Periostite tibiale

Che cosa è la periostite?

La periostite è una condizione patologica di infiammazione a carico del periostio.

Il periostio è la porzione più esterna dell’osso, che funge da astuccio dell’osso stesso, ad esclusione delle aree articolari e delle aree di inserzione tendinea.

E’ formato da tessuto connettivo, il quale nel processo patologico infiammatorio, subisce una trasformazione, creando delle isole di placche ossee dai contorni ben delineati, ad aspetto piatto oppure in rilievo, fino ad arrivare, nei casi più violenti e duraturi, a sviluppare delle esostosi.

Questa trasformazione ossea è causata dalla stimolazione degli osteblasti, deputati alla crescita della matrice ossea, i quali depositano materiale cellulare nella superficie più esterna dell’osso oltre che nella sua porzione strutturale intima.

La periostite tibiale è la patologia infiammatoria del periostio a carico di una od entrambe le ossa tibiali e può localizzarsi sia nella zona anteriore che posteriore della gamba.

Periostite 02Periostite acuta e cronica

La periostite può essere divisa in acuta e cronica e questa distinzione farà si che i sintomi assumeranno delle connotazioni diverse per intensità, durata e manifestazione.

Periostite acuta

La manifestazione del dolore compare in maniera rapida, alle volte violenta, con dolore che si presenta in maniera maggiore durante le attività fisiche, ma che generalmente perdurano anche a riposo.

Il dolore si attiva anche alla palpazione e alla compressione.

Vi è un aumento di calore nella zona locale della periostite, alle volte associato ad edema ed arrossamento.

Non è raro avere delle manifestazioni di aumento della temperatura corporea, soprattutto se la causa della periostite è di origine infettiva.

Periostite cronica

La sintomatologia è meno violenta, il dolore è generalmente persistente e non ha dei picchi di manifestazione.

Quando l’origine della periostite è da ricondurre ad un’aggressione patogena, il paziente può essere accompagnato da un’alterazione minima della temperatura corporea, soprattutto nelle ore serali.

Difficilmente la periostite cronica rende il soggetto inabile al movimento, ma la presenza costante del dolore in sottofondo, riduce le prestazioni fisiche per qualità, forza e resistenza, inducendo il paziente a trovare delle strategie di compenso non sempre fruttuose nel medio e lungo termine.

Periostite 03Le cause

Le cause sono molte e di vario genere.

Nella periostite tibiale i fattori scatenanti sono generalmente da ricercare nel tipo di attività sportiva che il paziente compie, nella ripetitività del gesto sportivo, nelle attrezzature utilizzate per svolgere quel tipo di sport.

E’ chiaro che non sono solamente gli sportivi a soffrire di periostite tibiale, ma anche le persone comuni e la possono sviluppare sia in ambienti di lavori predisponenti e sia nelle normali attività di vita quotidiana.

Ma vediamo insieme quali possano essere le varie cause:

  • traumi
  • microtraumi ripetuti
  • compressione prolungata o eccessiva, esempio tipico è la compressione e la pressione provocata dallo sciatore con l’appoggio della tibia sullo scarpone da sci
  • aggressioni infettive batteriche o virali
  • alterazioni della postura
  • sollecitazioni muscolari eccessive per carichi di lavoro richiesti o per alterazioni dell’equilibrio delle catene muscolari
  • alterazioni dei carichi compressivi
  • sovrappeso
  • dismetria degli arti inferiori
  • alterazione dell’appoggio e dello scarico a terra per una disfunzione di piattismo o caviamo del piede
  • calzature sbagliate durante l’attività fisica o nelle attività che prevedono delle lunghe camminate.

Diversa è la periostite causata da agenti infettivi batterici o virali.

In questo contesto l’aggressione da agente esterno può arrivare al periostio o per un evento traumatico lacerativo profondo, o per via ematica o per via linfatica.

Periostite 04Negli ultimi due casi è chiaro che ci troviamo di fronte ad un problema sistemico che vede la migrazione degli agenti patologici attraverso i sistemi circolatori e che vede il paziente coinvolto in una serie di patologie di natura diversa, che si sovrappongono tra di loro.

