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Osteomalacia

Con il termine di osteomalacia si definisce un processo di demineralizzazione ossea, causato da un dismetabolismo, che le rende suscettibili a malformazioni, fratture e dolori.

L’osteomalacia colpisce in età adulta, pertanto non può essere confusa con il rachitismo che invece si può manifestare nel periodo dell’accrescimento.

Nell’osteomalacia la matrice ossea conserva una struttura del tutto normale, ma non sufficientemente mineralizzata; questa peculiarità la rende del tutto differente dall’osteoporosi, la quale invece si caratterizza per una riduzione della matrice ossea normalmente mineralizzata.

I  sintomi dell’osteomalacia non si manifestano mai precocemente, ovvero l’esordio della malattia non viaggia in parallelo con la manifestazione sintomatica.

I pazienti lamentano in maniera più frequente dolori ossei di tipo sordo, che si possono esacerbare se vengono sottoposte a pressioni spontanee o indotte e all’aumento dei carichi muscolari durante la contrazione e il movimento.

Le strutture ossee generalmente più colpite sono:

  • la colonna vertebrale dorsale medio-bassa
  • le coste medio inferiori
  • la colonna vertebrale lombare
  • il bacino
  • le ossa lunga di coscia e gamba.

Non è assolutamente raro riscontrare delle aree di microfratture spontanee nelle zone ossee maggiormente algiche.

A livello muscolare si può andare incontro ad un’ipotonicità, una riduzione della forza e della resistenza muscolare, con una compromissione della stabilità posturale e dell’attività deambulatoria.

L’osteomalacia ha molteplici cause di innesco, ma dandone un ordine di importanza, dobbiamo annoverare come primo processo eziologico, il dismetabolismo della vitamina D, del calcio e del fosforo.

Al di la di eventuali disordini alimentari, dove l’assunzione di calcio, fosforo e vitamina D, possono risultare insufficienti, diventa più complesso riuscire a scovare e gestire le alterazioni metaboliche dei fattori sopra indicati.

La vitamina D , di cui abbiamo già ampiamente perlato in un articolo antecedente ( https://ambrogioperetti.it/vitamina-d/ ), può risultare insufficiente per una scarsa esposizione al sole, o per problemi inerenti a patologie croniche renali ed epatiche, oltre che ad un’insufficienza pancreatica.

Anche un mal’assorbimento intestinale può essere annoverato tra le cause della carenza nell’assorbimento della vitamina D, come nei soggetti affetti da celiachia, diverticoli e morbo di Chron.

Non sono mai da sottovalutare eventuali postumi di resezioni chirurgiche del tratto intestinale, per patologie primarie specifiche.

Anche il metabolismo del calcio e del fosforo hanno una stretta relazione con la salute di organi quali:

  • reni
  • intestino
  • ghiandole parotidi
  • cute
  • vitamina D, la quale aumenta la capacità di assorbimento di questi minerali.

In ultimo bisogna tener presente che l’assunzione costante e a lungo termine  di alcuni farmaci, può causare un dismetabolismo dei fattori di assorbimento alimentare.

La diagnosi dell’oteomalacia ha una prevalenza strumentale tramite l’uso di radiografie ed indagini di laboratorio, anche se inizialmente la visita dello specialista, può riscontrare ad un esame obiettivo, la comparsa di alterazioni di forma delle componenti ossee, che potranno mettere in evidenza delle deformazioni.

Alle palpazione profonda e decisa delle componenti ossee osteomalaciche, si può esacerbare dolore ed un’associata contrattura antalgica riflessa, con un’alterazione funzionale al carico e alle attività deambulatorie, nelle situazioni ove la patologia sia a carico della colonna vertebrale, del bacino o delle ossa lunghe dell’arto inferiore.

La diagnostica per immagini trova un valido aiuto nell’esame radiografico, che mostra sia le alterazioni della struttura ossea nelle sue caratteristiche di deformazione, sia nel rilevare la presenza di fratture parziali o complete del segmento scheletrico esaminato.

Le indagini di laboratorio, anch’esse di assoluta rilevanza, permettono di studiare le alterazioni metaboliche e le carenze di vitamina D, calcio e fosforo.

