Acufene
L’acufene non è catalogato come una patologia vera e propria ma come un disturbo dell’udito.
Orecchio e acufene
L’orecchio percepisce dei rumori che in realtà non sono presenti nell’ambiente esterno o interno nel momento in cui vengono avvertiti, pertanto è una percezione acustica non organizzata, non realmente prodotta da alcuna sorgente sonora, né all’interno né all’esterno del nostro corpo.
Solitamente il paziente riferisce di sentire ronzii, fischi, fruscii, pulsazioni e queste alterazioni uditive influiscono, in maniera maggiore o minore, sulla qualità della vita dell’individuo.
L’acufene è estremamente soggettivo e quindi è difficile creare una scala di valori a cui fare riferimento.
Proprio per questo si stabilisce che un acufene è lieve o grave a seconda di quanto possa interferire con le attività di vita quotidiane e con il riposo, ovvero con il sonno.
Tale disturbo, può coinvolgere l’assetto psicologico ed emozionale del paziente, la sua vita di relazione socio-affettiva, il ritmo sonno-veglia, le capacità lavorative, la soglia di attenzione e di concentrazione, talune volte inducendo o potenziando stati ansioso-depressivi preesistenti.
In poche parole l’acufene può interferire sulla qualità della vita.
Le cause scatenanti
Si possono riscontrare varie cause scatenanti, vediamo quali possono essere:
- infezioni dell’orecchio
- danni anatomici dell’orecchio
- danni e patologie neurologiche
- alterazione delle sostanze neuromodulatrici e neurotrasmettitrici
- accumulo di cerume
- diminuzione o perdita dell’udito
- idrope cocleare, ovvero un accumulo di liquidi (endolinfa e/o perilinfa) nel sistema cocleare ed il relativo cattivo drenaggio
- deterioramento ossidativo
- aumento della pressione dell’orecchio interno
- disturbi della cervicale
- disturbi dell’articolazione tempero mandibolare
- esposizione prolungata a suoni o rumori di alto volume
- patologie delle vie respiratorie superiori
- sinusiti
- stress
- effetti collaterali di alcuni farmaci
Ovviamente riuscire a trovare una o più cause che abbiano instaurato l’acufene, permetterà di adattare una cura mirata, volta a migliorare la situazione sintomatologica.
La diagnosi dell’acufene
La diagnosi deve focalizzarsi sull’orecchio interno, sulla coclea, sulla via uditiva, sul nervo acustico e sull’area cerebrale per l’elaborazione dei suoni, valutandone l’eventuale danno primario o il danno secondario alle cause sopra elencate.
La focalizzazione della diagnosi sui sistemi anatomici indicati è la conseguenza del fatto che gli acufeni possono essere prodotti solo all’interno delle vie uditive neurosensoriali, la cui stazione di partenza è l’orecchio interno e il cui arrivo è la corteccia acustica cerebrale.
Nel caso non si riesca a trovare il rapporto causa effetto, si ricorre spesso all’aiuto della psicoterapia per imparare ad affrontare il problema piuttosto che curarlo.
Gli acufeni vengono classificati in due gruppi:
- acufeni audiogeni (o endogeni)
- il danno origina all’interno dell’apparato uditivo
- acufeni non audiogeni (o esogeni)
- il danno origina fuori dell’apparato uditivo, ma percepiti dall’orecchio
Questa classificazione perde di importanza nel momento in cui, proprio per la definizione
di acufene (che non è un vero rumore), stabiliamo che la classificazione non audiogeni o esogeni, non sono dei veri acufeni.
Le terapie
Le terapie di vario genere e natura, vedono la possibilità di gestire gli acufeni
migliorandone la sintomatologia e stabilizzando i benefici, ma per fare questo si ha la necessità di stabilirne la causa ed intervenire su di essa in maniera diretta.
I trattamenti che spesso trovano utilizzo e riscontro sono quelli che intervengono sull’idrope, avvalendosi di farmaci specifici, bevendo molta acqua, facendomun’alimentazione che favorisca la diuresi e riducendo lo stress, tutti fattori che influenzano l’ormone antidiuretico.
In alcuni casi vengono utilizzati per brevi periodi, farmaci che agiscono a livello del sistema nervoso centrale e in particola modo sui neurotrasmettitori.
Molto utile risulta la TRT (tinnitus retraining therapy) ovvero una terapia di riabilitazione dall’acufene, che non cura realmente la causa del disturbo, ma riesce a modificare la reazione della persona alla presenza di acufeni, aumentandone la tollerabilità.
Richiede circa 3 mesi per ottenere un beneficio significativo e circa 18 mesi per stabilizzarne i benefici.
Sempre nell’ambito del trattamento, può risultare utile eseguire delle terapie mirate a migliorare le funzioni del segmento cervicale, della zona toracica alta e dell’articolazione temporo-mandibolare, se alla mobilizzazione di queste strutture anatomiche, si associa la comparsa di acufeni.
La psicoterapia è un’altra strada utilizzata per mettere il paziente nella condizione di gestire i disturbi che si manifestano, rendendolo capace di conviverci durante le attività di vita quotidiana e nei momenti di riposo.
Gli acufeni possono regredire, cronicizzare o addirittura sparire spontaneamente, come possono ripresentarsi a distanza di anni, la cosa importane è che già dalle prime manifestazioni le si affrontino facendo una diagnosi il più possibile attenta e dettagliata, elaborando una cura in grado di affrontarli con efficacia.
Non lasciamo che questo disturbo possa minare la qualità della nostra vita.
La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi, abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.