La diagnosi della periostite

Nella diagnosi la raccolta dei dati anamnestici è importante, consente di capire quali siano i sintomi riferiti dal paziente, quali siano gli eventi associabili e avere un primo canale di classificazione della patologia in essere.

Nel proseguo della denominazione della patologia, l’esame obiettivo si rende assolutamente necessario per valutare la localizzazione del dolore, l’eventuale presenza di edema o di arrossamenti locali, l’aumento della temperatura locale, la comparsa del dolore durante l’esecuzione di movimenti passivi, attivi e in controresistenza, la presenza di contratture muscolari antalgiche riflesse, l’instaurarsi di atteggiamenti compensatori funzionali o posturali.

RXSono assolutamente utili, nel supporto diagnostico, l’utilizzo di esami quali:

  • rx
  • rm
  • ecografia
  • esami di laboratorio per valutare i fattori ematici inerenti alla presenza di un’eventuale infezione
  • scintigrafia ossea che permette di valutare lo stato metabolico in essere della struttura colpita da infezione accertata.

Il trattamento

Nella fase acuta il paziente va messo a riposo e nel caso di una periostite tibiale, può essere utile consigliare l’uso di una stampella, per scaricare parzialmente il peso del corpo nella fase di appoggio e nella deambulazione.

FisioterapiaLa fisioterapia si rende molto utile per ridurre lo stato infiammatorio, migliorare la circolazione locale, recuperare i compensi muscolari e posturali, recuperare la forza segmentale e della catena muscolare coinvolta, rielaborare il miglior schema cinetico e biomeccanico.

Una strada molto seguita è quella di assumere antinfiammatori non steroidei, per ridurre l’infiammazione in tempi rapidi.

Nel caso di una periostite di tipo infettiva, se di origine batterica, sarà necessario somministrare una terapia antibiotica che spenga il focolaio patogeno.

Anche la chirurgia può dare il suo contributo, effettuando un incisione locale e una tolettatura chirurgica, sia nel caso di infezioni localizzate, sia nelle condizioni in cui ci sia un’edema di vecchia data, non più in grado di essere drenato.

La periostite è una patologia fastidiosa e va assolutamente evitato che cronicizzi nel tempo.

E’ facilmente diagnosticabile, com’è altrettanto semplice ricercarne la causa scatenante, pertanto sarà possibile elaborare la miglior strategia terapeutica per efficacia e tempi di remissione.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi, abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.

Pectus excavatum – torace ad imbuto

L’argomento di oggi è particolarmente interessante anche se non di estrema diffusione. Parleremo del Pectus Excavatum.

Cos’è il pectus excavatum?

Pectus Excavatum 01Il pectus excavatum, detto anche torace ad imbuto, è una malformazione della porzione centrale anteriore della gabbia toracica, caratterizzata dall’infossamento della zona sterno-condrale medio inferiore.

Sembrerebbe che l’eccessiva crescita delle porzioni cartilaginee con aggancio sternale, creino una spinta anomala dello sterno verso l’interno del torace, modificandone la conformazione.

Si può presentare già da alcuni mesi dopo la nascita del bambino e sviluppa la sua particolare conformazione durante il periodo della crescita e dello sviluppo, per poi stabilizzarsi nell’età adulta.

Pertanto questo dismorfismo tende ad evolvere con la crescita, accentuandone le caratteristiche.

Può peggiorare anche dopo la fine dello sviluppo, se influenzata da una cattiva postura, o da patologie artrosiche e condrali che coinvolgano il tratto dorso-toracico.

Tra le malformazioni toraciche anteriori, con interessamento dello sterno, è sicuramente la più comune e colpisce maggiormente i soggetti maschi con un rapporto triplo rispetto al genere femminile.