Hanno anche il compito di analizzare le funzioni d’organo sia del tubo digerente, sia delle ghiandole associate alla digestione, così come del complesso ormonale associato al metabolismo alimentare.

Verranno pertanto prescritte analisi del sangue, analisi delle urine e analisi delle feci.

Il trattamento dell’osteomalacia vede la necessità di integrare i fattori alimentari carenti e precedentemente individuati, andando ad ottimizzare sia la loro assunzione nei valori di riferimento, sia la loro metabolizzazione a livello intestinale, epatico, pancreatico e renale.

Sindrome di Osgood Schlatter

La sindrome di Osgood Schlatter è una patologia che riguarda i giovani in età pre-adolescenziale e adolescenziale.

Osgood_Schlatter_01Manifestazione della sindrome di Osgood Schlatter

Si manifesta con una degenerazione a livello della tuberosità tibiale, nel punto di aggancio del tendine rotuleo, manifestando dolore e riduzione della capacità funzionale e motoria.

Vediamo di spiegarla in maniera più semplice.

Nell’età dell’accrescimento le strutture ossee sono soggette a modificazioni per permettere lo sviluppo dello scheletro che deve andare di pari passo con quello del resto del corpo.

Osgood_Schlatter_02Le cartilagini di accrescimento guidano la crescita dello scheletro, queste sono dei segmenti specifici dove l’astuccio osseo (periostio) è interrotto e infarcito di cartilagine, per dare la possibilità programmata dalla genetica e dai fattori ambientali, di seguire delle linee precise di sviluppo.

Molte di queste cartilagini di accrescimento ospitano punti di aggancio tendinei, legamentosi o entrambi, subendo forze di trazione o compressione.

Può succedere che le tensioni sviluppate nella zona delle cartilagini di accrescimento siano eccessive, tanto da creare delle perturbazioni nella vitalità del tessuto cellulare generando infiammazione e degenerazione.

Nel morbo di Osgood Schlatter succede esattamente questo, ovvero la tensione sviluppata dal tendine rotuleo, trazionato dal muscolo quadricipite, sull’aggancio della tuberosità tibiale, diventa eccessiva se sottoposta a carichi ripetuti ed e sovradosati, tanto da non essere sopportati dalla resistenza delle cellule periostali e cartilaginee che le devono subire.

Osgood_Schlatter_03Da qui si sviluppa una degenerazione locale associata spesso ad un’infiammazione della giunzione osteo-tendinea.

La struttura ossea prende un aspetto sfrangiato e disomogeneo causando la perdita di compattezza del tessuto stesso.

La tuberosità tibiale pertanto tenterà di reagire modificando la propria consistenza e creando uno spuntone osseo sovra dimensionato, come se volesse avvicinarsi alla zona di origine dei carichi per diminuirne la tensione compensandola.

Soggetti interessati dalla sindrome di Osgood Schlatter

L’epidemiologia vede maggiormente colpiti gli adolescenti in fase di accrescimento con un’età critica tra i 10 e i 15 anni.

La popolazione maschile è maggiormente interessata alla patologia rispetto a quella femminile.

Spesso la patologia si manifesta in maniera bilaterale, quasi mai contemporaneamente.

L’insorgenza del morbo di Osgood Schlatter è favorito sicuramente da una predisposizione genetica, ma anche e soprattutto da attività fisiche che vedono un impegno importante delle masse muscolari quadricipitali, dove le accelerazioni e le decelerazioni facciano parte del corredo di gioco e i saltelli siano li a completare le caratteristiche di allenamento.

Osgood_Schlatter_04La diagnosi

La diagnosi vede l’uso di varie metodiche:

  • rx
  • esame ecografico
  • rm

L’RX ci da la possibilità di valutare le alterazioni della tuberosità tibiale nel momento in cui la patologia ha già fatto il suo effetto sulle cellule ossee modificandone il profilo e la consistenza.

L’esame ecografico ci permette di valutare l’insorgenza della malattia nel momento in cui viene intaccata la cartilagine di accrescimento e quindi di accorgersi dell’insorgenza dello stadio primario dell’alterazione patologica tessutale.

La RM valuta lo stato in essere del tendine rotuleo nel momento in cui ci sia un’infiammazione ed eventualmente un edema associato, nella zona di inserzione ossea.

