Articoli

Protesi d’anca

La protesi d’anca è sicuramente l’intervento ricostruttivo che vanta la più alta efficacia nella risoluzione del dolore e dei problemi di movimento dei pazienti che vi si sottopongono.

Protesi d’anca

La protesizzazione articolare è uno dei passi avanti più importanti nella gestione e nel recupero della salute ortopedica, per patologie di tipo croniche, degenerative e in alcune situazioni acute.

Protesi_anca_02Non tutte le articolazioni possono essere sostituite e non tutte le articolazioni sostituibili vantano lo stesso risultato, ma le strutture che maggiormente subiscono un impianto protesico, anche, ginocchia, spalle, come soluzione estrema ad un percorso di cura che non ha portato sufficienti risultati, hanno un guadagno buono tanto da far recuperare al paziente una qualità di vita migliore e un’autosufficienza nella quotidianità.

Andiamo adesso nello specifico parlando della protesi d’anca.

Le protesi d’anca non sono tutte uguali ne per materiali, ne per forma, ne per grandezza.

Non sono neanche tutte uguali per tipologia di impianto all’interno del femore ne per alloggio nell’acetabolo del bacino.

Protesi d'ancaLa scelta di protesizzazione può essere parziale o completa decidendo di sostituire tutta l’articolazione o solamente una parte di essa.

Le condizioni che le rendono differenti sono dovute al soggetto che la riceverà, giovane, meno giovane e anziano, per tipo di patologia e per evoluzione della tecnologia di progettazione e confezionamento.

Anche le zone di accesso chirurgico possono differenziarsi, garantendo lo stesso risultato per quanto riguarda il posizionamento della protesi, ma diversi per tempi di recupero biologico del paziente rispetto al danno chirurgico che inevitabilmente si crea con l’intervento.

Le protesi d’anca non durano in eterno ma sono soggette ad usura dei materiali che la costituiscono, generalmente durano circa 25 anni se utilizzate correttamente.

La ricerca spinge per renderle sempre più longeve, stabili e di minor impatto rispetto al tessuto organico dove le si impiantano.

A chi si propone?

Come accennavamo l’orientamento nella scelta della protesi si baserà su chi deve riceverla.

Le protesi che si metteranno in età giovanile e che con tutta probabilità, saranno soggette a revisioni (sostituzione), avranno un alloggiamento che non prevederà la cementazione della protesi nello spazio di riempimento, ne l’utilizzo di una protesi con uno stelo lungo, in modo tale da facilitarne la rimozione e causare il minor danno biologico nel momento dell’estrazione per sostituzione.

Nel caso di una persona anziana si tende ad utilizzare la cementazione degli spazi periprotesici di riempimento e l’utilizzo di steli un po’ più lunghi in modo da rendere la protesi stabile il prima possibile e rimettere il paziente subito in piedi per evitare le pericolosissime complicanze dell’allettamento prolungato.

Protesi d'anca rxLe protesi vengono utilizzate nei soggetti con forte artrosi, patologie autoimmunitarie come l’artrite reumatoide e simili, in casi di patologie malformative alla nascita e nel periodo dell’accrescimento (displasia congenita dell’anca, morbo di Perthes e altre), in situazioni di frattura articolare dove l’articolazione risulti irrimediabilmente danneggiata, ai casi di collasso vascolare per patologie dismetaboliche che portano alla necrosi dei capi articolari, nelle patologie tumorali ossee (in quest’ ultima situazione verranno utilizzate delle protesi tumorali che però meritano un articolo a se).

Il post intervento

Adesso parliamo delle situazione di recupero post intervento di protesizzazione.

Le ripresa sia dagli esiti del post intervento che nell’attività di vita quotidiana, cambia molto rispetto all’età del paziente e alla causa per cui il paziente è stato operato.

In percentuale il recupero più lineare lo abbiamo sui soggetti giovani che incorrono in una frattura non stabilizzazbile della testa o del colo del femore, oppure nei soggetti giovani che dopo frattura e intervento chirurgico di stabilizzazione con mezzi di sintesi, vanno incontro a necrosi della testa del femore e quindi a protesizzazione dell’articolazione.

Protesi_anca_05In percentuale i recuperi più tortuosi sono i soggetti anziani che protesizzano per un problema di grave artrosi, con perdita di asse meccanico e di tono muscolare.

Una considerazione a se meritano le patologie autoimmunitarie perché generalmente colpiscono soggetti giovani ma con quadri di degenerazione e infiammazione cronicizzati per lungo tempo, il tutto porterà ad un recupero cauto per evitare che l’infiammazione autoimmunitaria possa creare disagi ai tessuti che ospitano la neo articolazione.

Quello di cui bisogna tenere sempre conto nel recupero post intervento è:

  • la stabilizzazione della protesi rispetto alla parte ossea di innesto
  • il drenaggio e l’eliminazione delle raccolte di liquidi vascolari e linfatici che si addensano nelle zone anatomica in essere
  • recuperare ed elasticizzare la cicatrice
  • recuperare il tono muscolare
  • riprendere la normale articolarità, non tanto della protesi in se è per se ma della protesi rispetto alle strutture articolari direttamente inerenti come il ginocchio, la sinfisi pubica, l’articolazione sacro iliaca, la zona lombare
  • recuperare gli accorciamenti muscolari e le fibrotizzazioni che in maniera maggiore o minore ogni patologia sopra citata creano per compenso.

