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Reflusso biliare

Il reflusso biliare è una risalita della bile dal duodeno verso lo stomaco e nei casi più gravi anche nell’esofago.

Anatomia e reflusso biliare?

Cos'è il reflusso biliareIl duodeno è il proseguimento del tubo digerente, che si diparte dallo stomaco, continuando il suo percorso come piccolo intestino, ed è separato dallo stomaco attraverso una valvola chiamata piloro.

Il piloro è la valvola ultima dello stomaco che ha il compito di aprirsi, per mezzo di uno stimolo riflesso, meccanico-chimico, al passaggio del cibo nel proseguo del tubo digerente.

Nel duodeno si riversano dei liquidi importantissimi per il processo di digestione dei cibi ingeriti, tra di loro troviamo la bile, i succhi pancreatici e ovviamente i succhi gastrici.

 

La bile: cos’è e a cosa serve?

E’ è un liquido di colore giallo-verde, prodotto dal fegato e raccolto nella cistifellea, che ha la funzione di digerire i grassi e le vitamine liposolubili (A-D-E-K-F).

BileLa bile esce dal fegato tramite il dotto epatico comune, unendosi a seguire con il dotto cistico proveniente dalla colecisti; questa unione di dotti prendono il nome di  coledoco (dotto biliare comune).

Il coledoco si indirizza verso il duodeno dove avrà accesso tramite l’ampolla di Vater, utilizzando l’apertura della valvola (sfintere) di Oddi.

Se lo sfintere di Oddi non fa defluire la bile nel duodeno, questa verrà raccolta nella cistifellea in attesa di essere utilizzata nel pasto a seguire.

La bile ha un Ph neutro tendente al basico, ha una grossa percentuale di acqua, oltre il 90%, mentre per il resto si trovano varie sostanze quali: bilirubina, acidi biliari, fosfolipidi, colesterolo, elettroliti, proteine.

La bile oltre che digerire i grassi e alcuni tipi di vitamine (sopra elencate), ha anche altre funzioni molto importanti:

  • elimina la bilirubina che si produce per mezzo della degradazione dell’emoglobina
  • i sali biliari contenuti nella bile uccidono molti dei microbi nocivi introdotti nel corpo attraverso il cibo.
  • elimina le sostanze tossiche endogene ed esogene
  • coadiuva la peristalsi intestinale
  • riduce l’acidità dei succhi gastrici nel momento in cui si affacciano nel duodeno.

Le risposte

Reflusso biliareAlla domanda cosa sia il reflusso biliare, adesso rimane più facile dare una risposta.

Il reflusso biliare è una risalita della bile verso lo stomaco, attraversando l’antro pilorico, in un percorso contrario a quello che dovrebbe normalmente avere.

La forma oblungata, alle volte anche eccessivamente, dello stomaco, crea un ristagno della bile in esso e anche se di natura tendenzialmente basica e quindi di contrasto all’ acidità dei succhi gastrici, proprio per le sue caratteristiche organolettiche, tenderà a creare un’infiammazione della mucosa gastrica, che se prolungata nel tempo, potrà portare ad un’alterazione delle sue cellule.

Nei casi di grave mancanza di contenimento delle valvole, la perdita di continenza del cardias (la valvola che si interpone tra l’esofago e lo stomaco), potrà favorire la risalita di bile ancora più in alto e quindi nell’esofago, provocando un’esofagite da reflusso gastro-biliare.

Quali sono le cause che portano ad un’incontinenza del piloro ed eventualmente del cardias?

VisceriI visceri addominali, come anche quelli toracici, hanno bisogno di mantenere una relazione anatomica rispetto alle strutture di sostegno e  rispetto ai collegamenti tra organo ed organo.

Devono inoltre mantenere una capacità di resistenza ed elasticità rispetto ai movimenti e alle posture che il corpo umano compie e adotta quotidianamente.

Inoltre devono resistere e contrastare le forze pressorie che si sviluppano tanto nell’addome quanto nel torace.

Quando i visceri perdono queste capacità, si ha una perdita di posizione e di rapporto, per cui può essere danneggiata la funzione propria, la meccanica di contenimento e transizione.

A questo punto, potremo ritrovare tra le varie problematiche che si innescano, anche la cattiva chiusura della valvola pilorica e di quella del cardias.

Un’ altra causa-effetto del reflusso biliare, si può associare ai periodi post colecistectomia, dove l’asportazione chirurgica della cistifellea, elimina la possibilità di raccogliere la bile nel suo contenitore naturale.

Per questo motivo sarà maggiormente facilitato l’afflusso di bile direttamente nel duodeno e da lì risalire nello stomaco, qualora fosse presente un’incontinenza della valvola pilorica.