La diagnostica per immagini ovviamente deve essere di supporto all’ esame clinico e raccolta dati, rispetto alla situazione che ci si propone al momento della visita.

Osgood_Schlatter_05Evoluzione e trattamento della sindrome di Osgood Schlatter

La patologia tende a risolversi spontaneamente con la fine del picco di accrescimento osseo, che orientativamente avviene intorno ai 16 anni nei ragazzi e ai 14 anni nelle ragazze, è vero però che nel frattempo vengono utilizzati approcci mirati a ridurre al minimo la presenza della patologia.

Verrà rispettato un periodo di riposo dall’attività sportiva evitando di mettere in stress il ginocchio tramite la contrazione muscolare esponenziale del quadricipite.

Nei casi maggiormente acuti viene utilizzato lo scarico dell’arto tramite l’ausilio delle stampelle.

L’utilizzo del ghiaccio è proposto come antinfiammatorio naturale ripetendolo più volte al giorno, con l’intento di freddare la parte senza mai arrivare al congelamento, per evitare l’ effetto vascolare opposto.

Il piano terapeutico fisioterapico prevede l’allungamento delle masse muscolari anteriori e il loro riequilibrio rispetto ai gruppi posteriori per migliorare la sinergia contrattile dell’arto inferiore.

Osgood_Schlatter_06Verranno fatti anche esercizi minimi di rinforzo muscolare in isometrica, ovvero senza attivare l’articolarità del ginocchio, per mantenere un tono basale del quadricipite e un trofismo adeguato , in modo tale che nel momento in cui verrà autorizzato la ripresa al pieno carico, il peso e la cinetica deambulatoria non gravi completamente sull’articolazione e sulla tuberosità tibiale.

Il piano terapeutico osteopatico invece verterà sul ricercare il miglior assetto dei fulcri articolari che possano compensare il lavoro del ginocchio, verrà pertanto riequilibrato il bacino, le anche e l’appoggio in scarico dei piedi per garantire un appoggio confortevole richiedendo il minimo sforzo.

Verrà messa in campo una terapia che migliori il metabolismo dei tessuti ed elimini le tossine infiammatorie che infarciscono il tessuto osseo e quello tendineo nel loro punto di giunzione.

Verrà cercato il miglior bilanciamento legamentoso e del tessuto connettivo fasciale, in maniera da ridurre al minimo le forze di tensione che possano condizionare lo stato di tensione muscolare.

Nelle terapie farmacologiche è previsto l’utilizzo di farmaci antinfiammatori e antidolorifici pensando ad una posologia che sia sostenibile da un bambino-adolescente.

Osgood_Schlatter_07Non è da sottovalutare l’utilizzo di un tutore che preservi il tendine rotuleo dai carichi statici e dinamici nel rapporto osseo di inserzione sulla tuberosità tibiale.

Nei casi più gravi e resistenti si può arrivare al trattamento chirurgico, dove la tuberosità tibiale verrà rimodellata e pulita dalle alterazioni ossee sviluppate dall’evoluzione patologica.

Nel momento in cui la patologia venisse sottovalutata e non arginata si potrebbe arrivare alla frattura del terzo superiore della tibia per indebolimento dell’osso stesso.

Il morbo di Osgood Schlatter è sicuramente difficile da vivere in un’età giovanile, perché limita le attività ricreative e mette il soggetto in una condizione di dolore quasi costante, ma se fatta una buona diagnosi precoce e accertato lo stadio evolutivo patologico, può guarire senza lasciare alcuna conseguenza futura.

Lasciamo che i nostri figli vivano questa patologia come una pausa di riposo, dove forzare i tempi di rientro non produce nessun effetto benevolo, anzi rischia di cronicizzare i sintomi già esistenti.

Una pausa imposta può esser sfruttata facendo aumentare il desiderio di rientrare nel proprio mondo di fisicità e sport.

Vitamina D

La vitamina D, conosciuta anche con il nome di calciferolo, svolge un ruolo essenziale per le funzioni vitali come cofattore delle vie metaboliche, con proprietà primarie antirachitiche.