Generalmente non presenta sintomi locali, ma può influenzare l’equilibrio della gabbia toracica e conseguentemente del segmento dorsale, modificandone la postura sia sul piano sagittale (alterazione della curva cifotica), sia sul piano frontale (comparsa di una scoliosi adattativa) e l’equilibrio del baricentro della persona.

Pectus Excavatum 02Lo sterno, le coste e la loro giunzione cartilaginea, sono fondamentali nel corretto meccanismo della respirazione toracica-diaframmatica, pertanto la conformazione del torace ad imbuto, può alterare il corretto funzionamento del dinamismo respiratorio, riducendone le capacità funzionali, soprattutto nella ventilazione forzata.

Solamente nei casi distrofici più gravi, la deformazione può presentare una zona di restringimento e compressione nell’area cardiaca, polmonare e gastro-esofagea, provocandone anomalie di funzione come l’alterazione del ritmo cardiaco, affanno, aumento dell’affaticabilità, predisposizione alle infezioni delle vie respiratorie soprattutto inferiori, dolore retrosternale, reflusso gastro-esofageo, predisposizione all’ernia iatale.

Le cause

Il pectus excavatum non individua delle cause di insorgenza specifiche, pertanto la sua presenza è quasi sempre di tipo congenita, in una percentuale di circa il 90%.

Si è notato che la predisposizione genetica familiare influisce nello sviluppo dell’anomalia.

Nella restante percentuale eziologica, può essere associata a malattie genetiche del tessuto connettivo (come la sindrome di Marfan), al rachitismo e nello sviluppo di forti scoliosi con curva primaria nel segmento dorsale.

La diagnosi del pectus excavatum

La diagnosi si elabora prettamente con un esame obiettivo, dove la visualizzazione dell’anomalia toracica risalta all’occhio dello specialista per caratteristiche e conformazione.

Pectus Excavatum 03E’ importante valutare la capacità di mobilità ed elasticità del torace alla palpazione manuale, così come è rilevante evidenziare disfunzionalità nella meccanica respiratoria toraco-diaframmatica.

Lo studio radiografico sarà sufficiente per confermare la diagnosi di torace ad imbuto e nel caso si presenti la necessità di studiare lo stato compressivo degli organi interni relativi all’area cardiaca, polmonare e gastro-esofagea, si potrà ricorrere all’utilizzo di RM o TC per studiare nei dettagli lo stato in essere dei rapporti anatomici sopra citati.

Nei casi più gravi può esser opportuno richiedere un elettrocardiogramma associato ad un ecocardiogramma (a riposo o sotto sforzo) per valutare la funzione cardiaca, una spirometria per studiare la funzione polmonare ed una gastroscopia per capire lo stato in essere dell’esofago, dello stomaco, stimando l’eventuale presenza di ernia iatale e/o del reflusso gastro-esofageo.

Il trattamento

Pectus Excavatum 04La terapia è generalmente conservativa e la fisioterapia diventa la strada terapeutica maggiormente utilizzata per cercare di correggere la deformità, tramite esercizi di riequilibrio posturale, ginnastica toraco-diaframmatica respiratoria, mobilizzazione manuale, riequilibrio dello stato di tensione vertebrale ed addominale, in maniera da evitare che si instaurino rigidità dannose e peggiorative allo stato in essere del torace ad imbuto.

Nei casi più gravi si può chiamare in causa la chirurgia, che vede prevalentemente l’utilizzo di due strade, una laparoscopica ed una classica a cielo aperto, dove in entrambe, per la correzione della deformità, si farà ricorso a mezzi di sintesi che verranno poi rimossi più avanti nel tempo, quando l’allineamento ottenuto sarà ormai stabile ed affidabile.

Il pectus excavatum non è una patologia grave, ma proprio per questo non va trascurata, cercando di correggerla da subito, evitando che la crescita fisica possa peggiorarne e consolidarne gli aspetti anatomopatologici.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi, abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.

Malattia di Sever Blanke – Epifisite del calcagno

La malattia di Sever è un’infiammazione della cartilagine di accrescimento nell’apofisi posteriore del calcagno, ovvero dove si inserisce il tendine di Achille e si può presentare prima che essa si ossifichi completamente con il resto del tallone.