Altro intervento che può favorire il reflusso di bile è la resezione gastrica, dove cambia la conformazione del stomaco stesso per volume e forma, così come cambiano gli ancoraggi dello stomaco rispetto alla cavità addominale.

ConatiI sintomi: quali sono?

  • bruciore in zona gastrica, alle volte anche in sede sotto e retro sternale
  • dolore alla palpazione delle zone suddette
  • difficoltà nella digestione
  • nausee
  • vomito di colore giallo-verde
  • tosse / bruciore faringeo
  • disturbi nella qualità fonatoria

L’importanza di una corretta diagnosi

La diagnosi vede nell’anamnesi una tappa necessaria, per capire dove i sintomi del paziente indirizzano nel ragionamento clinico e nell’ipotesi patologica.

Esame fondamentale è la gastroscopia, che permette di vedere direttamente la presenza di liquido biliare nello stomaco, lo stato anatomico delle valvole, piloro e cardias.

Non di meno, di valutare lo stato di salute cellulare sia dello stomaco che dell’esofago e nel caso ce ne fosse bisogno, di fare una biopsia delle cellule valutate da controllare, per conoscerne il tipo di mutamento che si presenta.

Come si cura il reflusso biliare?

E’ da dire che le cure farmacologiche indirizzate non sono molte, però sono sufficientemente efficaci:

  • farmaci che aumentano la cinetica intestinale, aiutando a far defluire la secrezione di bile nell’intestino tenue
  • farmaci che incarcerano gli acidi biliari, riducendo il fattore primario irritativo nei confronti della mucosa gastrica, acidi che poi verranno eliminati tramite le feci.

Gli antiacidi utilizzati generalmente nel reflusso gastrico, non hanno efficacia sufficiente nella patologia del reflusso biliare.

L’alimentazione

E’ molto importante invece curare l’alimentazione, mangiare moderatamente, riducendo al minimo cibi grassi, zuccheri, alcol, sostanze piccanti e acide, caffeina, cioccolata, mentre è di grande aiuto bere parecchia acqua e cercare di ridurre la massa grassa.

Il ruolo della fisioterapia e dell’osteopatia nel trattamento del reflusso biliare

Terapia manuale visceraleLa fisioterapia e l’osteopatia sono molto utili nel contrastare le patologie da reflusso, interagendo su vari parametri:

  • la postura
  • i rapporti di pressioni toraco-addomino-pelvici
  • la mobilità intestinale
  • i rapporti anatomici tra i vari segmenti del tubo digerente e i loro organi contigui
  • la gestione della ptosi viscerale addominale
  • l’influenza neurovegetativa sul processo digestivo e sulla mobilità intestinale

Lavorando su tutti questi fattori, si è in grado di migliorare il funzionamento digestivo sia nell’elaborazione del cibo, sia nella secrezione biliare e dei succhi gastrici, sia nello scorrimento del bolo alimentare nel percorso obbligato del tubo digerente.

Sapere cosa sia un reflusso biliare e cosa comporta, ci permetterà di prevenire le sue complicanze, mettendoci nella condizione di poterla affrontare per ridurne al minimo il disagio correlato.

La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi, abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.

Atresia esofagea

Atresia esofagea 01L’atresia esofagea è una malformazione congenita dell’esofago, caratterizzata da un’incompleto sviluppo, con delle alterazioni di forma che ne stabiliscono la classificazione in ben 5 tipologie diverse.

L’esofago è il primo tratto del tubo digerente, ovvero quello che collega la via di accesso buccale allo stomaco.

A seconda della tipologia di malformazione, il neonato avrà delle difficoltà importanti nel processo di alimentazione, che può associarsi a sintomi secondari, tra cui difficoltà respiratorie.

Ma vediamo insieme quali sono queste differenti tipologie di atresia.

  • atresia con fistola distale

Caratterizzata dalla mancata formazione dell’esofago, associata ad una fistola di giunzione tra la l’esofago distale e la trachea

  • atresia esofagea isolata

Caratterizzata da una restrizione di forma nel tratto discendente esofageo

  • atresia con doppia fistola

Caratterizzata dalla mancata formazione dell’esofago, associata ad una doppia fistola di giunzione tra l’esofago e la trachea

  • fistola tracheoesofagea isolata ad H

Caratterizzata dalla presenza di una zona di giunzione e di passaggio tra l’esofago e la trachea, associata alla presenza di fistola

  • atresia con fistola prossimale

Caratterizzata dalla mancata formazione dell’esofago, associata ad una fistola di giunzione tra la l’esofago prossimale e la trachea.

Atresia esofagea 02

Atresia esofagea 03L’atresia esofagea è in percentuale l’atresia gastrointestinale più diffusa, ma va detto che in molti casi, si associa a delle malformazioni parallele, che possono interessare la colonna vertebrale e gli arti, il cuore, i reni, finanche il tratto distale del tubo digerente ed altre strutture ancora.

