vie urinarie possono estendersi agli organi genitali, causando nell’uomo delle prostatiti, mentre nella donna si possono presentare vaginiti (vagina), salpingiti (tube di falloppio), cerviciti (collo dell’utero).
Nel campo oculistico si hanno delle manifestazioni di congiuntivite, con arrossamento oculare, gonfiore palpebrale, eccesso di lacrimazione, aumento della fotosensibilità (fotofobia), dolore oculare.
Generalmente i pazienti non riportano danni permanenti all’occhio, ma in rari casi si sono sviluppate delle uveiti, interessando l’iride, il corpo ciliare e la coroide, causando dei danni importati che comportano una riduzione temporanea della vista, fino a dei danni irreversibili se non tempestivamente curata.
Le cause dell’artrite reattive ad oggi non sono ancora ben definite, ma si è visto che la predisposizione genetica e l’aggressione di alcuni agenti patogeni infettivi, possano essere uno starter nell’accensione della malattia.
Pertanto nell’eziologia dell’artrite reattiva, si parlerà di fattori genetici e di fattori ambientali.
Tra i fattori genetici, si è riscontrato che il 75% dei pazienti presentano il gene HLA-B27 nel cromosoma 6.
La ricerca ha dimostrato che i pazienti che presentano questo tipo di gene sono maggiormente predisposti alla comparsa dell’artrite reattiva.
Sembra che all’attacco di un agente patogeno batterico, la presenza del gene HLA-B27, sviluppi una risposta anomala del sistema immunitario, che porta alla comparsa dell’artrite reattiva.
Tra i fattori ambientali che possono dare il via alla manifestazione artritica, si è visto che alcuni particolari agenti patogeni, siano stati associati allo sviluppo della malattia autoimmunitaria.
I batteri che sono stati associati, appartengono sia al sistema gastro- intestinale, sia al sistema genitale nelle forme stabili e nelle forme sessualmente trasmissibili, sia al sistema urinario.
Anche alcuni batteri contenuti nei cibi ed altri derivanti dalla trasmissibilità per via oro-fecale, possono essere riscontrati nella comparsa dell’artrite reattiva.
Se qualcuno di voi si stesse ponendo la domanda: “ma visto che alcuni batteri sono trasmissibili per via oro-fecale e per via sessuale, allora l’artrite reattiva è anch’essa trasmissibile?”
La risposta è assolutamente no, perché come detto in precedenza, ci deve essere la combinazione di fattori genetici e di fattori ambientali.
Diagnosticare l’artrite reattiva non è facile, perché bisogna riuscire ad associare i diversi segni clinici e i sintomi riportati dal paziente, con quelli che possono essere i cambiamenti di stato del sistema immunitario, secondo la presenza di infezioni batteriche, in concomitanza con alterazioni genetiche tipiche del soggetto.
Pertanto sarà necessario fare una buona anamnesi per la raccolta dei dati riferiti dal paziente, associando un esame obiettivo capace di portare in evidenza i segni della patologia tipici dell’artrite reattiva, spesso associando esami di laboratorio, quali analisi del sangue, analisi del liquido sinoviale, test ematici per la ricerca di marker genetici specifici perl ’HLA-B27 e una specifica diagnostica per immagini, che può variare da esami ecografici, ad esami di risonanza magnetica e lastre, in maniera da individuare con minuziosità le caratteristiche dell’attacco reumatologico e le complicanze che ha causato.
La terapia si basa sulla gestione dei sintomi bloccando l’infiammazione, dapprima con farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), o con cortisonici nel caso in cui i primi non dovessero sortire un sufficiente effetto.
Se la sintomatologia dovesse perdurare a lungo e l’artrite assumesse una forma cronicizzante, con pause di silenzio troppo brevi, si può intervenire mediante l’utilizzo attento e oculato, di immunosoppressori.
Sarà molto importante studiare l’eventuale necessità nella somministrazione di antibiotici, con l’intento di ridurre la vitalità batterica infettiva, eliminando il fattore ambientale scatenante la patologia artritica, così com’è molto importante, nella forma preventiva, cercare di ridurre il rischio di contrarre infezioni batteriche per via oro-fecale, da rapporti sessuali non protettiti e attraverso l’assunzione di cibi mal conservati o non sufficientemente lavati,
La fisioterapia sarà necessaria per supportare il paziente nella gestione delle problematiche osteo-articolari e muscolari riscontrate, cercando dapprima di limitare gli effetti nefasti della malattia, per poi recuperare la miglior condizione fisiologica e funzionale.
L’artrite reattiva è una patologia variabile da paziente a paziente, nella sua forma, nella sua durata, nella sua periodicità e nelle sue conseguenze, pertanto è di fondamentale importanza una diagnosi tempestiva, alla base della quale stabilire un piano terapeutico efficace nella gestione e nella regressione dell’attacco acuto.
La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.