Protesi_anca_06Va pensato che la protesi deve rimettere il paziente nella condizione di poter ristabilire il miglior rapporto rispetto al resto della struttura ortopedica, tanto in statica quanto in dinamica, perciò andrà reintegrata nello schema ottimale che meglio la fa funzionare.

Il lavoro della fisioterapia e dell’osteopatia possono migliorare in fretta il processo di recupero e guarigione perché sono in grado di lavorare sul recupero e sul reintegro delle funzioni precedentemente perse.

La farmacologia potrà invece aiutare a gestire nelle prime fasi il dolore e l’ infiammazione tipica delle giornate post intervento chirurgico.

Protesi_anca_07La protesi d’anca è un aiuto qualitativamente valido per la gestione della salute ma non dimentichiamo che meglio la utilizziamo e la integriamo con il resto della struttura ortopedica e più sarà affidabile e duratura.

 

 

Artroplastica di rivestimento dell’anca

Oggi parleremo dell’artroplastica di rivestimento dell’anca.

Cosa si intende per artroplastica

artroplastica anca 01Per artroplastica si intende un intervento chirurgico che abbia l’obiettivo di ricondizionare un’articolazione lesa e/o degenerata, rispetto alla sua normale struttura, causandone un deficit articolare, associato ad una perdita di funzione e ad una manifestazione dolorosa invalidante nelle normali attività di vita quotidiana.

L’artroplastica prevede varie strategie di applicazione, dalla pulizia articolare degli osteofiti interni, al rimodellamento dei capi articolari, al rivestimento delle superfici articolari di scorrimento, fino all’asportazione dei capi articolari con la conseguente sostituzione mediante l’inserimento di protesi.

Entriamo nello specifico: l’ artroplastica dell’anca

Questo tipo di intervento consiste nel ricoprire i due capi articolari coxo-femorali, ovvero la testa del femore e l’acetabolo, mediante l’applicazione di lamine di rivestimento, generalmente metalliche, capaci di avvolgere le superfici articolari di scorrimento, sostituendosi allo strato cartilagineo usurato.

A differenza della protesizzazione articolare, il chirurgo risparmia al paziente l’amputazione dei capi ossei, conservandone quindi l’integrità di giunzione.

L’ artroplastica di rivestimento sembra garantire una minore usura nel tempo delle superfici impiantate, una riduzione dei tempi riabilitativi e un recupero funzionale più veloce.

Con questo tipo di intervento, viene abolita la possibilità di lussazione articolare da impianto chirurgico, consentendo il ritorno alle attività fisiche sportive anche ad alto livello.

artroplastica anca 02L’artroplastica di rivestimento dell’anca può esser applicata in quei soggetti che si presentano con una testa del femore sufficientemente buona nella forma e uno stato di salute dell’osso tale da consentire l’applicazione dei film di rivestimento.

Proprio per i requisiti richiesti, solitamente le persone arruolate in questa campagna terapeutica, sono i soggetti giovani, ma non sono da escludere le fasce di età più alte, se rispondono alle caratteristiche indicate.

Quando bisogna indagare l’articolazione coxo-femorale?

Il campanello di allarme che porta il paziente a rivolgersi ad uno specialista sanitario è la comparsa del dolore, sia durante le attività dinamiche come il semplice camminare, salire o scendere le scale, rimanere in appoggio monopodalico, come anche la comparsa di sintomi algici nelle posizioni sedute e durante i passaggi posturali da seduto a in piedi e viceversa.

E’ una costante riscontrare una limitazione articolare nei gradi maggiori di flessione, estensione, rotazione interna, esterna, abduzione e adduzione, come movimenti singoli o associati tra di loro.

Il paziente riferisce una diminuzione della capacità di resistere allo sforzo e uno stato di tensione o contrattura dei muscoli della coscia.

Spesso lo stato di tensione risale anche sulla zona glutea e lombare.

La diagnosi

Nella diagnosi la raccolta dei dati anamnestici è importante, consente di capire quali siano i sintomi riferiti dal paziente, quali siano gli eventi associabili e avere un primo canale di classificazione della patologia in essere.

Nel proseguo della denominazione della patologia, l’esame obiettivo si rende assolutamente necessario per valutare la localizzazione del dolore, la funzionalità e la qualità dell’escursione articolare, associandola alla comparsa o meno del dolore.

artroplastica anca 03E’ di fondamentale aiuto l’utilizzo di indagini diagnostiche per immagini quali RX, RM, TC per valutare lo stato in essere dell’articolazione, inquadrata nella forma, nello spazio articolare, nella qualità delle cartilagini e dei tessuti molli.

Il trattamento post artroplastica dell’anca

La terapia post chirurgica prevede un periodo di riabilitazione mirata al ricondizionamento del tessuto cicatriziale, all’eliminazione di eventuali infiammazioni ed edemi, al ripristino dell’articolarità, del tono muscolare, delle sinergie tra le catene muscolari, al recupero del migliore schema del passo e dell’appoggio coerente, sia mono che bipodalico.

L’artroplastica di rivestimento dell’anca, può essere una valida alternativa alla protesizzazione, lì dove ci siano le condizioni tali per poterla eseguire, ristabilendo le condizioni fisiologiche che l’artrosi ha minato.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi, abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.