Vitamina D, D2 e D3

Ha una sotto divisione in vitamina D2 (ergocalciferolo) e in vitamina D3 (colecalciferolo).

La vitamina D3 viene prodotta in per via endogena, tramite la trasformazione del colesterolo attraverso i raggi ultravioletti assorbiti a livello cutaneo ed in parte è acquisita per via esogena con un’alimentazione di prodotti animali.

La vitamina D2 viene introdotta per via esogena attraverso l’alimentazione di prodotti vegetali.

Assunzione della Vitamina D

Vitamina D 02C’è da dire che la quantità di vitamina D che si riesce ad incamerare attraverso l’alimentazione è bassa e che la maggior parte del calciferolo ottenuto, segue il percorso di sintetizzazione a livello cutaneo per azione dei raggi ultravioletti.

È una vitamina liposolubile, ovvero che può sciogliersi nei solventi grassi ed è necessaria per l’assorbimento del calcio attraverso l’intestino, ottimizzando la salute delle ossa, con un processo omeostatico di metabolizzazione del calcio stesso e del fosfato.

È pertanto primario per la crescita dello scheletro, per il rimodellamento osseo e per il trofismo cartilagineo.

Ha altri importanti compiti che sono quelli di favorire il riassorbimento di calcio, fosfati e magnesio attraverso l’intestino, di promuovere il riassorbimento di fosforo e calcio attraverso i reni, di supportare la funzione immunitaria, di coadiuvare la crescita cellulare e di interagire con i processi infiammatori riducendone l’attività.

Le cause della riduzione della Vitamina D

Le cause che possono dare una riduzione della vitamina D sono da ricercare in una:

  • diminuita esposizione cutanea ai raggi ultravioletti (quindi alla luce del sole)
  • un ridotto apporto alimentare
  • un malassorbimento digestivo cronico
  • un’insufficienza renale cronica
  • un’ insufficienza epatica
  • per interazioni farmacologiche.

Ma cosa comporta una carenza di vitamina D nella persona?

Vitamina D 03Nei bambini provoca rachitismo, mentre negli adulti osteomalacia (difetto di mineralizzazione della matrice ossea), causando in entrambi deformazioni osee e fragilità, tra cui l’osteoporosi.

Inoltre a livello ematico, si riscontrano livelli alterati quali:

  • aumento del paratormone
  • aumento della fosfatasi alcalina
  • riduzione di fosforo
  • riduzione del calcio.

E allora la domanda che viene spontanea porsi è: quali sono i valori di vitamina D che normalmente dovrebbero essere assunti come fabisogno giornaliero?

Vi propongo una tabella riassuntiva di facile interpretazione.

Vitamina D 04

I valori riportati sono quelli stilati per una popolazione europea, ma ogni continente ha dei valori propri, che tengono presente le condizioni ambientali e il tipo di cibo più facilmente reperibile nella dieta alimentare di contesto.

farmaciFortunatamente i casi di rachitismo oggi sono alquanto rari, mentre si assiste con frequenza a problemi di metabolismo osseo di tipo malacico negli adulti e ancor più negli anziani.

Se non si riescono a correggere i fattori precedentemente annoverati nella giustificazione della carenza di vitamina D, si può ricorrere ai numerosi integratori e farmaci, ma facendo attenzione a non sorpassare i valori di soglia tollerabili, perché un eccesso di vitamina D, può causare degli effetti collaterali anche gravi:

  • dolori articolari
  • crampi
  • cefalea
  • nausea
  • calcificazioni segmentali tissutali e di organi, per aumento di calcio nel circolo ematico
  • malformazioni fetali nelle donne incinta.

La giusta dose

Pertanto la vitamina D deve essere assolutamente presente nel nostro corpo in un arco di valori minimi e di valori massimi di tolleranza, perché come per ogni cosa, gli eccessi in negativo e in positivo causano delle disfunzioni metaboliche e organiche che minano lo stato di salute della persona.

È facile poter tenere sotto controllo il livello di vitamina D nel corpo per mezzo di semplici analisi del sangue, così com’è facile integrarla attraverso una corretta ed adeguata alimentazione, ma soprattutto grazie all’esposizione dei raggi ultravioletti e quindi alla luce del sole…..non facciamoci cogliere impreparati.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.