Anatomia

Il calcagno è l’osso posteriore del piede e da solo sopporta il carico dell’80% circa del peso corporeo.

Si manifesta nei bambini durante l’età di accrescimento, nel periodo che va tra gli 8 e i 14 anni e può verificarsi su un solo emilato o su entrambi; nel 60% circa dei casi si presenta bilateralmente, in tempi spesso diversi ma non necessariamente distanti tra di loro.

Sono maggiormente colpiti i maschietti rispetto alle femminucce e sempre rimanendo nella casistica dei grandi numeri, sono coinvolti con più frequenza, i soggetti in sovrappeso e/o chi pratica quegli sport che prevedono salti ripetuti, l’utilizzo di scarpe poco ammortizzate o attività fisiche a piedi scalzi.

La manifestazione della malattia di Sever

La malattia di Sever provoca un dolore sotto e posteriormente al calcagno, che va ad esacerbarsi nelle attività sportive.

Nei casi più importanti, può manifestarsi anche durante la semplice deambulazione o addirittura nella messa in tensione del polpaccio, come ad esempio nel rimanere sulle punte dei piedi.

malattia di sever 02In molti pazienti, la parte posteriore del tallone evidenzia un gonfiore, un aumento della dolorabilità alla palpazione pressoria, un arrossamento, un’incremento di temperatura della parte posteriore, tipico di un processo infiammatorio acuto in atto.

La patologia si sviluppa per un eccesso di sollecitazioni del tendine di Achille, che inserendosi sull’apofisi calcaneare, mina lo stato di equilibrio dei nuclei di accrescimento specifici della zona.

I muscoli del polpaccio retratti o eccessivamente forti, sono l’origine dell’eccesso di trazione che il tendine di Achille sviluppa.

postureAnche le posture alterate da un cambiamento del baricentro, possono aumentare lo stato di tensione della catena muscolare posteriore della gamba.

Non sono da sottovalutare i traumi e le sollecitazioni ripetute della zona, rientrando tra le cause che possono sviluppare la malattia di Sever.

La diagnosi

Nella diagnosi la raccolta dei dati anamnestici è importante, consente di capire quali siano i sintomi riferiti dal paziente, quali gli eventi associabili e avere un primo canale di classificazione della patologia in essere.

ecografia talloneNel proseguo della denominazione della patologia, l’esame obiettivo si rende assolutamente necessario per valutare la postura del paziente, per analizzare le capacità di movimento della caviglia in flessione dorsale, lo stato di tensione muscolare della porzione posteriore della gamba e del tendine di Achille, la reazione del paziente all’evocazione del dolore durante la palpazione, la compressione dell’apofisi calcaneare ed il mantenimento della posizione sulle punte del piede stesso.

Può essere utile supportare il processo diagnostico utilizzando esami ecografici od uno studio radiografico della zona retrocalcaneare.

La cura della malattia di Sever

La cura della malattia di Sever, può avere varie strade percorribili:

  • l’utilizzo di antinfiammatori non steroidei e di antidolorifici come ad esempio il paracetamolo
  • applicazioni di ghiaccio più volte al giorno
  • riposo dalle attività fisiche sportive coinvolte nel processo patologico
  • utilizzo di talloniere ammortizzanti o di plantari di scarico
  • esercizi di allungamento e scarico dei muscoli posteriori della gamba
  • fisioterapia per diminuire l’infiammazione e migliorare il metabolismo rigenerativo.

fisioterapia piedeLe strategie di cura non hanno tempi definiti, possiamo dire che la scomparsa della patologia può richiedere anche diversi mesi e che la ripresa delle attività fisiche deve essere graduale.

La malattia di Sever se sottovalutata e mal curata può causare la comparsa nel tempo della spina calcaneare o comunque un’alterazione del normale profilo osseo, pertanto dobbiamo essere efficaci e veloci nell’intervenire con una diagnosi precisa e una cura adeguata al caso che ci si presenta.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi, abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.