Queste malformazioni concomitanti, possono essere presenti fino al 50% dei casi di atresia esofagea, pertanto sarà importante visitare in maniera approfondita il neonato, per escludere la presenza di anomalie secondarie associate.

Generalmente la patologia atresica si manifesta da subito nel neonato, ma nel caso della fistola tracheoesofagea isolata ad H, i sintomi possono ritardare la loro comparsa e presentarsi nelle epoche secondarie di accrescimento del neonato.

Tra i sintomi che si associano nell’atresia esofagea, abbiamo la presenza di:

  • gonfiore addominale
  • tosse
  • polmonite ab ingestis
  • cianosi
  • secrezioni eccessive

Questi sintomi sono causati dal difetto di formazione dell’esofago e dall’associazione di fistole tracheali, che creano dei passaggi anomali di cibo nelle vie aeree, o di aria nello stomaco, a seconda della variazioni delle pressioni, tra la cavità addominale e quella toracica.

Atresia esofagea 04Ad oggi le cause di questa patologia non sono note, ma si pensa che la sua origine possa essere multifattoriale.

La diagnosi può essere effettuata in due diversi momenti, ovvero nella periodo prenatale e nel periodo postnatale.

Nel periodo prenatale il problema può essere sospettato tramite esame ecografico di routine, dove il campanello di allarme viene suonato dall’assenza della bolla gastrica, dalla dilatazione del sacchetto esofageo superiore e dalla presenza di polidramnios.

Alla nascita del bambino, se positivo a riscontri clinici, o a sospetti di possibile patologia in essere, viene sottoposto all’introduzione del sondino  radiopaco naso-gastrico, oppure oro-gastrico, associato a RX.

Atresia esofagea 05Se il sondino non riesce a raggiungere lo stomaco e l’RX individua la posizione del sondino al massimo della sua discesa, in una posizione non congrua, allora sarà evidente la diagnosi di atresia esofagea.

Ci sono dei casi in cui si possa ritenere utile l’utilizzo di liquido di contrasto idrosolubile, in maniera da poter processare con una fluoroscopia, le alterazioni anatomiche, caratteristiche della patologia in essere.

Va detto che l’utilizzo del mezzo di contrasto viene somministrato in casi strettamente necessari e con estrema attenzione, perché se dovesse andare nel percorso delle vie aeree, potrebbe causare al bambino una polmonite chimica.

Il trattamento nella patologia di atresofagia esofagea è strettamente chirurgica.

Il neonato deve arrivare all’intervento chirurgico in assenza di segni di polmonite ab ingestis, che renderebbe l’intervento più complesso e rischioso.

La correzione chirurgica avviene per via extrapleurica, eseguendo un’anastomosi dell’esofago e un chiusura della fistola tracheoesofagea.

Nei casi in cui i due segmenti esofagei siano eccessivamente distanti tra di loro, per poter eseguire un’anastomosi, si può procedere con una trasposizione gastrica, ad una procedura d’interposizione del colon, oppure ad una procedura FOKER, dove si applicano dei punti di ancoraggio con l’intento di trazionare i due monconi esofagei in maniera concentrica tra di loro, stimolando l’allungamento e la crescita fino a 1-2 mm al giorno.

Quando i due monconi esofagei saranno tra di loro sufficientemente vicini, si potrà procedere con l’anastomosi delle parti.

Atresia esofagea 07È decisamente frequente riscontrare, come fenomeni secondari all’atto chirurgico, una riduzione di mobilità dell’esofago, soprattutto nella porzione distale, predisponendo il neonato al reflusso gastroesofageo e nel tempo all’insorgenza di ernia iatale.

La condizione di reflusso, di scarsa mobilità esofagea, di riduzione della mobilità toraco-dorsale, può manifestarsi ancora in età adolescenziale ed adulta, pertanto sarà importante lavorare sull’elasticizzazione dei segmenti, migliorando la mobilità diaframmatica, la mobilità delle coste nella giunzione sia vertebrale che condro-sternale, mantenendo libero il segmento cervicale nei suoi piani biomeccanici e riducendo al minimo le condizioni di retrazione dei tessuti molli nella loggia anteriore del collo.

Atresia esofagea 08L’atresia esofagea è una malformazione che va affrontata da subito e con il massimo dell’attenzione nel monitoraggio delle condizioni di salute polmonari, oltreché del sistema digerente, ma le capacità riparatrici chirurgiche, le conoscenze nella gestione del periodo post operatorio e dello sviluppo della crescita corporea, permetteranno di riacquistare una vita dalle ottime prospettive di salute.


La salute passa attraverso la conoscenza e con l’articolo di oggi abbiamo la possibilità di aggiungere un tassello al nostro benessere.